Black Widow,
l’antidoto per la libertà
Virginia Drago
Sedersi introno ad un buon piatto e raccontare la giornata trascorsa è normalità, nonostante la frenesia e le migliaia di cose da fare costantemente e quotidianamente. Immaginate però di sedervi intorno al vostro tavolo e scoprire che vostra madre o vostro padre non sono chi pensate che siano. Questo è quello che succede a Natasha (la Vedova Nera) e alla sorella “non sorella”, Yelena.
La storia di “Black Widow” è una tra le più accattivanti tra quelle dell’universo Marvel. Determinata, forte, coraggiosa, guerriera, Natasha ritorna sui suoi passi per sconfiggere Dreykov, subdolo manipolatore, addestratore delle vedove: “Dobbiamo tornare dove tutto è iniziato”. Come ogni eroina che si rispetti, l’obiettivo di Natasha è sconfiggere il male: un uomo in grado di controllare le menti umane, le menti di guerriere, forti combattenti, tramite minuscoli chip.
Pensate se qualcuno riuscisse a gestire i vostri pensieri, le vostre emozioni, il vostro essere; non sareste più voi, ma soltanto semplici macchine perfette in grado di obbedire. In fondo, ce lo insegna anche la storia: il male, talvolta “banale”, annienta persone, individui, esseri umani. È contro tutto ciò che combatte Black Widow! Il primo passo compiuto dalla nostra eroina è quello fatto per ritrovare la sorella, vittima delle violenze brute di Dreykov, poi liberata ed in possesso di un antidoto in grado di restituire libertà a chi inconsapevolmente l’aveva persa.
Secondo passo, non meno importante, è quello compiuto per raggiungere i due genitori, non biologici, ma chi ha cresciuto lei e la sorella. La madre, una vedova di Dreykov, che le ha insegnato a “mantenere intatto il suo cuore”, poi alleata nella battaglia contro lo stesso male di cui era vittima. Il padre, un personaggio piuttosto “divertente”, servo del noto manipolatore, poi rifugiato fra le verdi foreste lontano da chiunque avesse potuto trovarlo, dolce e nostalgico dei vecchi tempi.
Terzo passo: allearsi e sconfiggere il nemico con l’astuzia e la conoscenza per raggiungere l’obiettivo; così l’antidoto è salvo, le vedove sono libere, Dreykov muore.
Black Widow è la storia di un’eroina cresciuta senza una famiglia, prima catturata e separata dalla sorella, poi abbandonata dagli Avengers; prima non in grado di “costruire la propria storia”, poi protagonista della sua esistenza. Inizia con il “voler essere più di una killer esperta”, dice Natasha, e termina con l’essere una giovane e coraggiosa eroina che scopre di sé e del suo passato, della sua vera famiglia, e dell’amore ricevuto da quella apparente; un’eroina che sconfigge il male e che dona libertà; un’eroina che si sacrifica di nuovo per ritrovare i suoi pezzi mancanti alla ricerca continua di sé e della sua storia. C’è tanto da imparare da Natasha: l’esser pronti a tutto, anche a soffrire, perché “il dolore rende forti”; l’esser pronti a donare una seconda possibilità; l’esser in grado di combattere per la propria libertà e per quella altrui. Black Widow è l’eroina che ci insegna ad essere ciò che nel profondo siamo, perché “ad un certo punto bisogna scegliere tra quello che il mondo vuole che tu sia e chi sei veramente.”