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    La bellezza nella natura

    Dietrich von Hildebrand

     


    […]

    Il primo tema della natura

    Innanzitutto ci occupiamo del primo tema della natura. Questo è in sé un tema metafisico così profondo e vasto che il nostro rinvio a esso può qui avere solo il senso di richiamare l'attenzione sulla sua multiforme differenziazione e di delimitarlo nettamente nella sua globalità rispetto al secondo tema.
    Non vogliamo occuparci del senso della creazione nella sua totalità. La questione del perché Dio abbia creato il mondo è un mistero. Per il cristiano credente la creazione è un dono incomprensibilmente traboccante dell'amore divino. Per Ebrei e Cristiani essa culmina chiaramente nella creazione dell'uomo, l'unico a essere una imago Dei.
    Qui intendiamo segnalare solo alcuni elementi di questo primo tema. Un tratto misterioso, finalistico, percorre questo edificio gigantesco e pone addirittura il mondo immateriale al servizio della sfera della vita: il sole al servizio delle piante, della loro crescita, del loro sviluppo; la pioggia, che procura loro la necessaria provvista d'acqua e molte altre cose ancora. Ulteriori elementi sono l'inaudita economia nel mondo vegetale, il mistero della riproduzione, il suo significato per il mondo animale; la compensazione dei pericoli mediante l'uccisione di un animale da parte di un altro; l'esser reciprocamente assegnati, che dagli animali superiori, attraverso gli insetti, giunge fino ai microorganismi.
    L'essere materiale – i monti, il mare, i laghi, i fiumi, tutti i metalli e minerali che albergano nella terra – ha un suo proprio senso in quanto specie fondamentale di ente. La raison d'étre del grande inesauribile mistero della vita vegetale e animale nella sua formidabile multiformità è il suo valore ontologico, del quale non potremo mai sorprenderci abbastanza. Non occorre che spendiamo più parole per mostrare che il primo tema della natura è il suo multiforme valore ontologico, la sua inesauribile pienezza d'essere e di senso.

    Il secondo tema della natura: la sua bellezza
    I cinque tipi fondamentali di portatori di bellezza

    Volgiamoci ora al secondo tema: la bellezza della natura. Abbiamo già più volte fatto riferimento alla bellezza di prima e di seconda potenza che la natura esibisce in una pienezza così esuberante. Adesso vogliamo tentare di indagare in modo sistematico la bellezza nella natura e di risalire alle sue singole fonti.
    Per prima cosa, distinguiamo diversi tipi fondamentali di portatori di bellezza nella natura. Il primo tipo è costituito dagli elementi fondamentali quali luce e oscurità, nuvole, monti, mari, laghi, fiumi, le fasi del giorno: mattino, mezzogiorno, sera, notte; le stagioni: primavera, estate, autunno; inverno; soprattutto il cielo azzurro, irradiato dal sole, e. molti altri. Di questi elementi fondamentali della, natura alcuni ricorrono sempre e ovunque, altri solo in determinati casi, ma come medesimo fattore nelle forme più diverse. Possono essere tutti quanti portatori di una grande bellezza, ciascuno per sé, e soprattutto fattori eminenti della bellezza globale della natura, ossia sfondo significativo di ogni bellezza di natura, in grado di influenzare la bellezza di singoli paesaggi.
    Il secondo tipo fondamentale di portatore di bellezza è costituito da singoli oggetti di natura, da una pietra fino, a un filo d'erba e a un fiore, da una spiga fino a un frutto, da una foglia fino a un albero. Rientrano in questo tipo le specie vegetali e animali nella loro inesauribile ricchezza, come pure l'esemplare individuale in ciascuna di queste specie.
    Un terzo portatore capitale della bellezza nella natura è la cooperazione delle singole formazioni belle con gli elementi universali fondamentali come luce e ombre, firmamento, nuvole, acqua. Nel nostro normale contatto con la natura queste due fonti fondamentali della bellezza cooperano costantemente. Di rado andiamo al fondo di una singola formazione della natura e della sua bellezza, si tratti di un fiore, un frutto, un albero, un animale ecc. Raramente ci concentriamo pure sulla bellezza del firmamento, della luce, del tramonto del sole. Per lo più la bellezza della natura si offre come una cooperazione di questi due fattori.
    Da questo terzo portatore capitale dobbiamo distinguere come quarta fonte, estremamente significativa, la natura configurata dall'interno. Con «natura configurata» intendiamo dire che un pezzo di natura costituisce una unità sui generis e, in quanto tale, possiede una qualità estetica, ben precisa. Una particolare atmosfera caratterizza una «regione» e le permette di avere una propria unità estetica. Non si ha ancora una composizione individuale, bensì un'unità estetica, un più grande pezzo di natura che possiede una determinata atmosfera paesaggistica e, nella sua globalità, può essere portatore di una grande bellezza. Una regione di questo tipo è p.es. la Costa Azzurra, che si differenzia nettamente dal Roussillon, dalla costa di Perpignan, Collioure e Banyuls.
    Il quinto tipo fondamentale di portatore di bellezza nella natura è il «paesaggio», la composizione di molti elementi singoli in un'unità, un tipo purissimo di unità; paragonabile in certo senso alla melodia. Il paesaggio è un'unità visuale, per così dire «artistica». I suoi confini non sono determinati da dementi geografici o geologici. Certamente questa unità è delimitata da cose reali – come una catena montuosa, il mare o una grande foresta –, i ma queste formano con gli altri elementi un'unità visuale, estetica, costituiscono una nuova figura unitaria che ha un determinato «viso», una determinata atmosfera, come p.es. il Golfo di La Spezia.

