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    Radicati nel cammino: il metodo per discernere


    (NPG 2021-06-10)


    Non c’è dubbio che le parole di papa Francesco abbiano una grande capacità di suscitare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, entrando rapidamente nell’immaginario collettivo. Basta pensare alla fortuna dell’espressione “cultura dello scarto” o alla efficace ripresa del noto adagio “siamo tutti sulla stessa barca”, o del neologismo “inequità”. Anche i grandi documenti del suo magistero sono ricchi di pagine suggestive che si imprimono nella memoria, ma in qualche modo “resistono” a una lettura integrale: risultano lunghi e, per la grande varietà di temi toccati, talvolta anche dispersivi. Il rischio è di accontentarsi di portarsi via alcuni frammenti, smarrendo in questo modo la ricchezza dell’insieme.
    I testi di papa Francesco, infatti, sono tutt’altro che casuali: hanno un impianto, che possiamo definire organico più che sistematico, che ai nostri occhi tende a rimanere nascosto, probabilmente anche perché improntato alla cultura e ai criteri di espressione di un’area geografica diversa dalla nostra. Proveremo qui a enucleare alcuni elementi portanti della loro struttura, che possano servire come riferimenti per attraversarli e cogliere i passaggi dell’itinerario che propongono al lettore.

    Un’intenzione pratica

    Il primo elemento da tenere sempre presente è che i testi di papa Francesco sono animati da una intenzione precisa, quella di incidere sulla realtà contribuendo a mettere in moto processi di cambiamento. Questa intenzione viene dichiarata fin dalle prime pagine. La prospettiva del cambiamento appare ad esempio nel n. 13 di LS: «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare». Altrettanto inequivocabile è il n. 6 di FT: l’enciclica si propone di essere un contributo «affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole».
    Con questo non si intende dire che si tratti di esortazioni all’attivismo cieco o di manifesti di pragmatismo miope. L’istanza teoretica o speculativa non è rifiutata a priori: basta pensare allo sforzo di delineare il paradigma dell’ecologia integrale nella LS, o alle riflessioni su verità, perdono e riconciliazione nella FT. Semplicemente, essa non rappresenta l’obiettivo principale, ma si pone sempre al servizio della spinta verso il cambiamento e del suo bisogno di ispirazione e di orientamento. In questo senso va ribadito che LS non è un manuale di ecologia cattolica, esattamente come FT non è un trattato che punta a «riassumere la dottrina sull’amore fraterno» (n. 6). Da questo punto di vista, le due encicliche costituiscono un caso esemplare di attuazione di quanto programmaticamente dichiarato nella EG, illustrando il principio «La realtà è superiore all’idea»: «L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento» (n. 232).
    Le risorse per l’elaborazione della visione capace di costituire l’orizzonte del cambiamento vengono attinte da un profondo dialogo, di cui le note rendono conto solo parzialmente. Una prima direttrice di dialogo è quella con le scienze naturali, in particolare nella LS, e sociali. Una seconda è quella con la tradizione del pensiero filosofico e teologico, non soltanto cattolico, come papa Francesco stesso riconosce: «se nella redazione della Laudato si’ ho avuto una fonte di ispirazione nel mio fratello Bartolomeo, il Patriarca ortodosso che ha proposto con molta forza la cura del creato, [nel caso della Fratelli tutti] mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi» (FT, n. 5). Infine, il vescovo di Roma si pone in ascolto e in dialogo con il cammino delle Chiese particolari del mondo intero, come mostrano le numerosissime citazioni di documenti di Conferenze episcopali nazionali di tutti i continenti: una vera novità nel magistero pontificio.

    Riconoscere, interpretare, scegliere

    Questa intenzione pratica anima l’impianto che, rimanendo sostanzialmente sottotraccia, costituisce la struttura portante dei documenti e a cui il lettore si può appoggiare, cioè i tre passi “riconoscere, interpretare, scegliere”, che scandiscono un processo di discernimento. È papa Francesco stesso a esplicitarli, con parole di grande ricchezza, nei nn. 50-51 di EG, che introducono il cap. 2 di quella esortazione, dedicato proprio all’analisi della realtà. Sono ripresi poi, in modo più diffuso anche se nel contesto dell’accompagnamento dei giovani alle scelte di vita, al n. 237 dell’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit (2019). Con un lessico leggermente diverso, a dimostrazione della flessibilità di una struttura che non è mai una gabbia, il Pontefice ne ha parlato anche in occasione della presentazione di quest’ultimo documento a Loreto, il 25 marzo 2019.

