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    Recensione e segnalazione

    becquart

    pp. 184 - E 16,00

    PREFAZIONE
    Frére Alois, Priore di Taizé

    Con il suo libro "Lo spirito rinnova ogni cosa. Una pastorale giovane per i giovani", suor Natalie Becquart offre una riflessione di grande qualità sulle sfide attuali della pastorale dei giovani nella chiesa. È con gioia che ho accettato di introdurre quest'opera, dal momento che ci uniscono dei legami di amicizia di lunga data.
    Da molto tempo abbiamo apprezzato a Taizé l'entusiasmo e l'impegno di suor Natalie con i giovani: In veste di direttrice del Servizio Nazionale per l'evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni presso la Conferenza Episcopale francese, ha acquisito un’esperienza di primo piano di cui rende partecipi i suoi lettori.
    Al Sinodo dei Vescovi su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, nell'ottobre del 2018, è stato bello per me confrontarmi con lei e altri partecipanti al Sinodo, a margine delle sessioni dei lavori.
    Mi sembra che il libro raccolga molto bene i frutti di questa esperienza Sinodale, nonché quelli che essa potrà ancora donare alla Chiesa intera. In effetti questo nostro tempo di grandi sconvolgimenti è anche un momento favorevole per rinnovare, ripensare, rilanciare il ministero pastorale della Chiesa per i giovani... e con loro.
    È un elemento centrale per la riflessione offerta da questo libro: l'imperativo di ripensare la pastorale dei giovani... con i giovani, per evitare il rischio, oggi fatale, di fare delle proposte cadute dall'alto, disconnesse dalla realtà vissuta dalle giovani generazioni. Al contrario, suor Natalie auspica una riflessione e un'azione pastorali pensate congiuntamente con i giovani, che li rendano attori e non spettatori.
    È d'altronde ciò che è stato vissuto in occasione del pre-sinodo che suor Natalie presenta bene nelle pagine seguenti: ogni qual volta che si offre la parola ai giovani, si scopre con stupore la maturità e il senso di responsabilità di cui molti di essi sono capaci. Tutto ciò richiama la nostra esperienza a Taizé, in particolare con le centinaia di giovani dai 18 ai 25 anni che, ogni anno, trascorrono sulla nostra collina un tempo di volontariato, per qualche settimana o per un anno intero.
    Recentemente ho detto spesso a me stesso, incontrando dei giovani a Taizé: è essenziale ascoltarli bene. Ascoltarli personalmente ovviamente, come facciamo già da molto tempo arrendo loro un accompagnamento personale, insieme alle suore di Sant'Andrea presenti a Taizé da decenni. Sì, si tratta di ascoltare veramente i giovani con il cuore e di rispettare il santuario della loro coscienza. Per questo coloro che ascoltano devono essere a loro volta accompagnati. Nella chiesa mancano degli accompagnatori: un ministero dell’ascolto potrebbe essere affidato non soltanto a dei sacerdoti, a dei religiosi e religiose, ma anche a dei laici, uomini e donne?
    Oggi tuttavia si tratta, per la chiesa, di mettersi in ascolto della nuova generazione, prendendo in considerazione le sue profonde intuizioni. Ricordo anche di un colloquio, una sera nella nostra chiesa, con un giovane volontario del Portogallo che mi sottolineava l'impegno crescente di molti giovani a proposito delle questioni ambientali. Tutto ciò ha portato in seguito, nel corso degli ultimi mesi, a una "conversione" ecologica a Taizé, nella quale i giovani volontari sono una forza motrice.
