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    La comunicazione interpersonale (cap. 1 di: Comunicazione educativa)


    Mario Pollo, COMUNICAZIONE EDUCATIVA, Elledici 2004

     

    Introduzione

    In questi ultimi decenni è andata maturando sempre di più la consapevolezza del ruolo centrale che nel processo educativo gioca la relazione, centralità che in alcuni momenti è stata talmente accentuata da collocare in secondo piano i contenuti che la relazione educativa veicola.
    Al di là di questi estremismi, è oramai un risultato stabilmente acquisito che l'educazione giochi una parte rilevante della propria efficacia nel livello relazionale.
    Questo significa che l'educatore deve possedere accanto alle tradizionali competenze quella relazionale: competenza prodotta sia dalla conoscenza teorica della comunicazione interpersonale, sia dai cambiamenti che la pratica corretta della comunicazione interpersonale a livello educativo e/o terapeutico tende a promuovere in chi la sperimenta.
    Questo libro vuole fornire in una forma estremamente sintetica le conoscenze teoriche di base che un educatore deve possedere per poter aspirare alla acquisizione della competenza relazionale.
    È chiaro che per quanto riguarda l'altra dimensione della competenza relazionale questo libro può fare ben poco, se non indicare il tipo di cambiamento personale che è necessario ad acquisire questo tipo di competenza.
    Il resto è lasciato all'iniziativa e al lavoro personale del lettore e, si spera, a quella di chi organizza corsi di formazione per educatori e animatori, che dovrebbe prevedere, accanto alla teoria, una cospicua parte esperienziale sostenuta da una adeguata supervisione.
    A questo punto è anche necessario ricordare che la competenza relazionale costituisce il nucleo del metodo dell'animazione culturale che, come si è visto nella parte terza del libro Animazione culturale in questa stessa collana, è centrato su quattro cardini:
    • un modo adulto di accostarsi e di accogliere il mondo giovanile;
    • la creazione di una relazione tra animatore e gruppo fondata sulla comunicazione autentica in chiave esistenziale;
    • la crescita educativa del gruppo attraverso un preciso itinerario di maturazione;
    • un modello ermeneutico di progettazione educativa.
    I primi tre cardini sono collocati all'interno del dominio della comunicazione, anche se a una lettura superficiale può sembrare che solo il secondo cardine appartenga a questo dominio.
    Infatti, il primo cardine postula una relàzione caratterizzata dall'adultità, ma comunque sempre una relazione, mentre il terzo postula la maturazione del gruppo che, come è noto, è prodotta dallo sviluppo delle relazioni tra i suoi membri.
    Il ruolo centrale della relazione nel metodo dell'animazione non stupisce perché essa è costitutiva della condizione umana, come si è avuto modo di sottolineare precedentemente quando si è indicato nell'uomo, quale essere progettuale, culturale, simbolico e relazionale, uno dei fondamenti antropologici dell'animazione.

     

    UNA DEFINIZIONE DELLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE

    Vi sono vari modelli in circolazione che descrivono e spiegano la comunicazione. Molti di essi risolvono in modo «idraulico» e meccanicistico il mistero del realizzarsi dell'incontro di due persone nel terreno comune del significato. Questi modelli, che rappresentano una radicale incomprensione della comunicazione umana, sono utilizzati, ad esempio, tutte le volte che si pensa alla comunicazione, come ad un semplice travaso di «informazioni» da una persona ad un altra e viceversa.
    Anche se la comunicazione può correttamente essere definita uno scambio di segni (parole, immagini, gesti, tracce, ecc.) teso a produrre significati comuni, ciò non significa che lo scambio segua le leggi dell'idraulica, nel senso che esso non è un semplice dare e ricevere dei segni portatori di specifici significati. ,Infatti, lo scambio di segni tra le persone, che il processo di comunicazione attiva, assomiglia, come si vedrà, di più ad una competizione che ad un travaso o ad un trasporto di segni da una persona ad un'altra.
    Quando due persone entrano in rapporto attraverso la comunicazione, avviene tra di loro una sorta di conflitto-competizione, in cui lo scopo di ognuna di esse è quello di portare l'altra sul terreno dei propri significati.[1]
    Ogni persona, infatti, attribuisce ai segni che utilizza, specialmente nell'attuale cultura sociale, un significato che è in gran parte personale, legato cioè alla sua esperienza esistenziale soggettiva e a quella del gruppo sociale in cui la stessa persona vive.
    Accanto a questo significato personale, i segni esprimono però anche un altro significato che può essere considerato «oggettivo», in quanto è condiviso dalla maggior parte delle persone che utilizzano quei particolari segni. Nonostante quel che si pensa, l'area del significato oggettivo è quella meno ampia, oltre che meno coinvolgente sul piano esistenziale. Ad esempio, il significato «oggettivo» della parola «pane» può essere quello che fa riferimento a quell'alimento antico fatto di un impasto di farina e acqua, lievitato e cotto al forno e che, sin dall'alba dell'umanità, è stato assunto come emblema fondamentale della sopravvivenza umana nella dura lotta dell'uomo con la natura, almeno dopo la sua cacciata dal paradiso terrestre.
    Il significato soggettivo della parola «pane», invece, è legato alle esperienze personali sia del pane concreto che della parola pane, ed è fatto, più che di definizioni e di concetti, di sentimenti, emozioni, atmosfere, sensazioni, immagini e ricordi.
    È lo scambio di questo tipo di significati che produce tra i comunicanti quel senso di intimità, di vicinanza e di condivisione che consente loro la costruzione di un mondo comune.
    La comunicazione di questo livello del significato è, nella attuale condizione sociale e culturale, assai difficile, e solitamente avviene, solo parzialmente, in situazioni particolari.
    Il processo che realizza questa comunicazione rara e preziosa deve possedere alcune qualità particolari.
    La prima è che la relazione comunicativa deve essere interattiva; deve cioè consentire a chi invia un messaggio di ricevere la risposta intorno agli effetti che questi ha provocato in chi lo ha ricevuto.
    La seconda qualità del processo consiste nel fatto che essa deve avvenire all'interno di un clima di fiducia reciproca, di disponibilità, cioè, ad accettare la diversità dgll'altro e di dare ad essa il sostegno della propria solidarietà.
    La terza qualità è costituita dal carattere evocativo, narrativo, della comunicazione interpersonale.
    La quarta qualità è data dal carattere orale e diretto, faccia a faccia, della comunicazione.
    In sintesi, questo significa che la comunicazione della dimensione soggettiva del significato si verifica più facilmente all'interno di rapporti personali, segnati dalla fiducia, in cui la oggettività del messaggio fa spazio alle suggestioni e alle evocazioni di tipo narrativo.

