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    Cura, cultura

    e una voce da salvare

    Marco Garzonio


    Il calendario è impietoso nel far da specchio a un Paese che fu cattolico (a maggioranza) e a una Chiesa che non investe in cultura. Il 10 ottobre s’è aperto il Sinodo: per il Papa in due anni dovrebbe mobilitare coscienze, carità, cultura dei cattolici perché sian protagonisti nel riscatto da una crisi di cui il Covid è sintomo, non causa. L’11 ottobre s’è diffusa la notizia della procedura fallimentare delle Edizioni Dehoniane. Mentre la Chiesa italiana doveva scaldare i motori per l’evento volto a rilanciare speranze e sogni del Concilio chiudeva il Centro nato proprio nella preparazione del Vaticano II, per 60 anni protagonista d’una stagione straordinaria. Bologna, città di Lercaro e Dossetti, del suo interprete più fedele Giuseppe Alberigo con l’Istituto di Studi Religiosi, ha catalizzato le istanze di rinnovamento della coscienza religiosa italiana. Con ricadute importanti: l’affermarsi d’una cultura biblica, in un Paese analfabeta di Antico e Nuovo Testamento; il rilancio di studi storici; l’attenzione critica all’evolversi dei rapporti religione/politica verso un cattolicesimo adulto non più targato solo Dc (vittima illustre dell’affrancamento dal clericalismo: il bolognese Prodi fatto cadere per le scelte laiche sulle coppie di fatto: la Chiesa italiana di allora gli preferì Berlusconi e Fini). I numeri dicono l’incidenza delle Dehoniane: la loro «Bibbia di Gerusalemme» è divenuta edizione di riferimento (milioni di copie: la usava anche Martini quando non ricorreva ai testi originali ebraico e greco); un catalogo di 8 mila titoli; «Il Regno» rivista che ha seguito movimenti ecclesiali, eventi, governi, partiti; periodici per il clero, alle prese con il mutare dei costumi e delle domande, e di carattere scientifico.

    Le cronache dicono di difficoltà specifiche delle Dehoniane: una ristrutturazione nel 2016; lo stato di crisi concordato col ministero a inizi 2020; i tentativi di rilancio col marchio storico Marietti 1820. Poi il Covid. La possibile ripresa del settore però s’è vista al Salone di Torino. Negli stessi giorni invece le EdB (marchio delle Dehoniane) portavano i libri in Tribunale, i 25 lavoratori rimanevano senza stipendio e una nota sul sito ora cerca di rassicurare che «le attività editoriali proseguono regolarmente nell’esercizio provvisorio disposto dal Tribunale con la sentenza di fallimento».
    Fallimento di un’editrice prestigiosa ma forse segnale allarmante di qualcos’altro che cambia e magari è mutato già senza che si avesse coscienza della portata generale. Pensiamo a una Chiesa che fatica a stare al passo con Francesco (lo s’è visto in tante circostanze: episcopato, clero, fedeli ad arrancare e un Papa che va dritto, magari solo ma in un orizzonte universale); una «cultura cattolica» che stenta ad esprimere un pensiero su temi fondanti le ragioni del credere in una stagione in cui vita e morte, vicende individuali e collettive non sono mai state così prossime; una marginalità a livello politico (nonostante nomi di protagonisti che si rifanno all’esperienza cattolico democratica e liberale); una partecipazione alla vita delle comunità sintetizzato dai numeri impietosi di matrimoni, battesimi, frequenza a messa; giovani che dopo la Cresima scompaiono dai radar delle parrocchie; queste raggruppate per il calo delle vocazioni a malapena tamponato da sacerdoti stranieri. Unico segno in controtendenza sono privato sociale e volontariato; i bisogni han tale portata che è però superfluo contarsi sulle appartenenze.
    Francesco del Sinodo dice che «è anche fare spazio al dialogo sulle nostre miserie»; nomina gli scartati: poveri, mendicanti, giovani, tossicodipendenti, migranti, e invoca «comunione, partecipazione, missione». È il suo tema forte identificare «cura» e «cultura». Senza l’apporto di questa la carità però s’impoverisce. La vicenda delle Dehoniane è monito, anche perché se Bologna piange non ridono tante realtà del Paese in cui la cultura d’ispirazione cattolica ha contribuito a nascita della Repubblica, Costituzione, Ricostruzione, vita democratica, rinascita conciliare e tiene; nicchie di braci accese resistono, ma le risorse languono se la lungimiranza non è sentire comune professato e chi ha autorità non dà esempio. Un tema caro a Francesco potrebbe dischiudere spiragli: ogni caduta è ripartenza; lo spirito del Sinodo è pasquale. La procedura fallimentare di Bologna potrebbe generare un sussulto di coscienza collettiva, evitare in extremis una chiusura.
    Anzi, di lì avviare il riscatto. Bisogna però volerlo e lavorarci sodo. E crederci!

    (Corriere della Sera - 31 ottobre 2021)


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