    Riconoscere
    Il primo passo è dunque un movimento verso la realtà, in cui lo Spirito è all’opera e lascia i segni della propria azione: è l’indicazione con cui si apre LS, che ci propone di assumere un atteggiamento di stupore e di contemplazione della bellezza della terra, nostra sorella e madre (n. 1) e di ascolto per il clamore delle grida sue e dei poveri per il male di cui l’una e gli altri sono vittime (n. 2). Questo slancio di attenzione al mondo si prolunga nel cap. 1, in dialogo con le scienze naturali e sociali. Analoga funzione ha il cap. 1 di FT. Non si tratta però di un percorso volto ad accumulare nozioni fini a se stesse. L’obiettivo è squisitamente spirituale e punta a suscitare le energie, anche emotive, e la consapevolezza necessarie per proseguire il cammino: «lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue» (LS, n. 15). Non si tratta infatti di coltivare l’illusione di uno sguardo neutrale e asettico, che è impossibile, ma di collocarsi consapevolmente «nella linea di un discernimento evangelico», assumendo «lo sguardo del discepolo missionario che “si nutre della luce e della forza dello Spirito Santo”» (EG, n. 50). È questo il senso del cap. 2 di entrambe le encicliche, che dà spazio all’ispirazione della Scrittura: non rappresenta una fonte da cui dedurre indicazioni pratiche – non è questo il discernimento –, ma un supporto indispensabile per assumere lo sguardo di un Dio che ascolta le grida del suo popolo e scende a liberarlo. Da questo punto di vista questi capitoli rientrano a pieno titolo nel passo del riconoscere, ma fanno anche da cerniera verso quello successivo.

    Interpretare
    Il secondo passo è quello dell’approfondimento critico, alla ricerca delle cause dei problemi riscontrati e dei segnali di alternativa che la realtà già offre. Senza questo passaggio, che non può non essere rigoroso, qualunque azione rischierebbe di rimanere in superficie, portando poco frutto o magari sortendo effetti opposti a quelli desiderati. Se si mantiene aperto il dialogo con le scienze, in particolare sociali e umane, la focale che unifica questa fase è piuttosto di tipo antropologico, come vediamo nell’incipit del cap. 3 di entrambe le encicliche. LS riflette sul fatto che «A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. Perché non possiamo fermarci a riflettere su questo?» (LS, n. 101), e su questa base prosegue con la critica del paradigma tecnocratico oggi dominante (cap. 3) e con l’illustrazione dei tratti salienti del paradigma alternativo dell’ecologia integrale (cap. 4). FT ricorda che «Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza “se non attraverso un dono sincero di sé”» (FT, n. 87), come base per costruire società aperte e inclusive, capaci di riappropriarsi del significato pieno di libertà uguaglianza e fraternità (cap. 3) e di confrontarsi in modo costruttivo e non difensivo con le sfide dei movimenti migratori e con la tensione globale-locale (cap. 4).

    Scegliere
    Dopo l’ascolto della realtà e l’approfondimento delle cause dei fenomeni e delle radici delle possibili alternative, giunge il momento del passaggio all’azione, senza il quale qualsiasi discernimento rimane sterile e monco. LS vi dedica il cap. 5, in chiave politica, e il cap. 6, sulle dimensioni educative e spirituali della cura della casa comune, e FT gli ultimi quattro capitoli: la buona politica (cap. 5), la cultura dell’incontro nelle dinamiche sociali (cap. 6), il rapporto tra verità e riconciliazione (cap. 7) e il ruolo delle religioni a servizio della fraternità (cap. 8). Il contenuto di questi capitoli è spesso interpretato in chiave prescrittiva – basta pensare al n. 211 di LS presentato da alcuni media come “il decalogo verde di papa Francesco”! –, che tuttavia pare poco coerente dal punto di vista del metodo. L’esplicitazione del percorso di discernimento della realtà operato in prima persona da papa Francesco, pur autorevolissimo, non ha come obiettivo quello di chiudere la riflessione e il dibattito, ma piuttosto di aprirli, ispirando processi analoghi a cui dare vita ai diversi livelli. È questo il modo più efficace per suscitare il coinvolgimento, le energie e la creatività indispensabili per sostenere il dinamismo nella direzione di un cambiamento che certo non può essere progettato e governato dall’alto o a livello centrale. Né potrebbe essere diversamente per un Pontefice che ha fatto della promozione del “camminare insieme” e della sinodalità a tutti i livelli una cifra del proprio ministero: il compito della cura della casa comune e della costruzione della fraternità e dell’amicizia sociale non può essere assunto in modo individuale, ma richiede di essere portato avanti insieme.

