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    Christus vivit

    per un cammino sinodale

    che porti frutto

    Giacomo Costa


    La pubblicazione dell'esortazione apostolica postsinodale
    Christus vivit costituisce una ulteriore tappa del processo sinodale con cui la Chiesa intera si è interrogata sul tema «I giovani, la fede, il discernimento vocazionale». Secondo uno schema a cui ci stiamo pian piano abituando, si tratta di un testo non lineare, ma "poliedrico". Per una sua più profonda comprensione risulta illuminante collocarlo nel contesto del Magistero di papa Francesco, facendo emergere i legami con gli assi portanti del suo pontificato.

    Con l'esortazione apostolica postsinodale Christus vivit (CV), firmata il 25 marzo scorso a Loreto e resa pubblica il 2 aprile, papa Francesco rilancia a tutta la Chiesa i frutti del Sinodo sul tema «I giovani, la fede, il discernimento vocazionale». Si tratta di un percorso cominciato nel 2016 e culminato nell'ottobre 2018 con lo svolgimento della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (cfr il riquadro che segue). In una Chiesa che vede nel "fare sinodo" o, in parole più accessibili, nel "camminare insieme" la propria cifra identitaria, il testo si pone nel solco dei passi precedenti e apre la strada a compierne di nuovi, raccogliendo e riproponendo a tutta la Chiesa un'esperienza viva.
    Anzi, una pluralità di esperienze, a partire da quella dei giovani del mondo di oggi, con le loro risorse e le difficoltà e le sfide che sono chiamati ad affrontare: con loro e grazie a loro possiamo riconoscere meglio i segni del nostro tempo. Poi, l'esperienza di tutti coloro che, a vario titolo, si mettono a servizio dei giovani per accompagnarli a incontrare il Signore e la gioia del suo Vangelo. Infine l'intensissima esperienza umana, spirituale ed ecclesiale dell'Assemblea sinodale, in cui davvero abbiamo vissuto una "nuova Pentecoste" e una profonda comunione al di là delle differenze di cultura, lingua e vocazioni.
    CV può essere intesa come una rilettura meditata e dialogica di queste esperienze, dei lavori dell'Assemblea a cui papa Francesco ha personalmente preso parte e del Documento finale (DF) che essa ha prodotto. Non si presenta però come un percorso strutturato, ma alterna generi e modalità di interlocuzione e argomentazione. Si tratta di un testo "poliedrico", che articola una pluralità di approcci e di percorsi al suo interno. Le pagine che seguono non si propongono di offrire una introduzione al testo, poiché varie sono già disponibili (cfr Costa e Sala 2019; Costa 2019b). L'obiettivo è innanzi tutto collocare questo nuovo documento all'interno del Magistero di papa Francesco, evidenziando connessioni e rimandi che meglio ne mettono in luce lo specifico. Lungo questo percorso, presteremo particolare attenzione ad alcuni nuclei che più risuonano con le tematiche proprie della nostra Rivista, raccogliendo anche dalla CV nuovi elementi per continuare a "orientarsi nel mondo che cambia".

    L'articolato processo sinodale

    6 ottobre 2016: Papa Francesco convoca la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
    13 gennaio 2017: pubblicazione del Documento preparatorio insieme a una Lettera per i giovani di papa Francesco.
    14 giugno – 31 dicembre 2017: Questionario online per i giovani.
    11-15 settembre 2017: Seminario internazionale sulla condizione dei giovani.
    24 marzo 2018: Conclusione della Riunione presinodale con oltre 300 giovani da tutto il mondo, accompagnati da esperti, educatori e formatori.
    19 giugno 2018: Pubblicazione dell'instrumentum laboris.
    3-28 ottobre 2018: XV Assemblea sinodale ordinaria. I risultati delle discussioni dell'Assise sinodale sono stati raccolti nel Documento finale, votato in ogni suo numero da una maggioranza superiore ai due terzi dei Padri sinodali.
    25 marzo 2019: Pubblicazione dell'esortazione apostolica Christus vivit.
    18-22 giugno 2019: Riunione postsinodale organizzata dal Dicastero Laici, Famiglia, Vita.

