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    I ragazzi delle medie



    Una rinnovata attenzione e dedizione verso i preadolescenti

    Rossano Sala


    (NPG 2021-02-6)

    Uno snodo pastorale strategico

    Nella conclusione del Dossier dello scorso mese di gennaio, don Michele Falabretti individuava alcuni “snodi pastorali” da affrontare per essere fedeli a questo tempo così come esso si presenta. Ne metteva cinque alla nostra attenzione: la necessità di raccogliere la sfida dettata dalla pandemia; il compito di suscitare narrazioni, ascoltare i vissuti e provocare le coscienze; la chiamata ad alzare le competenze negli spazi esistenti; avere una rinnovata attenzione verso le diverse età della vita; infine migliorare la nostra capacità di riconoscere luoghi ed esperienze da integrare in una visione più ampia[1].
    A riguardo della quarta sfida, quella riguardante le età della vita, così scriveva:

    Sempre irrisolto rimane il tema dell’accompagnamento negli anni della preadolescenza e dell’adolescenza, affidato all’oratorio (dove c’è) e a qualche esperienza associativa, ma mai radicato seriamente nell’ordinario della vita della comunità. […] La cosiddetta “mistagogia” rimane nell’immaginario comune la spiegazione dei misteri: una sorta di approfondimento teologico lontano dalle domande poste da un’identità personale che va formandosi, da una libertà che scalpita, da una vita che scorre altrove, lontana dalla Chiesa e dai suoi riti; dimensioni segnate da un corpo che si forma, da amicizie che quotidianamente appaiono come questioni di vita o di morte[2].

    A noi di NPG è sembrato importante ripartire, in questo secondo numero del 2021, da una concentrazione maggiore verso le “età della vita”, riconoscendo che non sempre in questi ultimi anni siamo stati davvero capaci di inserire l’età giovanile nel ciclo dell’esistenza: sia verso ciò che segue – la vita adulta – sia nei confronti di ciò che la precede – in particolare l’adolescenza e la preadolescenza. Effettivamente, se guardiamo solo alla programmazione degli ultimi dieci anni, poco ci siamo occupati degli adolescenti e quasi per nulla dei preadolescenti. Anche perché ci siamo concentrati di più sull’allungamento della giovinezza, cioè sui cosiddetti “giovani adulti”, arrivando a prendere sul serio l’età universitaria e anche oltre…
    Eppure siamo chiamati a pensare alla giovinezza in relazione di continuità e di discontinuità con ciò che precede e con ciò che segue questa promettente ed entusiasmante età dell’esistenza umana. La stessa teoria pedagogica lo afferma con chiarezza:

    In quanto l’uomo attua la sua natura in una vicenda storica, l’educazione è cura degli itinerari di maturazione. Fuorviante è in tal senso la piega “progressistica” della pedagogia moderna, che riduce i figli a “bambini” e i bambini a “minori”. Promettente è invece lo sviluppo di una riflessione sulle età della vita: il nascere e il crescere dell’uomo non sono accidentali, ma sostanziali. […] L’“identità” dell’uomo si sviluppa in un itinerario di “identificazione”, ed afferma che l’educazione si caratterizza essenzialmente per l’attenzione ai significati specifici della crescita e delle età della vita, colti nella loro linearità e nelle loro cesure, nel “trascorrere” del tempo e nel “succedersi” delle stagioni, nelle “possibilità” che vengono dischiuse alla libertà e nell’“irreversibilità” delle sue decisioni[3].

    Ecco perché diventa per noi strategico e decisivo attuare una concentrazione sulle diverse fasi di maturazione della libertà, incontrando i ragazzi, gli adolescenti e i giovani esattamente lì dove si trova la loro libertà. Mai altrove.

    Tempo di santità: il fenomeno Carlo Acutis

    Arriviamo così alla preadolescenza, che riconosciamo come tempo fecondo per il cammino di formazione e sviluppo graduale della vita di fede. Conosciamo dalla tradizione cristiana tutta una serie di giovani santi e sante che hanno vissuto pienamente la vita cristiana immergendosi nell’età della vita in cui si trovavano. L’ultimo della serie è il preadolescente Carlo Acutis, recentemente beatificato ad Assisi. Negli ultimi mesi del 2020 e nei primi mesi del 2021 le sue biografie hanno sbancato le librerie e i siti di vendita on line, rimanendo per varie settimane in cima alle classifiche di vendita dei libri religiosi. Un segno dei tempi anche questo, insieme a tanti altri: qualcuno parla, a questo proposito, del “fenomeno Carlo Acutis”.
    È questo un ulteriore richiamo a proposito della vitalità della preadolescenza, un tempo in cui una modalità inedita di santità può maturare, quella che scopre e frequenta nuovi orizzonti di protagonismo. Una santità viva e vivace, attuale e originale, trasparente ed evidente quella di Carlo Acutis. È il primo giovane santo in un mondo digitalizzato, che ha vissuto positivamente il suo rapporto con questo nuovo areopago abitato trasversalmente da tutti i giovani. Tanto che Papa Francesco non ha potuto che riconoscerlo con soddisfazione e additare questa giovane esistenza come esempio di come in ogni situazione di vita c’è sempre una via d’uscita, cioè non manca mai la possibilità di vivere ogni condizione esistenziale secondo il Vangelo. E per concretizzare questa sua convinzione dedica ben quattro numeri di Christus vivit al neo beato (che ai tempi della sua scrittura era ancora “Venerabile”):

