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    Etty e la preghiera


    "E a volte l'essenziale della giornata è la pausa di riflessione tra due profondi respiri, e quel tornare a guardarsi dentro durante una preghiera di cinque minuti."

    Stamattina presto mi sono d'un tratto inginocchiata sul tappeto della sala, tra le briciole. E se dovessi riportare quello che ho detto nelle mie preghiere, ne verrebbe fuori qualcosa del genere: Oh, Signore, questo giorno, proprio questo giorno, mi sembra così pesante. Fa' che io riesca a sopportarlo nel modo migliore fino alla sua conclusione, nella moltitudine dei giorni.

    Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M'innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offra riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una realtà sempre più grande, e anche un fatto sempre più oggettivo.

    Un giorno molto pesante. Ma ogni volta so ritrovare me stessa in una preghiera - e pregare mi sarà sempre possibile, anche nello spazio più ristretto.
     


    Parlare della preghiera di Etty è entrare nella sua dimensione più intima, nel più profondo di sé dove abita Dio. Preghiera come conversazione, come confidenza, come domanda e implorazione.
    Per persone particolari, per gli altri, per sé (per vincere la vanità, per apprendere a sopportare, per avere forza anche fisica), anche per i nemici... per tutti.
    È un atteggiamento che la coinvolge tutta, corpo mente anima, e trova espressione fisica nello sguardo, nelle mani e soprattutto nell'inginocchiarsi. E ogni luogo può essere adatto per la preghiera, la sua cameretta, anche il bagno, sulla stuoia di cocco marrone.
    È una preghiera costante, la preghiera mattutina, quella serale, quella di notte... e poi "a ogni istante".
    A pregare si impara (lei stessa si definisce "la ragazza che aveva imparato a pregare"... che non sapeva inginocchiarsi).
    È una preghiera di supplica e domanda, a livello personale e sociale, per sentirsi protetti e avere la forza quotidiana, per conservare la propria umanità, per esprimere l'intimità del rapporto con Dio.

     

    (da Spier)
    “Essere spiritualmente, interiormente colmi di una persona (di più persone) può presentarsi come "un'intenzione intercessoria", dunque come una preghiera. Ma pregare esige concentrazione totale”.

    Poi è arrivato mio padre: pieno di amore, un amore studiato. Il giorno prima, dopo quella vigorosa preghiera mattutina, m'ero sentita liberata e felice e leggera. Quando è arrivato, il mio piccolo papà, col suo ombrello scambiato e una nuova cravatta a scacchi e molti pacchetti di panini farciti, quasi indifeso, mi ha preso di nuovo l'imbarazzo, la paralisi delle forze, una grandissima infelicità. Avevo un atteggiamento negativo nei suoi confronti, anche per effetto di quella discussione della sera prima. E l'amore non aiutava.

    Con tali parole nella mente mi sono infilata nel letto, come un tempo, quando da bambina rimanevo a succhiare di nascosto un paio di caramelle frizzanti sotto le lenzuola. E questa piccola vanità ha ostacolato, per così dire, una sincera preghiera serale. Vabbè, passerà in fretta.

    M'immagino che certe persone preghino con gli occhi rivolti al cielo: esse cercano Dio fuori di sé. Ce ne sono altre che chinano il capo nascondendolo fra le mani, credo che cerchino Dio dentro di sé.

    E poi mi sono ricordata del gesto con cui Tideman, durante la soirée musicale di Mischa, aveva posato la sua mano sulla mia e come avesse poi scritto sul programma: io prego per te. E in momenti di disperazione, dopo quella volta, avevo avuto a tratti la tentazione di correre da lei e dirle: Sì, per favore, prega per me, ne ho tanto bisogno.

    Era da tanto che non pregavo così concentrata e con tanta passione come stamattina in bagno, per cinque minuti. Ho l'impressione di aver raggiunto una nuova fase, una sempre maggiore concentrazione interiore. E questa è una classica reazione dopo aver di nuovo provato con anima e corpo i pericoli di una caduta nell'infinito astratto. In quella breve preghiera ho anche chiesto: Non farmi essere vanesia. Intendo dire questo: sempre più persone vengono da me per mostrarmi la loro vita interiore, per parlarmi delle loro difficoltà e tra queste ce ne sono di interessanti e valide, e io devo fare in modo che la mia vanità non si gonfi, perché le persone si rivolgono a me.

    Di nuovo m'inginocchio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani che coprono il viso, e prego: Signore fammi vivere di un unico, grande sentimento - fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore. Allora quel che farò, o il luogo in cui mi troverò, non avrà più molta importanza. Ma non sono ancora affatto a questo punto. Oggi inghiottirò venti pillole di chinino, non mi sento proprio tanto bene a sud del mio diaframma.

