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    Gli Oratori nella Chiesa post-conciliare



    Un gruppo di Oratori si interroga

    Ugo De Censi *

    (NPG 1967-01-20)


    Non si vuole qui dare il resoconto di una o più specifica esperienza in atto in qualche Oratorio, ma indicare le premesse o i denominatori delle esperienze più attuali che sono in corso negli Oratori Salesiani da noi seguiti (una trentina di Oratori di Emilia e Lombardia).
    Non possiamo trascurare di avvertire che le conclusioni cui siamo pervenuti sono frutto di incontri periodici, di dialogo tra assistenti, direttori, dirigenti laici di Oratori di mezza Italia. si vuole innanzitutto denunciare, come primo punto, la mentalità comune che si sta formando tra i nostri Dirigenti Oratoriani ed in secondo luogo indicare una «prospettiva nuova delle catechesi».


    1. Cosa pensa degli Oratori la gente dell'Oratorio

    Due precisazioni:
    a) Non si vogliono qui dire le cose positive dell'Oratorio d'oggi, esse sono molte, innegabili, evidenti, ma si vuole sottolineare qualche deviazione, vicolo chiuso, impostazione negativa che può atrofizzare l'influenza dell'opera oratoriana nella società giovanile e nella parrocchia.
    b) Nel parlare dell'Oratorio è sempre cosa buona distinguere: l'Oratorio ragazzi dall'Oratorio giovani.
    Alcune cose negative sono di tutto l'Oratorio; altre sono solo per l'Oratorio dei giovani.

    Un giudizio veloce quindi impreciso ci fa dire che l'Oratorio nella formula attuale è vecchio

    L'Oratorio sta soffrendo il travaglio della Chiesa più della stessa parrocchia. Esso appare in parte superato nelle sue strutture anche se è la parte più giovane della Chiesa ed aspira ad essere fermento di vita.
    Da questo travaglio si pensa di poter far nascere l'Oratorio nuovo, «aperto» che scavalchi i muri di cinta. Esso non nascerà per incanto, ma nella riflessione e nei tentativi.
    Perché ci appare «vecchio»?
    Perché non accoglie le istanze più valide del Concilio e cioè, ad esempio:
    Il prete, la suora, sono troppo imprenditori, organizzatori, anziché, prete, direttore spirituale, sorella, amica.
    Così l'Oratorio è tendenzialmente strutturato come centro ricreativo anziché ambiente di comunità giovanile.
    Così la Chiesa appare, anche nell'Oratorio, come corpo dirigenziale, città terrena dei buoni, orto cintato, anziché anima invadente, lievito delle strutture mondane, coscienza del mondo giovanile.
    E nella coscienza del mondo giovanile si ha l'impressione che l'Oratorio è clericale, è roba dei preti, preoccuparti di dare ai giovani «roba di questo modo» anziché essere laicale, roba dei giovani, in cui il prete arriva a fare Chiesa.
    Di qui, stante la struttura attuale l'Oratorio, ci pare inevitabilmente avviato a queste posizioni, per i ragazzi - Oratorio ancora valido per gli adolescenti - Oratorio poco valido per i giovani - Oratorio superato.

    L'Oratorio manca di spirito ecumenico e missionario

    Oltre la bassa percentuale della popolazione giovanile che esso raggiunge negli ambienti ove influisce (il 20,25% della gioventù) fissiamo attenzione su un esempio sintesi tra i tanti decisamente indicativo di questa mancanza di apertura missionaria. Nei nostri Oratori la gioventù operaia difficilmente ha una formazione adeguata che raggiunga il livello di dirigenti apostolici.
    Gli Oratori generalmente sono per studenti perché il prete è fatto per gli studenti, ha un orario e una mentalità studentesca, si circonda di giovani studenti i quali, a loro volta fanno Oratorio stile studenti.
    Qualche  altro esempio può essere fornito dalla riflessione su come
    - si fa concorrenza alle istituzioni laiche, sportive, ricreative, cittadine, organizzazioni sociali, e quel che è peggio, anche alle istituzioni e associazioni formative varie;
    - i laici figurando di solito all'Oratorio come costellazione minore nell'organizzazione, sempre con una dipendenza stretta, anziché una collaborazione stretta;
    - esiste veramente il pericolo di fare nell'Oratorio o dell'Oratorio il ghetto, il circolo chiuso dei buoni... attorno all'Assistente («i buoni all'Oratorio, i cattivi fuori»).
    Da queste note negative (ripetiamo che le note negative non intaccano la vitalità del bene che già facciamo, tanto meno del bene già fatto nei tempi passati ben differenti dagli attuali).
    Può farsi strada qualche idea della politica oratoriana rivolta verso una direzione aggiornata: la nuova frontiera dell'apostolato giovanile.
    Da queste premesse ci pare derivare che l'Oratorio nuovo di domani sarà meno «orto cintato», meno «mura». Esso avrà bisogno sempre di un luogo, ma sarà basato più sulle persone che sui luoghi e le strutture; sarà più presenza ed anima nel mondo come lo trova, anziché articolazione di un mondo tutto suo.
    Questo Oratorio perché non ci si fraintenda avrà bisogno di una sede e di interessi per attuare un centro comunitario (il polo eucaristico) mentre effettuerà contemporaneamente un lavoro periferico missionario (polo missionario). Moto di sistole e diastole.
    Ciò che importa che l'uomo dell'Oratorio (Assistente, Suora, Dirigente) sia la fusione di questi due poli chiesa e mondo, realizzi in sé, Cristo e situazione.
    Ciò dice che per essere uomini d'Oratorio oltre ad avere Cristo nel cuore bisogna essere uomini del proprio tempo, radicati allo sviluppo del mondo, coetanei dei giovani.
    Così oseremmo definire: l'Oratorio è fare Chiesa tra i giovani dove fare Chiesa non è una formula, ma è la gioia di appartenere a una comunità giovanile spontanea che cresce nella comunità Parrocchiale.
    A forza di «sperimenti» bisogna introdurre la convinzione che fare Chiesa non è cosa stucchevole, non è cosa stanca.