    Un'altra intuizione che mi sembra molto importante e espressa da suor Natalie nel suo capitolo sulla sinodalità missionaria. Così descrive anche lo stile ecclesiale desiderato dai giovani: «Una Chiesa missionaria in dialogo, a servizio di tutti, centrata su Cristo e profondamente radicata nella preghiera e nella liturgia, pur restando attenta alle sfide contemporanee». Ciò mostra una chiara sintonia con la visione della Chiesa espressa da Papa Francesco: quella di una Chiesa sinodale, Chiesa "in uscita", decentrata da se stessa.
    Un altro aspetto che ancora si ricollega alla nostra esperienza di Taizé riguarda la grande diversità che oggi contraddistingue i giovani nella Chiesa. Mi è molto piaciuto che suor Natalie l'abbia espressa così: «Noi ne siamo spesso testimoni, i giovani amano il lavoro insieme, valorizzano la diversità. [...]Chiedono che i loro accompagnatori riflettano la diversità della Chiesa».
    Al Sinodo ricordo di aver constatato tutto ciò più di una volta: la diversità dei punti di vista non impedisce la fraternità. Sia che si trattasse di vescovi, di esperti o di giovani invitati, che esprimevano dei punti di vista a volte molto differenti, i partecipanti hanno mostrato un volto molto fraterno della chiesa. Papa Francesco d'altronde aveva sottolineato sin dall'inizio dei lavori come sperasse che noi tutti avremmo potuto dialogare nella carità, nella verità e con una vera libertà di parola. E siamo potuti entrare in dialogo coni giovani, senza avere delle risposte prefabbricate ed esaustive. Questa immagine di una Chiesa in cammino è sicuramente quella che custodisco dell'esperienza del Sinodo.
    Per finire vorrei ancora evidenziare un'altra tematica presente nel libro: l'apertura dei giovani al dialogo, in particolare con i cristiani di diverse confessioni o con i credenti di altre religioni. Papa Francesco l'aveva sottolineato con forza già nel 2014 ad Istanbul in occasione di una celebrazione con il patriarca ecumenico Bartolomeo, durante la quale aveva detto: sono i giovani «che oggi ci sollecitano a fare passi in avanti verso la piena comunione. E ciò non perché essi ignorino il significato delle differenze che ancora ci separano, ma perché sanno vedere oltre – sono capaci di cogliere l'essenziale che già ci unisce». [1]
    È vero: a Taizé vediamo che molti giovani amano pregare insieme a dei cristiani di diverse confessioni, e sono disponibili a prendere insieme un impegno concreto per gli altri. Colgono – magari solo implicitamente – l'invito di Cristo a non rimandare ancora la riconciliazione tra di noi.
    Desidero perciò ringraziare a questo punto suor Natalie Becquart di averci offerto le sue convinzioni in questo libro e di aver condiviso la sua esperienza ma soprattutto di averci mostrato la sua immensa fiducia nei confronti della nuova generazione nella chiesa.
    Sì, lei sa trasmettere il suo entusiasmo per «una Chiesa che non cessa di cercare la fonte per rispondere meglio all'immensa sete dei nostri contemporanei in cerca di acqua viva. Una Chiesa dove i nostri sogni per i giovani possano continuare a realizzarsi».

