Il significato della scelta
"Educare i giovani
al Vangelo della carità"
nel piano pastorale della Chiesa in Italia
"Evangelizzazione e testimonianza della carità"
Dionigi Tettamanzi
Introduzione
La pastorale giovanile (PG) - ossia la pastorale della Chiesa per e con i giovani - non è di oggi: ha una sua storia, che in qualche modo risale a Gesù Cristo stesso e al suo amore per i giovani.
Oggi però si può dire che esiste nella Chiesa una maggior consapevolezza circa l'importanza, anzi circa la necessità della PG.
Potremmo dire che oggi la PG ha ottenuto il suo diritto di cittadinanza nella pastorale della Chiesa. In tal senso la PG non è qualcosa di opzionale, élitario, marginale ma qualcosa di necessario, popolare, essenziale alla vita e missione della Chiesa.
Tale "diritto di cittadinanza" è oggi riconosciuto:
non soltanto da alcuni "addetti ai lavori", secondo una linea "privatistica",
ma anche, secondo una linea propriamente "ecclesiale", dalle Chiese particolari, anzi dalla stessa Chiesa in Italia, dalla C.E.I., e questo in chiave sia magisteriale-pastorale (cfr. nn. 44-46 di "Evangelizzazione e testimonianza della carità"), sia istituzionale-strutturale (cfr. il Servizio Nazionale di PG, in ordine al coordinamento e allo stimolo della PG nelle Chiese particolari).
La pastorale giovanile e gli Orientamenti pastorali per gli anni '90
È questo il tema specifico della conversazione. E lo proponiamo secondo una duplice linea o prospettiva.
1. La PG nel contesto/nello spirito di EtC
I nn. 44-46 di EtC non sono numeri a sè stanti, ma sono parte integrante di EtC. Come tali chiedono allora di essere letti, interpretati e realizzati nel contesto, nello spirito dell'intero documento, che pertanto deve avere la sua "risonanza" nella PG, ossia la deve illuminare, guidare, sostenere, ispirare.
Di qui la necessità di rivisitare, in estrema sintesi, il contenuto, meglio il logos profondo degli Orientamenti pastorali per gli anni '90.
Il senso fondamentale di EtC è quello di esprimere, da parte della Chiesa italiana, un duplice e inscindibile grande atto d'amore a Gesù Cristo e all'uomo: a Gesù Cristo: la Chiesa, come "sposa", ama Gesù Cristo, è unita a Lui e ne condivide la missione, che si compendia nell'annuncio del Vangelo (cfr. Mc 1,15; prologo di Giov.: il "Verbo" eterno di Dio si fa carne per rivelare il mistero di Dio e dell'uomo). La Chiesa esiste in un certo senso soltanto per questo: per l'evangelizzazione. La sua vita quotidiana sta sotto la grazia e il comandamento dell' "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).
all'uomo: la Chiesa, come "madre", rivive l'amore di Gesù Cristo per l'uomo, al quale si unisce e si dona (cfr. la carne umana crocifissa come testimonianza suprema dell'amore di Dio per l'uomo).
Questo grande atto d'amore ha la sua radice e la sua forza nello Spirito Santo, che costituisce la Chiesa quale "sposa" di Cristo e "madre" dei cristiani (degli uomini).
2. La PG come sfida di EtC
Il senso/insuccesso dell'intero documento dipende ed è misurato dal successo/insuccesso della PG.
È quanto allude il n. 44: il mondo dei giovani è come uno "specchio", un "test" del mondo intero, della gente: e per le difficoltà e per le positività/potenzialità tipiche dei giovani.
I giovani come oggetto e soggetto di EtC
1. Anche i giovani sono da evangelizzare
- presentano le loro difficoltà (cfr. n. 44 di EtC)
- sono alla ricerca del "senso della vita". La risposta piena, esaustiva, esuberante alla fame/sete di verità e di libertà è in Gesù Cristo, è Gesù Cristo stesso, come Via Verità e Vita (cfr. Paolo VI all'inizio della 2a Sess. del Vaticano II).
Anche i giovani devono ricevere la testimonianza della carità
sono "temuti": preti che ritengono di non essere capaci nei riguardi dei giovani;
- sono "lasciati soli" e quindi emarginati dagli adulti in modo, in un certo senso, fisico (isolati) e morale (non considerati/non valorizzati).
Anche qui è in questione il "senso della vita": essere amati ed amare (cfr. RH, 10).
2. I giovani devono divenire soggetti/protagonisti di EtC. È nella logica della "maturazione" cristiana passare dall'accoglienza alla proposta agli altri: l'incontro
con Gesù Cristo, mentre coinvolge il "tutto" della persona, si carica d'una forza missionaria (cfr. Maria di Magdala: Ho visto il Signore! e lo annuncio! cfr. Andrea che ha incontrato il fratello di Simon (Pietro) con Gesù (Giov 1,35ss.).