    2. La catechesi ecclesiale negli Oratori

    Fissiamo la nostra riflessione circa il ringiovanimento dell'Oratorio sulla sua attività primaria di evangelizzazione: la Catechesi. Richiamiamo qui premesse predicate da tutti:

    a) Catechesi ecclesiale. «Non» è tanto una serie di nozioni e conoscenze dette nell'omelia, nella scuola di catechismo, nell'associazione, quanto invece capacità di «credere» ed «operare» per far scoprire di fatto dov'è la Chiesa Mistero, come essa nasce tra noi, come concorrere ostruirla.

    b) Una viva aderenza alla realtà (situazione) ed al soffio dello Spirito (fede) ci distaccherà dalle formule logore, inefficaci, inespressive; ci farà dire meno parole (noi siamo capaci di parlare a un pubblico che dorme). Ci obbligherà a riconoscere innanzitutto in noi cosa vuol dire e come si attua di volta in volta: popolo di Dio, Collegialità e Autorità, Apostolato dei laici, Santità e Carità, Escatologia e tendenza al fine comune.

    c) Di qui l'origine, la scoperta, che ognuno deve fare per non fallire (in parte ognuno può fallire e far fallire la Chiesa); che la parola di Dio non è legata a un testo per quanto ben fatto e ben pagato; non è legata a un programma e tanto meno a un metodo, ma la parola di Dio è legata a me catechista: che parola di Dio sono anzitutto io che predico, ed io sonio parola, espressione di Dio verso questi ragazzi, io sono la risposta di Dio ai problemi dei ragazzi.
    E ciò dice che la mia presenza a quei ragazzi è la buona novella, è la novità della Catechesi, è il programma, è il testo.
    Tale presenza, perché sia presenza, involve una radicale partecipazione al gruppo, ai ragazzi.
    Ci potrà essere quindi:
    - presenza assente... (chi non conosce i ragazzi, chi li tratta come un magazzino da riempire)
    - presenza superficiale (che sfiora da lontano, si sa il nome del ragazzo, si sa che è intelligente, che disturba e poco più; non ho assunto questi come miei;
    - presenza testimonianza (essa testimonia, per mezzo mio, nel mio interesse per i ragazzi) che Cristo è tra noi, si interessa di noi, che cioè  la Chiesa è visibile nel mio gruppo.
    Così la mia catechesi radicale nella Chiesa è riducibile a un metodo capace di attuare la comunità, di far vivere la comunità di far ascoltare la comunità.
    A un livello diremmo scolastico (ma è già sbagliato il dire scolastico) tale catechesi è la capacità di inserirsi nel gruppo dei suoi allievi, di fare Chiesa.
    Se si è convinti che oggi è questa la migliore catechesi si concluderà che un impegno catechista oratoriano serio parte dalla premessa di scoprire e assumere il gruppo sociale già formato (gruppo di amici).
    Nella revisione di mentalità accenniamo ancora a tre fatti:
    - È venuto il concilio, ha detto cose rivoluzionarie, scomode il catechismo è il dentro, parte di lì.
    - Per una catechesi vicina ai giovani occorrerà disporre di «gente vicina»: questi sono i Catechisti e le Catechiste laiche.
    - Una mentalità cristiana si forma in una comunità cristiana: per questo la scuola dovrà quindi farsi innanzitutto gruppo comunità.
    Allora anche l'oratorio potrà divenire comunità.
    Allora si profila una soluzione provvisoria (sarà cosi fino alla fine dei tempi...) che ha bisogno di sperimentazione, adattamenti, coraggio.

