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    Messaggio del Rettor Maggiore ai giovani del MGS (2000)



    Carissimi giovani, fratelli e sorelle della famiglia salesiana, amici.

    1. Da questo Colle nel quale tutto parla di Don Bosco, in questa sua festa incastonata nell'anno giubilare tra due millenni, da questo Tempio messo a nuovo per un incontro più sentito con Lui, mi rivolgo ai giovani del M.G.S del mondo.
    La prima parola che vi dico è: «Rallegratevi nel Signore, sempre» (Fil 4, 4). Quest'invito che ascoltiamo ogni volta che facciamo memoria di Don Bosco risuona oggi più vibrante e convincente.
    «Il Signore è vicino» (Fil 4, 5). Anzi, presente: ha camminato con gli uomini fino a quest'anno 2000 e vive ancora con noi, in forma del tutto singolare dal momento dell'Incarnazione del suo Figlio.
    Canti di gioia circondarono la nascita di Gesù che segna l'inizio della nostra era. Annuncio di gioia fu la sua Pasqua, vittoria sulla morte e garanzia di liberazione da ogni male.
    Gioia e letizia riempirono pure la vita di Don Bosco, sin dai suoi primi anni trascorsi qui, tra il lavoro, le cure materne di Mamma Margherita, il desiderio di imparare, la compagnia dei coetanei.
    La gioia suscita sempre gratitudine e da essa sgorga, perché la vita è dono, avvolta nell'amore dall'inizio alla fine. Ce lo dice la storia: quella grande del mondo, fecondata da santi e saggi, da testimoni coraggiosi e silenziosi operatori di bene; ma anche quella più piccola che è la vostra storia personale.
    I duemila anni trascorsi dall'Incarnazione parlano dell'amore permanente di Dio attraverso tante persone che nel suo nome si sono coinvolte in uno sforzo di salvezza e di civiltà.
    Radunati qui come gioventù salesiana, noi facciamo memoria commossa di due secoli di storia salesiana: con gioia e gratitudine! Qui, nel 1815, ha visto la luce Giovanni Bosco. Spingendo oggi lo sguardo verso il mondo, contempliamo la rete di opere sorte nel suo nome e la moltitudine di giovani che in esse trovano casa, amicizia e orientamento per la vita.
    Ma ripercorrete, vi dicevo, anche soltanto velocemente, la vostra giovane esistenza. Gioia e gratitudine sgorgheranno come da una sorgente interiore: perché avete la vita, perché vi è stato preparato un incontro felice con Gesù, perché avete avuto il dono della fede cristiana, perché potete esprimerla con libertà secondo la vostra vivacità caratteristica nella comunione ecclesiale.
    Quante volte avrete gioito e ringraziato il Signore per l'amore dei vostri genitori e la disponibilità dei vostri educatori; e quante altre, per esservi ritrovati in tanti a condividere l'amicizia, i progetti, la festa confluita in una celebrazione eucaristica, autentica e coinvolgente!
    Voi siete protagonisti in questa bella storia, grande e personale, alla cui origine c'è Gesù; condividete con tanti altri uomini l'anelito alla libertà, alla dignità umana, alla fraternità, alla pace!
    Oggi don Bosco, in questi luoghi che lo videro ragazzo, vi incoraggia a scoprire e percorrere le strade che, da queste aspirazioni, portano verso la gioia piena.

