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    La vita del gruppo in funzione dell'azione missionaria



    (NPG 1967-04-56)

     

    Presentiamo una breve traccia di una relazione tenuta a Roma al Convegno Nazionale Dirigenti Diocesani dei movimenti studenti G.F. e G.l.A.C. nell'aprile dello scorso anno.
    La relazione può servire utilmente di riflessione per i campi estivi, corsi di aggiornamento e inoltre come strumento di approfondimento e di lavoro degli Uffici Diocesani e Centri di Pastorale Giovanile.
    Tutta la tematica e le linee di svolgimento sono incentrate sulla azione missionaria del Movimento Studenti.
    Si è consapevoli (come pure ebbero a dire gli organizzatori del Convegno di Roma) che queste linee risentono di una certa provvisorietà ed improvvisazione. Ma riteniamo tuttavia che possano avere una importante funzione di stimolo e di orientamento per un lavoro di cui tutti avvertiamo l'urgenza e la ricchezza.
    Un discorso quindi che non vuol essere statico ma totalmente pieno della forza dinamica dello Spirito, suscitatore di idee e soprattutto di realizzazioni. Questo articolo che pubblichiamo fa seguito all'altro: Azione Missionaria dei gruppi studenteschi, apparso nel numero 2 di quest'anno.

     

    Contemplativi sulla strada

    Dopo aver studiato l'agire di un essere possiamo studiare la natura e l'organizzazione dinamica di esso. Come si struttura il gruppo per dare origine alla sua azione cattolica impegnata a livello militante, di cellula, di gruppo?
    E' evidente che se sul piano cognitivo si passa dallo studio dell'azione alla scoperta dell'organismo e della natura, sul piano esecutivo avviene il contrario: solo se l'organismo funziona, vi saranno gli atti e le operazioni corrispondenti. La vita «ab extra» del gruppo è originata dalla vita «ab intra», cioè dal come sono formati, vitalizzati e adattati alla funzione i soci del gruppo.
    La novità però di questo studio sta in questo: invece di puntare su una formazione genericamente apostolica senza specifico riferimento all'azione impegnata nelle realistiche condizioni di esistenza, noi puntiamo su una formazione immediatamente e funzionalmente rispondente alle esigenze, alle urgenze, ai problemi, destati dallo svolgersi dell'azione sempre in corso all'incontro tra lievito e pasta. Qui vi è un fondamentale atto di fiducia nella Provvidenza: si crede cioè che la vita, la concreta esperienza quotidiana costituisca la migliore programmatrice dei propri impegni formativi. Seguendo le sue stimolazioni l'uomo giunge alla più adeguata formazione, ispirata a quanto dice la Cost. La Chiesa nel mondo: «l'educazione dei giovani deve essere impostata in modo da suscitare uomini e donne non tanto raffinati intellettualmente ma di forte personalità» (n. 31).
    Occorre però notare che niente è lasciato al qualunquismo o alla superficialità e incompletezza, poiché la vita «ab intra» del gruppo, se parte dalle urgenze quotidiane giunge però ai valori centrali e pro fondi, che soli risolvono qualsiasi urgenza, se si inizia a parlare da episodi apparentemente slegati, giunge a quel sistema organico e strutturato di valori, che solo risolve e salva ogni episodio di vita dell'uomo. Le urgenze quotidiane daranno solamente alla vita «ab intra» quelle particolarità, che permettono al gruppo di essere «incarnato» nella società, lievito veramente inserito nella pasta, cristianesimo parlato nel dialetto dei propri vicini e non in linguaggio per loro incomprensibile, adottando le preferenze di San Paolo: «per conto mio preferisco dire cinque parole intelligibili anche agli altri, che diecimila in linguaggio (carismatico)» (1 Cor 14,19).
    Come si articola l'organismo di un gruppo di militanti lo possiamo vedere secondo tre funzioni complementari: funzione di impulso; funzione di assistenza tecnica; funzione di sostegno. Vedremo ora queste tre funzioni nel loro organizzarsi operativo.

