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    Dicastero per la Pastorale Giovanile

    La Pastorale Giovanile

    Salesiana

    Quadro di riferimento fondamentale

    II edizione 2000

     

    Capitolo 3

    LA COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE

     

    Il primo elemento fondamentale per la realizzazione della Pastorale Giovanile Salesiana è la comunità. Una comunità che coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare una esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio ( Cost.47).
    Il PEPS richiede anche la convergenza delle intenzioni e delle convinzioni da parte di tutti quelli che sono coinvolti nella sua elaborazione e realizzazione.
    Questa comunità, soggetto e al tempo stesso oggetto e ambito dell’azione educativo-pastorale la chiamiamo “Comunità Educativo-Pastorale” (CEP).
    In questo capitolo esporremo la sua identità, i suoi dinamismi di crescita e le sue strutture di partecipazione per orientare e stimolare la sua crescita.

    1. L’IDENTITÀ DELLA CEP

    1.1 Fondamenti

    Dai primi tempi dell’Oratorio, attorno Don Bosco si andò costituendo una comunità come una famiglia, nella quale gli stessi giovani erano protagonisti; in essa si viveva un ambiente giovanile impregnato dei valori del Sistema Preventivo, con caratteristiche spirituali e pastorali ben definite, con obiettivi chiari ed una convergenza di ruoli pensati in funzione dei giovani.
    Da questa comunità nacque la Congregazione e la Famiglia Salesiana; i Salesiani, secondo lo stesso Don Bosco, sono, con la loro vita comunitaria, centri di comunione e di partecipazione per gli altri educatori che apportano il loro contributo al progetto e diffondono il carisma (Cf. CG24, 71-72. 75).
    Questa realtà carismatica è oggi per noi:
    • una esigenza di Chiesa, realtà di comunione, che manifesta il dono della comunione trinitaria ed è inviata al mondo a promuovere la comunione come inizio del Regno di Dio; una comunione organica, che vive la diversità dei doni e servizi come una realtà complementare, vissuta in mutua reciprocità, al servizio d’una stessa missione ( Cf. CG24, 61-67);
    • un elemento decisivo dell’evangelizzazione, compito di tutto il Popolo di Dio, che attraverso la loro testimonianza comunitaria e di servizio realizza il primo annuncio del Vangelo; una comunità nella quale tutti, specialmente i laici, sono soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione dei singoli e delle culture (Cf. ChFL, 55-56; CG24, 96);
    • una condizione necessaria per l’azione educativa basata sull’unità e l’unicità del soggetto, cioè, il giovane; vissuta in un mondo straordinariamente complesso e in una cultura della partecipazione e della condivisione; educare è un fatto sociale frutto della convergenza di persone, interventi, qualifiche, secondo un progetto condiviso e attuato corresponsabilmente ( Cf. Cost. 34; CG21, 63.67; CG24, 99);
    • una caratteristica del Sistema Preventivo e della Spiritualità Salesiana, che richiede un intenso luminoso ambiente di partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne; che associa in un’unica esperienza dinamica educatori (come singoli e come comunità) e destinatari, che fa della condivisione dei valori della Spiritualità Salesiana la fonte della comunione e della partecipazione nella missione ( Cf. CG21, 96, 102; CG24, 91-93). Poiché la CEP non è solo soggetto, ma anche oggetto della Pastorale Giovanile, richiede un impegno costante di formazione da parte di tutte le sue componenti umane.

