Luis A. Gallo, IL DIO DI GESÙ. Un Dio per l'uomo e in cerca dell'uomo, Elledici 1991
CONCLUSIONE
«Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere », scrisse una volta L. Wittgenstein. Ma poi, più tardi, aggiunse: « Ciò di cui non si può parlare - intendeva dire: "parlare scientificamente" - è ciò che più conta per la vita dell'uomo ».
Noi abbiamo parlato a lungo in questo libro del Mistero grande che è Dio, convinti che sia qualcosa di veramente importante per la vita degli uomini. L'abbiamo fatto con trepidazione, sapendo che si trattava appunto di dire un Mistero che ci sovrasta; ma anche con la gioiosa certezza che ci dà il fatto di sapere che Gesù di Nazaret, il Figlio « che è nell'intimità di Dio » (Gv 1,18), ci ha fornito le parole da adoperare per fare adeguatamente questo discorso. È per questo che abbiamo osato affermare che Egli è un Dio di Vita per tutti, a cominciare da quelli che di Vita ne hanno di meno.
Ma, dopo il percorso fatto, dobbiamo ancora tornare a ribadire che questo Dio, Mistero grande e insieme vicinissimo, più che detto va adorato e « fatto».
Adorato, anzitutto, perché è l'ineffabile Fondamento Ultimo di tutto e di tutti; ma poi anche «fatto », e cioè reso efficace nella sua presenza nel mondo, con quell'efficacia con cui ha voluto manifestarsi nella vicenda di Gesù di Nazaret: vincendo la Morte e facendo trionfare la Vita.
Sarà così anche che Egli romperà ancora una volta il suo silenzio, un silenzio che angoscia tante persone nel mondo d'oggi, e specialmente coloro che sono schiacciati dal non senso della vita, dalla solitudine asfissiante o dalla sofferenza ingiusta e assurda. Lì dove qualcuno verrà strappato dalla Morte, lì si potrà sentire che il Dio della Vita pronuncia la sua parola, perché Egli è Amore (1 Gv 4.8.16), ossia, come spiega S. Paolo, è «colui che dà vita ai morti» (Rm 4,17).