    Si rinvia anche ai tre editoriali di Giacomo Costa su Aggiornamenti Sociali:
    - «Lasciare spazio ai giovani»: un Sinodo che interroga tutti (aprile 2017);
    - Sinodo dei giovani: ritrovare il dialogo tra le generazioni (agosto-settembre 2018);
    - Sinodo 2018: il dono dei giovani (dicembre 2018).
    Altri articoli sul tema sono raccolti nel dossier Giovani disponibile sul nostro sito www.aggiornamentisociali.it 

    1. Nel segno del dialogo

    Sinteticamente ci sembra corretto presentare CV come un esercizio di dialogo: sono ampie le sezioni in cui il testo si rivolge direttamente ai giovani lettori, chiamandoli in causa personalmente (cfr CV, n. 3). Ma, proprio come l'Assemblea sinodale di ottobre, papa Francesco non separa i giovani dal resto della Chiesa: sono protagonisti del nostro tempo e membra attive della Chiesa, non oggetto di discorsi che calano su di loro dall'alto. Così, come chiarisce l'indirizzo stesso della CV, questo dialogo coinvolge anche «tutto il Popolo di Dio», nella certezza che sarà fonte di rinnovamento per tutti: il Sinodo ha infatti rappresentato «l'opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane» (papa Francesco 2018a). Ma il dialogo è anche la radice e il fondamento della CV, quello che ha avuto luogo durante l'Assemblea sinodale di ottobre e lungo tutto il cammino di preparazione. Papa Francesco lo riconosce con gratitudine al n. 4: «Mi sono lasciato ispirare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo dell'anno scorso. [...] In questo modo, la mia parola sarà arricchita da migliaia di voci di credenti di tutto il mondo che hanno fatto arrivare le loro opinioni al Sinodo. Anche i giovani non credenti, che hanno voluto partecipare con le loro riflessioni, hanno proposto questioni che hanno fatto nascere in me nuove domande».
    Il dialogo è una parola chiave del pontificato di papa Francesco. La programmatica esortazione apostolica Evangelii gaudium lo propone come componente irrinunciabile dell'evangelizzazione: in famiglia (EG, n. 70), nell'azione pastorale (EG, n. 31) e nella predicazione (EG, n. 137), ma anche con gli Stati, con la società, con le culture e le scienze e con i credenti di altre confessioni e religioni (EG, nn. 238-259). Inteso come via per affrontare questioni complesse e controverse, esso ha un ruolo strutturante nel cap. 5 dell'enciclica Laudato si' (cfr Costa e Foglizzo 2016). Infine, è al centro del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato insieme ad Ahamad al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar durante il recentissimo viaggio ad Abu Dhabi (cfr Costa 2019a). Per papa Francesco, il dialogo non è un faccia a faccia sostanzialmente fine a se stesso, né una strategia per "conquistare" l'altro, ma un incontro tra persone diverse, accomunate da un reale desiderio di fare un tratto di strada insieme, offrendo ciascuno il proprio contributo: «Non dobbiamo spaventarci della differenza: Dio ha permesso questo. Dobbiamo spaventarci se noi non operiamo nella fraternità, per camminare insieme nella vita» (papa Francesco 2019a).
    In CV, la cultura del dialogo si declina nell'ambito delle relazioni tra le generazioni e più concretamente tra giovani e adulti (o anziani): non suscita lo stesso scalpore e le stesse resistenze di quello tra cattolici e musulmani, ma non per questo possiamo considerarlo scontato. Al Sinodo era emersa la condizione di reciproca estraneità tra le generazioni, o di un rapporto di competizione anziché di alleanza, con le conseguenti preoccupazioni in materia di educazione e trasmissione dei valori (cfr DF, n. 34; IL, n. 14). Di fronte a questo rischio CV riprende un'immagine del profeta Gioele, che ha costituito una ispirazione dell'intero percorso sinodale e che intreccia i sogni degli anziani e le visioni dei giovani: «Gli anziani hanno sogni intessuti di ricordi, delle immagini di tante cose vissute, segnati dall'esperienza e dagli anni. Se i giovani si radicano nei sogni degli anziani riescono a vedere il futuro, possono avere visioni che aprono loro l'orizzonte e mostrano loro nuovi cammini. Ma se gli anziani non sognano, i giovani non possono più vedere chiaramente l'orizzonte». Ancora meno se al posto dei sogni offrono incubi! Questa prospettiva interpella direttamente la comunità cristiana, chiamata a rinnovarsi per poter entrare in contatto con tutti i giovani, anche quelli che «non la ritengono significativa per la loro esistenza» e le chiedono piuttosto di lasciarli in pace (cfr CV, n. 40; DF, n. 53). Sono proprio i giovani che la possono "evangelizzare" e aiutare a non cadere nella corruzione, a non trasformarsi in setta, a essere testimone autenticamente povera e umile (cfr CV, n. 37).

