Papi nostro
che sei nei cieli
Alois Kothgasser
Care sorelle, cari fratelli, cari bambini, cari amici,
in genere i vescovi scrivono lettere pastorali per gli adulti. Oggi vorrei tentare di scrivere una lettera pastorale indirizzata ai bambini. Ma trovo le parole giuste all’età di 65 anni? Perciò mi sono incontrato con alcune ragazze che fanno parte di un gruppo di Schönberg e hanno proposto come tema di questa lettera pastorale il Padre nostro. Come in un viaggio attraverso un paese sconosciuto ci siamo fermati su alcune parole e domande e abbiamo riflettuto sul loro significato per noi cristiani.
Prima fermata: "Padre nostro".
Gesù ha detto: quando pregate, dite: "Padre nostro che sei nei cieli". Cioè Dio vuole che noi lo chiamiamo Padre. Per questo ha scelto una parola particolare, che si usa ancor oggi in Israele: Abba. È come se dicessimo "papi". Dio è felice quando noi ci rivolgiamo a lui chiamandolo "papi". Quando prego, mi rivolgo sempre a lui con Abba. Forse anche voi oggi nella celebrazione liturgica cominciate il Padre nostro con "Papi nostro che sei nei cieli...".
In questo modo di rivolgerci a Dio è molto bello anche quel "nostro". Significa che siamo tutti fratelli e sorelle.
Tutti siamo fratelli e sorelle: cinesi, africani, indiani e tirolesi. Tutti ci apparteniamo a vicenda.
Se siamo veramente fratelli e sorelle, allora non ci facciamo guerra a vicenda. Noi ci disprezziamo e odiamo. Poco importa se a volte bisticciamo. Dobbiamo comunque riconciliarci.
Se Dio è il papi di tutti, allora tutti gli uomini del mondo formano una grande famiglia.
E ora giungiamo alla seconda fermata: "Sia santificato il tuo nome".
"Sia santificato il tuo nome" significa che il nome di Dio deve essere rispettato. Come noi siamo riconoscenti quando le persone parlano bene di noi, così avviene anche per Dio. Dobbiamo usare con rispetto il suo nome, dobbiamo essere attenti quando parliamo con Dio e ascoltare bene ciò che ci dice. Le persone che intrattengono una relazione viva con Dio sono sante. Così anche noi siamo santi, poiché Dio ha reso tutti suoi figli. Nel battesimo ci ha donato lo Spirito Santo. Anche se noi a volte non siamo proprio santi e commettiamo qualche sciocchezza, Dio non interrompe mai la sua relazione con noi.
Alla terza fermata chiediamo a Dio: "Venga il tuo Regno".
Ciò significa: Dio buono vieni da noi. Vieni tu stesso in mezzo a noi. Vieni da me. Vieni da tutti gli uomini. Tutti hanno bisogno di te, della tua azione, della tua bontà.
Alla quarta fermata, incontriamo queste parole: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così` in terra".
Quando noi pensiamo al cielo, pensiamo anzitutto alla luna, alle stelle, al sole e alle nuvole. Questo è il cielo che noi vediamo, ma esiste anche un altro cielo, che noi non possiamo vedere con i nostri occhi. È il cielo di Dio. È ancora molto più lontano, molto più profondo e molto più bello. Noi gli chiediamo: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra".
Dove c’è Dio, lì c’è il cielo; dove c’è il cielo, lì c’è Dio.
Dio allora è solo in cielo?
Dio è presente ovunque. Dio è soprattutto nel cuore delle persone. Egli è infinitamente grande. Ma può farsi talmente piccolo da poter abitare nel nostro cuore. Dal cuore egli può parlare con noi e se ascoltiamo molto attentamente possiamo percepire ciò che vuole dirci. Allora faremo la sua volontà, che è sempre amore, misericordia, ma anche verità e giustizia.
Forse lo avete già notato anche voi: la prima parte del Padre nostro è rivolta tutta a Dio. Ora nella seconda parte volgiamo lo sguardo verso di noi.
Nella quinta fermata ci aspetta una richiesta: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano".
Non dice: "Dammi il mio pane quotidiano! Diciamo: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", perché il pane appartiene a tutti. A tutti gli uomini, non solo a me!
Nel mondo ci sono molti che soffrono la fame, soprattutto bambini. Così noi chiediamo che ognuno possa sfamarsi e che ogni persona abbia il necessario per vivere. Dio, il papi di tutti noi, vuole che condividiamo il pane fra di noi.
Alla sesta fermata, sentiamo questa domanda: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".
Perché Dio continua a perdonarci? Perché ci ama.
Perciò, mi piace molto questo racconto. Un giorno san Giovanni Bosco aveva litigato di brutto con il suo fratellastro Antonio. Alla sera la loro mamma Margherita li chiamò per la preghiera. Dissero il Padre nostro. Giunti alla domanda: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori", la mamma interruppe la preghiera e chiese: "Che cosa avete fatto oggi? Se prima non vi perdonate l’un l’altro, non potete continuare la preghiera".
Dio ci perdona se anche noi perdoniamo. Dio ci perdona perché ci vuole bene e perché non vorrebbe che andassimo in giro per il mondo con un’aria triste. Dio vuole che siamo riconoscenti e allegri. Ci perdona, perché non siamo costretti a portarci sempre dietro uno zaino pieno dei nostri peccati.
E tuttavia esistono sempre contese, ingiustizie e guerre. Facciamo la guerra, perché non riusciamo mai ad avere abbastanza, perché vorremmo avere sempre di più. Dio non vuole la guerra. Se preghiamo sinceramente il Padre nostro, a piccoli passi possiamo cambiare qualcosa. Infatti, non può essere che in chiesa noi recitiamo il Padre nostro, e poi tutto continua come prima.
Infine – e siamo alla nostra settima e ultima fermata – aggiungiamo ancora una domanda: "Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male".
Di quando in quando sentiamo di cedere al male e lo vogliamo nascondere a Dio, vogliamo evitare di incontrarlo. Ma Dio ci aiuta a liberarci dal male che ci spia per sedurci e danneggiarci o anche per indurci a fare del male agli altri.
Al termine di questa lettera pastorale vorrei ringraziare Pia, Lena, Viktoria, Barbara, Myriam, Nadine e Nina, che mi hanno aiutato a comprendere meglio il Padre nostro. Noi adulti siamo cresciuti nella fede e a volte siamo anche un po’ invecchiati in essa. Così la fede non ha più l’entusiasmo e la forza dell’inizio.
Perciò, vorrei chiedere agli adulti: lasciate che i bambini vi facciano dono delle loro domande sulla fede e non ostacolateli in questo. Mi rattristo quando sento che i genitori accompagnano i loro figli in macchina alla celebrazione eucaristica domenicale e poi se ne tornano a casa. Noi, bambini e adulti, ritroveremo la gioia della fede e vivremo di essa solo se condivideremo le preoccupazioni, le domande e le speranze e non dimenticheremo mai che Dio è, e resta, il nostro Abba. Ci benedica tutti.