    2. All'inizio dell'anno giubilare si apre una porta e siamo invitati ad attraversarla: è un segno che contiene un messaggio. Varcando la porta entriamo nel Tempio, lo spazio dove si sente più chiaramente la presenza di Dio. Entriamo anche nell'assemblea della comunità cristiana che celebra insieme le meraviglie compiute da Dio, ne loda la grandezza, ringrazia per la sua misericordia, da Lui prende energia per donarsi a servizio dell'uomo.
    La porta ha anche un significato più personale, che interessa ciascuno di voi: è il varco attraverso il quale Dio e i fratelli possono entrare nel nostro cuore, nei nostri progetti, nei nostri beni.
    Può essere aperta la nostra porta, come quella di Maria: che accolse l'invito del Signore e disse «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1, 38); che si lasciò commuovere dalla necessità della cugina Elisabetta, per la quale «si mise in viaggio e raggiunse in fretta un villaggio» lontano (Lc 1, 39); che si mostrò attenta a Cana, mobilitandosi perché la festa continuasse (Gv 2, 3.5); che presso la croce diede la sua disponibilità materna per ricevere da Gesù l'affidamento di tutti noi : «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19, 26).
    La porta può anche rimanere chiusa, perché ci si attacca ai beni (cf. Lc 18, 22-23), perché il disordine regna nella propria vita (cf. Lc 12, 29), perché la distrazione e il rumore rendono difficile capire cosa accade attorno a noi (cf. Lc 12, 56), perché l'ambizione impedisce di fare spazio a progetti generosi (cf. Lc 14, 7-14).
    Da questo Colle, dove Giovanni Bosco ha fatto il sogno – guida della sua vita, egli vi dice: Aprite la vostra vita al grande sogno che Dio ha su ciascuno di voi: la santità!
    il traguardo a cui vi richiama il Papa per la prossima Giornata mondiale della gioventù: Cari giovani... di ogni continente, non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Siate contemplativi ed amanti della preghiera; coerenti con la vostra fede e generosi nel servizio ai fratelli, membra attive della Chiesa ed artefici di pace (Messaggio, 3).
    Non prendete una mira più bassa!
    Abbiate fiducia nella grazia di Dio, nella felicità che la sua proposta vi darà e nello Spirito che dimora in voi. Non siete i primi a lasciarvi attirare dal desiderio della santità: è questa infatti una caratteristica del Movimento a cui appartenete. Esso sin dalle origini è vissuto grazie a quel senso di Dio ed a quella carità senza misura che spirava da don Bosco e da Madre Mazzarello. Dietro di loro i giovani hanno saputo intrecciare stupendamente vitalità giovanile e risposta generosa a Dio.
    Questo luogo racchiude ancora le immagini di quella giornata luminosa in cui Giovanni Paolo II proclamò la santità di Laura Vicuña tra i canti e gli applausi dei giovani.

    3. Qual è la porta per la quale si entra per esplorare questo meraviglioso spazio della vita secondo il sogno di Dio?
    «Io sono la porta» (Gv 10, 7): è la dichiarazione di Gesù. Attraverso di Lui possiamo entrare senza rischio di illusione né inganno nel mistero di Dio, nell'amore dei fratelli, nella vita vera.
    E l'esperienza di quanti si sono affidati a Lui, soprattutto dei discepoli più cari ed entusiasti. Due di loro, racconta il Vangelo, affascinati dalla sua personalità, si misero a seguirlo. Gesù si volta verso di loro e domanda: «che cercate?» Ma prima che rispondessero, poiché aveva letto il loro desiderio di fare causa comune con Lui, aggiunge: «venite e vedrete».
    Vieni e vedi! È l'invito, rivolto anche a voi, a conoscere profondamente Gesù, a fare amicizia condividendo con Lui il tempo, la vita, il lavoro, la compagnia. È la sfida a coinvolgersi assieme a Lui, mantenendo con fedeltà una promessa di amore che diventi fonte di luce e di coraggio.
    La porta immette su un cammino di amore che spinge sempre oltre, più in alto. «Io sono la vita, la verità e la Vita» (Gv 14, 6).
    Con la fiducia posta in Dio e interpretando la consegna del nostro padre e maestro Don Bosco, alle soglie di questo nuovo millennio, faccio un appello e do una consegna a voi giovani del Movimento Giovanile Salesiano: andate oltre.
    Scoprite in profondità, oltre la superficie del quotidiano, nelle sue pieghe e nel suo tessuto, il progetto che Dio Padre ha pensato per voi dall'eternità.
    Andate oltre l'interesse individuale, aprendovi all'ascolto dei molti appelli che risuonano intorno a voi: offrite una parola sincera, uno sguardo amichevole, una mano generosa.
    Andate oltre la vostra nazione e la vostra cultura, coltivando i semi di quella fraternità universale che sa riconoscere il valore del diverso, perché nasce dal Padre di tutti gli uomini.
    Andate oltre la pacifica e talvolta noiosa soddisfazione delle abitudini consumistiche e costruite, senza stancarvi, una solidarietà utile e visibile.
    Andate oltre la visione individuale, la competenza anche faticosamente conquistata, la ricchezza legittimamente guadagnata e condividete con amore i vostri beni con chi ne ha bisogno.
    Andate oltre le certezze della ragione e della scienza e intuite il mistero che cova nella realtà, riconoscendo con gioia filiale le tracce di Dio Creatore, l'energia di Cristo
    Risorto e la presenza dello Spirito che vivifica.
    Anche nella vostra esperienza religiosa andate oltre gli obblighi, i ritualismi e la ricerca di un'immediata emozione e ancoratevi nella fede della grande comunione ecclesiale: celebrate la Pasqua del Signore della vita e con essa la vittoria del bene sul male.
    Andare oltre non è altro che credere ed assumere la logica evangelica di generosità e creatività che suggeriscono le beatitudini "perché di noi sia il regno dei cieli... perché possiamo possedere la terra, perché siamo chiamati figli di Dio, perché grande sia la vostra ricompensa nei cieli" (cf. Mt 5, 10.12).
    È l'appello che si sente potente in questo luogo natio di don Bosco chiamato appunto il Colle delle Beatitudini giovanili, perché evoca la sua grande passione: "Voglio che siate felici nel tempo e nell'eternità".

