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    La struttura di comunicazione del gruppo


    Animare un gruppo /4

    Mario Pollo

    (NPG 1987-04-58)


    Nell'articolo precedente si è già definita la struttura di comunicazione del gruppo come la parte della rete che viene effettivamente attivata nel gruppo. La struttura è quindi la rete reale, abituale, che il gruppo umano utilizza.
    Essa è cioè la traduzione del modello ufficiale, formale, delle relazioni nella prassi quotidiana del gruppo. La struttura di comunicazione è estremamente importante per la comprensione dello sviluppo delle interazioni tra i membri del gruppo, al di là del modello che il gruppo si è dato, oppure che qualcuno gli ha imposto.

    COSA È LA STRUTTURA DI COMUNICAZIONE

    Sino ad ora si è parlato in senso generale di rete e di struttura di comunicazione del gruppo, dando per scontato che entrambe fossero sufficientemente visibili e, quindi, osservabili da qualsiasi osservatore interno od esterno al gruppo. Si è dato, cioè, per scontato che tanto la rete, quanto la struttura fossero conosciute a livello di pensiero cosciente dai membri del gruppo in quanto ufficiali o perlomeno ufficiosi.
    Questa convinzione deve essere, almeno parzialmente, corretta perché sovente la struttura di comunicazione del gruppo ha un carattere latente e, quindi, nascosto.
    Ciò ha indotto alcuni studiosi a darle il nome di struttura informale.
    La struttura di comunicazione riflette l'orientamento affettivo ed esistenziale di ogni membro del gruppo nei confronti:
    - degli altri membri e del gruppo;
    - della percezione della propria situazione nel gruppo;
    - della distanza sociale che egli percepisce esistere tra sé e ognuno degli altri membri;
    - di come gli altri, singolarmente e collettivamente, lo vedono.
    La struttura non è, quindi, la sola distribuzione dell'antipatia e della simpatia all'interno del gruppo. Essa è qualcosa di più complesso, perché mette insieme sia le componenti affettive della vita di gruppo, sia le componenti che riguardano il modo che ogni membro del gruppo ha di rappresentare se stesso, gli altri e la realtà in generale.
    Il termine rappresentazione indica qui l'attività umana che nasce dalla percezione organizzata secondo un ben preciso modello conoscitivo della realtà. La rappresentazione è percezione e conoscenza insieme. Si può dire che essa è un atto di organizzazione, attraverso un linguaggio, degli stimoli che la realtà interna e quella esterna inviano alla persona umana.
    Il fatto che la struttura sia l'insieme di affettività e di rappresentazioni consente di dire che essa traduce in schema di relazioni l'orientamento esistenziale delle persone nei confronti di se stesse, degli altri e del gruppo in generale. L'orientamento esistenziale è sempre, infatti, un insieme complesso di affettività e di modi di conoscenza di se stessi, degli altri e quindi, in generale, della realtà.
    In questa dimensione della vita di gruppo entrano in gioco la solidarietà o la sua mancanza, la stima o la disistima, la fiducia o la sfiducia reciproca, l'attenzione o l'indifferenza, oltre, naturalmente, alle tessiture delle alleanze e degli antagonismi.
    La struttura di comunicazione è perciò tutto l'insieme complesso che forma il vissuto sotterraneo del gruppo. Ad essa J.L. Moreno, ha dato il nome di «Telè».
    La struttura di comunicazione, che è utilizzata dai membri del gruppo ad un bassissimo livello di consapevolezza, interagisce con la rete e condiziona, ad ogni livello, lo svolgersi delle interazioni tra i membri e, di conseguenza, tutte le dinamiche del gruppo.
    L'osservazione di questa struttura richiede l'uso di particolari strumenti, il più importante dei quali continua ad essere il Test sociometrico di Moreno.
    Ritornando al ruolo della struttura che, si è già detto, è originata, per selezione, dalla rete di comunicazione, si deve riconoscere che essa gioca un ruolo notevole nel processo, già rapidamente introdotto, attraverso cui nel gruppo si formano i sottogruppi.

