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    ai giovani oggi

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    4

    FATTI DA RACCONTARE

     

    Sono fatti che invitano a pensare,
    che illuminano ciò che si sta vivendo,
    che inducono a guardare più lontano,
    ad andare più lontano.

     

    La fede cristiana si basa su un'esperienza personale, ma questa ha pure bisogno di esprimersi, in parole, in convinzioni, in alcune formule essenziali. Sono parole, convinzioni, formule che aprono al dialogo tra sorelle e fratelli credenti e mantengono la relazione con la storia di Gesù.
    Con quali parole esprimeranno i giovani la loro fede? Come insegnare loro a parlare il linguaggio della fede? A parlare la lingua del Vangelo? Come accostarli all'essenziale della storia e del messaggio di Gesù?
    Per rispondere a queste domande, non è necessario fare qui un'esposizione organica e completa della fede cristiana o della missione catechistica della Chiesa. Per questo rimandiamo ai catechismi che esistono già, specialmente al Catechismo della Chiesa Cattolica (Città del Vaticano 1992), e in particolare al Direttorio Generale per la Catechesi (Città del Vaticano 1997), che costituiscono i riferimenti di base.
    Neppure intendiamo proporre una suddivisione del contenuto della fede in funzione delle diverse età psicologiche dei fanciulli e degli adolescenti o dei diversi livelli scolastici (per questo ci sono i Catechismi appositi, cui vanno aggiunti quelli per i giovani e gli adulti). Come abbiamo indicato all'inizio di questo documento, tale lavoro spetta agli organismi e ai gruppi responsabili dell'educazione cristiana, come ai pedagoghi, agli animatori e animatrici che lavorano tra i giovani.
    Qui ci limitiamo a una sola indicazione, a una sola insistenza. Nello sforzo collettivo da compiere per presentare la fede ai giovani, ci sembra utile, se non indispensabile, che tutti coloro che intervengono – genitori, responsabili della parrocchia, animatori e animatrici di movimenti, educatori scolastici – abbiano un riferimento pedagogico comune: i racconti di fede da narrare.
    Affinché gli interventi degli uni e degli altri si rinforzino e si rivelino convergenti, suggeriamo di privilegiare l'accostamento narrativo. Da sempre è l'approccio che è servito meglio per esporre la memoria dei popoli e la loro visione dell'avvenire.
    Un tempo si insegnavano ai giovani le parole e il contenuto della fede specialmente attraverso la spiegazione, la definizione, la ripetizione. Oggi, lo sappiamo bene, i giovani non sono disponibili, né intellettualmente né psicologicamente, ai lunghi discorsi. Sono refrattari a imparare un linguaggio che sentono estraneo. La pedagogia che accettano è quella che ha eliminato l'uso della ripetizione e del linguaggio astratto.
    Essi impareranno a esprimere la fede parlandone con altri credenti. In modo più spontaneo di una volta. In relazione diretta con la loro esperienza. In una comunicazione con testimoni che sanno già parlare il linguaggio della fede. Mediante una specie di immersione in un clima di fede. Anzitutto, ma non esclusivamente, mediante racconti.

    Perché i racconti?

    Perché il racconto è il modo più semplice e più universale di trasmettere una storia, una memoria, una fede.
    Perché i giovani accettano più facilmente i racconti che le verità astratte.
    Perché la Bibbia, da cima a fondo, da Abramo fino a Pietro, Paolo e gli altri apostoli, è il racconto di testimoni che vogliono «rendere testimonianza alla luce» che ha illuminato la loro vita (Gv 1,7.8).
    Perché il Credo originale della fede in Dio è stato espresso (e continua a essere espresso dagli Ebrei, nostri antenati nella fede) in modo narrativo. «Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto con poca gente... Gli Egiziani ci maltrattarono... Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri... Egli ascoltò la nostra voce... e il Signore ci fece uscire dall'Egitto» (Dt 26,5 8).
    Perché il racconto è la prima forma di espressione personale. È in questo modo che i giovani impareranno poco per volta a parlare della loro fede. Infatti, è insistente la richiesta di una Chiesa in cui la parola dei credenti sia più libera, in cui sia ristabilita la corrente tra la parola degli uomini e la Parola di Dio. Di conseguenza, la pratica della narrazione e la concentrazione su alcuni racconti fondamentali possono costituire una specie di riferimento comune.
    «Raccontare è ingrandire la verità, perché sia vista di lontano» (Gilles Vigneault). E perché sia vista di lontano, i racconti si devono concentrare sull'essenziale.

