Il Vangelo della
I Domenica
di Quaresima
Direttorio Omiletico (2015)
58. Non è difficile per i fedeli collegare i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto con i giorni della Quaresima. Conviene che l’omileta espliciti questa connessione, affinché il popolo cristiano comprenda come ogni anno la Quaresima renda i fedeli mistericamente partecipi di questi quaranta giorni di Gesù e di ciò che egli patì e ottenne, mediante il digiuno e l’essere tentato. Mentre è consuetudine per i Cattolici impegnarsi in varie pratiche penitenziali e di devozione durante questo tempo, è importante sottolineare la realtà profondamente sacramentale dell’intera Quaresima. Nell’orazione colletta della I Domenica di Quaresima ricorre infatti questa significativa espressione: “...per annua quadragesimalis exercitia sacramenti”. Cristo stesso è presente e operante nella Chiesa in questo tempo santo, ed è la sua opera purificatrice nelle membra del suo Corpo a dare valore salvifico alle nostre pratiche penitenziali. Il prefazio assegnato a questa Domenica afferma meravigliosamente tale idea dicendo: “Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni…”. Il linguaggio del prefazio fa da ponte tra la Scrittura e l’Eucarestia.
59. I quaranta giorni di Gesù evocano i quarant’anni di peregrinazione di Israele nel deserto; l’intera storia di Israele si concentra in lui. Perciò appare come una scena in cui si concentra uno dei maggiori temi di questo Direttorio: la storia di Israele, che corrisponde alla storia della nostra vita, trova il suo senso definitivo nella Passione sofferta da Gesù. La Passione comincia, in un certo senso, già nel deserto, all’inizio, metaforicamente parlando, della vita pubblica di Gesù. Sin dal principio, pertanto, Gesù va incontro alla Passione e da ciò trae significato tutto ciò che segue.
60. Un paragrafo del Catechismo della Chiesa Cattolica può rivelarsi utile nella preparazione delle omelie, in particolare nell’affrontare temi dottrinali radicati nel testo biblico. A proposito delle tentazioni di Gesù, il Catechismo asserisce: Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha legato l'uomo forte per riprendergli il suo bottino. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre (CCC 539).
61. Le tentazioni cui Gesù è sottoposto rappresentano la lotta contro una comprensione distorta del sua missione messianica. Il diavolo lo spinge a mostrarsi un Messia che dispiega i propri poteri divini: “Se tu sei Figlio di Dio…” esordisce il tentatore. Il che profetizza la lotta decisiva che Gesù dovrà affrontare sulla croce, quando udrà le parole di derisione: “Salva te stesso scendendo dalla croce!”. Gesù non cede alle tentazioni di Satana, né scende dalla croce. E’ esattamente in questo modo che Gesù dà prova di entrare davvero nel deserto dell’esistenza umana e non usa il suo potere divino a proprio vantaggio. Egli accompagna veramente il nostro pellegrinaggio terreno e rivela il reale potere di Dio, quello di amarci “fino alla fine” (Gv 13,1).
62. L’omileta dovrebbe sottolineare che Gesù è soggetto alla tentazione e alla morte per solidarietà con noi. Ma la Buona Notizia che l’omileta annuncia non è soltanto la solidarietà di Gesù con noi nella sofferenza; 35 annuncia anche la vittoria di Gesù sulla tentazione e sulla morte, vittoria che condivide con tutti coloro che credono in lui. La garanzia decisiva che tale vittoria è condivisa da tutti i credenti sarà la celebrazione dei sacramenti pasquali nella Veglia Pasquale, verso cui la prima domenica di Quaresima è già orientata. L’omileta si muove verso la medesima direzione.
63. Gesù ha resistito alla tentazione del demonio che lo induceva a trasformare le pietre in pane, ma, alla fine e in un modo che la mente umana non avrebbe mai potuto immaginare, con la sua risurrezione egli trasforma . L’omileta dovrebbe ricordare all’assemblea che si ciba di questo pane celeste, che la vittoria di Gesù sulla tentazione e sulla morte, condivisa tramite il sacramento, trasforma i loro “cuori di pietra in cuori di carne”, come promesso dal Signore mediante il profeta, cuori che si sforzano di rendere tangibile nella loro vita quotidiana l’amore misericordioso di Dio. Allora la fede cristiana può divenire lievito in un mondo affamato di Dio e le pietre vengono davvero trasformate in cibo che riempie il vivo desiderio del cuore umano.
(Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio omiletico, Vaticano 2014)
Catechismo
della Chiesa cattolica
538. I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: “Sospinto” dallo Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le fiere e gli angeli lo servono [Cf ? Mc 1,12-13 ]. Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel Paradiso e quelle d'Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui “per ritornare al tempo fissato” (? Lc 4,13).
539. Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, [Cf ? Sal 95,10 ] Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha “legato l'uomo forte” per riprendergli il suo bottino [Cf ? Mc 3,27 ]. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre.
540. La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini [Cf ? Mt 16,21-23 ] desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (? Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima .