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    (NPG 1967-04-61)


    Le idee che determinano natura e vita di un uomo, trovano posto in lui in modo misterioso. Al suo uscire dall'infanzia, esse cominciano a metter gemme in Lui. Quando egli viene afferrato dal giovanile entusiasmo per il vero e il buono, esse fioriscono e germogliano. In seguito, nello sviluppo che attraversano, si tratta veramente solo di vedere quanti dei frutti che il nostro albero aveva promesso in germoglio, in primavera sono rimasti su di lui.
    Il convincimento che nella vita si avesse da lottare, per rimanere capaci di pensiero e di impressioni come in gioventù, mi ha accompagnato come fedele consigliere lungo la mia vita. Istintivamente, mi sono sempre guardato dal divenire ciò che comunemente si intende per «uomo maturo».
    L'espressione «maturo» applicata all'uomo mi fu, da sempre, qualcosa di inquietante, e lo è tuttora. Accanto ad essa ed assieme ad essa sento sempre risuonare come dissonanze le parole «impoverimento», «intristimento», «ottusità». Ciò che comunemente ci capita di giudicare come maturità di un uomo non è che ragionevole rassegnazione. La maturità l'individuo se la acquista su modelli altrui, abbandonando, brandello per brandello, i pensieri e le convinzioni che gli furono cari quando era giovane. Credeva nel trionfo della verità, ora non ci crede più; credeva nelle persone, non ci crede più; credeva al bene, non ci crede più; aveva fiducia nella potenza della bontà e delle vie pacifiche, ora non più; era capace di entusiasmi, e adesso no. Per navigare meglio tra pericoli e tempeste della vita, egli ha buttato fuori bordo dalla sua barca, come zavorra, i beni che considerava superflui. Quelle cose, invece, erano le scorte di viveri e di acqua. Adesso egli se ne va navigando più leggero; ma, come uomo, è sfibrato.
    Durante la gioventù, in compagnia di adulti, ho ascoltato le loro conversazioni: ne spirava una tristezza che mi opprimeva il cuore. Essi volgevano indietro i loro sguardi, all'idealismo e alla capacità d'entusiasmo dei loro giovani anni, come a qualcosa di prezioso che si sarebbe dovuto conservare saldamente. Al tempo stesso, però, consideravano come legge di natura che ciò fosse impossibile.
    Mi colse allora il timore che un giorno avessi da volgere indietro lo sguardo su me stesso con uguale malinconia. Decisi di non sottomettermi a questo tragico «farsi ragionevole». E quanto con caparbietà quasi infantile mi ero ripromesso, ho tentato di porlo in atto.
    Troppo volentieri gli adulti si compiacciono nel triste ufficio di preparare la gioventù al fatto che un giorno essa riconoscerà come illusione la maggior parte di ciò che al momento anima il suo cuore e i sentimenti. Però una più profonda esperienza di vita rivolge la parola diversamente all'inesperienza. Essa scongiura la gioventù a conservare ben saldi, attraverso la vita intera, i pensieri che la entusiasmano. Nell'entusiasmo giovanile l'uomo scorge la verità. Per lui è una ricchezza da non barattare a nessun costo.
    Dobbiamo tutti essere preparati al fatto che la vita voglia toglierci la fede nel bene e nel vero, unitamente all'entusiasmo nei loro confronti. Ma darglieli in preda, no. Anche se gli ideali, quando si scostano dalla realtà, vengono comunemente soggiogati dai fatti, ciò non significa che essi abbiano da capitolare a priori, ma solamente che i nostri ideali non sono abbastanza saldi. Non abbastanza saldi, perché dentro di noi non sono né puri, né concreti, né costanti abbastanza.
    In gioventù mi capitava di ascoltare discorsi di adulti in cui si sentiva un tono di nostalgico rincrescimento che opprimeva il cuore. Quegli adulti parlavano degli ideali e della capacità di entusiasmarsi dei giovani come di doni di cui si doveva fare molto conto: eppure sembrava dal tono .del discorso, che fosse impossibile, per legge di natura, rimanere fedeli ad essi.
    Gli adulti si abituano presto e volentieri al presunto dovere di preparare i giovani per il giorno in cui essi considereranno un'illusione ciò che in giovinezza è l'ispirazione del cuore e della mente. Al contrario, una più profonda esperienza di vita insegna l'opposto: insegna, ad esempio, ad incitare i giovani a rimanere fedeli per l'intera loro vita a quegli ideali che li hanno ispirati in giovinezza. È attraverso l'idealismo della giovinezza che l'uomo può intravedere un barlume di verità: quell'idealismo è una ricchezza per cui non esiste contro partita.
    L'esperienza di vita che noi adulti abbiamo, non deve significare: «la realtà della vita muterà sotto l'impulso dei vostri ideali», ma bensì: «crescete con i vostri ideali in modo tale che la vita non possa derubarvi di essi». Se tutti potessimo diventare ciò che eravamo a quattordici anni, quanto sarebbe diverso il mondo!...
    Negli anni successivi ciò che importa è quanto rimarrà del frutto della giovinezza.
    ... Il grande segreto del successo è quello di vivere la propria vita come una persona che non è mai sciupata. Non state a discutere o a lottare con uomini e fatti. Chiudetevi in voi stesso e cercate entro di voi la causa ultima delle cose».


    T e r z a
    p a g i n A


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