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    I giovani al servizio della diocesi



    (NPG 1970-10-53)

    La Chiesa di Nuoro ha mobilitato le forze giovanili più disponibili per un ripensamento sul proprio servizio all'interno della comunità diocesana: organizzatori i gruppi GIAC, GF, FUCI, ASCI, invitati i vari movimenti giovanili esistenti e operanti in diocesi.
    Ne pubblichiamo (tralasciando solo la prima parte di interesse troppo locale), il documento conclusivo, stilato dopo un attento lavoro che ha coinvolto tutti i partecipanti: dalle relazioni di studio, ai gruppi di ricerca.
    Ci pare la testimonianza viva di una Comunità che desidera inserirsi, con coraggio e tempestività, nei dinamismi del dopo-Concilio, anche se tutto ciò comporta uno scuotersi di dosso un abito che ormai stringe.
    Non c'è solo la denuncia o la costatazione fredda. Si passa subito a tracciare indicazioni operative, profumate di concretezza, di precisione, di «maniche rimboccate» da parte di tutti.
    E non sono tre virtù da poco, in un contesto storico (anche giovanile, purtroppo) così spesso generico, inconcludente, che si divora di parole, senza mai sporcarsi minimamente le mani.
    Un esempio, quindi, da imitare. E presto.
    Per non dover ansimare, ancora, a rincorrere il treno della vita che ci passa, rombando e sferragliando, davanti.

    I GRUPPI NELLA COMUNITÀ

    Nella realtà diocesana esistono associazioni esclusivamente di tipo tradizionale, quasi sempre di A.C., e data la scarsa coscienza ecclesiale, non esistono gruppi che nascono per iniziativa di laici senza derivare da strutture organizzate e preesistenti.
    L'intervento delle associazioni esistenti è inorganico per la mancanza di collegamenti stabili fra le organizzazioni, fra le organizzazioni e In base, fra le organizzazioni e l'autorità ecclesiastica. Nelle parrocchie esiste un certo potenziale umano non inserito nella realtà dei gruppi per le note carenze di questi. Ci pare opportuno affermare che all'immobilismo e alla stasi in cui noi ci troviamo sia da preferire il coraggio di iniziative che possano rompere con una tradizione di lavoro ormai superata e non rispondente alle esigenze di partecipazione corresponsabile al gruppo. Perché i Consigli Pastorali Parrocchiali non si risolvano in comitati che discutono su vani problemi o che non discutono affatto e che comunque non operano, si raccomanda l'inserimento pieno e responsabile delle comunità giovanili. «Il ruolo dei giovani lo riconosco come particolarmente necessario e responsabile, soprattutto per una ragione: a parte il ruolo che spetta a tutti i cristiani in quanto tali, è chiaro che i giovani sono in grado di cogliere i segni dei tempi in maniera più tempestiva, più sicura o per lo meno con una intuizione più pronta di coloro che da lunga tradizione sono abituati ad un certo modo di vedere le cose e di vivere le situazioni» (Card. Pellegrino - Atti del convegno sulla pastorale giovanile delle associazioni ecclesiali della diocesi di Torino - Aprile 1969).
    Quantunque la nostra realtà diocesana non sia ostile, certamente è indifferente ad una problematica religiosa e ad una partecipazione ecclesiale, con le quali talvolta sono confuse forme di impegno che aprono prospettive di carriera.
    «La vitalizzazione delle comunità locali costituisce, nei suoi vari aspetti, il compito che spetta oggi ai cristiani in diocesi; e quindi, è pure impegno di tutti i giovani e delle loro associazioni.
    Per raggiungere tale risultato, pare che la via migliore sia un lavoro di gruppi ridotti come componenti, legati da una omogeneità piuttosto spiccata e da relazioni molto intense, di formazione spontanea nel senso della adesione (pur all'interno di unità associative più vaste).
    Il gruppo deve instaurare un rapporto di comunione fraterna e di collaborazione piena col Vescovo e i Sacerdoti, cosciente che anche i contrasti (legittimi e possibili) vanno superati nel riconoscimento dei rispettivi carismi e nella comune missione di servizio alla Chiesa.
    Se il gruppo vuole far crescere il senso di corresponsabilità nella Chiesa, deve pure impegnarsi a favorire nascita e vita dei Consigli Pastorali.
    Eviterà tuttavia di cadere nel semplicismo di chi, in nome dei Consigli Pastorali, annulla persino la possibilità di un fecondo e libero pluralismo associativo».
    (Dalla relazione ai lavori del convegno)

