L'esperienza dell'impresa sociale EAGiovani di Macerata
Marta Rossi *
(NPG 2021-08-42)
“La nostra impresa sociale nasce per scardinare un’idea troppo spesso radicata nella mente delle persone: che non si può guadagnare da vivere facendo del bene agli altri”.
In questa frase c’è il cuore della missione di EA giovani, l’impresa sociale nata nel 2019 nella casa salesiana di Macerata, ma che ha radici lontane. La sua storia nasce nel 1998 con una associazione fondata da Marco Giachini (oggi presidente di EA Giovani), e ha vissuto un passaggio fondamentale nel 2014 quando il direttore dell’opera salesiana di allora, don Flaviano D’Ercoli, ha iniziato a sognare una impresa gestita dai giovani, con lo scopo di professionalizzare le attività dell’oratorio.
Oggi ci sono tre persone alla guida dell’impresa sociale che attualmente dà lavoro a circa 45 persone, divise tra le attività: animazione delle mense scolastiche, centro diurno, animazione estiva, progetti sociale e sulla scuola.
“La EA Giovani nasce dentro un progetto educativo pastorale ben preciso, per aiutare a comprendere che l’oratorio non è solo luogo dove giocare, ma è un laboratorio di costruzione di cittadinanza che forma uomini e donne adulti del loro tempo. È il braccio operativo dell’esperienza salesiana sul territorio – racconta don Francesco Galante, direttore della casa salesiana di Macerata -. Per fare questo, la commissione economia della casa ha lavorato sulla corresponsabilità. Come rendere corresponsabili anche eticamente i giovani nella vita concreta della nostra casa? Abbiamo insistito su un punto fondamentale, sul criterio della gratuità. Non esistono cose gratis, esiste la gratuità di quello che ognuno ci può mettere. Per proteggere questo principio, abbiamo pensato di coinvolgere i giovani in qualcosa che gratuito non può essere. L’esempio sono le attività estive: noi facciamo tre settimane di estate ragazzi totalmente gratuita, con una offerta responsabile. Finita quella, comincia il centro estivo gestito dai giovani con il pagamento di una quota. Sono due esperienze nate insieme, per lavorare sul concetto di gratuità e di corresponsabilità. Nell’impresa sociale la casa salesiana non c’è, è totalmente gestita da loro, i soci fondatori sono quattro, tra i membri della commissione economia”.
Dimensione sociale dell’evangelizzazione
Ascoltando il racconto di questa esperienza, viene in mente la “dimensione sociale dell’evangelizzazione” della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, dove si invita la Chiesa a rapportarsi con la società civile, a fare rete, a sedere ai tavoli istituzionali per concretizzare la comunità educativa. “Anche le istituzioni civili si stanno rendendo conto della solidità e serietà della nostra Impresa sociale – spiega Marco Giachini -. Il nostro interesse è il bene dei giovani, altro non viene preso in considerazione. Le istituzioni, soprattutto nelle città piccole, non erano abituate a questa gratuità, a fare le cose senza avere nulla in cambio. Sto vedendo in questo momento che le istituzioni hanno compreso questo concetto, cercano il dialogo e la collaborazione con noi. Avere una impresa sociale ci ha permesso di crescere nella credibilità nei confronti delle istituzioni pubbliche. La nostra mission è quella di dare un’opportunità seria ai giovani del mondo del lavoro, insegnando loro a dialogare e relazionarsi con tutti, anche con chi non ha la nostra identità”.
