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    IL FILO DI ARIANNA DELLA POLITICA /6

    Raffaele Mantegazza

    (NPG 2023-03-69)


     

     

    Come parlare  

    La crisi di partecipazione che ha colpito la politica negli ultimi vent'anni è stata al centro di innumerevoli dibattiti e discussioni, anche se forse non si è ancora arrivati a capire in maniera precisa quali siano le cause, come dimostrano le cifre sempre più basse dell'affluenza al voto ma anche la difficoltà nel coinvolgere attivamente cittadini e cittadine nella conduzione della cosa pubblica. Ovviamente un fenomeno così complesso ha tante cause, ma proviamo a individuarne una di carattere pedagogico ed educativo. La partecipazione infatti non nasce dal nulla, ma dovrebbe essere un'abitudine acquisita in quella dimensione prepolitica che i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze incontrano nella scuola, nella famiglia, nelle associazioni educative. È in questi ambiti infatti che giovani e giovanissimi imparano che la loro voce ha un significato, che possono essere davvero indispensabili e fondamentali con il loro ruolo, le loro idee, le loro speranze per la crescita democratica che dal micro delle singole aggregazioni arriva al macro dell'intera democrazia.
    Ma parlare di partecipazione ai ragazzi e alle ragazze di oggi significa inevitabilmente confrontarsi con i loro linguaggi e con i nuovi mezzi di comunicazione. Per le generazioni che sono nate prima della rivoluzione digitale infatti partecipare significava fisicamente uscire di casa per unirsi ad un'assemblea, a una riunione, a un comitato. Partecipare significava dunque aggregarsi in un incontro di corpi che vedeva la presenza degli altri e delle altre al tempo stesso come limite e come stimolo, nella differenza che ogni corpo porta con sé. 
    Senza ovviamente voler demonizzare le nuove tecnologie è evidente però che la partecipazione a distanza presenta dinamiche del tutto differenti, che non conosciamo ancora bene e che dobbiamo studiare, ma che non possono essere banalmente sostitutive rispetto all'occupazione di uno spazio per una discussione o per una manifestazione. E del resto sono gli stessi giovani del “Friday for future” a mostrarci che scendere in piazza, uscire dalle scuole, riappropriarsi delle strade della propria città è ancora un rito fondamentale per la democrazia. Certo a volte si incontrano adulti che banalizzano o addirittura ridicolizzano queste manifestazioni, forse perché non riescono a capire l'esigenza pedagogica e da un certo punto di vista antropologica che i giovani mettono in campo, quando con i loro striscioni e con i loro colori invadono le nostre città in modo pacifico, e soprattutto lo fanno per ricordarci che il pianeta potrebbe avere le ore contate.
    È quindi a queste forme di partecipazione diretta, ai loro linguaggi e ai loro rituali che tutti devono tornare a connettersi per capire cosa significhi oggi per un ragazzo un ragazzo occuparsi della cosa pubblica, che lo faccia davanti a uno schermo o in una piazza, a scuola o a casa. L'incontro tra le storie di partecipazione delle generazioni attualmente adulte e i tentativi di protagonismo dei giovani di oggi può solo portare nuova linfa la democrazia se nessuno delle due parti pensa che il suo modo di partecipare sia l'unico “giusto” e “corretto”.

    Come pensare  

    Opere analizzate 

    “La libertà guida il popolo” di Eugene Delacroix
    “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo 

    Le due opere che presentiamo sono conosciutissime anche per una serie di rielaborazioni che ne sono state fatte sostituendo ai protagonisti personaggi più attuali e più legati alla contemporaneità. Quello che colpisce in queste tele è la fisicità di coloro che manifestano: la loro gestualità, la direzione dei loro sguardi. Pur essendo insieme ad altri, questi personaggi mantengono la loro soggettività, non si fondono e non si confondono con il resto della folla. È importante dunque riflettere sul fatto che quando si partecipa fisicamente ad una manifestazione o un corteo, la propria corporeità si affianca a quella di altri, ed è sempre difficile mantenere la propria individualità in quella che rischia di essere una massa che confonde i soggetti. In senso più ampio questo vale per tutte le manifestazioni democratiche, per tutte le celebrazioni dei riti partecipativi: occorre cioè mantenere l'equilibrio tra le proprie idee e la propria originalità da un lato e la fusione con la presenza degli altri e delle altre, per poter avere una massa critica che possa dare forza e impulso alle idee condivise. 