    2. Uno stile e un metodo

    La cultura del dialogo è uno degli elementi che sostanziano lo stile sinodale che papa Francesco propone alla Chiesa contemporanea. Lo aveva indicato con chiarezza alla conclusione dei lavori del Sinodo: «il primo frutto di questa Assemblea sinodale dovrebbe stare proprio nell'esempio di un metodo che si è cercato di seguire, fin dalla fase preparatoria. Uno stile sinodale che non ha come obiettivo principale la stesura di un documento, che pure è prezioso e utile. Più del documento però è importante che si diffonda un modo di essere e lavorare insieme, giovani e anziani, nell'ascolto e nel discernimento, per giungere a scelte pastorali rispondenti alla realtà» (papa Francesco 2018b). Anche CV richiama la Chiesa intera all'adozione di un approccio sinodale alla pastorale giovanile, capace di valorizzare tutti i carismi nella logica della corresponsabilità (cfr CV, n. 206, riportato qui di seguito), riprendendo la densa riflessione del DF sulla sinodalità missionaria (nn. 119-127). 

    Una pastorale sinodale

    La pastorale giovanile non può che essere sinodale, vale a dire capace di dar forma a un "camminare insieme" che implica una «valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri [della Chiesa], attraverso un dinamismo di corresponsabilità. [...] Animati da questo spirito, potremo procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza della varietà di cui si compone, accogliendo con gratitudine anche l'apporto dei fedeli laici, tra cui giovani e donne, quello della vita consacrata femminile e maschile, e quello di gruppi, associazioni e movimenti. Nessuno deve essere messo o potersi mettere in disparte» (CV, n. 206, in riferimento a DF, n. 123).