    LA FORMAZIONE DEI SOTTOGRUPPI

    Si è già accennato al rapporto che esiste tra ampiezza della composizione del gruppo e la probabilità di formazione al suo interno di sottogruppi e di numerose strutture di comunicazione.
    C'è una legge matematica che fissa questo rapporto per quanto riguarda le strutture di comunicazione possibili. È evidente che c'è una relazione diretta tra numero di strutture possibili e numero dei sottogruppi possibili.
    In un gruppo di N membri, in cui sia presente una rete di comunicazione che consente collegamenti diretti tra tutti i membri, il numero di strutture possibili è pari ad (N-1) fattoriale. Questo significa che in un gruppo di 5 membri in collegamento totale, le strutture di comunicazione possibili sono: 4 x 3 x 2 = 24. In un gruppo di 6 persone sono: 5x4x3x2=120. In un gruppo di 4 persone sono: 3 x 2 = 6.
    Balza agli occhi come si abbia una crescita notevolissima di strutture di comunicazione possibili ogni volta che il gruppo aumenta di un membro, e che tale condizione sia resa possibile dalla non esistenza nel gruppo di alcuna restrizione preventiva della rete di comunicazione. Ogni restrizione che a livello organizzativo si introduce nel gruppo determina immediatamente la riduzione delle possibili strutture di comunicazione «spontanee», sia formali che informali.

    Fattori di scelta della struttura

    Ora occorre domandarsi quali fattori determinino la scelta di una struttura particolare piuttosto di un'altra da parte dei membri del gruppo.
    I fattori principali sembrano essere legati da un lato all'efficienza ed alla funzionalità del gruppo, dall'altro lato a quei fattori che sono alla base dell'orientamento esistenziale delle persone nei confronti del gruppo stesso e che sono all'origine della struttura informale.
    In modo particolare giocano un ruolo preminente, nel determinare la restrizione della rete di comunicazione e, quindi, la creazione di una struttura, il prestigio dei singoli membri del gruppo e il loro tasso di simpatia e di antipatia. Questo determina delle scelte che non sono solo «razionali» o «funzionali», ma che sono anche il prodotto di pressioni emotive.
    Una pressione emotiva che gioca un ruolo particolare è quella dovuta ai cosiddetti «meccanismi autistici», che fanno in modo che la persona comunichi con più facilità con le persone che le sono simpatiche o che godono prestigio, piuttosto che con quelle che le sono antipatiche, o che possiedono all'interno del gruppo un basso livello di prestigio. Si verifica addirittura che una persona, letteralmente, non senta ciò che viene detto dalle persone che non le piacciono.
    Tuttavia nella nascita e nel consolidamento di una struttura di comunicazione giocano anche altri fattori meno emozionali e personali e più legati alla vita del gruppo, anche se essi sono difficilmente distinguibili da quelli emotivi. Infatti fattori emotivi e fattori funzionali sono sempre intrecciati nella vita del gruppo. Ad esempio, il fatto che una persona in alcune situazioni precedenti di lavoro di gruppo abbia svolto un ruolo di coordinamento in modo efficace e competente, può generare la nascita di una struttura che affida a quella stessa persona un ruolo centrale, anche se, ad esempio, la rete non prevede posizioni centrali. Il prestigio acquisito in una situazione di lavoro di gruppo tende, in questo caso, a diventare permanente.
    Si può anche affermare che la posizione centrale aumenterà il prestigio e la simpatia di cui gode la persona che la ricopre. L'esempio fatto dimostra come un fatto oggettivo (l'abilità di una persona in una certa situazione di lavoro di gruppo) si intrecci in seguito con fattori di natura emotiva e si consolidi a livello di struttura di comunicazione.

    La restrizione delle possibilità di comunicazione

    Il passaggio dalla rete alla struttura è determinato dalla restrizione della possibilità di comunicazione offerta dalla rete.
    Questa restrizione nasce da vari fattori, alcuni affettivo-emotivi, altri funzionali.
    Tra quelli funzionali, il principale dei quali è la ricerca dell'organizzazione più semplice nello svolgimento di un compito, va annoverata la capacità di comunicazione individuale delle persone. Ad esempio, il processo di differenziazione nella struttura di comunicazione tende ad attribuire una posizione più centrale alle persone più loquaci ed un ruolo più periferico alle persone più taciturne. E questo indipendentemente dalla saggezza e dalla validità del contenuto delle comunicazioni. L'importante è la loquacità.
    La differenziazione che nasce dalla loquacità si porta appresso, come si è già visto, anche la simpatia ed il prestigio. Un taciturno, normalmente, in un gruppo è meno simpatico ed ha meno prestigio di un loquace.
    Ancora una volta si vede come fattori funzionali e fattori emozionali si intreccino. Un esempio tipico a questo proposito è offerto dalle grandi organizzazioni al cui interno, solitamente, si ha la tendenza a trascurare la rete formale, ufficiale, imposta, a favore della struttura informale. Dove la scelta dei canali avviene fondamentalmente sulla base di relazioni di amicizia e, quindi, di simpatia e di prestigio e stima personali.
    La restrizione della comunicazione che provoca, come si è visto, il passaggio dalla rete alla struttura di comunicazione, sortisce, sovente, anche l'effetto di far nascere all'interno del gruppo dei sottogruppi.
    Il motivo lo si intuisce facilmente.
    Se l'amicizia, la stima, la simpatia entrano in gioco nel far privilegiare alcuni canali di comunicazione rispetto ad altri, si può ragionevolmente pensare che le persone che condividono sentimenti di amicizia e di stima reciproca, tendano a comunicare più intensamente tra di loro di quanto facciano con le persone con cui non condividono gli stessi sentimenti. Con quelle poi con cui hanno un rapporto emotivo negativo possono addirittura troncare, o non attivare, i canali di comunicazione previsti dalla rete.
    Tutto questo è alla base della nascita dei sottogruppi, che sono caratterizzati dal fatto che i loro membri comunicano tra di loro più intensamente che con il resto del gruppo. Il collegamento di un sottogruppo con il resto del gruppo può essere svolto sia da ogni membro del sottogruppo, sia da un solo membro.
    E chiaro che ci sono anche i casi di gruppi in cui la formazione di sottogruppi avviene sulla base di esigenze funzionali. È questo il caso di un gruppo che per svolgere un certo lavoro si suddivide in sottogruppi specialir7ati Ci sono poi anche i casi di gruppi in cui esistono simultaneamente sottogruppi funzionali e sottogruppi affettivi. I primi, chiaramente, a livello di rete ed i secondi a livello di struttura di comunicazione.