    La relazione come metacomunicazione

    È la metacomunicazione, ovvero la relazione all'interno della quale avviene la comunicazione linguistica, che dice a chi riceve il messaggio come deve decodificarlo.[2] Se, ad esempio, una persona dice ad un'altra: «che furbo sei!», chi riceve il messaggio capisce se deve interpretarlo in senso letterale, e cioè che l'altro esprime ammirazione per la sua furbizia, oppure in senso ironico, e cioè come la commiserazione per la sua poca furbizia, dal tono e dal tipo di rapporto che in quel momento egli ha con chi gli sta parlando. Egli capisce, perciò, il vero significato dell'espressione linguistica che l'altro ha prodotto attraverso l'analisi del tipo di relazione che l'altro ha con lui in quel momento.
    La dimensione affettivo/emotiva che si sviluppa nella relazione è di fatto una componente fondamentale nella creazione di significati comuni; si può dire, anzi, che essa ne costituisce la premessa indispensabile. A volte, si è prima d'accordo con un'altra persona a livello affettivo che a livello dell'argomentazione razionale. Tra l'altro, è molto più facile persuadere della giustezza del proprio punto di vista una persona con cui si ha un rapporto affettivo positivo, che un'altra con cui, al contrario, si ha un rapporto affettivo negativo. Di solito, la necessità di avere interazioni affettivamente positive genera tra le persone una condivisione di significati, ovvero di opinioni, di idee, di valori e di informazioni. Questo significa che la comunicazione non riguarda solo i contenuti oggettivi, ma anche i sentimenti, le sensazioni e le emozioni delle persone e, quindi, la sfera dei loro significati esistenziali. La comunicazione, in quanto è tesa a creare significati comuni, produce anche un orientamento esistenziale comune tra i comunicanti.
    L'affermazione che attraverso la comunicazione interattiva si creano dei significati comuni va intesa, quindi, nella sua accezione più ampia e, cioè che essa, oltre ad aumentare la vicinanza psicologica e la conoscenza reciproca tra le persone, fa convergere le loro opinioni, i loro atteggiamenti, le loro idee e i loro valori nella direzione di una posizione comune. La comunicazione, aumentando la comprensione e l'accettazione reciproca, innesca anche, sovente, la formazione di un orientamento comune nei confronti di tutto ciò che è oggetto della vita sociale.
    Da tutto questo si può vedere come la comunicazione sia un fenomeno assai complesso e non riducibile all'interno di uno schema elementare.
    Quando si comunica tra persone, quindi, non ci si limita a trasmettere o a ricevere delle informazioni, ma attraverso un gioco di emozioni e sentimenti, ognuno dei comunicanti cerca di convincere l'altro che il significato che egli attribuisce ai segni che trasmette e riceve è quello «vero». È questa una sorta di competizione in cui ognuno cerca di affermare e far accettare all'altro i propri significati. È proprio da questa competizione che nascono i significati comuni, in quanto ogni comunicante allarga il proprio significato soggettivo incorporando almeno una parte del significato dell'altro.
    Da questo si vede come la relazione sia un elemento importante, non solo per la dimensione affettiva della comunicazione, ma per la costruzione dei significati comuni e, quindi, per il cosiddetto contenuto.
    Tutto questo sottolinea ulteriormente la complessità della comunicazione interpersonale e, quindi, la sua non riducibilità a un modello interpretativo semplice di tipo monodimensionale.