    Una speranza teologale

    La richiesta di impegnarsi per la costruzione di alternative che diano soluzione ai gravissimi squilibri, alle contraddizioni e alle ingiustizie che segnano il nostro mondo riposa sulla convinzione che il cambiamento è possibile, anzi è già iniziato, almeno in nuce: è questo l’ultimo elemento portante che non va mai dimenticato. Dialogo, fraternità e amicizia sociale, ecologia integrale e cura della casa comune possono apparire una sfida superiore alle nostre forze, specie quando il nostro sguardo si fissa sulla «spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (LS, n. 163). Tuttavia, nella visione di papa Francesco, la crudezza dell’analisi della realtà, delle sue contraddizioni e delle sue storture, non approda allo sconforto. Anche da questo punto di vista il parallelismo tra FT e LS è stringente: in entrambe risuona lo stesso invito alla speranza, che ha una radice squisitamente teologale. Il cap. 1 di FT si conclude affermando: «Malgrado queste dense ombre, che non vanno ignorate, nelle pagine seguenti desidero dare voce a tanti percorsi di speranza. Dio infatti continua a seminare nell’umanità semi di bene» (FT, n. 54). In queste parole riecheggiano quelle che leggiamo nella LS: «Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. […] Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori» (LS, n. 205).

    BOX 1
    Abbreviazioni dei testi citati nel dossier

    Nel testo del dossier, i riferimenti ai documenti del magistero di papa Francesco saranno indicati facendo ricorso alle seguenti abbreviazioni:
    EG: esortazione apostolica Evangelii gaudium sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013
    FT: lettera enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, 3 ottobre 2020
    LS: lettera enciclica Laudato si´ sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015
    QA: esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia, 2 febbraio 2020
    Tutti i testi sono disponibili sul sito www.vatican.va, da cui sono tratte le citazioni.
    Per le citazioni bibliche si fa riferimento al testo CEI 2008.

    BOX 2
    Giacomo Costa
    Il discernimento
    San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2018

    Il discernimento è al cuore del magistero di papa Francesco, ma il significato del termine non è sempre chiaro. Parlare di discernimento significa mettere a tema le occasioni in cui sperimentiamo il dubbio e la fatica di capire qual è la cosa giusta da fare in tutte le circostanze della vita. Ma tra la teoria, la dottrina, la norma e l’azione c’è sempre uno spazio da colmare: nelle circostanze concrete, quale è il modo di operare (il) bene?
    Se si crede che la risposta a questa domanda non sia l’obbedienza a principi astratti, o l’applicazione delle tecniche di problem solving, ma l’ascolto dello Spirito che parla nella storia e nell’intimo di ciascuna persona, allora diventa cruciale il modo per riconoscerne e seguirne la voce, tra le tante che si fanno udire.
    Il processo del discernimento è scandito da tre verbi: riconoscere, interpretare e scegliere; vissuti in un clima di profondo ascolto interiore, questi tre passi delineano uno stile tanto per i singoli quanto per i gruppi, le comunità, le istituzioni. In questi anni papa Francesco sta invitando a crescere in questo stile radicato nella Parola di Dio e in tutta la tradizione cristiana, dai Padri della Chiesa fino al Concilio Vaticano II.

    BOX 3
    Giuseppe Riggio – Enrica Bonino
    Il nome giusto delle cose
    Una prospettiva per chi non si accontenta
    San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2018

    Sono tanti gli interrogativi che i giovani si pongono pensando alla loro vita e alle scelte da compiere. È proprio a loro (e a quanti li accompagnano) che si rivolge il libro Il nome giusto delle cose, presentando alcuni strumenti utili per capire che cosa stanno vivendo e poter porre le basi per un discernimento personale.
    I vari capitoli del libro affrontano questioni concrete con un linguaggio immediato e semplice (ad esempio, l’alternanza delle emozioni, i desideri e le paure, l’accompagnamento), partendo dal racconto di una storia vera e facendo ricorso ad approfondimenti legati alla Bibbia e alla spiritualità, in particolare quella ignaziana. Sono anche proposti testi e domande per la riflessione personale. Alla fine del libro, infine, sono raccolti alcuni materiali per un ulteriore lavoro personale e di gruppo.


    T e r z a
    p a g i n A


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