    L'attenzione dell'animatore alla struttura «sotterranea»

    Da quanto detto risulta molto chiaro che il gruppo, al di là degli aspetti formali ed ufficiali, ha una struttura complessa sotterranea che ne condiziona in modo significativo l'esistenza.
    Molto spesso, specialmente nei gruppi spontanei e di formazione, non è possibile distinguere la rete dalla struttura di comunicazione, in quanto, come si è già visto, esse compaiono quasi sempre intrecciate. L'intreccio però tra rete e struttura produce l'effetto di rendere invisibile alla coscienza del gruppo la stessa rete.
    La frantumazione del gruppo in sottogruppi è un segno, molto chiaro, o della sua eccessiva dimensione o del predominio al suo interno delle istanze esistenziali di carattere emotivo-affettivo.
    Questa indicazione è molto importante per l'animazione, perché avverte che non è sufficiente costruire a tavolino un gruppo di animazione dotato di una certa rete e, quindi, di una data organizzazione, ma che è necessario controllare l'impatto della rete a livello della struttura formale e di quella informale.
    Non basta, ad esempio, dichiarare, attraverso la predisposizione di una adeguata rete di comunicazione, che non ci sono membri privilegiati e membri emarginati; occorre anche lavorare perché quell'assunto teorico diventi operante a livello pratico di struttura di comunicazione.
    La rete è la teoria dell'animatore sul gruppo; la struttura, invece, è la risposta pratica del gruppo a tale teoria.
    È chiaro, allora, che l'attenzione maggiore deve essere riservata alla struttura di comunicazione che, potenzialmente, contiene sia la possibilità di far evolvere le interazioni verso la fiducia e l'accettazione reciproca tra tutti i membri del gruppo, sia la possibilità di farle regredire verso i meccanismi autistici. Questi ultimi, come è intuibile, non consentono mai un'autentica comprensione di se stessi e quindi un incontro degli altri nel segno dell'amore.
    Questa considerazione è quella che motiva la necessità di approfondire i meccanismi che nei gruppi sono alla base della antipatia e della simpatia tra i membri.

    LA FORMAZIONE DEI SENTIMENTI DI SIMPATIA E DI ANTIPATIA

    Ci sono vari fattori che incidono nella formazione dell'antipatia e della simpatia all'interno delle relazioni tra i membri del gruppo.