    PARTECIPAZIONE ALLA LITURGIA

    La riforma liturgica che poteva essere il mezzo per un maggiore inserimento delle comunità nella vita della Chiesa, si è rivelata finora una semplice sostituzione di formule antiche con altre, senza che la maggioranza degli individui e dei gruppi si siano sentiti coinvolti in un ripensamento del loro essere Chiesa convocata dalla Parola di Dio e vivificata dai Sacramenti. La causa fondamentale può identificarsi nella mancanza di una catechesi adeguata che tenga conto di una crescita organica dell'individuo. Non vi è l'incontro del cristiano con la Parola di Dio che contesta continuamente la Chiesa e la stimola ad un rinnovamento incessante. La catechesi biblico-liturgica deve essere il primo obiettivo dei nostri gruppi. Essi devono essere i centri di animazione delle comunità parrocchiali, affinché l'incontro di esse con il Signore nella Sua Parola e nei Suoi Sacramenti sia dialogico.
    Proponiamo pertanto:
    • Un corso biblico-liturgico impostato vitalmente in modo che alcune situazioni umanamente significative e veramente vissute possano aprire la via alla comprensione di alcune realtà bibliche e di fondamentali proposte liturgiche.
    • Creazione nelle Parrocchie di gruppi, aperti a tutta la comunità, che curino l'animazione della vita liturgica parrocchiale.
    • Pubblicazione e diffusione di opportuni sussidi, unici per tutta la diocesi (schede biblico-liturgiche, canti ecc.).

    PROBLEMI DI CARITÀ

    ♦ L'esperienza dell'amore di Dio come gruppo ci chiede di realizzare:
    a) Un clima di amicizia all'interno del gruppo sul piano umano;
    b) Un situarsi con fede nell'ascolto della Parola di Dio, con una conseguente formazione teologica che renda i laici coscienti della loro missione e delle loro responsabilità;
    c) Accettazione della Parola di Dio attraverso i Sacramenti.

     Apertura agli altri:
    a) Accettazione dell'ambiente quotidiano (famiglia, lavoro, scuola);
    b) Proposta alla comunità diocesana dei valori della carità, intesa prima di tutto come superamento degli odii, che sono motivo di rotture profonde nella nostra realtà sociale. Ne deriva quindi la necessità di una pastorale del perdono e dell'amore fraterno. «Io vi do un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda: Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi» (Gv. 13,34);
    c) Attenzione costante al mondo dei «poveri» (operai, bambini, incolti, sfruttati ecc.) che sentono la Chiesa lontana dai loro problemi;
    d) Accettazione dei fermenti giovanili: «Lottate contro ogni egoismo, rifiutate di dar libero corso agli istinti di violenza e di odio che provocano le guerre ed i loro cortei di miseria. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell'entusiasmo un mondo migliore di quello dei vostri maggiori» (Messaggio del Concilio ai giovani).

     Accettazione della comunità ecclesiale:
    a) Sensibilità diocesana come comprensione dei problemi della diocesi e della presenza del Vescovo;
    b) Partecipazione responsabile ai Consigli Pastorali;
    c) Comprensione e collaborazione coi Sacerdoti.

    L'Assemblea pertanto auspica la costituzione dei Consigli Pastorali Parrocchiali.
    Promuove la costituzione di una Commissione Diocesana Giovani che curi il collegamento fra tutti i gruppi ecclesiali giovanili presenti in diocesi ed un approfondimento della pastorale giovanile.


    T e r z a
    p a g i n A


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