    Proprio di questo stile sinodale è il metodo del «discernimento comunitario, fatto alla luce della Parola di Dio e dello Spirito Santo [... con cui] raccogliere voci e volti dalle realtà più varie e così poter tentare un'interpretazione che tenga conto della ricchezza e della complessità dei fenomeni, sempre alla luce del Vangelo» (papa Francesco 2018b). È questo il metodo seguito lungo tutto il processo sinodale, che ne struttura i documenti e su cui si è articolato il lavoro dell'Assemblea sinodale, sperimentando una modalità che la nuova costituzione Episcopalis communio rilancia come forma di ogni Sinodo. Le fasi del percorso (preparazione, svolgimento dell'assemblea, attuazione) ripropongono i passi del processo di discernimento che, sulla base del n. 51 di EG, sono scanditi con i tre verbi riconoscere, interpretare, scegliere (cfr IL, n. 3). Papa Francesco è il primo a seguire questo metodo, praticandolo con libertà feconda, in modo mai pedissequo e senza trasformarlo in una gabbia. Prova di questa flessibilità è anche la scelta di termini simili ma non identici per segnare le diverse fasi I, privilegiando la concretezza dell'applicazione rispetto alla formalizzazione teorica, e aiutandoci così ad andare in profondità di quello che resta in primo luogo un atteggiamento e una pratica spirituale. In questa luce, anche in CV è possibile rinvenire una struttura, pur sottotraccia, a cui il lettore può appoggiarsi: i nove capitoli che compongono il testo possono essere raggruppati tre a tre secondo la scansione dei tre verbi.Leggendone il testo, ci accorgiamo come l'applicazione del metodo a un caso concreto metta in luce sfaccettature diverse da quelle di altre occasioni, a ulteriore testimonianza della sua fecondità e versatilità. Ci soffermiamo ora in particolare su alcune accentuazioni che emergono nelle fasi del riconoscere e dell'interpretare, prestando attenzione più al profilo del metodo che a quello dei contenuti, che dalla sua applicazione emergono e su cui ci soffermeremo in seguito.

    L'intreccio del riconoscimento

    Il passo del riconoscere viene spesso confuso con un'analisi più o meno accurata della realtà, che potrebbe persino essere in qualche modo "appaltata" a un'agenzia esterna. Si tratta invece di una operazione ben più complessa, che coinvolge varie fonti, ma soprattutto chiama in causa l'interiorità e la fede del soggetto (personale o comunitario) che la compie.
    Entra in gioco una pluralità di fonti a cui fare riferimento, in particolare i dati di realtà, la Parola di Dio e la tradizione della Chiesa. Ma nessuna è di per sé conclusiva. I dati non parlano da soli e gli avvenimenti non dischiudono automaticamente un significato inequivocabile, ma sono necessari per non perdere concretezza (cfr LS, n. 15) e sfuggire al rischio di astrazione. La Parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa non sono postulati da cui dedurre applicazioni concrete o indicazioni da seguire pedissequamente, ma principi di ispirazione e criteri di orientamento.
    Parola di Dio e avvenimenti necessitano però di qualcuno che li impasti e assuma il rischio di lasciarsene interpellare, mettendo in gioco la propria interiorità e le peculiarità della propria esperienza di fede. Gli stessi eventi e la stessa Parola suscitano risonanze differenti a seconda di chi li ascolta ed è il dialogo tra queste diversità a consentire un discernimento in comune che conduce a riconoscere la volontà di Dio non in astratto, ma nella concretezza della storia e della quotidianità. È grazie a questo processo che ci possiamo rendere conto che la Parola di Dio non è un racconto vecchio di duemila anni o più, ma è viva ed efficace in ogni tempo, anche il nostro.
    I primi tre capitoli di CV rappresentano una articolazione originale di questo processo. Il punto di partenza è in questo caso 2 la Parola di Dio, e in particolare i molti racconti di incontri di giovani con il Signore che essa contiene (cap. 1). Il cap. 2 sottolinea l'importanza di questa Parola: in ogni epoca, compresa la nostra, è l'incontro con Gesù a illuminare la vita dei giovani e di tutta la Chiesa. Solo a questo punto arriva il momento di passare in rassegna la situazione dei giovani nel mondo contemporaneo (cap. 3): più lo sguardo è animato da fiducia e speranza, più può permettersi di lasciare emergere anche ombre e difficoltà. D'altro canto questa rassegna è indispensabile per scongiurare il rischio di 
    pensare ai giovani in modo astratto o stereotipato (in positivo o in negativo) e mettere invece al centro dell'attenzione la loro vita reale (cfr n. 70), a partire dalla enorme varietà delle condizioni in cui si trovano.

