Esperienze e testimonianze
Rodolfo Reviglio
(NPG 1967-01-39)
Abbiamo mai provato a considerare quante sono le persone che si occupano dell'educazione dei ragazzi?
Potremmo, queste persone, raggrupparle in tre categorie: le tre società cui accennano l'enciclica «Divini illius Magistri» di Pio XI e la Dichiarazione Conciliare sull'educazione cristiana: la famiglia, la società civile (soprattutto attraverso la scuola); la Chiesa.
Se scendiamo di più nei particolari, possiamo fare un lungo elenco di enti, movimenti e organizzazioni di ispirazione cristiana che sono interessati alla formazione dei ragazzi, direttamente o indirettamente.
I quattro rami di A. C., i sacerdoti delle parrocchie, gli insegnanti di religione, il Movimento Maestri di A. C., l'Associazione Italiana Maestri Cattolici, l'Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi, l'Associazione Scuola-Famiglia, il Fronte della Famiglia, il Centro Femminile, gli Scout; in campo religioso, i Collegi e Istituti dipendenti da Ordini e Congregazioni. Per non parlare dei genitori e degli insegnanti che, al di fuori di ogni organizzazione, testimoniano Cristo nel loro lavoro educativo.
In tutti i secoli, nella Chiesa, c'è sempre stata una fioritura di opere in campo educativo; oggi tutte queste opere continuano a vivere e ad operare.
Però, ciascuno agisce per suo conto. C'è uno spaventoso individualismo. Si lavora nello stesso campo senza conoscersi, e quando ci si conosce, sovente ci si mette in concorrenza.
È assolutamente necessario e urgente lavorare insieme. Si eviterebbero così due inconvenienti che oggi non sono rari: un'azione slegata e anche contradditoria di diversi educatori sul medesimo ragazzo; e, per contro la mancanza di qualunque azione educativa in una vasta zona di ragazzi «lontani», non raggiunti da alcuna persona od organismo di ispirazione cristiana.
Ma se è necessario e urgente «lavorare insieme», è ancor più necessario «pensare insieme». Non può darsi un'azione comune se prima non si è raggiunta un'intesa comune sui problemi maggiori e sulla loro soluzione.
Esperienza di Torino
Partendo da queste constatazioni, a Torino da circa due anni ha preso avvio la «Consulta educativa diocesana» la quale è composta dai rappresentanti di tutte le categorie ed enti che operano nel settore dei ragazzi. Non tutte le categorie sono state subito presenti ai lavori delle Consulte. Il Clero in cura d'anime e gli Istituti Religiosi sono stati invitati solo ultimamente. Il lavoro iniziale è stato quanto mai delicato e prudente, e si è cercato di imbastire un dialogo aperto e sincero, uno scambio di informazioni e di opinioni sui problemi più assillanti dell'educazione e dell'azione pastorale fra i ragazzi.
I princìpi ispiratori degli incontri sono stati i seguenti:
– conoscersi, conoscere di ogni gruppo la finalità, la consistenza, l'attività di lavoro;
– raggiungere un'intesa comune sui principali problemi dell'educazione;
– tentare iniziative locali, dando l'avvio ad analoghe Consulte educative che operassero in varie zone della Città e fuori.
Il clima degli incontri fu sempre ispirato a franchezza, rispetto reciproco, uguaglianza e integrazione di tutti sul piano della discussione.
Vennero in aiuto non poco i documenti conciliari, soprattutto nell'approfondire i rapporti tra azione ecclesiale-apostolica e azione temporale, tra clero e laicato, tra ordine soprannaturale e ordine naturale.
Si cercò nel modo più assoluto di evitare ogni slittamento verso un'immediata azione concreta, che avrebbe portato di certo ad un impoverimento dei contenuti e ad uno sfaldamento dell'azione collegiale. Ciò che interessava soprattutto era di arrivare tutti insieme ad un accordo sulle idee essenziali: finchè non si crea un discorso comune tra i militanti di A. C., i religiosi, ecc., è inutile voler imbastire delle iniziative collegaie. Ciascuno, poco per volta, ritornerebbe ad agire nei propri schemi, ignorando – per amor di libertà e di indipendenza – il lavoro degli altri.
Lo spirito del Vaticano II, quale si esprime nei documenti conciliari e nel Motu proprio «Ecclesiae Sanctae», mira ad un'azione ecclesiale-collegiale in cui tutti si trovino ad agire in perfetta concordia e collaborazione.
Qui ci si accorge come il dialogo sia ancora assai difficile in casa nostra. Bisognerà che ciascuno ( sí tratti di parroci, o di religiosi, o di Azione Cattolica, o di Maestri Cattolici, o di altri) rinunci a qualcosa dei propri punti di vista limitati per accedere ad una visione dei problemi c delle soluzioni la più larga possibile.
Risultato e prospettive future
L'intesa educativa, a Torino, si è limitata per ora al settore dei ragazzi, cioè di coloro che frequentano la scuola dell'obbligo; dai 7 ai 14 anni. La pastorale di questa età è oggi caratterizzata, sia sul piano psicologico sia su quello sociale, da una configurazione rionale o zonale: questi ragazzi hanno problemi che non vanno al di là delle loro amicizie di quartiere: la scuola e la parrocchia assorbono le ore 'del tempo libero: problemi più vasti, per ora, non esistono: tutta la vita religiosa, scolastica, ricreativa e turistica si svolge nell'ambito locale.
Le prime esperienze di Consulte educative zonali, pur non portando a risultati molto appariscenti, hanno però dimostrato la bontà del metodo: infatti si è visto che persone dalla mentalità e dalla condizione socio-colturale più disparata, che fino allora non solo non lavoravano insieme ma perfino si ignoravano, messe attorno allo stesso tavolo per discutere un problema di comune preoccupazione, hanno trovato assai presto un modo di dialogare e di mettere insieme soluzioni ed esperienze.
Gli obbiettivi che attualmente si cerca di raggiungere sono due:
– estendere al massimo gli esperimenti di Consulte educative zonali;
– avviare (a livello cittadino per poi allargare alle zone) un discorso più vasto e approfondito su fondamentali temi di formazione giovanile, quali ad esempio: la formazione religiosa del ragazzo e compiti specifici di famiglia, scuola e chiesa: l'associazionismo del ragazzo; il problema dei ragazzi che si avviano al lavoro; il dialogo tra genitori e figli sui problemi sessuali; i vari rapporti tra famiglia e scuola, tra famiglia e parrocchia, tra scuola e parrocchia; il tempo libero dei ragazzi...
I principi ispiratori e i primi risultati del lavoro della Consulta Educativa Diocesana di Torino sono stati pubblicati in un fascicoletto litografato «Pastorale dei ragazzi e consulte educative» (presso l'Ufficio Catechistico, via Arcivescovado 12 ).