    NOTE

    1 FRANCESCO, Discorso durante la Divina Liturgia, Chiesa patriarcale di San Giorgio, Istanbul, 30 novembre 2014.

    INTRODUZIONE

    Cari giovani, lo ripeto ancora una volta: voi siete l'oggi di Dio, l'oggi della Chiesa! Non solamente il futuro, no, l'oggi. O ve la giocate oggi, o perderete la partita. Oggi. La Chiesa ha bisogno di voi per essere pienamente se stessa. Come Chiesa, voi siete il Corpo del Signore Risorto presente nel mondo. Vi chiedo di ricordare sempre che siete membra di un unico corpo, di questa comunità. Siete legati gli uni agli altri e da soli non sopravvivrete. Avete bisogno gli uni degli altri per segnare veramente la differenza in un mondo sempre più tentato dalle divisioni. Considerate questo: in un mondo in cui sono sempre di più le divisioni che portano con sé conflitti e inimicizie, voi dovete essere il messaggio dell'unità, che vale la pena di seguire questo cammino. Solo camminando insieme saremo veramente forti. Con Cristo, Pane di Vita che ci dà forza per il cammino, portiamo la luce del suo fuoco nelle notti di questo mondo!

    Domenica 13 agosto 2000
    Dopo dieci giorni di mare per andare alla GMG di Roma, il battello, di cui io sono lo skipper e che animo insieme a un accompagnatore spirituale gesuita, sbarca il suo equipaggio di otto studenti a Civitavecchia. Qui ritroviamo gli altri quattro battelli di giovani adulti con i quali abbiamo effettuato questa memorabile traversata, dal sud della Francia, nello spirito del pellegrinaggio e di un Ritiro spirituale ignaziano, e celebriamo tutti insieme l'Eucaristia. Bagnati dal sole e dal vento, con gli occhi riempiti di tanta bellezza contemplata in queste miglia marine, e il cuore che arde di un'esperienza marina e spirituale che è difficile tradurre, gustiamo in modo incredibile la forza della comunione in Cristo e la profusione delle grazie ricevute durante questa traversata mediterranea. Grazie ai legami di fiducia intessuti attraverso la vita di gruppo e la rilettura della nostra esistenza alla luce dello Spirito, la gioia del Vangelo meditato e condiviso, il vigore della solidarietà vissuta nel corso di queste navigazioni di notte e di giorno, e in modo particolare di alcune avventure, comprendiamo meglio ciò che gli apostoli hanno vissuto con Gesù sul lago di Galilea, e perché la barca è il primo simbolo della Chiesa. Molti di questi giovani, tra i quali si sono create delle relazioni più profonde durante l'esperienza comunitaria vissuta a bordo, assumeranno a loro volta delle responsabilità nell'associazione Vie en mer, entrée en prière per diventare degli skipper o degli animatori spirituali. Spinti dal desiderio di ridonare ciò che hanno ricevuto, essi accolgono la sfida di rispondere al nostro appello per aiutare altri a scoprire che l'avventura del mare è un'avventura spirituale.

    Domenica 4 febbraio 2012
    Fin dall'inizio Ecclesia Campus si è contraddistinto come un raduno nazionale dello studente, organizzato a Rennes in Bretagna dalla Rete dei Centri di studenti cattolici, presenti in un centinaio di città universitarie. 2500 giovani, provenienti da tutte le regioni, hanno voluto partecipare a questo tempo forte di formazione, di preghiera e di festa, interamente pensato e organizzato per gli studenti e con gli studenti. Entusiasti e felici, nonostante il sopravvenire del freddo e della neve, essi sono ritornati pieni di dinamismo e segnati da questa esperienza forte nella quale si sono alternati tempi comuni e workshop. Ringraziamo vivamente tutti gli studenti volontari che con grande generosità si sono messi a servizio dell'organizzazione. Donandosi senza alcun calcolo, sempre sorridenti, essi hanno contribuito notevolmente alla riuscita di questo singolare raduno sul tema che gli stessi studenti hanno scelto, in seguito a un sondaggio su alcune grandi questioni che li riguardano: La Chiesa unica e diversa – Che tutti siano uno. Ascoltando i volontari che hanno condiviso con me la gioia di essersi impegnati a servizio di questo incontro nazionale di grande levatura, comprendo come i giovani amino le sfide e come siano felici di donarsi e di assumere delle responsabilità per essere protagonisti di un progetto che li supera.
    Il modello di questo raduno 2.0, interamente costruito in collaborazione con tutti i Centri studenti che si sono fatti carico di un aspetto o di un momento particolare, sotto la guida del gruppo leader composto da due studenti e due cappellani, e frutto di un lungo cammino di consultazione e di discernimento comunitario tra tutti gli attori (studenti, sacerdoti, Vescovi, responsabili della pastorale universitaria) mi sembra proprio un esempio di vera sinodalità.
    Il motto dei gruppi studenti in Francia – che fanno parte di quella che oggi si chiama la Rete Ecclesia Campus – è la corresponsabilità. Gli studenti leader sono il motore, gli animatori accompagnano, accettando di lasciarsi spiazzare nei loro modi di fare dalle idee degli studenti, talvolta molto diverse, ma spesso più efficaci con i loro codici, i loro linguaggi, le loro dinamiche, per raggiungere altri studenti. Questi spazi cattolici, aperti a tutti, nel Campus o nei dintorni, sono basati sull'esercizio di responsabilità di alcuni studenti "apostoli". Essi sono animati e sostenuti da alcuni assistenti: sacerdoti, laici e religiosi. Gli studenti leader sono in seguito eletti o chiamati a far parte dell'équipe di animazione. Ogni anno, agli inizi di settembre, ricevono l'invito a partecipare alla Conferenza Episcopale francese per un «fine settimana di formazione degli studenti leader» organizzato dall'équipe nazionale che è composta da alcuni giovani e dal responsabile della Pastorale universitaria. Scegliendo di affidare ai giovani delle responsabilità di un certo peso, la rete dei Centri studenti ha conosciuto in questi ultimi dieci anni un forte slancio di vitalità e ha dato prova di un bel dinamismo pastorale, con numerose iniziative missionarie finalizzate a incontrare gli studenti lontani dalla Chiesa.

