Introduzione al dossier
«Giovani e politica /2. Approfondimenti educativi»
(NPG 2009-02-3)
Puntata seconda del progetto di educazione alla politica, una delle tematiche che hanno occupato a lungo nei mesi passati la redazione NPG, che ha sviluppato il suo percorso riflessivo anche travagliato in mezzo a cambi di governo, crisi istituzionali, crolli dei sistemi bancari-creditizi, recessione economica di lunga previsione, e focolai di guerre che - se pur contenuti su scala geografica - tengono in allarme il mondo intero per l'apparente impossibilità di risoluzione per vie non di violenza e sangue.
Un «bel» contesto dunque in cui si collocava la riflessione sulla politica e sul senso della sua educazione nel mondo giovanile.
Tanto più che diventa sempre più consapevole nel sentire comune la percezione di degradazione del concetto stesso di politica, nel modo in cui essa è sentita e vissuta: un clima respirato dalla gente e dai giovani che avverte la politica non come la possibilità di riscatto e di instaurazione di un sogno, ma con un senso di rassegnazione, come se la politica non contasse più rispetto ai problemi veri, oppure come se dovesse essere demandata totalmente ad esperti, a professionisti, perché un gioco forse necessario ma ai più incomprensibile.
Basta poi avere la sensazione che i problemi quotidiani (sicurezza nelle città, arrivare a fine mese, un lavoro non precario...) siano in buona cura presso un partito che rappresenta i propri valori di riferimento e interessi pratici, e sembra che di più non si possa fare che attendere e sperare.
L'idea di politica scaduta a pratica di gestione del potere, da mantenere a tutti i costi. Insomma, se la prassi politica non gode di buona salute, non sembra neanche in pericolo di vita: sopravvive, ben difesa dai suoi rappresentanti e nonostante gli scandali e le dichiarazioni di riforma radicale essa perdura tale quale come patrimonio di una casta.
Ecco, forse per questa ragione di pesantezza del clima culturale comune (non solo la crisi economica, della giustizia, ma lo stesso venir meno del dibattito politico in termini di idee contrapposte di società e di valori) sembra sempre più difficile rilanciare il desiderio di un riscatto ideale, di una ripresa del valore dell'educazione a un senso di politica in grado di rilanciare idealità, valori, senso di partecipazione a una comune impresa di costruzione di una città dell'uomo e umana, solidale, partecipativa, aperta.
Questo clima di rassegnazione ha un po' abbassato i toni entusiastici con cui avevano iniziato la riflessione sull'educazione alla politica per i giovani e ne ha rallentato lo sviluppo editoriale.
In effetti abbiamo pubblicato il primo dossier di «Giovani e politica» (dei tre previsti) ben un anno fa, nel febbraio 2008.
Avevamo iniziato con una indagine presso alcune scuole di Roma e con una tavola rotonda tra politici ai diversi livelli di responsabilità.
L'idea era di cogliere «dal basso» la percezione dell'idea e del valore della politica: sia quella avvertita dai giovani sia quella assunta dai «professionisti» della politica attiva: la percezione del senso di essa, del come si colloca nel proprio quadro di formazione personale e di realizzazione di sé e della propria vocazione, nel rapporto con la propria fede.
L'insieme dunque si presentava come un abbozzo esperienziale ai temi della politica da due diversi fronti, anche per cercare un aggancio, un possibile tragitto di avvicinamento e di dialogo.
Sulla base di questo primo approccio e di quanto avvenuto nel frattempo (ogni evento nazionale e internazionale muta la percezione del «senso» della politica presso i giovani), abbiamo visto rendersi ancora più evidenti i «nodi» (esistenziali, culturali, educativi) che occorre comprendere per dipanarli in vista di una possibile proposta educativa. Che consistono oggi più che mai in un rifiuto della rassegnazione, in una riscoperta ideale, in un rilancio di sogno. O, se si vuole, nella riproposizione necessaria e urgente, pena la perdita di una generazione di giovani, del tema dell'educazione alla politica nella riflessione e prassi pedagogica.
A questo mira il dibattito che presentiamo in questo secondo dossier: richiamare gli educatori all'urgenza educativa e mettere sul tavolo i nodi da risolvere e piste per l'azione educativa.
Il dibattito si presenta come una tavola rotonda attorno a quattro temi principali: le (ulteriori) ragioni della distanza (rassegnazione) tra giovani e politica; le (rinnovate) ragioni dell'impegno (interesse, attenzione) politico per i giovani; l'individuazione precisa dei nodi per l'educazione; le possibili piste da seguire per una nuova migliore educazione alla politica.
Abbiamo chiesto la partecipazione di chi lavora con i giovani in associazioni o contesti educativi (Acli con A. Nanni, Agesci, Fuci con il suo assistente nazionale, un docente-ricercatore, autore tra l'altro dell'indagine da cui abbiamo preso le mosse nel numero scorso), e il pedagogista M. Pollo.
La tavola rotonda raccoglie le risposte «precise» alle domande poste; i due articoli successivi (C. Nanni, R. Tonelli) sono una risposta alle stesse domande ma in forma meno puntuale, più complessiva, dal punto di vista della filosofia dell'educazione e della pastorale giovanile.
Promettiamo, entro l'anno la terza parte del lavoro, l'indicazione di sentieri di educazione.