    3. Esperimento di una catechesi rinnovata con i ragazzi della IVa elementare o della scuola media inferiore

    - La classe di catechismo sia gruppo - associazione (potrà anche avere un nome, essere un gruppo di A.C. o associazione) anziché scuola-programma.
    - Il maestro di catechismo sia leader - amico delegato anziché insegnante.
    - Il suo programma sia più vita vissuta - da vivere anziché nozioni... o interrogazioni «vecchia maniera».
    - Il suo metodo sia dialogo, revisione di vita, ricerca, cose da fare risposta ai problemi interiori dei ragazzi, anziché disciplina, discorso, predica, mezzi per ottenere l'attenzione.

    Ciò suppone questi sviluppi: la classe e gruppo sia:
    - poco numerosa da 5 a 10 allievi il massimo,
    - quindi manovrabile legata al catechista anziché ad orari; quindi il catechista stesso potrà scegliersi, se lo crederà opportuno e d'accordo con il direttore, l'ora più adatta e la sede per riunire il suo gruppo-scuola. Non sarà necessariamente la parrocchia, l'Oratorio, la sede, ma di volta in volta potrebbe essere la casa del giovine A o la casa del Catechista;
    - quindi missionaria cioè proiettata alla ricerca dei lontani, di quelli che non vengono all'oratorio, alla parrocchia; il gruppo potrà crescere.
    - Il programma sia una mentalità comune a tutti i catechisti un contenuto delle idee e comportamenti che il Parroco vuole costruire nella sua comunità, quindi catechesi globale comprendente tempi forti e spazio per catechesi occasionale (concordata e programmata unitariamente nelle grandi linee)
    - che il Catechista si mantenga a diretto contatto con la famiglia che sia vicino ai suoi ragazzi nei problemi più sentiti della famiglia: scuola - ubbidienza - divertimento;
    - goda di una reale fiducia e libertà e che egli sia sostenuto, incoraggiato decisamente soprattutto nei primi anni del suo tirocinio.

    Perno di questa nuova impostazione della catechesi è:

    4. La formazione del catechista laico

    Si deve innanzitutto ricordare che intendiamo parlare di Catechisti adolescenti (dai 15 ai 20 anni). Per questo non si possono pretendere già formati. Si partirà sempre da elementi... comuni, mediocri, gli adolescenti già presenti. La loro formazione si attua «strada facendo». L'importanza è impegnarli. Questo impegno realizza la loro crescita cristiana... È affare di primaria importanza provvedere alla formazione dei catechisti: questa non può essere considerata un'attività marginale dell'Oratorio; senza di essa l'Oratorio non maturerà verso una comunità ecclesiale. Il Direttore o l'Assistente è innanzi tutto per la formazione dei dirigenti (gerarchia a grappolo).
    I Catechisti devono essere quanto più numerosi. Essi subiranno una rotazione veloce (dai 15 ai 20 anni si è catechisti nelle scuole elementari e medie) per questo l'impegno della formazione dei quadri catechistici si rinnova tutti gli anni. Fatti «giovani» saranno avviati alle responsabilità più mature, in parrocchia, in associazione, diocesi. Alcuni di essi potranno rimanere come dirigenti-maestri dei giovani catechisti.
    Come raggiungere questa formazione dei Catechisti?
    In tempi successivi. Ad esempio:
    Campo scuola: Concentramento dei ragazzi sopra la media, decisivo ai fini di una conoscenza dei singoli e per attuare la comunità umana ed eucaristica, dove si prende coscienza assieme dell'impegno catechistico.
    Anno di noviziato: studio sistematico della catechesi per quelli che avranno deciso di diventare catechisti, seguiti da un dirigente laico.
    Anni di tirocinio pratico come catechista con costante appoggio dell'Assistente dell'Oratorio, dei dirigenti.
    La catechesi dei grandi rimane un grosso problema in alto mare. Ci sentiamo di suggerire solo qualche frammento:
    - catechesi sui temi conciliari;
    . catechesi sistematica come mentalità di fondo (le idee nucleo ritornano nei vasti incontri dedicati alla catechesi).
    - catechesi occasionale quanto al metodo (partire dai fatti e dalle esigenze dei giovani; varietà di formule: dibattito, cineforum, attività...);

    - la catechesi più centrale dovrebbe essere attuata con la S. Messa.

    * Incaricato degli Oratori Salesiani per la Lombardia e l'Emilia


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