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    La scuola italiana

    e la sfida

    della media literacy

    Scheda dal 26° Rapporto Eurispes 2014 

    L'Unione europea definisce ufficialmente la Media Literacy come «la capacità di accedere ai media, di comprendere e valutare criticamente i diversi aspetti dei media a cominciare dai loro contenuti, di creare comunicazione in una varietà di contesti. La Media Literacy riguarda tutti i media, compresi la televisione e il cinema, la radio e la musica registrata, la carta stampata, Internet e le altre comunicazione» Questa definizione fa riferimento ad un concetto di alfabetizzazione più ampio di quello tradizionale ed include l'insieme di conoscenze e competenze che fanno di un cittadino una persona "colta", vale a dire in grado di comprendere il mondo che lo circonda e di partecipare attivamente al suo progresso. Generalmente, le componenti essenziali della Media Literacy sono rappresentate dagli studiosi con le 5Cr: Culture (consapevolezza culturale), Critical (pensiero critico), Creative (produzione creativa), Comprehension (comprensione), Citizenship (cittadinanza attiva). La Media Education è il processo educativo che fornisce alle persone le competenze relative alla Media Literacy. Grazie ad essa si acquisiscono le competenze necessarie a selezionare, usare, analizzare, identificare le fonti dei messaggi, ad interpretarli, a valutarli.

    La scuola italiana e la sfida digitale. Avviato dal governo italiano nel 2009, il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (Pnsd) ha avuto un notevole impulso soprattutto negli ultimi due anni. Il Piano è articolato in diversi progetti, ognuno con specifici obiettivi e modalità di realizzazione: ma la finalità comune è coerente sia con la più generale strategia europea di riferimento (Europa 2020) volta a promuovere anche in Italia la costruzione di una società della conoscenza, dell'innovazione e dell'inclusione sia con lo strumento attuativo organizzato a livello comunitario, il programma Agenda Digitale Europea.

    I tre progetti del Pnds. Progetto Lim in classe -È un'azione di sostegno, finalizzata alla diffusione di Lavagne Interattive Multimediali-Lim nelle 322.000 classi della scuola statale italiana. Al 2013, è risultata una diffusione di circa 70.000 lavagne interattive in 1.200 classi e 36 scuole coinvolte nelle nuove sperimentazioni didattiche: più di 80.000 sono gli insegnanti che hanno partecipato ad attività formative sull'uso di questa strumentazione. Le domande di tali attrezzature pervenute sono risultate dieci volte superiori alle possibilità dello stesso Ministero di poterle soddisfare con le risorse finanziarie disponibili. Progetto Cl@ssi 2.0. La finalità di questo progetto, che in àmbito europeo trova dei corrispondenti simili in Spagna nel progetto Escuela 2.0 e in Gran Bretagna nel progetto Capital, è di trasformare la classe tradizionale in un vero e proprio laboratorio didattico, un ambiente digitale nel quale le nuove tecnologie introducono nuovi contenuti, nuove modalità di apprendimento e di insegnamento, più vicine alle esperienze che gli studenti fanno nella vita quotidiana, nel loro sistema di rapporti personali e sociali. Si tratta, in questo caso, di una innovazione definita "avanzata" che coinvolge pienamente insegnanti e studenti, possibile in quelle strutture scolastiche che sono in grado di elaborare idee e una progettazione educativa plausibile circa la trasformazione degli ambienti di apprendimento. L'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ha avviato un sistema di documentazione di tutto il processo in corso, ha registrato al 2013 un numero di T16 cl@ ssi 2.0 distribuite sul territorio italiano, che interessano: 124 classi, 240 docenti e 2.400 studenti nella scuola primaria (sperimentazione biennale avviata nell'anno scolastico 2010 11: 156 classi, 1.400 docenti e 3.300 studenti nella scuola secondaria di primo grado (sperimentazione triennale avviata nel 2009/10); 136 classi, 1,360 docenti e 2.900 studenti nella scuola secondaria di secondo grado (sperimentazione avviata nel 2010/11). Progetto Scuol@ 2.0. Con un tale progetto si apre un modo del tutto diverso di "fare" e di "vivere" la scuola. È una svolta che, ad esempio, modificando le regole tradizionali del fare scuola, punta a creare spazi collettivi per un apprendimento organizzato e partecipato in cooperazione da studenti e insegnanti, caratterizzato da percorsi formativi personalizzati, esteso anche al di fuori delle mura scolastiche. Al 2013 il progetto scuol@/ 2.0 (avviato nell'anno scolastico 2010/2011) è stato attuato in 15 scuole, con il coinvolgimento di 1.350 docenti e 13.500 studenti.

    Pochi 5 euro a studente. La volontà dell'amministrazione scolastica italiana è apprezzabile, ma l'Italia dovrebbe accelerare gli interventi ed investire più risorse nella diffusione delle tecnologie digitali nelle scuole: i 30 milioni di euro stanziati per questi progetti (5 euro a studente) sono chiaramente insufficienti. Senza una correzione, sul fronte della intensificazione degli sforzi e dei finanziamenti, l'Italia non riuscirà a recuperare i ritardi accumulati nei confronti di altri paesi europei. Nelle condizioni attuali, ad esempio, all'Italia occorreranno altri 15 anni per raggiungere il livello della Gran Bretagna dove 1'80% delle classi può già contare su strumenti didattici ed informatici.

    Eurispes e il contributo del progetto europeo Emedus. Da due anni, 2012-2013, una Rete europea coordinata dal Prof. Josè Manuel Tornero, sta lavorando ad uno specifico progetto europeo (il progetto Emedus) per fornire elementi conosciti e proporre raccomandazioni in ordine ad alcuni aspetti importanti della educazione ai media. La Rete europea è composta da Eurispes (Italia), Eavi - Associazione Europea dei Telespettatori (Belgio), Istituto Ofi (Ungheria), La Scuola di Comunicazione e Media – Scm-Skamba (Slovacchia). Il Dipartimento di Comunicazione della Università di Minho (Portogallo), l'Università di Varsavia (Polonia). Le problematiche principali riguardano, in senso lato, il rapporto scuola-società e quindi più precisamente la definizione dei rapporti e delle influenze reciproche tra l'educazione formale, l'educazione non-formale e l'educazione informale.

     


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