Orizzonte giovani /7
Domenico Cravero
(NPG 2013-08-03)
Si è svolto a Torino, dal 12 al 15 settembre 2013 la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, con il tema: «La famiglia, speranza e futuro per la società italiana».
L’emergenza educativa, nella quale la pastorale giovanile è quotidianamente impegnata, non sorge solo dalle evidenti difficoltà delle famiglie e della società a orientare eticamente le nuove generazioni. Essa è diventata evidente anche a motivo di una domanda di educazione più autentica e più efficace, del desiderio di una condizione umana e sociale migliore, della consapevolezza della dignità e della libertà della persona umana che l’evoluzione della civiltà non smette di accrescere.
In questo percorso di crescita civile la famiglia è una risorsa fondamentale. La costituzione pastorale Gaudium et spes (n. 52), infatti, l’ha messa a «fondamento della società» e l’ha considerata una vera «scuola di umanità».
Per uscire dalle difficoltà di oggi non ci sono soltanto risultati economici da raggiungere, squilibri di ecologia ambientale da affrontare. Ci poniamo anche obiettivi di ecologia umana, di qualità di vita, di crescita armoniosa delle nuove generazioni. Cresce, infatti, la consapevolezza, che la «cultura dello scarto», denunciata da numerosi ricercatori, come per esempio Z. Bauman, possa diventare mentalità comune, che contagia tutti.
Molti oggi denunciano la crisi del padre, l’evaporazione della sua figura. Il problema appare in realtà più complesso. Dalla crisi del padre si esce solo insieme: padri e madri, genitori e figli. La famiglia può così diventare una scuola per un’ecologia integrale, ritornando e rigenerando, in condizioni culturali inedite, il suo codice più proprio: l’intesa tra la donna e l’uomo, l’alleanza tra il codice materno e quello paterno, lo sviluppo dell’efficacia filiale anche nella condizione adolescenziale.
La società complessa, che si modifica ed evolve in modo rapido e tumultuoso, genera non solo problemi e inquietudini, ma suggerisce anche forme e modelli inediti di paternità e di maternità. La famiglia cessa di essere monista (centrata sul padre) e diventa dualista (padri e madri insieme). I due codici si costruiscono però solo nella complementarietà, mai nella competizione: ognuno ha bisogno della conferma dell’altro. Nessuno può impunemente imporsi, ognuno richiede l’approvazione dell’altro. Nella prima intensa relazione della mamma con il bambino, che a tratti si presenta quasi come simbiotica, il papà rappresenta colui che si fa garante della separazione e così genera all’autonomia, al superamento di sé. Il bambino impara così anche il valore della regola, il significato di quanto sta «al di sopra» di lui. Il codice paterno aiuta il figlio a pervenire progressivamente alla percezione di un mondo più grande di quello degli affetti, accompagna il passaggio graduale dai legami familiari alla tradizione civile. L’affetto materno favorisce la cura dei bisogni «naturali», lo spazio paterno promuove invece l’apertura «culturale».
Il codice paterno è stato travolto dalle trasformazioni sociali e culturali più di ogni altro ruolo familiare, ed è stato seriamente messo in discussione da una molteplicità di fattori.
La società complessa non ha più un «centro», e tende a essere effettivamente una «società senza padre». Nel generale clima di disorientamento si è offuscato il riferimento etico condiviso, lo stesso concetto di obbedienza è andato in crisi, considerato nella sua ambivalenza più che come virtù (si può obbedire per convenienza o per paura). Il passaggio dalla famiglia etica (impostata sui valori da trasmettere) a quella affettiva (centrata sul dialogo e sulla tenerezza) ha enfatizzato la figura materna. Anche il padre si è «maternalizzato», non reprime la tenerezza e non ne prova vergogna, conosce e apprezza il contatto fisico. Oggi la paternità è spesso presentata in termini di assenza, di distanza, di mancanza di autorità. La ricerca specializzata documenta e illustra gli effetti preoccupanti della crisi della funzione paterna, nella maturazione psicologica e sociale degli adolescenti: il venir meno del senso dell’essere figli, la crisi dell’identità sessuale, l’aumento delle forme di dipendenza, il fascino dei mondi virtuali e la difficoltà crescente ad accettare e aderire alla realtà, distinguendola dall’immaginario. Il rischio di uno spazio materno illimitato è di provocare una sorta di distacco dalla realtà, di far perdere la percezione veritativa dell’esperienza (l’incapacità a valutare i fatti, gli avvenimenti, le questioni, con spirito critico), di falsare il ragionamento per irruzione dell’emotività.
La paternità, in passato, era un ruolo anche simbolico e sociale. La presenza in casa del padre era poco domestica e affettiva ma imponente e autorevole. Oggi il padre ha un posto reale nella vita dei figli, è più tenero e premuroso. La sua figura, però, è meno grandiosa e la sua autorevolezza sempre da costruire e negoziare. Il codice materno rappresenta la sicurezza di base; il codice paterno, il percorso dell’autonomia: solo la loro sinergia crea le condizioni della libertà.
Il codice paterno, tuttavia, va ricostruito socialmente, non può essere assegnato alla sola responsabilità del padre e neppure della sola famiglia. La madre rimane per tutta la vita l’immagine e la metafora dell’accudimento e dell’affetto, il simbolo della disponibilità e del godimento. Senza il padre (e ciò che egli rappresenta come separazione e autonomia), tuttavia, il bisogno di affetto, insaziabile, è destinato a rivelarsi eternamente mancante, e alla fine deludente, appunto perché smisurato e irreale. Si è genitori solo insieme senza poter stabilire una qualche gerarchia: senza il padre la vita non ha direzioni, ma senza la madre non si può neppure di esistere.
In queste faticosa rinascita del codice generativo della famiglia, la pastorale giovanile e i nostri oratori svolgono un ruolo importante. Non soltanto accolgono i genitori, li invitano sistematicamente a feste e riunioni. Possono fare di più. Possono, per esempio, organizzare eventi intergenerazionali, proporre incontri e assemblee di genitori e figli insieme. In questo modo la famiglia si esercita anche al suo ruolo sociale, il confronto degli stili educativi avviene pubblicamente, la parola che nasce dagli affetti familiari genera impegno civile, le famiglie diventano anche agorà.