    Domenica 28 ottobre 2018
    In occasione della Messa di chiusura del Sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, siamo tutti invitati – padri sinodali, esperti e uditori – che hanno appena concluso l'esperienza di "camminare insieme" per circa un mese, in ascolto dello Spirito – a partecipare alla processione di inizio e termine della celebrazione che si tiene in San Pietro. Con i 35 giovani uditori, che hanno avuto un ruolo importante durante il Sinodo, sei religiose e alcune donne esperte, entro nella Basilica di San Pietro, processionalmente, insieme ai sacerdoti e ai Vescovi. Attraversando la porta centrale, vedo la folla dei fedeli, e nel mio cuore, colgo l'immensa manifestazione dello Spirito Santo. Toccata nel più profondo del mio essere, sono rapita dalla visione di una Chiesa sinodale che cammina insieme al soffio dello Spirito. Al termine, in sacrestia, dopo questa Messa vissuta come una Trasfigurazione sulla
    montagna, che per alcuni aspetti ci ha fatto sperimentare un'anticipazione del Regno, siamo colti da una gioia immensa. Spontaneamente i giovani del Sinodo iniziano a cantare e a danzare, accogliendo di volta in volta i sacerdoti e i Vescovi che ci seguivano nella processione, danzando e battendo le mani. Simbolicamente, questa processione fatta insieme – esperienza nuova per la: Messa di chiusura di un Sinodo – testimoniava e traduceva ciò che avevamo sperimentato nel corso di un mese: il volto di una Chiesa fraterna e gioiosa, dove tutti partecipano, sono ascoltati e discernono insieme in spirito di grande collaborazione. Durante la veglia i giovani, per ringraziare il Papa e i padri sinodali, avevano organizzato una piccola festa folcloristica, con canti, poesie, musiche... coinvolgendo nella danza finale i Cardinali e i Vescovi del Sinodo, sotto lo sguardo stupito di papa Francesco. Avevano poi proposto un tempo di adorazione e di preghiera, e la condivisione di una pizza che ha riunito intorno allo stesso tavolo giovani e padri sinodali. I Vescovi che avevano partecipato più volte ai Sinodi hanno detto alla fine che quello «era il Sinodo migliore» riconoscendo il clima gioioso e la fecondità di questo cammino, mettendosi in ascolto dei giovani e lasciando che giocassero il loro ruolo attivo per inventare insieme a loro il cammino della missione.
    Durante tutta la preparazione al Sinodo, ho visto concretamente i giovani "far camminare la Chiesa" fino agli ambienti vaticani; è stato davvero commovente cogliere come tutto questo abbia potuto trasformare il cuore e i volti dei Pastori, che dai giovani hanno ricevuto un nuovo slancio missionario, una rinnovata giovinezza, perché essi sono veramente "l'oggi di Dio".