    Cinque racconti fondamentali

    Suggeriamo che la proposta della fede si sviluppi e si concentri attorno a cinque racconti fondamentali, che sono il nucleo della fede cristiana. È facile riconoscere in essi la sequenza tradizionale della storia della salvezza. Sono:
    - il racconto di una terra amata, visitata e abitata da Dio;
    - il racconto della genesi della vitae del destino dell'universo;
    - il racconto di un sogno spezzato e della speranza ritrovata;
    - il racconto dell'invito alla fraternità tra gli uomini;
    - il racconto delle cose cominciate ma non ancora compiute.
    In questi racconti vediamo uno sforzo per dire oggi le «ragioni comuni» che ci riuniscono nella fede. I racconti non sostituiscono il Credo, ma nella trama di fondo del Credo si trova il collegamento storico dei racconti che stiamo suggerendo. Conviene rilevarli, metterli in evidenza.
    Sono racconti da narrare, con i fanciulli e i giovani, in occasione di itinerari effettuati in famiglia, a scuola, nelle parrocchie, nei movimenti. Non come «contenuti da trasmettere», ma come racconti che fanno pensare, che illuminano ciò che si sta vivendo, che invitano a guardare più lontano, ad andare più lontano. A somiglianza della strada che l'Etiope percorre in compagnia con il diacono Filippo: i due condividono racconti di vita, alla luce del racconto del Servo sofferente del profeta Isaia.
    Sono racconti da collegare con gli avvenimenti quotidiani. Con i contrasti e i conflitti della vita. Diventare credenti significa scoprire nella propria storia personale qualcosa di una storia «santa». Significa diventare capaci di raccontare questa storia «santa» ordinaria collegandola con i racconti dei primi fratelli e sorelle nella fede, con la testimonianza di tutti i ricercatori di Dio dopo Abramo e Sara, con la testimonianza di Gesù di Nazaret e dei suoi primi discepoli.
    Questi cinque racconti fondamentali vanno visti come cinque costellazioni attorno alle quali conviene riunire molte pagine e molti episodi della Bibbia che apportano una stessa luce, che riflettono uno stesso messaggio, che nutrono le stesse convinzioni.
    Sottolineiamo che questi racconti vanno proposti «in relazione con le esperienze dei giovani nella cultura di questo tempo». Il che va inteso non in senso riduttivo, secondo cui bisognerebbe stabilire dei ponti con la cultura come se i due universi fossero distanti, ma nel senso inclusivo secondo cui la fede stessa nasce e penetra attraverso la cultura, come l'acqua penetra nel suolo, come tanti fili che formano un'unica trama, la trama della vita. Non c'è fede senza questo collegamento con la cultura.
    Indichiamo pure, in relazione con questi racconti, elementi particolarmente importanti della tradizione cristiana che dovrebbero arricchire la fantasia e la memoria dei giovani. Vengono presentati sotto il titolo «elementi di memoria». Intendiamo così significare l'importanza della memoria nella trasmissione e nella proposta della fede. La memoria, nel corso della vita, è «quella facoltà deliziosa che rifornisce il cuore» (J. Guitton).

    1. Il racconto di una terra amata, visitata e abitata da Dio

    Al centro della fede cristiana vi è la certezza che questa terra è amata da Dio. Egli l'ha visitata. Abita in essa. Egli ha voluto stringere un contatto con l'umanità attraverso la storia umana. Ha fatto alleanza con Abramo e Sara, e i loro discendenti. In Gesù, ha rinnovato tale alleanza con tutti i popoli della terra.
    La fede che si trasmette oggi passa ancora attraverso la storia e la vita, attraverso la carne e il sangue di persone che credono in Lui, che lo hanno «incontrato» (cf André Frossard, Dio esiste. Io l'ho incontrato, SEI, Torino. NdT). Trasmettere o proporre la fede è fare eco a questo incontro di Dio, è invitare altri a farlo.

    • In collegamento con l'esperienza dei giovani e la cultura di questo tempo:
    - il senso di solitudine che pesa su tanti giovani; la ricerca del senso della vita;
    - il bisogno di amare e di essere amato;
    - l'esperienza del tempo: il mondo gira a vuoto?; l'interesse per l'incontro con gli extraterrestri e per la parapsicologia;
    - la sensazione di un Dio talvolta lontano e muto.

    • Elementi di memoria:
    - la chiamata e il destino di Abramo e Sara;
    - la missione del giovane Mosè;
    - il racconto dell'annuncio a Maria e della nascita di Gesù;
    - gli incontri di Gesù con la gente della Palestina;
    - gli incontri con i suoi discepoli dopo la risurrezione;
    - la testimonianza dei credenti del nostro tempo.

    2. Il racconto della genesi della vita e del destino dell'universo

    Di dove viene il mondo? Dove va l'universo? Verso il nulla eterno? Verso quale oceano? Oggi l'astrofisica affascina e dà le vertigini quando parla dell'origine dell'universo e del suo destino. La stessa vertigine ci coglie quando si tratta della nostra origine, della nostra morte.
    La fede illumina, a modo suo, il problema delle origini e della fine, della terra e degli uomini. È importante, in un tempo di progressiva scoperta dello spazio e di interrogativi sul futuro, riprendere i racconti della fede per superare una «ingenuità primitiva» – ritenere che tutto sia accaduto esattamente come è scritto nella Bibbia! – e giungere a un'intelligenza rinnovata della fede in un Dio buono e creatore dell'universo.

    • In collegamento con l'esperienza dei giovani e la cultura di questo tempo:
    - i dati dell'astrofisica: il big bang e l'origine dell'universo;
    - la maturazione della coscienza ecologica; il senso dell'evoluzione cosmica;
    - l'universo dei film di fantascienza;
    - l'amore per questo pianeta: la protezione dell'ambiente;
    - il senso del corpo, della sessualità, del lavoro;
    - il dramma della morte;
    - un mondo in cerca di riconciliazione.