    Queste parole mi accompagnano già da settimane: si deve avere anche il coraggio di dirlo. Avere il coraggio di pronunciare il nome di Dio. Una volta S. mi ha detto che ci aveva messo molto tempo, come se ci avesse trovato sempre qualcosa di ridicolo. “E prego anche alla sera, prego per delle persone”. E io gli avevo chiesto con la mia solita faccia tosta, e con la pretesa di voler sapere tutto quanto: che cosa dice quando prega? Lui era rimasto tutto imbarazzato - e poi quest'uomo, che sa sempre rispondere in modo chiaro e trasparente alle mie domande più sottili e più intime, mi aveva risposto timidamente: questo non glielo dico. Per adesso no. Più tardi.

    Conosco i suoi gesti intimi con le donne e ora vorrei ancora conoscere i gesti che ha per Dio. Prega tutte le sere. S'inginocchia in mezzo alla cameretta? Nasconde la testa pesante dietro le sue grandi, buone mani? E s'inginocchia prima di essersi tolto la dentiera, o dopo? Quella volta a Arnhem: Le farò vedere come sto senza denti. Ho un'aria così vecchia e così “dotta”.

    E stamattina mi sono di nuovo lavata con acqua gelata, ho fatto a lungo i miei esercizi ginnici e ho di nuovo pregato sulla stuoia di cocco marrone.

    Per giorni non ho sentito la necessità di scrivere, non avevo bisogno di hineinzuhören [“ascoltarmi dentro”], perché sono continuamente in una situazione di hineinhören in sich (perché non riesco a trovare un equivalente adeguato per quest'espressione?). Allora non ho più pregato, perché in realtà nel mio profondo pregavo continuamente. Quando la sera andavo a letto, era come se la ricca messe del giorno si accatastasse tra le mie braccia, quasi troppo abbondante per poterne essere completamente avvolta.

    Bisogna cercare di ricordarsi che, finché si avrà il minimo, non si morirà certo di fame; per il resto, cercare di affrancare la mente dallo stomaco. E avere un po' di autocontrollo e autodisciplina, anche in queste faccende. È così strano: non mi ero inginocchiata per mesi, perché in realtà continuavo a pregare interiormente. E di punto in bianco mi sono buttata a terra, con ancora sullo stomaco peccaminoso il peso di quel pane imburrato con granella di zucchero clandestina, e ho chiuso le mani sul viso, dicendo quasi disperata: Oh Signore, lasciami vivere un po' di più nello spirito.

    Oggi pomeriggio, con la musica di Beethoven, ho dovuto improvvisamente piegare il capo e pregare per tutti coloro che sono nei campi di concentramento: ho pregato Dio perché li renda forti e augurato loro che ricordino i momenti buoni della loro esistenza, così come in futuro, nei momenti più duri, anch'io mi ricorderò di questo giorno e dei molti giorni di quest'anno, e da essi trarrò la forza di non provare astio nei confronti della vita. Ora dobbiamo fare in modo che le nostre forze crescano di giorno in giorno per sopportare i tempi che arriveranno.

    Prego per lui, a volte sono una grande preghiera per lui.

    Questa lettera ha avuto però anche un altro effetto su di me: mi sono scoperta a pregare molto intensamente per Käthe stamattina, e nelle prime ore del giorno ho pensato che, prima di andare dai Levie venerdì, cercherò di pregare in modo grandioso e prodigioso, perché moltissimo può dipendere da questo.

    Jopie, sto pensando a te molto intensamente in questo momento; ti sorprenderesti se ti dicessi: Io prego per te. Non suicidarti, ho ancora tanto da raccontarti e posso esserti d'aiuto, e ho così tante forze che posso darne anche a te.

    Era da tanto che non pregavo così concentrata e con tanta passione come stamattina in bagno, per cinque minuti. Ho l'impressione di aver raggiunto una nuova fase, una sempre maggiore concentrazione interiore.

    E poi: si vive tanto e la vita è colma di esperienze. Alla fine, però, si porta dentro di sé una grande, fruttuosa solitudine, dappertutto. E a volte l'essenziale della giornata è la pausa di riflessione tra due profondi respiri, e quel tornare a guardarsi dentro durante una preghiera di cinque minuti.

    Non ci sono più momenti persi o morti, bisogna imparare sempre meglio a riposare tra due profondi respiri o in una breve preghiera di cinque minuti; nonostante le molte persone, le tante domande, lo studio eterogeneo, si deve continuare a portare in sé un grande silenzio nel quale potersi costantemente ritirare, anche nel cuore del caos più grande e della più intensa conversazione. Bisogna trarre forza da se stessi di volta in volta.