    Una pastorale dei giovani con i giovani: sogno o realtà?
    Passare da una pastorale per i giovani a una pastorale con i giovani, basandoci sul dialogo e su un incontro fecondo tra le giovani generazioni e gli adulti, è il sogno pensato dal Sinodo e l'appello di papa Francesco. Questo mi richiama quanto ho vissuto con i giovani per quasi trent'anni, nelle diverse missioni che mi sono state affidate, e che mi hanno offerto l'opportunità di accompagnarli in vari ambiti (Scoutismo, Movimento Eucaristico dei giovani, educazione cattolica, Rete della Gioventù Ignaziana, Centro pastorale studenti, gruppo di giovani professionisti, pellegrinaggi, Esercizi spirituali...), e in questi ultimi dieci
    anni di Servizio nazionale per l'Evangelizzazione dei giovani e la pastorale delle Vocazioni, della Conferenza Episcopale francese, fino al Sinodo dei Vescovi su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale al quale ho avuto la fortuna di partecipare. In effetti, questo lungo cammino mi ha permesso di cogliere in maniera progressiva come la Chiesa sia invitata a vivere la propria missione con i giovani, per raggiungere, servire e evangelizzare i giovani stessi, chiamando e formando dei leader missionari. Se questo sogno è già realtà, in parecchi luoghi che mostrano come questa prospettiva sia possibile e feconda, è necessario che esso prenda sempre più consistenza nello slancio del Sinodo, e nelle linee tracciate dall' Esortazione post-sinodale Christus vivit (CV). Per attivare, rinnovare e sviluppare una pastorale dei giovani con i giovani – vale a dire una pastorale in cui essi sono gli attori principali, sapendo di poter contare sulla vicinanza di accompagnatori disponibili che li ascoltano e li guidano – oggi abbiamo bisogno di educatori, sacerdoti, animatori, accompagnatori, adulti nella fede e di Pastori che si fidano di loro e affidano loro delle responsabilità, perché si possa vivere insieme la missione, in una Chiesa sinodale dove tutti sono discepoli missionari.
    Possa questo piccolo libro, abitato da tanti volti di giovani che ho incontrato e con i quali ho potuto vivere e condividere la missione, ispirarne altri, affinché gli obiettivi del Sinodo dei giovani siano concretamente realizzati con i giovani stessi in maniera creativa e profetica, nelle diverse chiese locali. Perché «prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cf. Le 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell'amore». [2]

    NOTE

    1 FRANCESCO, Discorso all'Udienza dei partecipanti al Forum Internazionale dei giovani 22.06.2019, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, a Sassone (Roma) dal 19 al 22 giugno 2019.
    2 SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris I Giovani, la fede e il discernimento vocazionale (IL), 1.

    CONCLUSIONE

    Per quanto tu possa vivere e fare esperienze, non arriverai al fondo della giovinezza, non conoscerai la vera pienezza dell'essere giovane, se non incontri ogni giorno il grande Amico, se non vivi in amicizia con Gesù. (Cristus vivit, 150)

    L'amicizia è un regalo della vita e un dono di Dio. Attraverso gli amici, il Signore ci purifica e ci fa maturare. Allo stesso tempo, gli amici fedeli, che sono al nostro fianco nei momenti difficili, sono un riflesso dell'affetto del Signore, della sua consolazione e della sua presenza amorevole. Avere amici ci insegna ad aprirci, a capire, a prenderci cura degli altri, a uscire dalla nostra comodità e dall'isolamento, a condividere la vita. (Cristus vivit, 151)

    L'amicizia non è una relazione fugace e passeggera, ma stabile, salda, fedele, che matura col passare del tempo. È un rapporto di affetto che ci fa sentire uniti, e nello stesso tempo è un amore generoso che ci porta a cercare il bene dell'amico. (Cristus vivit, 152)
    L'amicizia è così importante che Gesù stesso si presenta come amico: «Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15).