    1) La funzione d'impulso del gruppo nella sua vita «ab intra». (problema delle motivazioni)

    a) Per comprendere di che cosa si tratti, basta pensare al congedo della S. Messa: esso ha anche il significato di un invio, di un impulso che scatta e manda i fedeli in tutte le direzioni a portare a tutti la vita, sgorgata dall'altare. Il movimento di pasqua («passaggio da morte a vita»), che nella Messa trova il suo epicentro, viene impresso nella comunione a tutti i presenti ed è destinato a continuare ed essere applicato a tutte le persone e cose, che entrano in contatto con i fedeli.
    Ora il gruppo Militanti è chiamato anche «movimento». Che vuol dire se non che al centro della vita «ab intra» del gruppo vi è la Messa, origine del movimento pasquale della Chiesa? Un gruppo di azione cattolica ha al suo centro la Messa. Forse occorre ristrutturare tutto, ma questo è pacifico: la dinamica apostolica proviene dalla comunione con il dinamismo pasquale del Cristo eucaristico. 

    b) Occorre una precisa catechesi affinché avvengano queste due cose: riscoperta della S. Messa come l'epicentro di un vero terremoto che vuole scuotere tutta la terra e riscoperta della «partecipazione» alla Messa come partecipazione a quel dinamismo.
    Circa questa seconda riscoperta occorre procedere per Revisione di Vita: solo cosi infatti il dinamismo pasquale della Messa è visto in continuità con le proprie situazioni di vita e viceversa le urgenze delle proprie situazioni di vita sono collegate intellettualmente e intenzionalmente alla Sorgente di vita pasquale. E' più facile allora che il militante veda la sua vita «ab intra» (partecipazione alla Messa) in continuazione con la sua vita «ab extra» (partecipazione all'esistenza quotidiana) e si senta anzi egli stesso come «continuazione», mediatore, punto d'appoggio, perché la Pasqua della Messa animi e trasformi le situazioni della sua esistenza.
    Occorre una impostazione centrata sulla liturgia per ogni discussione apostolica e pastorale. Quando dagli aspetti tecnici si passa alle motivazioni ed ai contenuti, il discorso sfocia naturalmente sulla partecipazione alla Messa: il motivo di ogni azione cattolica è l'azione pasquale di Cristo nella Messa, tendente a diffondersi attraverso di noi; il contenuto dell'animazione cristiana del mondo è ancora la Messa, cioè il passaggio da morte a vita, dinamicamente impresso in ogni essere in una gamma vastissima di diversi livelli.

    c) Occorre sacramentalizzare ulteriormente questo impulso soprannaturale attraverso una vita comunitaria dei soci, che partecipa ai singoli la manifestazione visibile di questo impulso sotto forma di entusiasmo, testimonianza di impegno, esortazione, stimolazione reciproca, intensa comunione all'unica «forza dello Spirito». Queste manifestazioni sacramentali della «Comunione dei santi» sono svariatissime, ma devono esserci come mezzo della Grazia: i soci aiutano lo Spirito a incoraggiarsi a vicenda, a chiarirsi a vicenda il proprio impegno. Molte volte una conversazione a due dopo la conferenza è più efficace della conferenza stessa (funzione dell'Assistente, dei dirigenti, delle amicizie nel gruppo).
    Si dovrebbe giungere, se si è logici, all'abitudine di partecipare insieme almeno in parte ogni giorno alla S. Messa. Se vi è questa coscienza di continuità tra ab intra e ab extra, la cosa apparirà del tutto normale.

    d) Oltre al comunicare col Cristo eucaristico e col Cristo mistico (società) occorre comunicare col Cristo storico: cioè ritrovare nella Storia sacra della Salvezza continuamente in corso i motivi che spingono all'azione: occorre una catechesi precisa e semplice circa la Storia della Salvezza, le attività di Cristo e dello Spirito con la storia profana per mezzo della Chiesa, la realizzazione di questa compenetrazione per mezzo dei concreti membri della Chiesa.
    Da essa proviene: coscienza della propria importanza come «individualizzazione e realizzazione della Salvezza», come «essere Chiesa nel proprio ambiente», come «essere il mezzo con cui la Chiesa è in quel determinato ambiente», stimolo all'impegno e motivo per amarlo nonostante le dure condizioni di lavoro.