    I tre livelli della comunicazione interpersonale

    Per affrontare la comunicazione interpersonale ad un adeguato livello di complessità, è utile fare riferimento al modello elaborato dai filosofi Carnap [3] e Morris [4] che indica che la comunicazione deve essere letta e studiata a tre livelli differenti: quello della sintassi, quello della pragmatica e quello della semantica, pur riconoscendo che essa è, nel suo accadere concreto, un evento unico.
    Il livello della sintassi è quello che riguarda, oltre che la natura e l'efficienza dei canali di comunicazione, i codici che permettono la produzione dei messaggi.
    Il livello pragmatico rivolge la propria attenzione ai comportamenti che la comunicazione induce nei comunicanti. Infatti ogni comunicazione produce, prima ancora dei significati, dei comportamenti. L'influenza della comunicazione sul comportamento dei comunicanti non è data solo dal contenuto, dal significato cioè dei messaggi, ma soprattutto dal modo in cui messaggi vengono trasmessi, e dall'atteggiamento reciproco e dal ruolo che gli stessi comunicanti rivestono nel sistema sociale. Molto spesso il condizionamento che la comunicazione esercita su chi la pratica è indipendente dai significati che essa veicola, in quanto si fonda su altri fattori.
    Il livello della semantica, infine, riguarda il problema del significato, ovvero i processi che consentono ai comunicanti l'accordo intorno al significato dei segni e dei simboli che utilizzano nella comunicazione. Questi tre livelli, con una qualche libertà creativa, possono anche essere letti in un modo diverso.
    Il livello sintattico può essere fatto corrispondere a quello della comunicazione intesa come scambio e come percezione di segnali, dove il problema principale è la corretta codificazione, trasmissione e decodificazione dei segnali che formano il messaggio. A questo livello, ad esempio, la parola «pane» viene semplicemente considerata un suono particolare, o una traccia grafica su un foglio di carta, e come tale viene decodificato dal cervello. In questo livello di comunicazione quello che è importante è che il suono emesso, o la scrittura, sia trasmesso senza errori fatali e, quindi, decodificato correttamente da chi lo riceve.
    Questo livello corrisponde alla conoscenza di primo ordine, a una conoscenza cioè che non sa nulla della cosa percepita.
    Il livello pragmatico può essere fatto corrispondere al livello della comunicazione in cui la parola «pane» assume, sulla base di esperienze concrete o apprendimenti, un chiaro significato nella lotta biologica per la sopravvivenza e, quindi, delle coloriture emozionali particolari. In questo livello la comunicazione ricade totalmente nel corpo, ovvero nella sfera delle emozioni e degli affetti legati alla spinta vitale dell'organismo.,
    Questo livello corrisponde ad una conoscenza di secondo ordine, in cui la cosa percepita assume un valore nella lotta della persona per la sopravvivenza.
    Il livello semantico può essere fatto corrispondere a quello in cui la parola «pane», sulla base di una serie ripetuta di esperienze, viene dotata di un significato più ampio di quello della sopravvivenza, in quanto, entrando in relazione con altri segni e con altri significati, assume un rilievo particolare per l'esistenza della persona. Ad esempio, assume un rilievo per quanto riguarda la sua identità storico culturale e il suo rapporto simbolico con vita e, magari, con la speranza che la sua vita individuale prosegua dopo la morte.
    Questo livello corrisponde alla conoscenza di terzo ordine. Questo tipo di conoscenza è quella che costituisce per l'individuo la premessa della sua visione del mondo, della sua percezione e del suo rapporto con la realtà.
    È a questo livello che avviene la produzione di senso, l'attribuzione di significato alla realtà, al mondo che la persona abita. Ed è perciò a questo livello che si manifestano i frutti dell'educazione, tenendo però sempre conto del fatto che tutti e tre i livelli sono integrati in un evento unico: la comunicazione. Questo significa che ognuno di essi agisce sugli altri. Che un'esperienza emozionale del secondo livello, ad esempio, può modificare il significato del terzo livello e che questo, a sua volta, può modificare lo stesso secondo livello. Allo stesso modo il secondo livello può agire sulla percezione della realtà, e i disturbi di questa a loro volta possono produrre modificazioni dell'orientamento emozionale che sorregge l'orientamento biologico alla sopravvivenza.


    NOTE

    1 Lotman J. M., Testo e contesto, Laterza, Bari 1980.
    2 Watzlawick P., Beavin H. J., Jackson D. D., Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971.
    3 Carnap R., Introduction to Semantics, Cambridge 1962, p. 9.
    4 Morris C. W., Foundations of Theory of Signs, in: International Encyclopaedia of Unified Science, a cura di Neurath O., Carnap R. e Morris C. W., vol. 7, n. 2, Chicago 1938, pp. 77-137.


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