"Strange"… ma non troppo!
Ismaele Primofrutto e Gemma Tomasello
Sparare raggi laser dagli occhi e ragnatele dai polsi, comunicare con i pesci, essere dotati di super-forza o ancora essere in grado invocare tuoni a proprio piacimento e correre alla velocità della luce: tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo desiderato di diventare come uno di quei fantastici personaggi, con costumi sgargianti e con magnifici poteri quali sono i supereroi; figure caratterizzate non soltanto dalle capacità sovrumane, ma dotate anche di un certo spessore morale e di nobili ideali. Molte sono le immagini di super-uomini e super-donne che hanno influenzato la nostra vita tramite le loro avventure piene di insegnamenti, ispirando valori come la bontà, la generosità, l'altruismo e la capacità di trovare il coraggio anche nelle situazioni difficili per fare ciò che è giusto. Ma i supereroi non sono solo questo: spesso li vediamo come esseri formidabili e perfetti senza alcuna macchia, che operano il bene incondizionatamente e riescono a combattere e sconfiggere il male, ma non sempre è così; anche i supereroi sono umani (o almeno la maggior parte, scusami Clark Kent!) e come tali possiedono anche loro debolezze, limiti e difetti.
Prendiamo, per esempio, Doctor Strange: neurochirurgo assai eminente, ma egocentrico e arrogante, subisce un danno irreparabile alle mani durante un incidente in macchina e perde l'essenziale capacità manuale per svolgere un'operazione chirurgica; nel cercare una cura che gli permetta di riutilizzare le mani, si imbatterà nell'eremita chiamato “l'Antico”, dal quale studierà poi arti mistiche e riuscirà a diventare “Mago Supremo della Terra”.
Doctor Strange, oltre che essere in grado di modificare le leggi di spazio e tempo, manipolare la realtà e creare corpi celesti, ci spinge a provare una certa simpatia e affinità legate alla nostra età: a volte riconosciamo di essere un po' egocentrici, ma è anche vero che alcune volte avere una forte sicurezza in sé e nelle proprie capacità si dimostra importante, cosa che ha portato il nostro supereroe a cercare un rimedio per le sue mani danneggiate o lo ha guidato attraverso il suo duro addestramento per dominare le arti mistiche e, ancora, a non arrendersi anche nelle situazioni più ardue. Ci colpisce in particolare la sua maturazione, infatti prima era arrogante e pensava di conoscere tutto, credenza alimentata dalla sua posizione di neurochirurgo, ma, dopo aver avuto l'incidente e aver incontrato l'Antico, Stephen riconosce la sua mancanza, si accorge di conoscere a stento una piccola parte del mondo e diventa umile. Forse anche noi, a volte, come lui, siamo caduti nel tranello di credere di sapere ogni cosa, di possedere la risposta a tutto e di avere sempre ragione. Quando si pensa che tutto giri intorno a sé stessi, si concentra la propria attenzione su di sé, e ciò spinge non solo a non crescere e restare radicati nel nostro modo di pensare, ma ci fa scordare una delle missioni più importanti che ognuno di noi ha e che sta alla base di essere un buon supereroe: prendersi cura degli altri. È proprio dedicando il nostro tempo agli altri, a partire dalle persone a noi più vicine, e donando una parte di noi stessi, che possiamo riscoprire la nostra felicità.
Se da una parte i supereroi ispirano in noi grandi gesta e nobili sentimenti, è vero che trasmettono qualcosa di negativo: per fare buone azioni e salvare vite altrui, bisogna essere dotati di magnifici poteri e compiere azioni extra-ordinarie. Da un lato, l'imposizione di canoni elevati ci può portare alla staticità e all'indifferenza nei confronti dell'agire dal momento che le azioni di queste super figure sono lontane dalla realtà (d'altronde non capita tutti i giorni di dover salvare il mondo da alieni o da entità malvagie), mentre dall'altro svalutino la nostra persona. Insomma, vogliamo dire che non bisogna essere dotati di poteri straordinari per compiere buone azioni; ognuno deve essere sé stesso, scoprire e riscoprire i propri punti di forza, ciò che ci rende unici, avere consapevolezza dei propri limiti e specialmente rivalutare l'importanza dei piccoli gesti e della quotidianità.
Tuttavia, Doctor Strange ci insegna che, prima di essere tale, ha avuto un passato difficile e vissuto un'esperienza dolorosa, ma senza i quali non sarebbe ciò che è; non si è abbattuto se non nella prima fase, si è rialzato e ne ha fatto il punto di partenza. Così, come lui, anche noi dobbiamo fare lo stesso e diventare ciò che siamo destinati a essere.