    1.2 La forma salesiana di essere presente tra i giovani

    La CEP è la forma salesiana d'animare qualunque realtà educativa per realizzare in essa la missione di Don Bosco; essa quindi non è una nuova struttura che si aggiunge agli altri organismi di gestione e di partecipazione esistenti nelle diverse opere o ambiti pastorali.
    Con la CEP vogliamo formare in qualunque nostra presenza una comunità di persone, orientata verso l'educazione dei giovani, che possa divenire per loro un'esperienza di Chiesa che li apra ad un incontro personale con Gesù Cristo.
    La CEP è dunque:
    - una comunità: perché coinvolge in un clima di famiglia giovani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare un’esperienza di Chiesa (Cf. Cost.47); non è solamente un’organizzazione di lavoro o una tecnica di partecipazione; l’elemento fondamentale di unità non è il lavoro o l’efficacia, ma un insieme di valori vitali (educativi, spirituali, salesiani...) che conformano un’identità condivisa e cordialmente voluta;
    - educativa: perché colloca nel centro dei suoi progetti, relazioni e organizzazione la preoccupazione per la promozione integrale dei giovani, cioè la maturazione delle loro potenzialità in tutti gli aspetti: fisico, psicologico, culturale, professionale, sociale, trascendente;
    - pastorale: perché si apre all’evangelizzazione, cammina con i giovani incontro a Cristo, e realizza un’esperienza di Chiesa, dove con i giovani si esperimentino i valori della comunione umana e cristiana con Dio e con gli altri (Cf. CG 24, 156).

    1.3 Che coinvolge molte persone intorno al Progetto Educativo Pastorale Salesiano

    Costituiscono la CEP tutti quelli coinvolti in qualunque forma nella realizzazione della missione salesiana in un'opera determinata, cioè:
    - la comunità salesiana, garante dell’identità salesiana e centro di comunione e partecipazione;
    - i giovani, punto di riferimento fondamentale nell’azione della comunità che non solo lavora in mezzo a loro e per loro, ma con loro e per mezzo di loro;
    - i genitori, come i primi e principali responsabili della loro educazione; la famiglia infatti è da considerare come l'ambito educativo ed evangelizzatore fondamentale e primario.
    - i laici a vario titolo responsabili e collaboratori, tra i quali anzitutto i membri della FS, che operano nell’ambito dell’opera salesiana.
    Tutti costoro collaborano a diversi livelli nell'elaborazione del PEPS, che risulta il centro di convergenza di ogni attività; essi collaborano nello stesso processo educativo definito nel PEPS, vicendevolmente si arricchiscono e condividono un cammino comune di formazione (Cf. CG24, 157).
    La CEP così articolata collabora e si apre:
    - a quanti lavorano per la promozione e formazione dei giovani nel territorio,
    - agli ex-allievi/e che si sentono ancora solidali con essa,
    - ai giovani e adulti della zona, ai quali offre la sua proposta educativa.

    1.4 In una esperienza di comunione e condivisione dello spirito e della missione di Don Bosco

    Una presenza salesiana diventa una vera esperienza di comunione e luogo di evangelizzazione, in cui il PEPS contribuisca ad unire in sintesi armonica il Vangelo e la cultura, la fede e la vita (CG24, 96), quando nel suo sviluppo si punta a questi obiettivi:
    • coinvolgere gli sforzi di tutti nell’animazione dei processi educativi, favorendo gli apporti specifici delle diverse vocazioni e assicurando un orientamento comune secondo il progetto educativo-pastorale.
    • creare un ambiente educativo di comunicazione e relazioni personali tra gli educatori e i giovani, nel quale si esperimentino di modo significativo e propositivo i valori educativi ed evangelici della proposta salesiana.
    • promuovere un’esperienza di vita cristiana secondo lo stile salesiano, che favorisca l’apertura a Dio, l’annuncio del Vangelo e un cammino progressivo di educazione alla fede.
    • collaborare, mediante una qualitativa presenza educativa ed ecclesiale nel territorio, alla promozione ed evangelizzazione della società e della cultura.

