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    I contenuti della formazione umana cristiana ed apostolica del giovane animatore laico



    Giancarlo Negri

    (NPG 1968-06/07-04)

    * Si punta sul periodo estivo per la formazione dei giovani. Durante l'anno si pensa all'estate, dove un campo-scuola potrà portare avanti un discorso, cominciato lungo l'anno e mai terminato
    Si punta sul periodo estivo soprattutto per i tipi più in gamba, i più impegnati, coloro che possono fare di più e che durante l'anno non si ha tempo e opportunità per curare a fondo.
    Questo «puntare» fa cercare strumenti e sussidi per il lavoro estivo: schemi di conferenze, canzoni, dischi di ispirazione «spiritual», ecc.

    * Vi è poi l'assillo continuo della «circolazione dei valori»: non e difficile metter su un gruppo sportivo o caritativo. Ma si resta sempre perplessi davanti a questo interrogativo: tutto lo sforzo fatto fa poi circolare nelle teste e nei cuori delle idee più umane e cristiane, porta avanti l'educazione? Tutti notano che il gruppo tende a rimanere alla pura attività sportiva, cinematografica e così via. D'altra parte il rimedio, cioè l'inserire spesso a forza il momento della preghiera o della catechesi è un sistema che appare sempre più discutibile.
    Come fare allora?

    * In questi schemi si cerca di dare una risposta: si apre l'orizzonte verso un nuovo sistema di «far circolare» i valori negli animi dei partecipanti al gruppo sportivo, al gruppo artistico, bandistico, ecc.
    C'entra l'estate?

    * Sì, perché si tratta di puntare non sulla nostra catechesi (noi superiori per intenderci) principalmente, ma sul lavoro capillare, occasionale, continuo, non istituzionalizzato degli animatori, dei leaders che proprio nella estate si cerca di curare un poco di più. Un discorso per loro e fatto a loro.


    COME LA VITA CONCRETA DI UN GIOVANE ANIMATORE LAICO ESIGE DEI CONTENUTI PROFONDAMENTE ASSIMILATI

    1) Partiamo da esigenze concrete e quotidiane di vita perché ciò diventa criterio di scelta, organizzazione e inserimento dei contenuti stessi.

    2) Le esigenze concrete e quotidiane sono le situazioni di vita nelle quali la realtà «sfida l'uomo anzi lo costringe a darsi una risposta» (G. S. n. 4). O nell'animo del giovane è pronta a portata di mano la risposta cristiana oppure egli nella urgenza del vivere si appiglierà a quella risposta che l'ambiente gli mette a portata di mano.

    3) Le situazioni di vita impegnative sono di due tipi per il giovane animatore laico:
    a) come giovane laico sono quelle della massa del suo ambiente di vita: eccitazione di istinti; inviti ad esperienze; pubblicità di valori promettenti; proposte di impegni;
    b) come giovane animatore sono quelle degli altri in quanto egli deve essere «modello di comportamento»; sappiamo che l'educazione secondo il sistema associazionistico è imperniata sulla influenza dei modelli di comportamento (leaders, animatori) che suggeriscono una «risposta» incarnata e attraente alla sfida del mondo.
    Molte volte materialmente non c'è differenza tra le prime e le seconde e il giovane in quanto animatore avrà da vivere con più intensità e in forma comunicativa quella stessa «risposta» cristiana che vivrebbe anche se non fosse animatore. Dal punto di vista dei contenuti che sostanziano la risposta egli dovrà possederli più a fondo, in modo da poterli spiegare, «sempre pronto a dare ragione della speranza che è in noi (1 Ptr 3, 15).

    4) Occorre distinguere da aspetto tecnico ed aspetto umano di una situazione sfidante: quando un giovane è interrogato a scuola l'aspetto tecnico è dato dalla materia, dalla domanda, dalla risposta. Mentre l'aspetto umano è dato dall'atteggiamento, dalla reazione agli stimoli: ad esempio se non sa rispondere (aspetto tecnico) può essere tentato di farsi suggerire e resistervi per un senso di stima di se stesso. Il professore ha provocato una sfida d'ordine tecnico, che è servita nel groviglio della vita interiore all'insorgere di una sfida d'ordine umano e morale.