    4. Andare oltre è anche superare le frontiere geografiche. Il Regno di Dio ha bisogno oggi più che mai di menti aperte e di cuori generosi che sentano ed operino a dimensioni mondiali. In un famoso sogno Don Bosco immagina di essere proprio qui, al Colle, e di vedere il vastissimo campo della sua missione: tutto il mondo! Questo slancio missionario, tratto caratteristico di ogni seguace di don Bosco, giovane o adulto, sarà da noi particolarmente sottolineato, in quest'anno giubilare, 1'11 novembre con una "spedizione missionaria straordinaria" per il numero e la destinazione.
    Come il primo gruppo di missionari inviati da don Bosco stesso 125 anni or sono, composto da giovani audaci e generosi, cresciuti nella esperienza oratoriana e dei gruppi giovanili, anche questo partirà dall'Altare di Maria Ausiliatrice verso tutte le direzioni del mondo.
    Anche voi siete convocati. Alcuni volontari vi rappresenteranno. Ma tutto il M.G.S. deve avere l'anima missionaria. Fatevi ovunque promotori di gioia e lievito di speranza. Sentitevi inviati ad essere segni e portatori dell'amore di Dio, dando un'anima alla convivenza umana nei quartieri e città, diventando annunciatori della Parola presso gli altri giovani.
    Così l'amore di Dio incarnato continuerà in voi ed attraverso di voi. Sapete che nell'Incarnazione trova la sua ispirazione fondamentale la spiritualità salesiana. Essa è infatti la modalità prima per essere "segni e portatori dell'amore di Dio". Da essa viene l'esempio del primo passo verso il fratello, della condivisione del cammino dell'uomo nella storia, dell'incontro immediato e personale con chi ci sta di fronte.
    È l'Incarnazione che rivela il valore della vita quotidiana, fatta di tanti frammenti che si ricompongono in unità e divengono capaci di svelare la presenza di Dio, così come nel succedersi dei giorni, dalla nascita alla risurrezione, in avvenimenti domestici e straordinari si sprigionò la luce della divinità di Cristo.

    5. Il compito è arduo, ma allettante; e non vi mancano indicazioni, energie e compagni di viaggio.
    Il Confronto Europeo che avete celebrato come Movimento Giovanile Salesiano nel mese di agosto dello scorso anno su questo Colle ed altri simili in diversi continenti, sono stati una tappa significativa di questo cammino, preparata e seguita da momenti di studio e di ricerca, di preghiera e di festa.
    Attendete ora l'incontro dei vostri rappresentanti nel Forum mondiale, previsto ancora qui al Colle nei giorni immediatamente precedenti la Giornata mondiale della gioventù. Certamente poi, con migliaia di altri giovani, parteciperete, da vicino o da lontano, alla Giornata mondiale ed all'incontro con il Santo Padre Giovanni Paolo IL
    Rilanciati nell'Anno Santo, sarete pronti a comunicare la vostra esperienza a tanti altri giovani e a diffondere la spiritualità che don Bosco propone ai giovani.
    Per questo, come don Bosco, avete Maria quale "madre e maestra". Non distogliete lo sguardo da Lei; ascoltatela quando dice: «Fate quello che Gesù vi dirà» (Gv 2, 5). Pregatela con fiducia filiale perché il Signore susciti trai giovani anime generose che sappiano dire di sì al suo appello vocazionale.
    Con Giovanni Paolo II a Lei affido voi e insieme con voi affido tutto il mondo dei giovani, affinché essi, da Lei attratti, animati e guidati, possano conseguire la statura di uomini nuovi per un mondo nuovo: il mondo di Cristo, Maestro e Signore (cf. Iuvenum Patris, 20).

    (Testo del messaggio del Rettor Maggiore d. Juan E. Vecchi ai giovani del M.G.S., trasmesso dal Colle Don Bosco il 30 gennaio 2000 durante l'omelia della Celebrazione Eucaristica)


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