    Ti ricordo la buona notizia che ci è stata donata il mattino della Risurrezione: che in tutte le situazioni buie e dolorose di cui parliamo c’è una via d’uscita. Ad esempio, è vero che il mondo digitale può esporti al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto. Ma non dimenticare che ci sono giovani che anche in questi ambiti sono creativi e a volte geniali. È il caso del giovane Venerabile Carlo Acutis.
    Egli sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza.
    Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Non lasciare che ti succeda questo.
    Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, che ti narcotizzino per usarti come schiavo dei loro interessi. Osa essere di più, perché il tuo essere è più importante di ogni altra cosa. Non hai bisogno di possedere o di apparire. Puoi arrivare ad essere ciò che Dio, il tuo Creatore, sa che tu sei, se riconosci che sei chiamato a molto. Invoca lo Spirito Santo e cammina con fiducia verso la grande meta: la santità. In questo modo non sarai una fotocopia, sarai pienamente te stesso[4].

    Un bel modo di dire che un preadolescente fa scuola per tutti e può essere provocazione per tutti. Che, vivendo bene la sua preadolescenza, può aiutare tutti i preadolescenti – e non solo loro, ma anche tutti noi adulti – a impostare la loro esistenza a partire dalla verità e dalla bellezza del Vangelo, che davvero si adatta a tutte le età della vita.

    Sguardi convergenti e integrati

    Partendo dai due paragrafi sopra – il primo ha chiarito la necessità strategica di mettere a tema le diverse età della vita e il secondo individua la preadolescenza come età feconda per la vita di fede – desideriamo incominciare a focalizzare, come NPG, il tempo della preadolescenza. E questo almeno in due modi diversi.
    Il primo è uno sguardo che ci viene dalle scienze umane. È la prospettiva “psico-pedagogica” affrontata nel Dossier di questo numero. Alessandro Ricci, psicologo e psicoterapeuta stimato non solo nell’ambito accademico, ma anche in quello della consulenza psico-pedagogica in varie Diocesi italiane, ha coordinato i diversi contributi di questo Dossier che per noi ha l’importante compito di “riaprire il cantiere preadolescenti”. Qui non troveremo solo uno sguardo scientifico e accademico – ottica del tutto necessaria, perché senza di esso la nostra attenzione non è mai profonda. Troveremo soprattutto consigli pedagogici e approfondimenti pratici per accompagnare i preadolescenti in questo momento di pandemia e nel mondo digitalizzato in cui crescono. A questo proposito mi hanno colpito positivamente i dieci “box di approfondimento” che ci aiutano nella nostra missione quotidiana, rispondendo sinteticamente a domande che tutti i giorni ci facciamo e che tanti nostri educatori, genitori e ragazzi continuamente ci rivolgono: come stanno vivendo i preadolescenti il tempo della pandemia? Come possiamo organizzare con loro e per loro un incontro on-line? Quali attenzioni devono avere i genitori per accompagnarli nel mondo digitale? Come affrontare la sessualità precoce? Che cos’è l’alfabetizzazione emotiva e quali sono i segni per riconoscere che siamo emotivamente alfabetizzati? Come accompagnare il preadolescente di fronte alle perdite affettive? In che modo valorizzare i nonni nell’educazione alla fede? Come porsi davanti alla vocazione di un preadolescente? Come aiutare la famiglia a diventare uno spazio per la catechesi dei ragazzi?
    Il secondo sguardo, che sarà trattato in altri contributi e studi nei numeri di NPG che seguiranno, avranno un taglio più catechetico e pastorale. Cioè riguarderanno l’iniziazione alla vita cristiana dei preadolescenti, il loro spazio di protagonismo nell’oratorio e in altri ambienti educativi, e la loro appartenenza e l’integrazione nella vita della comunità che li ha generati alla fede.
    Ci sembra che questi due sguardi ci possano davvero aiutare a riaprire il cantiere dei preadolescenti, sensibilizzando le comunità cristiane a prendere sul serio la sfida educativa che mai finisce e sempre ci chiede attenzione e dedizione.

    NOTE

    [1] M. Falabretti, Sapete leggere questo tempo? Sfide pastorali per il futuro prossimo, in «Note di pastorale giovanile» 1 (2021) 41-50.
    [2] Ivi, 48.
    [3] R. Carelli, L’educazione e le sue articolazioni, in R. Sala, Pastorale giovanile 1. Evangelizzazione ed educazione dei giovani. Un percorso teorico-pratico, LAS, Roma 2017, 125-168, qui 142 e 157.
    [4] Francesco, Esortazione Apostolica postsinodale Christus vivit del 25 marzo 2019, nn. 104-107.


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