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    E se non fossimo

    così "infedeli"?

    Ismaele Primofrutto

    ismaele

     

    Al giorno d'oggi, sfortunatamente, si sente parlare moltissimo di noi giovani più in modo negativo che positivo. Tra la perdita di valori, di principi, irresponsabilità e immaturità, spicca fra tutti, a mio parere, la mancanza di fede e l'allontanamento dalla religione a partire dal ricevimento della Cresima. Ma è veramente così o è solo una delle tante generalizzazioni da parte degli adulti?
    Dalla mia esperienza posso dire che rispetto al passato c'è sicuramente un minore interesse al cattolicesimo, frutto di un cambiamento sociale che vede un sempre maggior decentramento della Chiesa nella nostra vita. Un tempo era la società, con le sue tradizioni ed usanze, ad “imporre” l'insegnamento del cristianesimo magari a volte “indottrinando” nonostante la volontà del singolo.
    Ora ci troviamo di fronte a una condizione sociale differente e alcuni miei coetanei cercano di opporsi in ogni modo a tutto ciò che c'è di antico e tradizionale, ribellandosi di conseguenza ad istituzioni come la Chiesa, chi per volontà e chi per “moda”.
    Tuttavia, sostengo che generalizzare sia scorretto e non corrisponda del tutto alla verità, ma rappresenti solo una faccia della medaglia; infatti io, così come tanti altri, non abbiamo abbandonato la nostra fede e cerchiamo di coltivarla. Ho sempre avuto le idee chiare sulla strada che avrei dovuto percorrere nonostante qualche momento di incertezza e smarrimento, perché sapevo che la cosa giusta da fare era perseverare nel mio cammino; così, dopo la Cresima, ho continuato e continuo tuttora a frequentare la chiesa e il suo gruppo giovani.
    Per me la fede è come un dono prezioso e allo stesso tempo una scelta di affidamento a qualcosa di più grande, una forza, un rapporto d'amicizia e d'amore che mi porta ad allargare i miei orizzonti, a vedere e vivere la vita con occhi totalmente nuovi, fatti di speranza, carità e gentilezza.
    Descrivere cosa significa essere un credente è molto complesso, perché non si può sintetizzare qualcosa di così grande e profondo in poche righe e forse non basterebbero nemmeno pagine su pagine. Si vive concretamente e solo attraverso l'esperienza si possono comprendere le emozioni che questo cammino dona; d'altronde, Gesù stesso ne è la prova concreta: Lui era l'uomo dei fatti, dell'azione e non solo delle prediche!
    Per quanto riguarda il rapporto con i miei coetanei, non mi sono mai precluso amicizie con persone non credenti e queste non l'hanno fatto con me poiché, in fondo, sono scelte personali e non trovo giusto fare della religione un criterio di scelta e di separazione, semmai di unione. Di sicuro non sono mancati anche accesi dibattiti e confronti che si sono svolti, per la maggior parte delle volte, con un atteggiamento di rispetto e ascolto reciproco. Sostengo, quindi, che la differenza del credo non sia un giusto criterio per etichettare e giudicare un individuo a priori senza prima averlo conosciuto; d'altronde, come ribadisce papa Francesco, il compito principale di un cristiano dovrebbe essere quello di instaurare un dialogo d'amore e speranza con tutti gli uomini e le donne, di costruire ponti e non muri.

     

    * Secondo il proverbio latino “nomen omen”, il nome di una persona era un presagio della persona stessa, rappresentandone il carattere, il suo atteggiamento e anche il destino, insomma un vero e proprio presagio, un po' come il suo biglietto da visita. Ed ecco, allora, che mi presento: mi chiamo Ismaele.
    Nome dell'Antico Testamento, derivante dall'ebraico (yishma e El), significa "Dio ascolta”.
    Il mio nome mi è sempre piaciuto, fin da quando ne ho memoria, un nome particolare e quasi unico in Italia.
    Quanto al mio cognome... mi si perdoni il richiamo a un vangelo che sento particolarmente mio.
    Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 9-17): “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Per molto tempo mi sono interrogato sul come iniziare questo articolo e non quale migliore modo se non con le parole che un giorno mi sono state dedicate e che rappresentano, per me, un tesoro prezioso, colonna della mia Fede e rifugio nei momenti di difficoltà e sconforto.

     


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