    1.5 Nella Chiesa e nel territorio

    1.5.1 La CEP, come esperienza significativa di Chiesa (Cf. Cost. 47), deve:
    • Integrarsi nella pastorale della Chiesa locale
    inserendo il PEPS nel piano pastorale della Diocesi o regione;
    coordinando il proprio lavoro con le altre forze cristiane che lavorano per l’educazione dei giovani
    (Congregazioni religiose, Movimenti cristiani di educatori, ecc. ...);
    esprimendo comunitariamente questa appartenenza alla Chiesa attraverso gesti proporzionati al livello di fede raggiunto dalla CEP.
    • Intervenire nella comunità ecclesiale con un contributo specifico
    partecipando attivamente al Consiglio pastorale parrocchiale o zonale;
    offrendo il proprio contributo professionale come educatori dei giovani;
    presentando proposte e iniziative al servizio della missione educativo-pastorale della Chiesa.

    1.5.2 Come una presenza significativa nel territorio, la CEP opera:
    • Come punto di aggregazione
    La comunità coinvolge nel suo compito educativo-pastorale le forze sociali esistenti sul territorio e nella Chiesa locale, e tende essa stessa ad integrarsi nella realtà umana e cristiana in cui vive. Mantiene con queste forze un dialogo e un confronto arricchente; partecipa alla formazione e promozione umana e cristiana dei giovani, collaborando con gli organismi che lavorano per le stesse finalità (Cf. CG21 17,132; CG23, 229-230; CG24, 115).
    Per questo crescerà nel:
    - essere un centro di accoglienza e convocazione del maggior numero possibile di persone (i giovani, i collaboratori laici e i genitori, i membri della FS, coloro che sono interessati agli aspetti umani e religiosi del territorio); tutta la famiglia viene coinvolta in questo processo; in particolare, la CEP s'impegna a rendere coscienti i genitori della loro responsabilità educativa, di fronte a nuovi paradigmi emergenti, ad accompagnarli con un'opportuna formazione, coinvolgendoli attivamente nella CEP stessa.
    - diventare centro di comunione e partecipazione: la CEP si costruisce come una spirale in cui il nucleo centrale allarga sensibilità e corresponsabilità verso le periferie, curando gli aspetti di significatività e di comunicazione ( Cf. CG24, 49,114,135).
    • Come centro di irradiazione e agente di trasformazione dell’ambiente
    Essa è presente attraverso i suoi membri nella vita del territorio. La sua competenza educativa e pastorale potrà essere richiesta per sopperire a problematiche che riguardano i giovani (Cf. CG24, 235). Questo dinamismo porterà la comunità a:
    - valutare criticamente quanto accade all’intorno;
    - partecipare alle iniziative culturali ed educative nel territorio;
    - organizzarsi civilmente per influire sulle politiche giovanili in atto nel territorio;
    - fare del territorio un campo di impegno dei gruppi giovanili (Cf. CG23, 210-212; CG24, 53);
    - aprire nuovi spazi alla collaborazione ( volontariato);
    - sorreggere e incoraggiare i cristiani impegnati nel territorio.

    2. L’ANIMAZIONE DELLA CEP

    2.1 La CEP come una realtà in crescita

    La CEP più che una struttura o istituzione già fatta è un organismo vivente che esiste nella misura in cui cresce e si sviluppa. Per questo non si deve curare soltanto la sua organizzazione ma soprattutto sviluppare la sua vita. Ecco alcuni elementi che possono indicare il grado di vitalità che ha una CEP e offrire indicazioni per avviare un cammino positivo di crescita:
    • La qualità delle relazioni umane che si danno al suo interno:
    - andare oltre le relazioni puramente funzionali, per carica o lavoro, sviluppando relazioni fraterne, di rispetto e d’interesse per le persone;
    - superare le relazioni centrate soltanto nell’amicizia o sintonia di idee, verso la condivisione dei valori fondamentali della missione e dello stile salesiano;
    - andare oltre una collaborazione di pura buona volontà per stabilire con chiarezza i livelli e contenuti delle responsabilità e funzioni condivise.
    • La maturità del senso di appartenenza, che si manifesta tra altro nella:
    - condivisione sempre più consapevole e chiara degli obiettivi e criteri del PEPS,
    - partecipazione sempre più accurata e generosa nelle responsabilità educativo-pastorali, fino ad una identificazione vocazionale,
    - qualità e adeguatezza dei processi informativi e comunicativi tanto all'interno come all'esterno della CEP.
    • Lo sviluppo dell’identità educativo-pastorale in ognuno degli educatori e in tutta la comunità:
    da una condivisione di valori periferici come l’attività o alcuni interessi specifici, alla condivisione dei valori centrali della proposta educativo-pastorale salesiana.
    Questo sviluppo si manifesta:
    . nell'impegno per la propria formazione permanente;
    . nello sforzo personale e collettivo per una più grande qualità professionale, educativa e cristiana del proprio lavoro;
    . nell’impegno per un rinnovamento e aggiornamento delle diverse istituzioni e strutture secondo i criteri educativo-pastorali del PEPS;
    . per lo sforzo di sintonia, dialogo e presenza tra i giovani.

    2.2 Centralità dell’animazione della CEP

    Si capisce, dunque, che il compito fondamentale nella realizzazione della CEP è quello della sua animazione, cioè quello di curare la realizzazione di una vera famiglia nella quale giovani e adulti, genitori ed educatori, professionali e volontari, condividano uno stesso progetto educativo-pastorale, apportando ognuno il proprio contributo originale, e si accompagnino reciprocamente nella loro crescita come persone e come cristiani, e così divengano una vera esperienza di Chiesa (Cf. Cost. 47).
    Tutti sono coinvolti in questo processo di animazione; tutti, con la loro forma di agire e con i rapporti che mantengono, lo favoriscono o meno. Non c’è neutralità possibile; tutto ciò che avviene nella vita di ogni giorno favorisce o rallenta e impedisce il processo di crescita e di sviluppo della CEP.

    2.3 Aspetti da curare nell’animazione della CEP

    Animare e curare la vita della CEP comprende una molteplicità di compiti che conviene organizzare secondo la loro importanza.
    Ci sono compiti che interessano gli aspetti più esterni ed operativi della CEP, come:
    • Promuovere la sua organizzazione e il coordinamento delle diverse équipe che la rendono operativa ed efficace, curando:
    - una buona comunicazione: relazioni personali, informazione, dialogo;
    - l’elaborazione, realizzazione e verifica insieme del PEPS;
    - il funzionamento efficace e coerente con il PEPS delle diverse strutture, équipe e organismi di partecipazione;
    - il rispetto di ruoli e funzioni, secondo i criteri della giustizia sociale.
    Altri puntano agli aspetti educativi, come:
    • Curare la qualità dell’orientamento educativo degli obiettivi, dei contenuti offerti e delle realizzazioni:
    - orientando secondo il PEPS tutte le proposte e attività realizzate nella CEP, con una attenzione educativa speciale per i più poveri;
    - sviluppando una metodologia educativa adeguata di riflessione-azione;
    - inserendo la CEP nel proprio ambiente culturale, sociale ed ecclesiale.
    Altri, infine, interessano soprattutto il livello dell’identità salesiana:
    • Approfondire una formazione educativa, spirituale, cristiana e salesiana di qualità a tutti i livelli:
    - motivando ed organizzando un processo sistematico di formazione permanente;
    - accompagnando la crescita educativa e cristiana delle persone e il loro sviluppo vocazionale;
    - promuovendo l’esperienza della Spiritualità Giovanile Salesiana.
    • Assicurare l’originalità salesiana, mediante:
    - la presenza prossima, amichevole e significativa di testimoni cristiani e salesiani tra i giovani;
    - un ambiente di qualità educativa e cristiana con proposte specifiche per i più disponibili;
    - una chiara e opportuna proposta vocazionale.
    Questi compiti sono tutti necessari e tra loro collegati; ma questi ultimi risultano più determinanti per assicurare l’animazione della CEP.

    2.4 Un servizio specifico di animazione: il nucleo animatore.

    Tutti i componenti della CEP, tanto SDB come laici, partecipano all’animazione, ma alcuni hanno il compito specifico di stimolare il contributo di tutti, promuovendo la partecipazione responsabile del più grande numero possibile di membri della CEP nei compiti della sua animazione globale; di curarne la qualità e il coordinamento; di seguire in maniera speciale l’animazione dei livelli più determinanti per l’identità salesiana e la qualità educativa ed evangelizzatrice. Questi costituiscono il “nucleo animatore” della CEP.
    Il Rettor Maggiore nella sua lettera Esperti, testimoni e artefici di comunione presenta così il nucleo animatore: "E' un gruppo di persone che si identifica con la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e assume solidalmente il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti coloro che si interessano ad un'opera, per formare con essi la comunità educativa e realizzare un progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani" (ACG 363, 8-9)

    2.5 Apporto reciproco dei religiosi salesiani e dei laici nell’animazione della CEP

    2.5.1 La comunità SDB

    La comunità SDB, come comunità religiosa che vive, custodisce, approfondisce e costantemente sviluppa il carisma di Don Bosco, svolge un’azione animatrice specifica nei confronti della CEP. Il Rettor Maggiore, nella lettera citata, continua dicendo: "Il punto di riferimento per questo gruppo è la comunità salesiana… Il suo patrimonio spirituale, il suo stile pedagogico, i suoi rapporti di fratellanza e di corresponsabilità nella missione rappresentano in ogni caso il modello di riferimento per l'identità pastorale del nucleo animatore" (ACG 363, 9). La comunità salesiana è chiamata dunque a:
    • testimoniare la vita religiosa, manifestando il primato di Dio nella vita e la dedizione totale alla missione educativa ed evangelizzatrice;
    • garantire l’identità carismatica salesiana;
    • essere centro di comunione e di partecipazione, che convoca i laici a partecipare allo spirito e alla missione di Don Bosco;
    • essere prima responsabile della formazione spirituale, salesiana e vocazionale (Cf. CG24, 159).
    Assumere questo compito di animazione suppone per la comunità salesiana di ripensare la sua situazione e la sua funzione come comunità religiosa all’interno della CEP e del processo educativo-pastorale. Nel passato la comunità salesiana assumeva quasi esclusivamente la responsabilità dell’ambiente e dell’opera educativa, con l’aiuto dei laici secondo le necessità; oggi deve convocare i laici a condividere questa responsabilità, ed assumere all’interno della CEP il suo compito specifico.

    2.5.2 I laici responsabili

    La comunità SDB, consapevole della sua specifica responsabilità, convoca i laici alla CEP e condivide con loro la responsabilità della sua animazione.
    I laici apportano alla CEP e alla sua missione educativa un modello concreto di vita secolare vissuta nella famiglia e nella professione e nel proprio ambiente sociale e politico, le loro specifiche competenze professionali, educative e pastorali, e una loro propria forma di vivere la dimensione religiosa della vita e la vocazione cristiana nella secolarità.
    Questo reciproco apporto dei SDB e dei laici offre alla CEP un arricchimento di presenza educativa e la costituisce, in una vera esperienza di Chiesa, una testimonianza e un riferimento significativo per i giovani. E’ dunque importante che ognuno sviluppi al massimo il suo proprio apporto in tutto quello che fa.

    3. STRUTTURE E MODELLI D’ANIMAZIONE DELLA CEP

    3.1 Un modello operativo condiviso

    "La modalità di riferimento sulla quale si punta, che si deve tendere a realizzare nei piani ispettoriali di ricollocazione e ridimensionamento, è quella in cui la comunità salesiana è presente, in numero e qualità sufficienti, per animare, insieme ad alcuni laici, un progetto e una comunità educativa" (ACG 363,9). Il ruolo effettivo dei Salesiani in tale modello è però differenziato quanto a numero di confratelli e funzioni.
    Tocca all’Ispettore con il suo Consiglio determinare i modelli concreti di attuazione della CEP ( CG24, 169).
    Ecco alcuni compiti essenziali dell'animazione:

    3.1.1 La comunità salesiana
    deve essere consapevole di questo nuovo modello operativo ed assumere le proprie e specifiche responsabilità come nucleo animatore della CEP.
    Questo suppone di ripensare la situazione e la funzione della comunità religiosa all’interno della CEP e del processo educativo-pastorale.
    Questa consapevolezza si esprime in alcuni atteggiamenti e comportamenti specifici importanti, come:
    • una gioiosa testimonianza della propria vita religiosa e comunitaria nella missione educativo-pastorale;
    • l’impegno di tutti e di ognuno per vivere gli elementi fondamentali dell’identità salesiana, come la presenza vicina e significativa tra i giovani, la disponibilità al contatto personale, la cura dell’integrità del PEPS in ogni attività, la visione d’insieme di tutta la presenza salesiana promuovendo la interrelazione e collaborazione tra le diverse opere che la compongono, ecc.;
    • la collaborazione leale con i diversi organi di partecipazione esistenti;
    • la partecipazione attiva nei processi di formazione in atto nella CEP;
    • la preoccupazione per lo sviluppo della vocazione salesiana nei giovani e collaboratori.
    A questo proposito, è utile aggiungere ciò che afferma il Rettor Maggiore nella lettera sopra citata: questa animazione "comporta di dare vita ad una presenza che sollevi interrogativi, dia ragioni di speranza, convochi persone, susciti collaborazione, attivi una comunione sempre più feconda per realizzare insieme un progetto di vita e di azione secondo il Vangelo" (ACG 363, 21)

    3.1.2 Il Direttore SDB come il primo responsabile della CEP
    - anima gli animatori ed è al servizio dell’unità globale dell'opera;
    - cura l’identità carismatica del PEPS, in dialogo con l’Ispettore e in sintonia con il progetto ispettoriale;
    - promuove i processi formativi e di relazione;
    - attua i criteri di convocazione e di formazione dei laici, individuati dall’Ispettoria;
    - mantiene il collegamento tra la comunità salesiana e la CEP (Cf. CG24, 172).

    3.1.3 Il Consiglio della comunità
    assiste e collabora con il Direttore SDB nelle sue funzioni di primo responsabile della CEP.
    Nel precisare il necessario collegamento tra il Consiglio della comunità e gli altri organismi di partecipazione della CEP conviene tenere conto di alcuni criteri:
    - favorire la partecipazione come membri del consiglio della CEP, collaborando direttamente e attivamente nei processi di riflessione e decisione;
    - assumere le decisioni negli affari che coinvolgono direttamente l’identità salesiana, la formazione e la convocazione dei laici;
    f- avorire sempre una adeguata informazione tra comunità e organismi della CEP, vie agili di dialogo e rispetto delle responsabilità dei diversi membri.

    3.1.4 Il consiglio della CEP e/o dell’opera
    come organismo che anima e coordina tutta l’opera salesiana attraverso la riflessione, il dialogo, la programmazione e la revisione dell’azione educativo-pastorale (Cf. CG24, 160-161;171).
    È dunque un organismo di coordinamento al servizio dell’unità del progetto salesiano nel territorio dove opera la CEP, o dove operano le CEP dei diversi settori nelle opere complesse (Cf. CG24, 161); più che sostituire o sovrapporsi ai diversi organismi della CEP, prendendo decisioni che competono loro, deve aiutarli a:
    - guardare sempre l’integrità del progetto;
    - sentirsi corresponsabili della sua elaborazione, realizzazione e verifica;
    - essere attenti alle necessità ed esigenze di insieme del contesto dei giovani;
    - favorire il collegamento e la collaborazione tra loro, soprattutto nei servizi più globali, come la formazione degli educatori per esempio, ecc.
    I suoi membri devono avere una chiara consapevolezza del PEPS come l’orizzonte concreto di tutte le programmazioni e attività dei diversi settori, una volontà di comunione e collaborazione con i diversi gruppi della FS che lavorano nel territorio, senso di Chiesa, volontà chiara di comunione e di servizio ai bisogni comuni per un servizio sempre migliore ai giovani e al loro ambiente.
    Compete all’Ispettore con il suo Consiglio determinare i criteri di composizione e stabilire le competenze, i livelli di responsabilità e collegamento con il Consiglio locale della comunità salesiana (Cf. CG24, 171).

    3.1.5 Altri organismi e funzioni di animazione e governo nella CEP

    La partecipazione e corresponsabilità di tutti richiede di articolare la CEP con diversi organismi di animazione e di governo, attraverso i quali si realizza questa partecipazione.
    Nel definire il profilo di tutti questi ruoli e funzioni, è necessario assicurare da parte dei salesiani e laici:
    - la complementarità dei loro diversi ruoli e funzioni nella CEP;
    - il loro riferimento al PEPS, del quale condividono e assumono gli orizzonti antropologici e religiosi, lo sguardo educativo con cui leggere la realtà, il modo di essere presente tra i giovani, gli obiettivi da perseguire, il metodo e le strategie con cui conseguire gli obiettivi;
    - la loro crescita come educatori salesiani ( maturità umana, competenza educativa, identità salesiana, testimonianza cristiana) attraverso un processo permanente di formazione personale e comunitaria;
    - la loro presenza attiva tra i giovani con i quali condividono l’ambiente, li aiutano a divenire gruppo, li accompagnano nel loro processo di crescita umana e cristiana, facilitano la loro apertura all’ambiente educativo culturale ed ecclesiale.
    In ogni opera, d’accordo con l’Ispettore e il suo Consiglio, si specifichino i campi di responsabilità affidati ai laici, il loro ambito di decisione, la relazione dei diversi organi e forme di corresponsabilità con la comunità salesiana e con l'Ispettoria. (CG24, 125 e 169).

    3.2 Altri modelli d’animazione della CEP nelle opere salesiane

    . Opere salesiane con una presenza comunitaria molto ridotta dove le principali responsabilità sono gestite da laici.
    In queste opere la comunità salesiana presente con l’aiuto dell’Ispettoria curerà di:
    • mantenere la funzione specifica del Direttore nella CEP come garante dell’identità salesiana e della comunione con l'Ispettoria;
    • coinvolgere i Salesiani anzitutto in compiti di animazione pastorale, di formazione e di accompagnamento degli educatori;
    • curare la convocazione e formazione dei laici collaboratori secondo i criteri proposti dal CG24, 164, coinvolgendo il più possibile membri della FS.
    . Opere gestite da laici all’interno del progetto ispettoriale salesiano
    Affinché un’attività o un'opera, gestita dai laici, possa essere considerata appartenente al progetto di una Ispettoria, deve realizzare i criteri di identità, comunione e significatività dell’azione salesiana e deve essere attuata sotto la responsabilità dell’Ispettore e del suo Consiglio ( CG24, 180).
    L'Ispettoria dunque, nella sua responsabilità di animazione di queste opere e delle loro CEP:
    • offre interventi di animazione e governo, in analogia con quanto avviene nelle CEP che hanno la presenza della comunità salesiana, quali la visita ispettoriale, la verifica del progetto locale, il collegamento del direttore laico dell’opera con l’Ispettore, la partecipazione periodica di un delegato dell’Ispettore al Consiglio della CEP;
    • promuove la costituzione del Consiglio della CEP;
    • organizza insieme ai laici un serio itinerario di formazione all’identità salesiana;
    • cura i laici che hanno ruoli di animazione e di responsabilità nella CEP;
    • stabilisce un collegamento stabile con una comunità salesiana vicina o con il centro di animazione ispettoriale, specialmente per gli aspetti carismatici e ministeriali ( Cf. CG24, 181).

     

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