La solitudine nell'adolescenza
Nella adolescenza si entra in un altro mondo, nel mondo della immaginazione creatrice, delle attese e delle speranze incontaminate, degli ideali, mai incrinati da ombre e da compromessi, degli entusiasmi nutriti di sincerità e di solidarietà, di generosità e di passione, di gentilezza e di timidezza, ma anche dei grandi progetti e delle grandi rivoluzioni morali, come le chiamava Emmanuel Mounier, il filosofo francese fondatore di «Esprit», la celebre rivista di ispirazione cristiana, che ha accompagnato la mia adolescenza, nutrendola di speranze e di attese non solo ideali ma anche politiche.
Le adolescenze di ieri sono le adolescenze di oggi, ed è ingiusta la tesi che le adolescenze di oggi non abbiano più ideali. Incontrando studenti di liceo sono stato francamente impressionato dalla presenza in loro degli ideali di sempre, e della passione della speranza; e questo, ma non solo questo, mi ha fatto ripensare ai conflitti possibili con gli adulti incapaci di riconoscere questi ideali, e questa passione. Ne discendono dolorose conseguenze che inducono gli adolescenti a immergersi in una radicale solitudine, e a scegliere talora la morte volontaria. La frequenza del suicidio nella adolescenza è cresciuta, e non è inferiore a quella che si ha in età avanzata. Non sono inattuali le considerazioni di Giacomo Leopardi che nello Zibaldone parla della sua adolescenza, e del suo desiderio di scegliere la morte volontaria: considerata l'ultima speranza.
La solitudine consente alla adolescenza, della quale fa non di rado parte, di salvarsi dinanzi alle incomprensioni e alle discordanze, alle indifferenze e alle noncuranze, del mondo arido e talora gelido degli adulti, rifugiandosi in un mondo di immaginazioni, e di speranze inattese.
(Eugenio Borgna, In dialogo con la solitudine, Einaudi 2021, pp. 45-47)