    L'incontro con la pietra angolare

    Il secondo passo – interpretare – è un invito ad andare in profondità, senza fermarsi all'ascolto e alla risonanza emotiva che la realtà suscita dentro di noi. Si tratta di un passaggio cruciale, che richiede attenzione e finezza, tanto che a volte è contraddistinto con il termine stesso "discernimento", indicando così la parte per il tutto. È una fase indispensabile, ma delicata, perché radicalmente esposta a inganni, illusioni e seduzioni di varia origine, così come all'incertezza e allo scoraggiamento.
    Per il credente alla base di questa dinamica c'è l'incontro con Gesù vivo nella propria vita, una familiarità che pian piano modella sguardo e prospettive. È questo incontro a fornire una chiave interpretativa del mistero del mondo, a permetterci di riconoscerci figli di un unico Padre e soprattutto ad aprire nuovi orizzonti e prospettare nuove possibilità. È successo al Sinodo, ad esempio, meditando sul senso dell'autorità e sul modo di esercitarla. È sempre l'incontro con Gesù a renderci capaci di una lettura profetica della realtà: la critica del paradigma tecnocratico e la proposta dell'ecologia integrale che sono al cuore di LS, anche se non sono formulate con lessico confessionale, si reggono su questa intelligenza della fede che è capace di tradurre nel concreto dell'oggi l'ispirazione dell'antropologia cristiana e della teologia della creazione. È questo un modo per mostrare la rilevanza della fede nello spazio pubblico, senza adeguarsi a una laicità insapore o ritirarsi all'interno dei confini della comunità. A ciascun credente e a ciascuna comunità compete la scelta del registro con cui dare espressione a questa relazione profonda con il Signore, in chiave più o meno esplicitamente confessionale. Opzioni diverse sono possibili – il lievito che si perde nella pasta non è la fiaccola che risplende sul lucerniere – e come Chiesa abbiamo probabilmente bisogno di crescere nella capacità di "fare sinodo" anche di queste differenze, invece di perderci in sterili polemiche. Quale che sia la modalità di viverlo, il fulcro resta lo stesso, a cui la CV dedica il secondo blocco di tre capitoli: a ciascun giovane, nelle circostanze concrete in cui si trova, la Chiesa non ha altro da offrire se non l'incontro con quel Dio vivo che essa continua a sperimentare come amore, come salvezza e come fonte di vita, sapendo che sarà questo incontro a dischiudere nuove possibilità di orientamento per la vita di ciascuno, cioè a diventare chiamata e vocazione.