    Il primo ambito della bellezza della natura: i suoi elementi fondamentali

    Intendiamo ora rivolgerci innanzitutto al primo tipo di portatori della bellezza nella natura, gli elementi fondamentali.

    Il firmamento

    Al primo posto va nominato il firmamento: il cielo che s'inarca su di noi. Già la forma onnicomprensiva della volta celeste è portatore di una bellezza schietta. Qui incontriamo la bellezza della vastità in opposizione all'angustia, all'oppressione di una prigione, la bellezza della libertà, la maestà dell'«onnicomprensività». A ciò s'aggiunge l'arcifenomeno del «Sopra», dell'illimitato estendersi-oltre-sé in cui prende visibilmente corpo una categoria originaria che percorre in maniera analogica tutte le sfere di tipo spirituale. Il firmamento possiede già in quanto tale una grande, sublime bellezza, una vera bellezza di seconda potenza.
    Se pensiamo anche agli elementi come il colore e la luce, che possono contribuire all'intero «riempimento» di questo firmamento – di giorno al suo colore azzurro e allo splendore del sole, di notte alle stelle e alla luna –, ci rendiamo conto della bellezza inesauribile di questi elementi originari. Non a caso Kant ha sostenuto che le due cose più sublimi sono la legge morale nel petto degli uomini e il cielo stellato sopra di noi. Egli mette a confronto la bellezza metafisica della legge morale – noi diremmo: della moralità, dei valori morali – con la bellezza di seconda potenza posseduta dal cielo visibile, stellato.
    Il cielo azzurro e radioso del giorno è certo altrettanto sublime, possiede anch'esso questa inesauribile bellezza originaria come il cielo notturno pieno di stelle. La bellezza di questo cielo azzurro pieno di luce è un esempio originario per quella pienezza di valori spirituali che vive nella bellezza di seconda potenza, e di cui abbiamo parlato nel decimo capitolo mostrando come questa bellezza costituisca l'antitesi di ogni prosaicità, mediocrità, piattezza, scontatezza e inautenticità.
    Questo radioso cielo azzurro ha anche la qualità di una letizia originaria, di una gioia gloriosa ch'è essa stessa a sua volta portatore di una bellezza metafisica. Il cielo notturno, il firmamento stellato o illuminato dalla luna ha la qualità di una quieta, misteriosa grandezza, una solennità originaria. Con ciò incontriamo già la bellezza sublime che è propria del firmamento in concerto con gli elementi della luce e dell'oscurità, con la magnificenza del giorno e della notte.
    La bellezza che questo elemento originario del firmamento possiede di per sé e in combinazione con la bellezza originaria del sole, della luna e delle stelle, è così speciale da aver bisogno di un paesaggio sublime del tutto particolare per proseguire il «mondo» del firmamento e non essergli inferiore. Ci sono paesaggi in cui vive e respira una bellezza analoga, soprattutto un «mondo» analogo a questa bellezza originaria del firmamento. Allora il canto sublime, la gloria che in esso annuncia Dio, il «mondo» e l'«atmosfera» che esso possiede, viene ricevuto dal paesaggio. Ma ciò avviene di rado. In generale, neanche un bel paesaggio pieno di magia e poesia è in grado di proseguire l'atmosfera del cielo, il «suono» della bellezza del firmamento. Il «mondo» del paesaggio è locale, non ha l'universalità né una pari sublimità. Ritorneremo ancora sul «mondo» del paesaggio verso la fine di questo capitolo. A prescindere dalla questione di quale sia il paesaggio in grado di proseguire il «suono» di questa bellezza ultimativa del firmamento, cioè del radioso cielo azzurro o del cielo stellato (qui gioca un ruolo decisivo anche l'architettura), ogni bel paesaggio viene spiritualizzato da questo sfondo, ossia tutte le sue possibilità di bellezza vengono attualizzate mediante la bellezza di questa datità originaria del cielo. Dal sole e dalla bellezza del cielo azzurro il paesaggio riceve il suo «abito da festa», in opposizione all'«abito di tutti i giorni», quando su di esso s'inarca un cielo grigio, senza nubi, perché la cappa di nubi è divenuta qualcosa di uniforme.
    Abbiamo già menzionato il fatto che la bellezza originaria del firmamento e della luce può avere molte variazioni. In questi fondamentali portatori di bellezza troviamo grandi differenze di grado. Il colore azzurro del cielo senza nubi non è assai diverso solo per via delle sue gradazioni dal celeste fino a un blu scuro intenso, ma varia enormemente a seconda dei giorni e della regione. Tanto più ciò vale per la luce. La bellezza della luce è in certi giorni molto maggiore che in altri. Soprattutto in certe regioni la luce ha una bellezza del tutto speciale.
    In tutti questi elementi fondamentali della natura dobbiamo distinguere la bellezza che essi posseggono in quanto specie e la bellezza del singolo individuo: in quest'ultimo non saio giunge a parlare in maniera più genuina e autentica la bellezza della specie, ma intervengono ulteriori qualità particolari, differenziazioni molto importanti per la sua bellezza. Dobbiamo inoltre chiarire che qui non c'è solo la differenza di grado della bellezza. Piuttosto si trovano delle differenze, p.es. nella luce, che rappresentano una variazione qualitativa, senza che l'una differenza sia necessariamente superiore all'altra. Non esistono solo una luce bella e una luce meno bella, ma anche la differenza tra luce del mattino, luce di mezzogiorno e luce serale.