    • Elementi di memoria:
    - le pagine della Genesi sulla creazione;
    - il racconto del diluvio;
    - le riflessioni del Libro della Sapienza;
    - Gesù di fronte al male, alla malattia, alla morte;
    - l'avvenimento della risurrezione, il corpo trasformato;
    - le visioni del cielo nuovo e della terra nuova nell'Apocalisse.

    3. Il racconto del sogno spezzato e della speranza ritrovata

    La Bibbia è la storia di un sogno spezzato e di una speranza ritrovata. Dio si è rivelato incessantemente come un donatore di avvenire. È il Dio delle promesse e dell'invito alla libertà. Egli vede la miseria del suo popolo e giura di liberarlo. Con la morte di Gesù, il sogno si spezza di nuovo. Nella risurrezione, Gesù diventa «il primo dei viventi».
    Di tutti i racconti, questo è senz'altro il più centrale, il più essenziale. E anche il più arduo. Il più liberante.

    • In collegamento con l'esperienza dei giovani e la cultura di questo tempo:
    - l'esperienza del male e dei nostri limiti;
    - la fine delle ideologie e la perdita delle speranze;
    - il senso della compassione, della lotta per la giustizia;
    - la volontà di salute e di salvezza per tutti;
    - le esperienze di liberazione operanti nel mondo;
    - la speranza nonostante tutto, nonostante la vita spezzata, al di là della morte.

    • Elementi di memoria:
    - l'avvenimento dell'Esodo;
    - il racconto del peccato delle origini;
    - gli episodi di Gesù che libera dal male e dal peccato;
    - il dramma dell'amore-passione di Gesù;
    - l'avvenimento della sua morte e risurrezione

    4. Il racconto dell'invito alla fraternità tra gli uomini

    Difficoltà di relazioni tra le persone, drammi nelle famiglie, divisioni tra i gruppi, conflitti tra i popoli. Desideri di pace, progetti di solidarietà, lotte per la giustizia. È problema radicale del vivere insieme.
    Come risolverlo? A che cosa sono chiamati gli uomini? La comunicazione e la comunione sono possibili? Come intravedere un avvenire umano? Quali sono le vie migliori di umanizzazione?

    • In collegamento con l'esperienza dei giovani e la cultura di questo tempo:
    - le relazioni nelle famiglie e le relazioni tra i popoli;
    - il rispetto e la dignità di ogni persona;
    - il senso della condivisione e della giustizia;
    - le relazioni interetniche e interreligiose;
    - la lotta contro la violenza e l'esclusione;
    - l'esperienza democratica;
    - le gioie e le speranze del mondo.

    • Elementi di memoria:
    - il racconto della torre di Babele;
    - la vocazione del popolo ebraico;
    - il dono della Legge al Sinai;
    - la "carta" delle beatitudini;
    - l'avvenimento della Pentecoste;
    - la missione della Chiesa, segno tra le nazioni;
    - l'esperienza delle prime comunità cristiane;
    - qualche pagina della storia della Chiesa;
    - l'Eucaristia, segno di comunione, in memoria di Gesù;
    - il sacramento della riconciliazione.

    5. Il racconto delle cose cominciate ma non ancora compiute

    La fede ci colloca in continuazione tra il «già» e il «non ancora». Questo mondo è già salvato, ma attende ancora la sua liberazione. La vita si è già manifestata in Gesù, ma non è ancora compiuta in pienezza.
    La fede ci volge verso il presente, il già: lo Spirito è all'opera nel mondo; noi dobbiamo discernervi «i segni dei tempi» e vivere nella giustizia. Ci rivolge anche verso l'avvenire, il non ancora: noi attendiamo ciò che è tuttora velato, ciò che supera tutte le aspirazioni del cuore umano, «i cieli nuovi, la terra nuova», «quando queste cose cominceranno...».

    • In collegamento con l'esperienza dei giovani e la cultura di questo tempo:
    - il significato dei nostri impegni;
    - i progressi e le speranze della scienza;
    - la fragilità delle realizzazioni umane;
    - l'incertezza del domani;
    - gli sforzi di previsione e di prospettiva;
    - i «segni dei tempi»;
    - agire localmente, pensare globalmente.

    • Elementi di memoria:
    - la speranza dei profeti;
    - le parabole del Regno;
    - il battesimo, invito a camminare nella fiducia e nella libertà;
    - l'Eucaristia, pane di vita, germe di vita eterna; la Chiesa, segno del Regno, continuamente da riformare;
    - la fine dei tempi e l'Aldilà: giudizio, paradiso, inferno;
    - il compimento finale dell'universo e della storia.
    Questo accostamento, antico e nuovo nello stesso tempo, attraverso alcuni racconti fondamentali, merita di essere sperimentato. È infatti importante che i molti che intervengono nella proposta della fede abbiano un fondo di linguaggio comune, perché la comunità stessa si costruisca una memoria comune e una medesima visione di fede.


    T e r z a
    p a g i n A


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