    5) Analisi della situazione sfidante dal punto di vista umano: si può subito schematizzare il gioco di elementi che ha creato la situazione umana dell'alunno interrogato:
    a) stimolo (coscienza di non sapere, quindi far brutta figura, quindi ricevere un brutto voto che produrrà altre conseguenze);
    b) risposte possibili (farsi suggerire, accettare coerentemente ogni conseguenza, rifiutare d'essere un tipo che si arrangia);
    c) motivazione (discussione interiore sul pro e il contro di ciascuna risposta possibile fino alla decisione e scelta di una risposta che viene effettuata).
    Abbiamo perciò questo semplicissimo schema:
    S-M-R, cioè stimolo, motivazione, risposta.

    6) Analisi della Motivazione. Il punto nevralgico della «sfida» è proprio nel momento motivazionale. Più in dettaglio esso implica: fattore memoria (ricordi di schemi di comportamento, circolanti nell'ambiente, proposti dalla Chiesa per reagire allo stimolo); fattore valutazione (valore delle varie risposte secondo una mentalità cristiana o pagana); fattore articolazione con l'io (rapporto al proprio momento di vita con le varie circostanze protettive o aggressive rispetto all'io). È un vero confitto interiore («che il sì e il no in capo mi tenzona»), spesso visibile sui volti stessi dei giovani.

    7) Dove stanno i contenuti. Nel campo di battaglia dei motivi, entrano in gioco i contenuti di una dottrina o cristiana o marxista o edonista. Più certi contenuti sono «presenti» (memoria), più sono articolati con l'io (integrazione), più sono promettenti (salvezza) e più inclinano la volontà libera a decidere una risposta corrispondente.

    8) Conclusione. Bisogna fare in moto che determinati contenuti cristiani diventino Motivi di Vita, cioè entrino in campo quando le sfide della vita costringono a dare una risposta e quindi sorge il bisogno di motivazione.
    Basterà allora:
    a) quanto alla memoria che un gruppo di contenuti sia associato situazioni di vita tipiche e comuni (quelle che «sfidano» l'uomo);
    b) quanto all'io che questo gruppo di motivi sia profondamente articolato con l'immagine di sé e del proprio mondo che il giovane possiede abitualmente, evitando l'estraneità dei contenuti;
    c) quanto alla valutazione che questo gruppo di contenuti sia «promettente salvezza» più di qualsiasi altro e in un modo concreto e rispondente al momento di vita. Allora abbiamo dei contenuti profondamente assimilati; abbiamo una personalità ben organizzata per darsi sempre la risposta giusta quando le situazioni sfidano precisamente a questo. Abbiamo una mentalità di fede.

    QUALI SONO I CONTENUTI DA FAR ASSIMILARE NEL MODO DESCRITTO PER LA GIOVENTÙ D'OGGI

    1) Non possiamo scendere a tutti i contenuti di fede. Interessa avere certi insiemi, certi sistemi di contenuti, certi «nuclei centrali» abbastanza sintetici da essere ricordati nel momento della motivazione ed abbastanza centrali da essere in tema in qualsiasi situazione impegnativa della vita di un giovane: dall'andare a Messa all'incontro con una ragazza.

    2) Ci sono varie sistemazioni valide, vari nuclei centrali, ad esempio quello della spiritualità ignaziana, quello della spiritualità benedettina, quello della spiritualità salesiana. La scelta va fatta in funzione della vita del soggetto: quel nucleo che più facilmente sarà ricordato, articolato e motivante nel momento delle situazioni impegnative.
    Ma alcuni aspetti precisi sono costanti e comuni: sono accentuazioni che devono diventare abituali.

    a) Fatti e non idee. I contenuti devono sempre essere presentati coi fatti: ad esempio non il Battesimo (astratto) ma il fatto che tu, io siamo battezzati;

    b) Persone e non cose. I contenuti devono essere sempre presentati come rapporti tra persone, alleanza, comunione o scontro tra persone: ad esempio non andare a confessarsi, ma riallacciare le relazioni con Dio;

    c) Azioni non oggetti. Infine i contenuti vanno presentati come attività, compiute dalle persone, realizzanti i fatti: ad esempio Dio viene tra noi, Dio opera la resurrezione da morte; Dio libera dal male.