    Stamattina presto mi sono d'un tratto inginocchiata sul tappeto della sala, tra le briciole. E se dovessi riportare quello che ho detto nelle mie preghiere, ne verrebbe fuori qualcosa del genere: Oh, Signore, questo giorno, proprio questo giorno, mi sembra così pesante. Fa' che io riesca a sopportarlo nel modo migliore fino alla sua conclusione, nella moltitudine dei giorni. Questo giorno non sarà forse più pesante degli altri, ma la mia forza di sopportazione non è così grande.

    Stamattina presto ho pregato: Signore, liberami dalle piccole vanità. Prendono troppo spazio interiore e io so benissimo che le cose importanti sono ben altre, non certo l'essere considerata carina e affascinante dai miei simili.

    E nella mia immaginazione non sono riuscita ad arrivare a una scelta, ma in compenso ho inventato per lui preghiere stupefacenti, nel caso dovesse finire esiliato da qualche parte, lontano da me.

    Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M'innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offra riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una realtà sempre più grande, e anche un fatto sempre più oggettivo. La concentrazione interna costruisce alti muri fra cui ritrovo me stessa e la mia unità, lontana da tutte le distrazioni. E potrei immaginarmi un tempo in cui starò inginocchiata per giorni e giorni - sin quando non sentirò di avere intorno questi muri, che m'impediranno di sfasciarmi, perdermi e rovinarmi.

    Stamattina ho pregato affinché tutte le parti malandate del mio corpo potessero ricomporsi.

    E se, la sera, a volte sento il bisogno di parlare con Dio e dico molto infantilmente: Dio, con me non può andare avanti così - e talvolta le mie preghiere possono essere molto incerte e imploranti -, allora è proprio come se io mi rivolgessi a qualcosa dentro di me, o come se cercassi di implorare una parte di me stessa.

    Sono contenta che ci sia qualcuno che preghi per te, in questo modo la tua vita è più protetta, né io sarei in grado di farlo, per ora.

    Quante volte ho pregato, neppure un anno fa: Signore, ti prego, rendimi un po' più semplice. E se quest'anno mi ha portato qualcosa, è stata proprio questa maggiore semplicità interiore. E credo che in futuro riuscirò anche a esprimere le cose difficili di questa vita con parole molto semplici. In futuro.

    Quando Liesl me l'ha raccontato, ho saputo all'istante che stasera avrei dovuto pregare anche per quel soldato tedesco. Una delle tante uniformi ha ora un volto. Ci saranno ancora altri volti su cui potremo leggere e capire qualcosa. E questo soldato soffre anche lui. Non ci sono confini tra gli uomini sofferenti, si patisce sempre da una parte e dall'altra e si deve pregare per tutti. Buona notte.

    Questa camera mi è già cara e familiare, penso di poter addirittura pregarci.
    ...
    C'è sole su quel tetto e un tripudio di cinguettii, questa camera è già così raccolta intorno a me che ci potrei pregare.

    Gli voglio bene con tutto il disinteresse che ho scoperto di possedere e non voglio minimamente pesare su di lui con le mie esigenze e con le mie paure. Rinuncerò persino al desiderio di rimanergli accanto fino all'ultimo momento. Il mio essere si sta trasformando in un'unica, grande preghiera per lui. E perché solo per lui? Perché non anche per gli altri?

    Quell'uomo che lavora in Borsa diceva domenica mattina da Leo Krijn: “Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buono, finché conserviamo la disposizione verso questo qualcosa di buono. Infatti, se il nostro odio ci fa degenerare in bestie come lo sono loro, non servirà più a nulla”.

    Un giorno molto pesante. Ma ogni volta so ritrovare me stessa in una preghiera - e pregare mi sarà sempre possibile, anche nello spazio più ristretto.
    Anche queste due mani vengono con me, con le loro dita espressive che sono come giovani rami robusti. Spesso saranno congiunte in una preghiera e mi proteggeranno; e staranno con me fino alla fine. E così questi occhi scuri col loro sguardo buono, dolce e indagatore. E se i tratti del mio viso diventeranno brutti e sconvolti dalla sofferenza e dal lavoro eccessivi, allora tutta la vita del mio spirito potrà concentrarsi negli occhi.

    È riuscito a chiamarmi da un telefono nelle vicinanze, oggi pomeriggio, e mi ha detto, tra l'altro: “Questa sera dobbiamo pregare intensamente”. E nel pomeriggio ho consegnato in fretta uno scarabocchio a Gera che recitava: “Adesso dobbiamo pregare a ogni istante, non solo questa sera. È come se qualcosa in me si fosse consolidato in una inesausta preghiera, come se continuasse a pregare in me, anche quando rido, anche quando scherzo. E poi: c'è tanta fiducia in me”.