    3. I frutti per le dinamiche sociali e culturali

    L'intero percorso di CV e tutte le sue affermazioni sono il frutto dell'applicazione di questo metodo. Tra i numerosi esempi con cui illustrarlo, scegliamo di concentrare la nostra attenzione su quei passaggi che ne mostrano gli effetti in termini di intelligenza profonda delle dinamiche sociali e culturali, delle sfide che esse pongono alla Chiesa e del modo in cui essa può affrontarle senza fuggire dalla concretezza della realtà.
    Un primo caso è rappresentato dalle tre situazioni che secondo CV (che qui si rifà quasi alla lettera a DF) assurgono a cifra della condizione dei giovani (e non solo) nel mondo di oggi. La prima è la crescente pervasività dell'ambiente digitale (cfr CV, nn. 86-90), di cui si offre quello che possiamo considerare un vero e proprio paradigma interpretativo: non si tratta semplicemente di imparare a maneggiare una nuova generazione di strumenti, ma di avere a che fare con una nuova cultura che ridefinisce in profondità tutte le dimensioni dell'esperienza umana. Si aprono così possibilità illimitate di conoscenza e incontro, ma anche rischi di manipolazione e sfruttamento di diverso genere: l'ambiente digitale ha il suo lato oscuro (il dark web) ed è popolato anche da potentissimi interessi economici e politici, che possono diventare una minaccia per la democrazia (pensiamo ad esempio agli effetti delle fake news). La soluzione non è però la chiusura o la fuga, ma la ricerca del modo di incarnare il Vangelo anche in questa nuova cultura.
    Un secondo ambito su cui CV focalizza la nostra attenzione è la condizione dei migranti, autentico paradigma del nostro tempo e della condizione dei credenti, che la Lettera agli ebrei definisce «stranieri e pellegrini» (nn. 91-94). Il radicamento della Chiesa tanto nei Paesi di origine quanto in quelli di destinazione è la base che le consente di sottrarsi alla chiusura con cui il fenomeno è affrontato quando lo si guarda da una sola prospettiva e lo si vuole sfruttare come motore di consenso politico anche a costo di provocare fratture e ostilità nella società (cfr CV, n. 94).
    Il terzo nodo è l'emergenza degli abusi, prendendo consapevolezza della varietà delle loro forme («di potere, economici, di coscienza, sessuali») e indagandone la radice profonda, che è culturale e spirituale (cfr CV, n. 98). A riguardo vengono ribadite la necessità di trasparenza, l'impossibilità di fare marcia indietro in materia di misure di prevenzione, la lotta a uno stile clericale di esercizio dell'autorità e la richiesta ai giovani di collaborare per trasformare questa crisi in una opportunità di autentica riforma della Chiesa (nn. 95-102).
    Di grande significato sociale e anche politico ci sembra la collocazione delle riflessioni sul tema del lavoro (CV, nn. 268-273) e della minaccia che la disoccupazione rappresenta per la vita di innumerevoli giovani in tutto
    il mondo. Non le incontriamo infatti nell'esame della condizione giovanile, ma nel cap. 8, dedicato al tema della vocazione. Ribadire la pregnanza vocazionale del lavoro è una indicazione anche in termini di pastorale giovanile, non sempre sufficientemente sollecita a questa dimensione. L'attenzione al lavoro, centrale nel magistero di papa Francesco (cfr Costa e Foglizzo 2018), non discende tanto da una preoccupazione sociale, quanto dalla coerente adozione della prospettiva integrale dell'antropologia cristiana.
    Dalla teologia cristiana e dalla tradizione monastica ricaviamo una precisa concezione della spiritualità del lavoro: non è solo fonte di reddito (pur indispensabile) e fattore di inclusione sociale, ma ambito in cui esercitare il discernimento alla ricerca del proprio modo di "essere per gli altri" (cfr CV, n. 258).
    Meritano infine di essere ricordati gli stimolanti paragrafi dedicati alla pastorale giovanile popolare (CV, nn. 230-238): partono dal riconoscimento che i luoghi tradizionali della pastorale (oratori, centri giovanili, scuole, associazioni, movimenti, ecc.) sono in grado di andare incontro alle esigenze di una certa parte del mondo giovanile – ed è bene che continuino a farlo –, ma ne escludono inevitabilmente altre. Quanti professano altre fedi o si dichiarano non religiosi, e coloro che per tante ragioni sono segnati da dubbi, traumi o errori, faticherebbero a integrarsi nella pastorale ordinaria, ma non per questo hanno meno bisogno di trovare porte aperte e di essere sostenuti a compiere il bene possibile. La chiave, squisitamente sinodale, è quella di una pastorale che si pone come obiettivo la capacità di inclusione e l'apertura di spazi di protagonismo per i giovani e anche per le donne, alla cui condizione il n. 42 dedica parole di inequivocabile chiarezza. Si spiega così anche l'insistenza sull'importanza della formazione alla leadership (cfr CV, n. 230).