    2) La funzione di sostegno del gruppo nella sua attività «ab intra»

    Il militante potrà combattere (esempio infelice quello della guerra, ma didatticamente espressivo) solo se ben equipaggiato, ben rifornito d'armi, ben allenato al difficile dialogo. In questo senso il gruppo svolge una essenziale funzione di sostegno e di preparazione che è nello stesso tempo funzione di salvezza e di formazione spirituale del socio stesso.
    La novità formativa sta in questo: invece di sdoppiare le funzioni (una per la formazione alla santità e l'altra per l'apostolato) qui si unificano. Le stesse cose che servono per «aggredire» gli altri, servono per aggredire e convertire se stesso. Vi è evidentemente un grosso pericolo, riscontrato anche nel clero, di saper proporre i valori cristiani agli altri e non saperli proporre a se stesso fino alla conversione. Ma l'urgenza della «testimonianza», che esige un credente autentico e non per mestiere, se ben adoperata, impedirà il grave pericolo. D'altra parte è evitato un falso e settario concetto della santità, intesa come perfezione di se stesso, come - la parola è dell'abbé Godin - cura della propria estetica spirituale, senza quell'autentico amore del prossimo, che serve egregiamente a non falsare l'amore di Dio (essendo Dio invisibile, è ben facile inventarlo a propria immagine e somiglianza).
    Nella funzione di sostegno occorre distinguere un problema di contenuto da un problema di forma.
    Quanto ai contenuti occorre fornire una cristocentrica concezione dell'uomo, una ricapitolazione in Cristo della cultura (prevalenza studentesca), una impostazione cristofinalizzata dell'inserimento nella società?, come già si è detto (= Si noti la uguaglianza di contenuti tra attività ab extra e formazione ab intra). Il dialogo esteriore (militanti-lontani) è preparato dal dialogo interiore (militante con se stesso), il quale dialogo interiore è a sua volta preparato dal dialogo «ab intra» (i militanti tra di loro in revisione di vita): cosi abbiamo il «contemplata aliis tradere»: si propone agli altri una sintesi tra fede e vita già vissuta e provata.
    In tal modo le scelte creaturali, bibliche, liturgiche, ecclesiali e dottrinali per costruire una «mentalità di fede», saranno fatte nella prospettiva della cultura di base del proprio ambiente e si avrà una fede «incarnata» nell'esistenza e fruttuosa di dialogo con i lontani. Qui entriamo già nel problema della forma, cioè del modo con cui vengono organizzate le scoperte religiose in sede di catechesi e gli atteggiamenti religiosi in sede di vita liturgica. Questo modo è «a dialogo» in quanto tutto è elaborato tenendo presente questa fondamentale azione dialogica della Chiesa e del cristiano col mondo. Si tratta in pratica di «non «giustapporre» fede e vita, il mistero cristiano accanto alle realtà della vita quotidiana, ma di evidenziarne anzi le connessioni, le continuità, i legami ed i collegamenti. In tal modo il cristianesimo non è un altro mondo, proposto a coloro che sono sulla terra, ma un altro modo di essere-del-mondo (rivelazione) e di conseguenza un altro modo-di-essere-al mondo (morale). La parola di Dio cosi «penetra fino alla divisione dell'anima dallo spirito... opera una divisione nei pensieri e sentimenti del cuore» (Ebr 4, 12), organizzando lo stesso materiale (amore, libertà, successo, altruismo, dignità, coraggio, efficienza) in una nuova costruzione, in una «nuova creatura», dove i bene è liberato dal male, è completato ed elevato (far fare pasqua a tutte le cose). La Revisione di vita, mentre permette di giungere al profondo e al sistematico dottrinale, permette di restare nel mondo cioè di fornire una fede capace del dialogo («Ti prego che non li tolga dal mondo, ma dal male del mondo» - (Gv 16, 15).
    Esercitazioni ed analisi sulle esperienze di dialogo già fatto sono poi necessario completamento per giungere ad essere «specialisti del dialogo», in modo che il lontano si accorga che diventando «vicino» non deve cessare di essere quello che è ma anzi deve diventarlo più intensamente. Questi aspetti tecnici del dialogo riguardano:
    1. il carattere maieutico del dialogo (= partire dalla sua per arrivare alla mia posizione);
    2. le modalità di benevolenza e di umiltà della proposta;
    3. le condizioni di rispetto, di solidarietà, di «compatire nelle stesse infermità» (Ebr 4,14), che sono le virtù del lievito nella pasta (N.B. - è assai importante che si crei la coscienza non di essere lievito nella pasta, ma pasta lievitata nella pasta, cioè veri laici cristianizzati e non dei clericali tra i mondani: il laico cattolico, mentre è direttamente partecipe all'Eucarestia, è pure «direttamente partecipe alla composizione e all'esperienza del mondo», dice Paolo VI);
    4. le funzioni del dialogo (come essere amplificatori, rivelatori, interpreti, sintetizzatori).
    La specifica formazione, che sostiene il laico cattolico nella funzione di operatore diretto del dialogo, consiste nell'orientare la sua ascetica e mistica proprio nel senso del dialogo col mondo circostante e col mondo in se stante, dato appunto che vi si partecipa. Il dialogo, in pratica, è continua revisione di vita: saper vedere (mentalità di inchieste, indagine, attenzione al prossimo, capacità e autocontrollo, senso sociale, ecc.), saper capire (far fare pasqua alle cose, che creano problema: innesto in Cristo, liberazione dal male, completamento, elevazione), saper collaborare (capacità di dialogo, di proposta, di azione cattolica o di azione «ab extra» nelle varianti del momento). Occorre far si che questa revisione della vita diventi abituale, diventi modo normale di reagire alla quotidiana stimolazione della esperienza vissuta. La revisione di vita «ab intra», si è detto forma alla Revisione di vita interiore, proprio di ciascuno nella sua individuale vicenda umana, e cosi lo rende atto alla Revisione dialogica nell'«ab extra».