    Nella Christus vivit, papa Francesco offre ai giovani, ma anche a tutti noi, popolo di Dio in cammino su questa terra, una preziosa bussola per percorrere la strada, e ancor più l'invito ad affrontare il cammino dell'amicizia con Cristo. In questo testo veramente illuminante che costituisce una guida per la pastorale dei giovani, il Papa fa leva sulla dimensione centrale dell'amicizia per rivolgersi ai giovani e raggiungerli nella loro esperienza esistenziale. Egli propone pertanto di vivere l'esperienza di un incontro personale sempre più profondo con Cristo, presentato fondamentalmente come un amico, in modo particolare nei paragrafi 150-157 intitolati: “In amicizia con Cristo”. Presenta ai giovani la vocazione come la chiamata che Gesù rivolge a ciascuno, come un amico che vuole il meglio per loro e che offre loro la parte migliore. Per questo, richiama lo stile del “discernimento di amicizia” “se cercano di trovare quale è la volontà di Dio per la loro vita”.[1] Riferendomi a questa immagine, chiave
    ermeneutica di Christus vivit, vorrei concludere proponendo la prospettiva dell'amicizia come messaggio finale, che riassume questo mio contributo. Affrontare il rischio di vivere una pastorale dei giovani con i giovani come protagonisti di nuovi cammini di evangelizzazione, è entrare con loro in un vero processo di corresponsabilità. E, quindi, vivere un'esperienza di reciprocità e di mutua fiducia, di ascolto attento, e di dialogo fraterno, considerando questi giovani adulti come persone in crescita, nelle quali lo Spirito Santo lavora, e quindi compagni di una stessa missione. Se vogliamo aiutarli a scoprire e a entrare nella prospettiva della vita battesimale - "io sono una missione su questa terra" - dobbiamo vivere con loro la relazione pastorale nell'orizzonte dell'amicizia missionaria. Un'amicizia che si tesse nel tempo, in un cammino condiviso, nell'ascolto comune dello Spirito Santo per discernere e agire insieme. L'amicizia con il Signore che scaturisce da legami spirituali fondati sulla comune sequela di Cristo.
    Dopo lunghi anni di missione a servizio della pastorale dei giovani, attuata con diverse modalità, e due anni di forte impegno nella preparazione del Sinodo dei giovani a livello nazionale (Francia), europeo e internazionale, ho vissuto il Sinodo come un inestimabile dono al termine del mio mandato di Direttore del Servizio nazionale per l'evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni, promosso dalla Conferenza dei Vescovi della Francia. Durante il Sinodo, mentre ascoltavo gli interventi dei Vescovi e degli Uditori, mi tornavano alla memoria i volti dei giovani, le molteplici situazioni o avvenimenti, vissuti con loro. Questo evento mi ha dato la grazia di rileggere con gioia gli invii in missione sperimentali dai 16 ai 30 anni, e mi ha offerto l'opportunità di continuare a ricevere con immensa gratitudine l'oggi di Dio che si rivela nel dono della giovinezza.
    Questo libro scritto sotto forma di riflessione e di testimonianza di un'avventura umana, spirituale e ecclesiale, vissuta insieme a tanti giovani di tanti luoghi, vuole essere un modesto riflesso del lavoro dello Spirito Santo nel cuore dei giovani e di quanti camminano con loro. Non è certo facile tradurre con parole adeguate ciò che è simile al mistero del cammino di Emmaus. Camminare con i giovani al soffio dello Spirito, ci fa immergere in una vita condivisa, nel cuore di un mondo fatto di tenebre e di luce, nell'ascolto profondo di persone in crescita fatte di carne e di spirito. Non si esce indenni, ma trasformati, passati nel crogiolo di un cammino pasquale che ci apre all'esperienza del pane condiviso, alla solidarietà nella missione e all'invio verso nuove terre.
    La missione con i giovani adulti in questa epoca di snodo e appassionante, del XXI secolo in pieno cambiamento, è un appello ad andare al largo per una rinascita e un rinnovamento in grado di annunciare il Vangelo con linguaggi e forme nuove. Il Sinodo ha tracciato i contorni e Christus vivit ne ha indicato la rotta.
    Possa questo libro in omaggio a quanti, soprattutto i giovani, hanno accompagnato questo mia esperienza, e dai quali ho ricevuto molto, favorire l'attuazione, in loco, dei frutti del Sinodo e degli orientamenti dell'Esortazione post-sinodale. Possano queste pagine aiutare a immaginare e attivare una pastorale con i giovani e per tutti i giovani che realizzi il sogno di Dio su ciascuno e su tutti. E permettere così alla pastorale di giovani di irrigare tutta la Chiesa. Di fatto, tutti i luoghi che fanno che si aprono alla sfida di vivere la missione con i giovani, discernendo con loro i cammini da aprire, sono spesso dei veri laboratori della fede. In questi laboratori di ecclesialità attenti alle nuove culture odierne si inventa con i giovani uno stile di Chiesa più sinodale, partecipativo, inclusivo e creativo. La pastorale dei giovani si presenta, allora, come un'istanza critica e profetica per quella necessaria riforma missionaria della Chiesa, auspicata oggi da papa Francesco e da numerosi fedeli, desiderosi di essere pienamente protagonisti in nome del loro battesimo.
    Nel corso di questi anni di missione con i giovani e in modo speciale durante il Sinodo a Roma, mi è stata donato, a più riprese, di vivere la Chiesa come la sogniamo! Una Chiesa fraterna, dove si cammina insieme, spinti dallo stesso slancio missionario per rispondere al grido e ai bisogni del mondo, specialmente dei più poveri e dei più piccoli. Una Chiesa della reciprocità fondata su relazioni di amicizia in Cristo dove tutti si ascoltano e si arricchiscono reciprocamente, di qualsiasi età, sesso, o vocazione essi siano. Una Chiesa nella quale l'esperienza del discernimento comunitario rivela a ciascuno i propri doni e carismi per il servizio di tutti. Una Chiesa che fa l'esperienza forte della presenza di Cristo nel cuore della storia umana, il Salvatore che perdona ogni peccato e riconcilia ogni divisione. Una Chiesa che non cessa di cercare la fonte per risponderemeglio all'immensa sete dei nostri contemporanei in cerca di acqua viva. Una Chiesa dove i nostri sogni per i giovani possano continuare a realizzarsi.

    NOTA

    1 CV, 287. Per discernere la propria vocazione, bisogna riconoscere che essa è la chiamata di un amico: Gesù. Agli amici, quando si fa un regalo, si regala il meglio. E questo non è necessariamente la cosa più costosa o difficile da procurare, ma quella che sappiamo darà gioia all'altro. Un amico ha una percezione così chiara di questo, che può visualizzare nella sua immaginazione il sorriso dell'amico, mentre apre il suo regalo. Questo discernimento di amicizia è quello che propongo ai giovani come modello se vogliono capire qual è la volontà di Dio per la loro vita.

    INDICE

    Prefazione
    Introduzione

    CAPITOLO 1
    ASCOLTARE COME IL PADRE E LASCIARSI TRASFORMARE

    Cominciare dall'ascolto
    La necessità di un “apostolato dell'orecchio”
    In un mondo liquido, imparare a navigare
    Come Gesù con i discepoli di Emmaus, ascoltare e guardare con empatia
    Incontro ai giovani là dove sono
    Nella mobilità, lasciarsi trasformare

    CAPITOLO 2
    CON CRISTO: L'INCONTRO AL CENTRO

    Una forma di Chiesa relazionale “la tenda dell'incontro”
    La missione si fa Visitazione
    Incontro con i giovani della cultura post-moderna digitale
    Una ricerca di senso e una grande sete spirituale
    Dalle strutture alle relazioni
    La sfida di proporre degli spazi e delle esperienze

    CAPITOLO 3
    CON IL VENTO IN POPPA: FIDUCIA, AUDACIA, CREATIVITA

    Con i giovani una pastorale audace e creativa
    La necessità di un cammino di inculturazione
    L'importanza della musica e dello sport
    Aspetti indispensabili da prendere in considerazione: il corpo, l'affettività, la sessualità
    Il posto centrale del lavoro
    Il coraggio di affrontare dei rischi per osare una pastorale dinamica e attiva

    CAPITOLO 4
    NEL SOFFIO DELLO SPIRITO: IL DISCERNIMENTO COME STILE DI VITA

    Di fronte alle molteplici scelte possibili
    La vita come vocazione
    Annunciare la bella notizia della vocazione
    Il discernimento come stile di vita cristiana
    L'arte dell'accompagnamento
    Per una pastorale dell'empowerment

    CAPITOLO 5
    INSIEME NELLA BARCA. LA SINODALITA, CHIAVE DI VOLTA PER L'EVANGELIZZAZIONE

    Giovani e impegno
    A servizio del bene comune: una Chiesa missionaria in dialogo
    La sinodalità missionaria
    Una pastorale sinodale, popolare e missionaria
    Una ecclesiologia di comunione-missionaria radicata nella teologia del Popolo di Dio

    Conclusione


    T e r z a
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