    Cosa fare  

    Proprio per riprendere quanto detto sopra potrebbe essere utile chiedere a un gruppo di ragazzi e ragazze quali potrebbe essere lo specifico contributo di ciascuno e ciascuna di loro ad una manifestazione di piazza. Ci si potrebbe dividere i compiti tra chi disegna gli striscioni, chi usa il megafono, chi scrive i testi, chi contatta i giornalisti. Si potrebbe cioè trovare nel talento di ciascuno la sua specificità e la possibilità di dare un contributo reale, insostituibile, a una partecipazione che in questo caso non sarebbe semplicemente la somma di singole molecole che non comunicano l'una con l'altra, ma una vera aggregazione di capacità e di esperienze.
    L'Italia è stata caratterizzata per molti anni da differenti fenomeni di partecipazione popolare, basti pensare al 68, agli anni 70, a Tangentopoli: diversi momenti nei quali la massa popolare ha preso la parola, con strumenti e modalità molto differenti. Sarebbe interessante intervistare alcuni dei protagonisti di quel periodo, non necessariamente famosi o conosciuti, ma anche persone della propria famiglia o del proprio vicinato che possano raccontare che cosa ha significato per loro partecipare oppure non farlo e osservare gli altri che prendevano la parola. Il tutto naturalmente sapendo perfettamente che in Italia tutto ciò significa riattivare vecchi conflitti e che l'educatore non deve avere paura di ciò, perché sono i conflitti taciuti e dimenticati ad essere pericolosi, non quelli che vengono raccontati e analizzati in forma pedagogica ed educativa. 

    Come provare 

    Perché sembra che le persone facciano sempre più fatica ad uscire di casa? Perché così spesso le aule dei consigli comunali sono praticamente vuote? Potrebbe essere interessante chiedere ad un gruppo di ragazzi quali possono essere gli strumenti di diffusione e di pubblicizzazione di una manifestazione pubblica, se prevale il passaparola, gli strumenti di comunicazione elettronica, i manifesti, o qualche altro strumento che magari agli adulti non verrebbe mai in mente. Come si può stimolare una persona a partecipare, attraverso quali strumenti, quali parole, quali messaggi si può farle capire che il suo contributo sarà realmente fondamentale e che saremo capaci di tenerne conto? Proviamo a organizzare un momento di partecipazione insieme ai ragazzi lasciando però loro la responsabilità di provare a smuovere le coscienze e le persone dalle loro case. 

    Cosa domandarsi  

    Quando affermiamo che la partecipazione politica è in calo, al di là delle cifre che indubbiamente ci danno ragione, possiamo però provare a porci qualche altra domanda:

    - siamo certi che non esistano forme di partecipazione sotterranea, meno visibili e meno constatabili che magari coinvolgano direttamente proprio i giovani?

    - esistono strumenti di verifica non tanto della partecipazione quanto del risultato di essa? Oppure continuiamo a chiedere ai giovani di partecipare, di proporre, di far sentire le loro voci senza poi mostrare ai loro realmente quali cambiamenti erano stati possibili grazie a loro?

    - quanto sopra vale soprattutto nella scuola. Quanto contano realmente i rappresentanti di classe e di istituto, oppure le rappresentanze accademiche degli studenti, nei processi decisionali della scuola nel suo complesso?

    - siamo certi di non proiettare sui ragazzi di oggi i nostri modi di fare politica, i nostri linguaggi, i nostri miti e rituali, pensando comunque che siano migliori dei loro e magari sbeffeggiando quando cercano di utilizzare i loro codici per provare a prendere la parola?

     

     

     

     


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