    Le fasi del giorno

    Veniamo così a un altro elemento originario di grande bellezza: i momenti del giorno. Quanta bellezza può, possedere il tramonto del sole, quale inesauribile poesia! L'intero «mondo» del mattino, della speranza, della giovinezza, della freschezza, del sole sorgente, ha una qualità unica nel suo genere. Con ciò tocchiamo di nuovo queste categorie qualitative universali che percorrono l'intera gerarchia ontologica. Tali datità originarie si manifestano in maniera particolare nell'apparenza visibile della natura. Allo stesso modo della letizia, anche la speranza è naturalmente data come qualità pura. Sarebbe insensato dire che la natura è piena di sentimenti di speranza. Ma anche proiettare nel mondo apersonale, nella vita della natura apersonale, una speranza vissuta, consapevole, sarebbe un gioco panteistico:
    Eppure la qualità che vive nella speranza vissuta, consciamente eseguita dell'uomo, inerisce come qualità pura anche al mattino nel senso letterale e alla giovinezza dell'essere vivente. Tale qualità originaria del mattutino è portatore di una grande bellezza metafisica, e poiché questa qualità si presenta anche nel visibile, ossia poiché si fonda su certi dementi del visibile, apparendo: intuitivamente in essi, la bellezza metafisica nel mattino ci è data: è magnifico che in natura esista qualcosa come un mattino.
    Alla grande poesia del mattino contribuiscono anche la freschezza e l'odore dell'aria mattutina, come pure il «risveglio della natura». Anche quest'ultimo è uno degli arcifenomeni che attraversano molti gradi ontologici. Il fenomeno del risveglio non è qualcosa di progettato dall'uomo, è dato intuitivamente nella natura, e in diverse specie vegetali e animali è addirittura un processo reale.
    Abbiamo parlato finora della bellezza e della poesia del mattino in quanto tale. È chiaro però che questa bellezza aumenta straordinariamente non solo quando al mattino segue un giorno radioso e il sole indora o colora di rosa le nubi all'orizzonte, ma anche a seconda della regione o del paesaggio in cui questo fenomeno avviene. Allora gli elementi originari non sono soltanto il grande sfondo significativo per tutte le bellezze del paesaggio e della natura nel suo complesso: la bellezza degli elementi fondamentali può dispiegarsi tanto più pienamente quanta più bello è il paesaggio.
    Oltre a questa mutua influenza esistono molti fattori speciali che concertano in maniera meravigliosa con l'intero fenomeno del mattino: il canto del gallo al sorgere del sole o la rugiada che, formatasi sulle piante nel corso della notte, comincia a luccicare e presenta una particolare qualità di integrità e freschezza. Quando il fenomeno del mattino, soprattutto la luce mattutina, la luce crescente, si dispiega pienamente nella sua specifica bellezza e sono compresenti tutti gli altri fattori della natura ridestantesi, della temperatura, dell'aria ecc., abbiamo allora un esempio originario di ciò che è la poesia.
    Qualcosa di analogo è costituito dalla bellezza del mezzogiorno. L'elevato punto di chiarità, il vittorioso dispiegarsi della luce, la bellezza particolare che questa luce possiede e che la differenzia da quelle del mattino e della sera, il fenomeno della pienezza, della saturazione, in cui rientrano anche il caldo, l'alterazione della luce e dell'odore, – tutto ciò ha una sua bellezza specifica.