    Fattori di nascita della simpatia

    I fattori principali che favoriscono la nascita di un sentimento di simpatia tra le persone sono costituiti:
    - dalla loro capacità di conformarsi alle norme del gruppo.
    Le persone più simpatiche in un gruppo sono quelle che meglio incarnano nel loro comportamento il rispetto delle norme. Si può dire che le persone più integrate nel gruppo tendono ad essere anche le più simpatiche;
    - dal loro approssimarsi alla personalità ideale che gli altri membri del gruppo vorrebbero possedere.
    Sembra accertato che una persona scelga un'altra come amica perché questa, in qualche modo, rispecchia la personalità che lei vorrebbe possedere. Le persone che hanno ideali simili tendono a provare simpatia reciproca;
    - dalla loquacità e dalla capacità di interagire intensamente.
    In un gruppo i membri più loquaci godono di una maggiore simpatia rispetto a quelli più taciturni. E questo indipendentemente dal contenuto della loro comunicazione. Una persona taciturna, anche se le poche volte che parla dice cose molto profonde ed intelligenti, ha forti probabilità di risultare meno simpatica di un'altra che parla molto, dicendo magari solo banalità.
    Nei gruppi, almeno in quelli meno maturi, vale la quantità più della qualità della comunicazione. Lo stesso vale anche per le altre forme di comunicazione, non verbali, che si svolgono tra i membri del gruppo. Una persona che sorride agli altri, che li abbraccia, ecc. risulta più simpatica di un'altra che è molto seria e controllata nella propria gestualità;
    - dalla capacità di contribuire efficacemente al raggiungimento degli obiettivi del gruppo.
    Le persone lidi attive ed efficienti, almeno rispetto ai parametri di valutazione del gruppo, tendono ad essere riconosciute anche come le pin simpatiche. In generale si può, perciò, affermare che lo sviluppo delle interazioni provoca, quasi sempre, un aumento della simpatia reciproca tra i soggetti che comunicano. L'aumento delle interazioni è garanzia di una corrispondente crescita della simpatia reciproca tra i membri del gruppo.

    Fattori di nascita dell'antipatia

    Ci sono però dei casi in cui questa regola generale non può essere applicata, casi in cui l'aumento delle interazioni non genera una corrispondente crescita della simpatia tra i membri del gruppo e, qualche volta, provoca addirittura un aumento della antipatia.
    Questo accade quando l'interazione tra i membri del gruppo:
    - non fornisce informazioni sulle persone in quanto è limitata al compito che il gruppo deve svolgere;
    - è obbligata: le persone non hanno, cioè, la possibilità di uscire dal gruppo e sono costrette ad interagire anche se non ne hanno voglia. Una classe scolastica, un ufficio, una comunità religiosa, ecc. sono esempi di questa possibile situazione di interazione forzata;
    - non consente lo scambio dei sentimenti attraverso l'opportunità della loro manifestazione. La manifestazione dei sentimenti è indispensabile per lo sviluppo della simpatia reciproca tra i comunicanti. Di solito la comunicazione a livello di sentimenti è resa praticamente impossibile dai comportamenti autistici.
    Lo stesso accade quando:
    - il compito che il gruppo deve svolgere non è gradito ai membri del gruppo, oppure la situazione in cui il compito deve essere svolto è vissuta come sgradevole. Operare in una situazione di gruppo sgradevole deprime anche i preesistenti rapporti di simpatia tra i membri del gruppo;
    - la pressione dell'ambiente aumenta in misura tale da determinare il compito o l'attività che il gruppo deve prioritariamente svolgere. Di solito questa pressione dell'ambiente esterno sul gruppo ottiene l'effetto di far diminuire l'interazione, la comunicazione potenzialmente possibile della rete. Tutto questo ottiene, solitamente, il risultato di far diminuire il livello reciproco di amicizia tra i membri;
    - nel gruppo aumenta la devianza dalle norme;
    - nel gruppo esistono vari sottogruppi con norme differenti (questo aspetto sarà trattato nel prossimo articolo quando si affronterà il discorso sulle norme);
    - un membro deviante tenta di assumere il controllo del gruppo. La lotta per il potere, specialmente quando promossa da persone non completamente adattate alla vita del gruppo, favorisce l'improduttività ai fini della simpatia delle interazioni.

    Conclusione

    È chiaro che questa elencazione dei fattori che favoriscono all'interno di un piccolo gruppo la produzione da parte delle interazioni della simpatia o della antipatia, costituisce una guida preziosa per chi voglia stimolare nel gruppo la crescita della fiducia che, come è intuibile, si fonda necessariamente su un clima di simpatia diffuso tra i suoi membri.
    Allo stesso modo indica anche la via per la costruzione, all'interno del gruppo, di strutture di comunicazione che siano coincidenti al massimo con la rete formale che il gruppo si è dato. Questo se si vuole evitare la situazione in cui, formalmente, il gruppo offre a tutti i suoi membri una partecipazione piena, ma poi in esso alcuni risultano emarginati, di fatto, dal loro tasso di antipatia personale, mentre altri, al contrario, sono ipergratificati a causa del loro tasso di simpatia personale. L'azione su questi fattori è fondamentale per ogni gruppo che voglia essere un autentico luogo di comunicazione educativa. Il gruppo, e l'animatore con esso, deve essere in grado di conoscere la struttura di comunicazione che la trama delle interazioni della vita quotidiana ha intessuto al suo interno, anche se, come si è già detto., normalmente essa non è conosciuta a livello cosciente dai suoi membri.


    T e r z a
    p a g i n A


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