    Si deve anche essere capaci di vivere senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare, e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera.

    Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo “Dio”. Non so, trovo così infantile che si preghi per ottenere qualcosa per sé. Bisogna che domani gli chieda se prega mai per se stesso, e allora vuol dire che lo farò anch'io. Mi sembra infantile anche pregare perché un altro stia bene: per un altro si può solo pregare che riesca a sopportare le difficoltà della vita. E se si prega per qualcuno, gli si manda un po' della propria forza.

    E credo che quella preghiera mi abbia dato forza per tutto il giorno.

    Adesso il mio cuore è totalmente qui, di nuovo, in queste due camerette. E anche la mia preghiera.

    Ho ruminato a lungo su queste parole e sono sempre più convinta del contrario. È vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un'intensità demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria, alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera. E chi mi dice che vivo troppo intensamente non sa che ci si può ritirare in una preghiera come nella cella di un convento, e che poi si prosegue con rinnovata pace ed energia.

    Comincio a soffrire d'insonnia e questo non va. Stamattina all'alba sono saltata giù dal letto e mi sono inginocchiata alla finestra. L'albero era immobile nella mattina grigia e silenziosa. Ho pregato: mio Dio, concedimi la pace grande e potente della Tua natura. Se vuoi farmi soffrire, dammi il dolore grande e pieno, non le mille, piccole preoccupazioni che consumano completamente. Dammi pace e fiducia. Fa' che ogni mia giornata sia qualcosa di più che le mille preoccupazioni per la sopravvivenza quotidiana. E tutte le nostre ansie per il cibo, i vestiti, il freddo, la salute, non sono forse altrettante mozioni di sfiducia nei Tuoi confronti, mio Dio? E non ci castighi forse prontamente - con l'insonnia, e con una vita che non è più una vita?
    Sono disposta a rimanere tranquillamente coricata per qualche giorno, ma allora voglio essere un'unica, grande preghiera. Un'unica, grande pace. Devo portare nuovamente la mia pace con me. “La paziente deve fare vita tranquilla”. Pensa Tu alla mia pace, mio Dio, dovunque mi troverò. Potrebbe essere che non la sento più perché sto per compiere dei passi sbagliati? Forse - non so. Sono una persona così socievole, mio Dio, non ho mai saputo quanto. Voglio stare fra gli uomini, fra le loro paure, voglio vedere tutto da me e capirlo e raccontarlo più tardi. Ma vorrei tanto star bene. In questi giorni mi preoccupo troppo per la mia salute e questo è naturalmente sbagliato. Fa' che in me ci sia la stessa, grande immobilità che c'era nella Tua alba grigia. Fa' che la mia giornata sia qualcosa di più che le semplici preoccupazioni per il corpo.
    Alla fine, io ricorro sempre allo stesso rimedio: salto giù dal letto e m'inginocchio in un angolino nascosto della mia camera.
    Non voglio neppure forzarTi la mano, mio Dio: “Fammi guarire in due giorni”. So che tutto deve crescere, che è un lento processo. Ora sono circa le sei e mezzo. Mi laverò dalla testa ai piedi con acqua fredda e poi me ne starò coricata nel mio letto, starò immobile e non scriverò niente in questo quaderno, cercherò di stare semplicemente distesa e di essere tutta una preghiera. Già altre volte sono stata così male da credere che ci avrei messo delle settimane per venirne fuori - e invece, dopo pochi giorni, era tutto passato. Ma in questo momento vivo male e ho un atteggiamento forzato. Se fosse possibile, in qualche modo, mi piacerebbe partire mercoledì. So bene che ora non posso dare molto a una comunità di persone, vorrei tanto stare un po' meglio. Ho bisogno proprio di poco, per me è già abbastanza. Ma se voglio qualcosa con tutta la mia forza, allora c'è già un'incrinatura nel ritmo. Ma non devo volere le cose, devo lasciare che le cose si compiano in me ed è proprio ciò che non sto facendo.
    Che sia fatta non la mia, ma la Tua volontà.

    Si dovrebbe pregare giorno e notte per quelle migliaia. Non si dovrebbe stare neanche un minuto senza preghiera.

    Com'è strana la mia storia - la storia della ragazza che non sapeva inginocchiarsi. O con una variante: della ragazza che aveva imparato a pregare. È il mio gesto più intimo, ancor più intimo dei gesti che ho per un uomo. Non si può certo riversare tutto il proprio amore su una persona sola...

     

     


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