    d) Il Dio laico. È importantissimo non ridurre Dio, il Cristo alle sacrestie, rendendolo estraneo allo sforzo atletico di uno sportivo, alla perfezione stilistica di un cantante, alla figura estetica di una ballerina, alla fame del mondo, al morire, al nascere, all'amarsi degli uomini. Due contenuti dottrinali qui sono radicali: la creazione e l'incarnazione. Non si tratta della modalità morale di questi valori, non si tratta di una benedizione, ma di una partecipazione di questi valori alle perfezioni divine e perciò di una scoperta di Dio, che ha il volto anche di questi valori, da Lui creati: è una revisione dell'idea di Dio (un Dio anche laico) e della idea del cosmo (un cosmo che «esce dalle mani di Dio»: G. S. n. 37);

    e) Il Dio attuale. È pure dominante la dimensione liturgica, a partire dalla quale tutto il mistero divino supera di colpo i 2000 anni e diventa attuale, contemporaneo, anzi protagonista principale di ogni «oggi» dell'uomo, «occorre tornare sensibili a Dio presente ed attivo nel mondo» (Paolo VI, disc. 15 dic. 1965).

    3) Una sistemazione possibile ed utile per gli animatori. Venendo ora a stabilire uno schema centrale, un nucleo centrale che tutto raccolga sinteticamente e dinamicamente, i contenuti possono essere ordinati così:

    a) la grande impresa di ogni giorno: la Pasqua. Dio sta operando il passaggio di tutti e di tutto da morte a vita. Questa impresa ha tre momenti ritornanti come in un motore: liberazione dolorosa dal male (morte), impulso a ogni bene che è nell'uomo (resurrezione-novità), divinizzazione dell'uomo (resurrezione-qualità divina). Ogni giorno la Resurrezione è intensificata dalla Messa, è applicata a tutte le cose dallo Spirito Santo con le sue grazie attuali (G. S. n. 22), diventa il mistero, il profondo, il senso di ciascuna cosa;

    b) la fede: l'uomo non vede la Pasqua in atto. Le crede sulla parola. Di conseguenza vede ogni cosa e persona come un sacramento: il visibile come appare a tutti; l'invisibile dove c'è un conflitto tra bene e male, dove Dio imprime al bene il moto di resurrezione. Una Parola troppo sicura per concedersi dei dubbi;

    c) la speranza: dalla Parola di Dio l'uomo sa che questa resurrezione di tutti e di tutto si compie invisibilmente oggi per preparare la sua esplosione visibile un domani; quaggiù quando si godono alcuni frutti della resurrezione (la pace, l'ottimismo, l'entusiasmo cristiano, il benessere personale) e a partire dall'ultimo giorno, quando inizierà la gloria;

    d) l'incarnazione e la Pentecoste: Dio ha operato un giorno a Gerusalemme in se stesso la resurrezione di tutto l'universo una volta per tutte, avendo fatto il passaggio da morte a vita come capo dell'umanità e come Dio; una volta risorto Egli, come Uomo-Dio, è attualmente il capo dell'umanità e di ciascun uomo (Corpo Mistico) ma comunica a ciascuno la vita e il moto di resurrezione con la nostra collaborazione (Pentecoste), per cui siamo per noi stessi e per gli altri punto d'appoggio, strumento, sacramento, cooperazione per la resurrezione;

    e) la carità: noi ci associamo a Cristo, allo Spirito e al Padre nella entusiasmante impresa di fare tutto nuovo. È la scelta globale dell'amore. Sapendo poi che «Dio raggiunge l'invisibile attraverso il visibile» (G. S. n. 15), sapendo cioè per l'incarnazione e per la creazione che ciò risorge è questo uomo, le sue imprese, i suoi studi, i suoi amori, le sue scoperte, le sue costruzioni, che vengono liberate dal male, rese in sé perfette e rese divine, allora compiamo le azioni (imprese, studi, amori, realizzazioni) in collaborazione con Dio, che nell'interno invisibile sta operando. Questa è la morale: collaborazione significa attenzione alle chiamate, alle richieste di Dio che è all'opera, significa conformare il proprio agire alle richieste di Cristo, significa pensare che ciò facendo si sta collaborando con Cristo a fare «tutto nuovo»;