I giovani come soggetti attivi e responsabili di EtC
a) in uno spazio privilegiato: quello dei giovani, secondo il principio dell'apostolato del simile con il proprio simile (cfr. Pio XI, Q.A.)
b) secondo il carisma proprio/originale: c'è un contributo specifico, in rapporto ad un certo "radicalismo" (che rifiuta le mezze misure), ad una certa "trasparenza" (no ai compromessi), ad una certa "utopia" (come richiamo all'ideale).
Il soggetto ecclesiale della PG
La PG ha ottenuto "diritto di cittadinanza" nella pastorale della Chiesa.
Ciò significa che i contenuti, i soggetti e il metodo della PG sono gli stessi della pastorale come tale.
È da cogliersi, anzitutto, lo spirito profondo e originale dell'agire pastorale come agire essenzialmente/strutturalmente ecclesiale.
La pastorale è, ex natura, "azione di Chiesa": Ecclesia quotidie gignit Ecclesiam (S. Beda il Venerabile).
A questa profondità "misterica" (mistero di autogenerazione ecclesiale) deve giungere la nostra "lettura" dell'agire pastorale: a livello di essere, prima ancora che a livello di agire; a livello di agire, prima ancora che a livello di organizzazione esteriore.
Una simile lettura si riflette nell'interpretazione adeguata dei soggetti pastorali: si configurano (ciascuno e tutti) come signum Ecclesiae, in un certo senso come sacramentum Ecclesiae. Di qui la "dignità" (per il dono ricevuto) e la "responsabilità" (per la consegna affidata) degli operatori pastorali (chiamati e impegnati ad agire in nomine Ecclesiae).
In concreto: i soggetti operativi sono la Chiesa come tale e nelle sue molteplici e unitarie articolazioni.
1. La Chiesa come tale, in quanto comunità/comunione. Di qui la necessità che ci siano segni forti e propriamente comunitari e pubblici, che dicano l'interesse e l'amore della Chiesa nei riguardi dei giovani, la sua volontà di camminare con i giovani.
2. La Chiesa nelle sue articolazioni
Il termine "articolazioni" è qui usato in rapporto al "corpo" della Chiesa, alla sua comunità/comunione "organica", segnata da varietà e da unità. Il riferimento concreto è:
a) a livello più esplicitamente istituzionale alla comunità diocesana e parrocchiale;
b) a livello più direttamente carismatico ai gruppi, movimenti e associazioni (Ciascuno con i suoi "carismi", che per loro natura esigono la circolazione e il servizio alla comunione e all'unità);
c) secondo le diverse vocazioni e condizioni di vita: sacerdoti, religiosi, laici (laici sposati: cfr. il dono/compito dei genitori in forza del Sacramento del Matrimonio);
d) secondo le strutture organizzate: esiste ormai anche la "struttura" (con una grande varietà di forme) della PG, sicché ogni altra struttura deve confrontarsi, coordinarsi, entrare in collaborazione, e viceversa.
Il metodo della PG
Il metodo pastorale rimanda in primis ad uno spirito, ad uno stile, che poi si esprimono nell'agire.
EtC parla di "educare" i giovani al Vangelo della carità, di ?preciso progetto educativo": la ragione teologica sta nella Chiesa in quanto "madre" e quindi educatrice.
Emerge così il concetto fondamentale di "cammino", di "itinerario", che come tale esige e sviluppa:
1. Una proposta ideale: questa è, in ultima analisi, l'incontro personale con Gesù Cristo, frutto di una chiamata (vocazione) e impegno per una risposta (missione) (cfr. n. 46, che parla di una "costitutiva risonanza vocazionale").
2. Una conoscenza della realtà del mondo giovanile: di oggi, con le difficoltà e le potenzialità. È "questo" giovane da educare al Vangelo della carità, all'incontro personale con Gesù Cristo (l'educatore è insieme un grande idealista e un grande realista).
3. Un accompagnamento fraterno e autorevole: occorre farsi compagno dei giovani (cfr. Gesù risorto con i due discepoli di Emmaus), con pazienza e con coraggio, appellando alla libertà responsabile dei giovani.
Formare i formatori
L'avvenire della PG è affidato ai formatori: "Formare i formatori, per i nuovi tempi e le nuove esigenze che la Chiesa si trova a dover affrontare, è una evidente necessità pastorale" (EtC, n. 45).
In particolare la figura del presbitero, come decisiva per la PG, esige una formazione (permanente) del presbitero stesso, chiamato
- a credere all'importanza del suo ministero con e per i giovani,
- a prepararsi con sensibilità e competenza,
- a vivere un rapporto "personale" profondo con i giovani,
- ad offrire, insieme al magistero della dottrina, il magistero della vita, imitando e partecipando all'amore stesso di Gesù Cristo (cfr. Mc 10,17ss: "Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse...").
Assisi, 19 ottobre 1992