Dalmazio Maggi, EDUCAZIONE E PASTORALE. Una scelta di Chiesa, Elledici
Capitolo 9
Essere e vivere nella corresponsabilità
Unità e diversità in una comune missione
Per l'azione dello Spirito, la comunità ecclesiale é una comunità organica, caratterizzata dalla presenza di diverse e complementari vocazioni, carismi e ministeri. Essi sono al servizio della crescita della Chiesa nella storia e per la sua missione nel mondo. Tutti nella Chiesa sono consacrati e inviati in forza del battesimo e della cresima, anche se il ministero ordinato e la vita consacrata suppongono una forma specifica di impegno, in vista di una missione “particolare”.
I “fedeli laici”, per la consacrazione del battesimo e della cresima, sono chiamati ad essere segni del “regno” nel mondo, trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Essi vivono nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nell'economia, nella scienza, nell'arte, nella comunicazione sociale, la comune vocazione alla santità, con un impegno di promozione umana e di evangelizzazione. “Il laico cristiano è dunque un membro della Chiesa nel cuore del mondo e un membro del mondo nel cuore della Chiesa”.
I “fedeli consacrati”, professando i consigli evangelici, ricevono una nuova e particolare consacrazione che li impegna a fare propria la forma di vita di Gesù e da lui proposta ai discepoli. La vita consacrata manifesta in modo particolarmente creativo i beni evangelici e il fine della Chiesa che è la santificazione dell'umanità. La loro vita di comunione diventa un segno per il mondo e lo orienta a credere in Cristo.
I “fedeli ministri ordinati”, oltre alla consacrazione fondamentale derivante dal battesimo, in virtù della unzione dello Spirito Santo ricevuta nel sacramento dell'ordine, sono "segnati" da uno speciale carattere, che li conforma a Cristo Sacerdote. Sono stimolati dalla carità del Buon Pastore a dare la vita per il gregge e a costruire la comunione ecclesiale, che il vescovo anima e presiede. Il ministero ordinato è al servizio del sacerdozio comune dei fedeli.
Concretamente il nuovo rapporto con i laici nella Chiesa si realizza attraverso processi e strategie tra loro interdipendenti: il “coinvolgimento” convinto e sincero tra i laici, i consacrati e i ministri ordinati, in “comunicazione” reciproca e trasparente, qualificati da una adeguata “formazione insieme”, che matura nella “corresponsabilità” concreta ed effettiva.
Allargare il coinvolgimento
Fin dall'inizio dell’attività apostolica nella Chiesa sono stati coinvolti nella missione molti laici nella prospettiva di una condivisione talmente stretta da formare una sola comunità a servizio dei fedeli.
Oggi il coinvolgimento dei laici nella missione educativo-pastorale della comunità ecclesiale è un dato di fatto, anche se il più delle volte si tratta di una presenza prevalentemente funzionale e occasionale che dovrebbe maturare in una scelta cosciente. È urgente allargare e qualificare il coinvolgimento dei laici disponibili a entrare a fare parte con più coscienza e responsabilità nella comunità. È necessario passare da una semplice accettazione dei laici ad una effettiva valorizzazione del loro apporto peculiare nell'educazione e nella pastorale.
L'impegno ad allargare il coinvolgimento è di tutti coloro che di fatto, a diverso titolo e livello, già condividono lo spirito e la missione della Chiesa. Una responsabilità tutta speciale tocca ai ministri ordinati e ai consacrati, in ragione della loro identità e del compito che il Signore ha loro affidato di essere responsabili e animatori della comunità che da lui trae origine.
Una particolare attenzione va data ai laici collaboratori, animatori e catechisti, come pure ai genitori e alle famiglie. Va favorita la condivisione degli ideali educativi attraverso l'esperienza diretta di responsabilità nella comunità credente e attraverso piani organici di formazione permanente.
Oltre che destinatari, anche i giovani sono soggetti attivi e protagonisti nella misura in cui crescono nella condivisione della missione di educazione e di evangelizzazione. Oggi si aprono loro nuovi campi di coinvolgimento, quali l'animazione dei gruppi giovanili e il volontariato.
Valorizzare la comunicazione
L'allargamento del coinvolgimento domanda capacità e valorizzazione della comunicazione nelle comunità ecclesiali; c'è grande desiderio e attesa per l'attuazione di rapporti capaci di coinvolgere la vita e l'esperienza delle persone, dei gruppi e delle comunità.
Valorizzare la comunicazione richiede di prendere coscienza della nuova situazione culturale in cui ci si trova: si assiste, infatti, ad un'invasione massiccia di messaggi e di mezzi che creano mentalità e condizionano comportamenti. La comunicazione è indispensabile alla missione, e richiede presenza e dedizione apostolica negli educatori, impegno a coltivare rapporti vitali con le persone e i gruppi che condividono con noi la missione educativo-pastorale della comunità.
La cura della qualità e della crescita della comunicazione, interna ed esterna alla comunità ecclesiale sviluppa atteggiamenti e capacità di ascolto, apertura, duttilità ed empatia per saper stare con le persone, giovani e adulti, come educatori e comunicatori della fede. A proposito dell’ascolto, anche dei giovani, il Papa ricorda che: “Occorre a questo scopo far nostra l’antica sapienza che, senza portare alcun pregiudizio al ruolo autorevole dei pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio ascolto di tutto il popolo di Dio. Significativo ciò che san Bernardo ricorda all’abate del monastero, nell’invitarlo a consultare anche i più giovani: “Spesso ad uno più giovane il Signore ispira una parere migliore”” (cfr NMI 45).