    4. Dopo l'esortazione

    Pur estremamente ricca di spunti, CV non contiene le indicazioni operative che molti attendevano per proseguire il processo di attuazione del Sinodo, suscitando anche una certa delusione. Anche questo risulta coerente con lo stile di papa Francesco, che fa della rinuncia a impartire indicazioni dall'alto una cifra del suo ministero. Già nel 2015, si era rivolto al Convegno della Chiesa italiana di Firenze con parole per molti versi paradigmatiche: «Ma allora che cosa dobbiamo fare, Padre? – direte voi. Che cosa ci sta chiedendo il Papa? Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme» (papa Francesco 2015).
    In questa linea, vale piuttosto la pena scorrere l'elenco di tutti coloro che l'esortazione chiama in causa, recuperando poi le molte proposte concrete che già aveva lanciato il DF. Un primo appello molto diretto viene rivolto alla responsabilità personale di ogni giovane e di ogni credente: la via è quella di osare mettersi in gioco in prima persona, senza lasciarsi paralizzare dalla paura di sbagliare, o schiacciare dalle pressioni e dalle manipolazioni degli interessi economici. Inoltre, con frequenza sono chiamate in causa le comunità e le Chiese locali, invitate a dar vita a processi sinodali che includano i giovani, come peraltro già indica il DF.
    Più che un manuale di pastorale giovanile, servono occasioni in cui mettere a frutto l'ingegno e le capacità dei giovani stessi, accettando di lasciare loro spazio e di mettere in discussione ciò che si e sempre fatto, e avendo cura di raccogliere e condividere quelle buone pratiche coronate da successo (cfr nn. 203-208).
    Possiamo apprezzare la profondità di questi appelli se li collochiamo all'interno di quello che costituisce l'orizzonte ultimo della proposta della CV, espressa da un termine tradizionale – estasi – di cui si recupera il significato originario: l'incontro con Dio produce "estasi" non perché strappi il credente dalla realtà e dalla trama di relazioni in cui è inserito, ma perché ci spinge a uscire da noi stessi, superando i nostri stessi limiti alla ricerca del bene degli altri. Questa uscita da sé ha molto a che fare con la possibilità di scoprire la propria vocazione e di vivere la propria vita con pienezza. Si tratta di una prospettiva che non interpella solo i giovani, ma la Chiesa intera, il modo in cui si pone nella storia e realizza nel tempo la propria missione. Sarà l'estasi, nel senso appena ricordato, a liberarla da due tentazioni opposte, ma ugualmente insidiose (cfr. CV, n. 35): la prima è quella dell'immobilismo, del ripiegamento su di sé e sul proprio passato; la seconda è quella di scambiare l'essere giovane con il mimetismo e la sudditanza alle mode del momento. È da tutto questo che papa Francesco chiede alla Chiesa di uscire.


    APPENDICI

    I fenomeni migratori
    «Grazie alla diversa provenienza dei Padri, rispetto al tema dei migranti il Sinodo ha visto l'incontro di molte prospettive, in particolare tra Paesi di partenza e Paesi di arrivo. [...] Proprio il fatto di includere al suo interno tutte queste diverse prospettive mette la Chiesa in condizione di esercitare un ruolo profetico nei confronti della società sul tema delle migrazioni». Chiedo in particolare ai giovani di non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa inalienabile dignità di ogni essere umano (CV, n. 94, in riferimento a DF, n. 28).

    Abusi, esercizio dell'autorità e clericalismo
    «Esistono diversi tipi di abuso: di potere, economici, di coscienza, sessuali. Si rende evidente il compito di sradicare le forme di esercizio dell'autorità su cui essi si innestano e di contrastare la mancanza di responsabilità e trasparenza con cui molti casi sono stati gestiti. Il desiderio di dominio, la mancanza di dialogo e di trasparenza, le forme di doppia vita, il vuoto spirituale, nonché le fragilità psicologiche sono il terreno su cui prospera la corruzione». Il clericalismo è una tentazione permanente dei sacerdoti, che [...] espone le persone consacrate al rischio di perdere il rispetto per il valore sacro e inalienabile di ogni persona e della sua libertà (CV, n. 98, in riferimento a DF, n. 30).