    3) La funzione di assistenza tecnica del gruppo

    Lo svolgersi del dialogo «ab extra» crea continue situazioni nuove determinate dalle reazioni dei lontani e dal militante stesso. Esemplifichiamo: obiezioni sconosciute, richieste di libri, situazioni nevrotiche, desiderio espresso di parlare con un competente, dubbi e bisogno di testimonianze, desiderio di far esperienze, ecc.; oppure: rispetto umano, scoraggiamento, ferite alle proprie convinzioni, intiepidimenti, ecc.
    Un gruppo funzionale deve:
    a) curare al massimo i collegamenti (una vera rete di telefoni, di incontri, di comunicazioni passate da un punto all'altro; dall'altra parte fornire il socio degli indirizzi o numeri telefonici a cui deve rivolgersi per informare e chiedere);
    b) curare al massimo i rifornimenti (nozioni, libri, incoraggiamenti, soluzioni di problemi);
    c) curare al massimo la collaborazione (il competente a cui inviare il lontano, il sostituto in un momento difficile del dialogo, il sacerdote per un incontro, la cellula o il gruppo per il dialogo comunitario ed ecclesiale, ecc.). Come sl vede la sezione diventa cosi un febbrile campo di battaglia dove ogni settimana l'azione crea situazioni nuove e dove si cerca di reagire attivamente: liturgia, catechesi, formazione tecnica, rinvigorimento delle forze, ecc. tutto è sempre stimolato dai problemi che nascono sulla linea di azione: il quotidiano incontro con i lontani sul terreno della cultura, della socializzazione, dell'umanesimo.


    T e r z a
    p a g i n A


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