    La sera, con il sole discendente, ha a sua volta una sostanzialità unica nel suo genere. Quando parliamo di sera, non pensiamo all'inizio della notte, bensì al sole declinante, al suo commiato, all'ultima parte del giorno. Questa luce, che comincia in ore diverse a seconda della stagione, può essere di una sublimità particolarmente commovente. Pensiamo ai momenti in cui alla greve pienezza della luce solare, con tutta la sua magnificenza e forza, subentra una luce più spiritualizzata, più morbida. Ciò conferisce al fenomeno della sera fino al tramonto una qualità del tutto determinata, una trasfigurata nota di congedo. Anche questa luce, quando il tempo atmosferico lo consente, comunica alla natura uno splendore sublime del tutto diverso dalla luce mattutina.
    Non ha la nota colma di speranza, non l'elemento del risveglio, non la freschezza, la giovinezza, e neppure la satura pienezza del mezzogiorno, ma ha un carattere di congedo. Non è però un congedo doloroso, non ha una nota malinconica, bensì una particolare compiutezza spirituale. La luce serale contiene piuttosto un rinvio all'eternità, una disposizione emotiva come quella vissuta nel meraviglioso inno di Simeone dopo che aveva tenuto in braccio il bimbo. divino: Nunc dimittis servum tuum, Domine, in pace («Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace», Lc 2,29). Il sole che s'accomiata conferisce all'intera natura un carattere particolare, una nota spirituale, trasfigurata. Ritroviamo qui la fecondazione mutua della natura attraverso questo elemento originario e della bellezza della sera attraverso la bellezza del paesaggio.
    La bellezza, particolare posseduta spesso dal tramonto del sole è un elemento a sé stante.
    E poi la notte! Anch'essa ha la sua specifica dignità. Abbiamo già parlato della misteriosa grandezza solenne del cielo stellato e accennato alla particolare poesia della luna e del suo splendore. Pensiamo solo alla bellezza che Goethe riversa in maniera così unica nelle sue poesie alla luna! Naturalmente s'aggiunge qui la bellezza artistica della poesia. In una poesia come Füllest wieder Busch und Tal [Di nuovo inondi bosco e valle] siamo condotti in modo straordinario davanti alla poesia della luna nella natura, al suo incanto silente, mite, contemplativo. La mitologia greca personifica tutti questi elementi originari della bellezza della natura, mettendone così in rilievo la specifica poesia, il carattere particolare. In Artemide incontriamo la bellezza ansante, propria della notte. Ma la poesia di Artemide o Diana non esaurisce affatto il ricco contenuto del fenomeno della notte. È solo un aspetto particolare della sua poesia.
    La notte ha anche una peculiarissima solennità per via del silenzio, della cessazione del flusso dell'attività, per via della quiete contemplativa che si diffonde su ogni cosa. Nella notte è insita una grande serietà. Riceve una nota particolare dal silenzio dell'uomo e dalla commovente lode della natura che solo di notte sale al Creatore. Ora, che tutto ciò si produca in maniera solitaria – il mormorio del ruscello, la maestosità degli alberi –, senza l'uomo e anche senza una gran parte degli animali, a sua volta conferisce alla natura un tipo di poesia e di maestà completamente diverso da quello del giorno.
    Diverse fonti cooperano nella bellezza degli elementi originari: primo, la bellezza metafisica divenuta visibile; secondo, la bellezza sensibile; e terzo, la bellezza di seconda potenza, che abbiamo chiamato bellezza quasi-sacramentale. Alla bellezza metafisica appartengono tutte le qualità significative a cui abbiamo dovuto accennare per render brevemente conto della pienezza della loro bellezza quando abbiamo parlato del firmamento, della luce, dei fenomeni del mattino, mezzogiorno, sera e notte.

    (Estetica, Bompiani 2006, pp. 312-321)


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