    La pastorale giovanile popolare
    Oltre al consueto lavoro pastorale che realizzano le parrocchie e i movimenti, secondo determinati schemi, è molto importante dare spazio a una "pastorale giovanile popolare", che ha un altro stile, altri tempi, un altro ritmo, un'altra metodologia. Consiste in una pastorale più ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono concretamente i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito Santo ha già seminato tra loro. Si tratta prima di tutto di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti. Dobbiamo limitarci ad accompagnarli e confidando un po' di più nella fantasia dello Spirito Santo che agisce come vuole (CV, n. 230).

    Le legittime rivendicazioni delle donne
    Una Chiesa eccessivamente timorosa e strutturata può essere costantemente critica nei confronti di tutti i discorsi sulla difesa dei diritti delle donne ed evidenziare costantemente i rischi e i possibili errori di tali rivendicazioni. Viceversa, una Chiesa viva può reagire prestando attenzione alle legittime rivendicazioni delle donne che chiedono maggiore giustizia e uguaglianza. Può ricordare la storia e riconoscere una lunga trama di autoritarismo da parte degli uomini, di sottomissione, di varie forme di schiavitù, di abusi e di violenza maschilista. Con questo sguardo sarà capace di fare proprie queste rivendicazioni di diritti, e darà il suo contributo con convinzione per una maggiore reciprocità tra uomini e donne, pur non essendo d'accordo con tutto ciò che propongono alcuni gruppi femministi (CV, n. 42).

    BIBLIOGRAFIA

    Testi pontifici

    CV = esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, 2019.
    EC = costituzione apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi, 2018.
    EG = esortazione apostolica Evangelii gaudium, 2013.
    LS = enciclica Laudato si', 2015.

    Papa Francesco 
    - (2019a), Discorso in occasione della visita a Loreto, 25 marzo.
    - (2019b), Catechesi sul Viaggio Apostolico in Marocco, Udienza generale, 3 aprile.
    - (2018a), Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2018, 20 maggio.
    - (2018b), Angelus, 28 ottobre.
    - (2015), Discorso al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre.

    Documenti del Sinodo «I giovani, la fede, il discernimento vocazionale», disponibili in .
    DF = Documento finale, 2018.
    DP = Documento preparatorio, 2017.
    IL = Instrumentum laboris, 2018.
    RP = Documento finale della Riunione presinodale, 2018

    Altri testi
    COSTA G. – SALA R. (2019), «Guida alla lettura» e «Rilancio del cammino», in PAPA FRANCESCO, Christus vivit, LDC, Torino, 9-24 e 171-185.
    COSTA G. (2019a), «Le religioni e il coraggio dell'alterità: la Dichiarazione congiunta di Abu Dhabi», in Aggiornamenti Sociali, 3, 181-188.
    - (2019b), «Introduzione», in PAPA FRANCESCO, Christus vivit, Centro Ambrosiano – ITL, Milano, 9-20.
    COSTA G. – FOGLIZZO P. (2018), Il lavoro è dignità. Le parole di Papa Francesco, Ediesse, Roma 2018.
    - (2016), «Evangelii gaudium: un "motore" per la Laudato si' (Il)», in Aggiornamenti Sociali, 3, 242-251.
    - (2015), «Laudato si': un'enciclica poliedro», in La Rivista del Clero italiano, 7-8, 485-496.


    NOTE

    1 Ad esempio, nel discorso pronunciato a Loreto il 25 marzo 2019 in occasione della firma di CV, ha scandito i passi con i termini: ascolto, discernimento, decisione (papa Francesco, 2019a).
    2 In un diverso contesto e soprattutto rivolgendosi a destinatari anche esterni alla Chiesa, la Laudato si' sceglie di procedere con un altro ordine: comincia da una rassegna dei dati della realtà che provengono dalla ricerca scientifica in campo ambientale e che assume nella loro valenza spirituale, per poi passare nel secondo capitolo alla considerazione del messaggio biblico e della ricchezze della teologia cristiana (cfr Costa e Foglizzo 2015).

    (FONTE: Aggiornamenti Sociali, maggio 2019, pp. 366-376)


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