La comunicazione all'interno della comunità educativa e pastorale e dei gruppi diventa un'efficace opportunità per maturare insieme nella capacità di rapporto e di condivisione per vivere i valori della scelta di educazione e di evangelizzazione, secondo il principio di incarnazione. Evangelizzare ed educare è “comunicare”. La fede cristiana è per sua natura comunicativa: è ascolto e risposta alla parola, tramite la mediazione dei linguaggi umani. L'inculturazione del Vangelo e l'evangelizzazione delle culture esigono uno sforzo per entrare in comunicazione con i valori del tempo e dei luoghi.
Qualificare la formazione
La partecipazione dei laici nello spirito e nella missione ecclesiale costituisce per le comunità una sfida alla quale si darà risposta attraverso una formazione adeguata alle nuove esigenze. La formazione comporta anzitutto che le comunità prendano coscienza dei nuovi aspetti della relazione laici, consacrati e ministri ordinati e mettano in atto i processi necessari per attuarla, in un cammino di arricchimento reciproco che renda visibile la comunione e più efficace il lavoro educativo-pastorale.
La cultura della partecipazione e della condivisione comporta una valida formazione insieme. I processi di formazione, che vedono laici, consacrati e ministri ordinati contemporaneamente destinatari e operatori, saranno tanto più efficaci quanto più chiara sarà l'identità vocazionale di ciascuno e quanto maggiori saranno la comprensione, il rispetto e la valorizzazione delle diverse vocazioni. La formazione si propone di rendere le persone capaci di vivere oggi l'esperienza della propria vita con maturità e gioia, di adempiere la missione educativa con competenza professionale, di diventare educatori-pastori, di essere solidalmente animatori delle proposte educative e pastorali.
È urgente progettare itinerari di formazione qualificata per realizzare la comune missione educativo-pastorale. Il processo di formazione, permanente e “insieme”, va pensato come un dare e un ricevere secondo obiettivi precisi: rendere laici, consacrati e ministri ordinati capaci: di una rinnovata comprensione della propria identità vocazionale e dei ruoli specifici; di essere protagonisti nella missione di educazione ed evangelizzazione, per incidere nella cultura; di aggiornare le competenze per reagire positivamente davanti a situazioni culturali e a sfide educative sempre nuove; di animare un ampio ambiente educativo, di accompagnare gruppi e orientare persone ad integrarsi nei vari contesti.
Promuovere la corresponsabilità
Il coinvolgimento pieno e responsabile dei laici nella missione della Chiesa, la comunicazione fraterna e la formazione insieme, fanno crescere la “corresponsabilità”. Ciò significa rispettare i compiti che corrispondono alla vocazione laicale e aiutare ciascuno a sentirsi impegnato nel lavoro educativo e pastorale. Non bastano solo fatti o situazioni nei quali si coinvolgono i laici, ma occorre una presa di coscienza, da parte dei ministri ordinati e dei consacrati, circa la necessità di promuovere la corresponsabilità. Si tratta di creare o d'intensificare un rapporto nuovo tra i ministri ordinati, i consacrati e i laici, rispettoso dell'identità e della funzione propria di ognuno, senza confusione di ruoli.
La corresponsabilità, che si esprime nel dialogo, nel lavoro d'équipe, nell'organizzazione di strutture e organismi adeguati e nella ricerca di risorse economiche, è da promuovere a tutti i livelli. Essa si manifesta soprattutto nella comunità educativa e pastorale e nei suoi organismi di governo e di animazione. È urgente promuovere esperienze, attitudini, processi operativi e strutture di corresponsabilità che favoriscano la comunione e la condivisione nello spirito e nella missione della Chiesa.
Ci ricorda il Papa che “per la vita della comunità devono essere sempre meglio valorizzati gli organismi di partecipazione nell’impegno di educazione e di evangelizzazione. Essi non si ispirano ai criteri della democrazia parlamentare, perché operano per via consultiva e non deliberativa; non per questo tuttavia perdono di significato e di rilevanza. La teologia e la spiritualità della comunione, infatti, ispirano un reciproco ed efficace ascolto tra pastori e fedeli, tenendoli da un lato, uniti a priori in tutto ciò che è essenziale, e spingendoli, dall’altro, a convergere normalmente anche nell’opinabile verso scelte ponderate e condivise” (cfr NMI 45).
Luogo proprio ed efficace di esercizio della corresponsabilità dei laici nell'unica missione della Chiesa è la comunità credente, nella quale i laici, i consacrati e i ministri ordinati “insieme” fanno esperienza di comunione e condivisione, elaborando, attuando e verificando il Progetto Educativo e Pastorale.
La missione della Chiesa è assunta e attuata dalla comunità locale, i cui membri hanno funzioni complementari con compiti tutti importanti. I laici, i consacrati e i ministri ordinati ne prendono coscienza: la coesione e la corresponsabilità fraterna permettono di raggiungere gli obiettivi pastorali.
La comunità locale non può funzionare bene e raggiungere i suoi obiettivi se i membri non hanno coscienza della loro situazione di interdipendenza e se non ne accettano le leggi e le conseguenze. La coesione esprime la situazione oggettiva di un insieme dove le diverse parti occupano ciascuna il posto e il ruolo che le compete. La corresponsabilità esprime l’atteggiamento soggettivo della coscienza dei diversi membri, ciascuno dei quali accetta la parte di responsabilità degli altri, e ciascuno è pronto a “rispondere” davanti agli altri del proprio compito, assolto con la preoccupazione dell’unità. Questo atteggiamento è facilitato dal fatto che i membri della comunità credente si sentono non soltanto compagni di lavoro, ma autentici fratelli in Cristo.