    f) la preghiera: ma per vivere il mistero della vita occorre entrarci dentro, diventare di casa, familiarizzarsi, superando le difficoltà della mancanza di percezione visibili. Perciò vi sono tutti i giorni i tempi della meditazione, della preghiera, della contemplazione, attraverso la Bibbia, i sacramenti, come a rinnovarci nella fede, nella speranza, nella carità;

    g) la comunità dei credenti: non siamo collaboratori di Dio ciascuno per suo conto, siamo insieme e ciascuno contribuisce, salva ed è salvato. Siamo un unico corpo. Viviamo perciò in comune, essendo rafforzati dagli altri (buon esempio, modelli di comportamento) e rafforzando gli altri (comunione dei santi). E Dio opera la Pasqua non per ciascuno ma per tutti insieme: è una grande impresa universale. Anzi il senso della collaborazione che Egli chiede è di imitarlo a darsi da fare per il prossimo: vicini e lontani, la cui resurrezione è la stessa nostra. Perciò siamo impegnati, entusiasti, attivi vicino a tutti, in tutte le imprese sportive, artistiche, turistiche, politiche, portando dovunque il punto d'appoggio, per cui la Pasqua è in atto dovunque: libera, fa crescere, divinizza.


    COME SI ADOPERANO I CONTENUTI IN SINTESI (NUCLEO CENTRALE) PER VIVERE

    1) Il nocciolo ti tutto è il mistero pasquale: questo moto di resurrezione ben distinto in liberazione, intensificazione, divinizzazione. Per esso qualsiasi situazione diventa chiara: c'è sempre un bene imprigionato, deformato dal male; c'è sempre il risorto come protagonista principale; c'è sempre una storia, un senso, una direzione, un valore delle cose cioè «passare da morte a vita» e ciò motiva la risposta ad ogni stimolo;
    2) Segue l'idea dell'attualità (dovuta alla creazione e incarnazione) per cui proprio ciò che ci sta stimolando è afferrato dal moto di resurrezione, per cui questa «storia» c'entra sempre, è ad rem, è anzi il nocciolo di ogni questione, senza della quale non si capisce niente della vita;
    3) Segue l'idea di positività. L'azione di Dio è per la liberazione, è per la crescita, e per l'elevazione: «Ipse primatum tenens» in tutto, anche se si tratta di moda;
    4) Segue la decisione: il progetto di Cristo «fa storia», fa progresso, ogni altro è monco, «non fa storia», è antiestetico.

    COME C'ENTRANO I «MODELLI DI COMPORTAMENTO» (ANIMATORI)

    1) Essi pensano a voce alta. Cioè esprimono il lavorio della motivazione in modo comunicato ad altri, ravvivando la fede, facendo scoprire il segreto delle cose o inquietando.
    2) Essi vivono il moto pasquale: «passano da morte a vita» (Gv 6, 24), hanno cioè i gesti, lo stile, la fisionomia, lo stato d'animo che proviene dal vivere una simile avventura con Cristo, certi, «protesi in avanti», in sintonia con il bene di tutte le cose: «e vide che era buono» (Gen 1, 10).

    LA CIRCOLAZIONE DEI VALORI: COME FAR CIRCOLARE QUESTE IDEE

    1) Ogni intervento educativo orale (prediche, catechesi, sgridate, consigli, ecc.) dovrà far capo a questo nucleo centrale, toccando sempre il primo punto e qualche altro come secondo almeno. Ad esempio: una sgridata sarà imperniata nel mostrare come il tale comportamento «non fa storia» per nessuno;
    2) ogni cura dei valori anche profani sarà motivata (dare un senso alle cose, fare le cose con senso) o revisionata, partendo soprattutto da questa posizione (dogma dell'incarnazione e della creazione): tutto ciò c'entra con la tua vita, è dentro la tua vita, è l'esigenza della tua vita, sono cose tue: non puoi giocare umanamente bene (differenza da aspetto tecnico del punto primo, 4) senza «passare da morte a vita», non fai la tua storia;
    3) ogni invito ai gesti religiosi sarà motivato da questa operazione che si compie nella vita di ognuno continuamente, per cui la Messa è fatto personale, come personale è l'avere o meno la Resurrezione dentro di sé;
    4) animatori, leaders, quali modelli di comportamento saranno allenati a vivere in modo comunicativo la loro avventura pasquale.


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