Per la casa salesiana – ecco come ne è il braccio operativo - l’impresa sociale gestisce tutto quello che riguarda il Terzo Settore: la progettazione e la realizzazione di questi progetti, le attività che riguardano il mondo della scuola. Aggiunge don Francesco: “L’altro elemento per cui è nata, è di diventare un laboratorio di costruzione di lavoro per i giovani e per il loro futuro. Educazione e animazione: perché ciò che abbiamo di più importante - ovvero dare l’anima perché qualcuno possa crescere bene - non è semplicemente giocare con i ragazzi ma costruire qualcosa di spendibile per la propria vita. Quello che sappiamo fare, facciamolo bene. Questo avviene quando la casa salesiana e l’impresa sociale lavorano bene, con gratuità e professionalità”. Non solo. Per rafforzare questa esperienza, la Casa salesiana di Macerata sta facendo un passo avanti: “Ci stiamo dotando di uno strumento del Terzo Settore – l’impresa sociale è uno degli enti di TS che abbiamo in casa – stiamo costituendo un Contratto di Rete, l’ente ecclesiastico contrattualizzerà la presenza di tutti quelli che portano avanti la stessa mission, pur mantenendo l’indipendenza di ciascuno. In questo modo, d’accordo con tutti, il direttore della Casa salesiana può muoversi nel mondo civile a nome di tutti, qualora serva. Si tratta di uno strumento operativo e di garanzia”, spiega don Francesco.
Uno strumento che ha riverberi sul territorio: “L’impresa sociale diventa uno strumento di dialogo importante che evita di fare barricate ideologiche, essere una presenza positiva anche laddove un ente ecclesiastico non potrebbe arrivare. Durante la pandemia siamo diventati il centro di assistenza principale della città, grazie all’impresa sociale e ai tanti volontari: in quella fase ci siamo spesi per la città”, ricorda don Francesco.
Ma è possibile coniugare profitto e gratuità nell’educazione al lavoro? “Sì, se coniughiamo il profitto con l’equa distruzione per il bene comune. Il profitto è ciò che mi serve per sostenere questa realtà che quindi ha bisogno di una distribuzione del bene comune per esistere. Il profitto che noi otteniamo è per la manutenzione della realtà, e per l’impresa sociale stessa, per il sostentamento di chi spende la propria vita per questo. L’altro passaggio è tenere insieme la gratuità con la condivisione, non vuol dire che è gratis, vuol dire condividere quello che è mio per la realtà che non è di ciascuno, ma per farla crescere per il futuro e per gli altri. Ci chiede una grande capacità di dialogo, anche con le famiglie e con chi gira attorno alla nostra casa”, aggiunge don Francesco.
Marco Core, 25 anni, è vicepresidente, progettista e amministratore dell’impresa sociale. Ci tiene a sottolineare come l’identità dell’EA Giovani è salesiana, salesiano è il recinto nel quale ha potuto crescere questa esperienza. “Nel nostro statuto c’è la traccia salesiana, quindi anche legalmente veniamo dall’esperienza di questa casa”.
Anche lui evidenzia alcuni tratti del concetto di gratuità, principio fondante dell’EA Giovani: “Il discorso che noi facciamo spesso con i ragazzi che lavorano con noi è questo, riuscire a mettere a professione quello che fanno quotidianamente al servizio della casa salesiana come l’animazione o la gestione dei gruppi. L’esperienza di gratuità che si fa si vede anche nel modo in cui si lavora, resta nel bagaglio personale che si spende nel mondo professionale. Si tratta di competenze acquisite nel servizio ma che possono essere spese anche nel mondo del lavoro. Il volontariato viene visto dall’Unione europea come quella parte di lavoro non retribuito che ti dà soft skill valutabili nel curriculum. Mettere nel curriculum di avere svolto attività come animatore, come capo scout o altro alcune volte viene sminuito dell’effettivo valore ma in realtà si tratta di competenze relazionali ed educative importanti. Il nostro obiettivo è garantire a queste persone la possibilità di spendere queste competenze acquisite sul campo nel mondo del lavoro, quindi diventare un ente capace di accreditare queste competenze e farle diventare reali”.
Gratuità, corresponsabilità, fare rete definiscono un modo di rispondere all’emergenza educativa alla quale la Chiesa è chiamata a rispondere. Un modo che guarda al futuro e al futuro dei giovani.
Ne vale la pena?
Cosa lascia un’esperienza così nella vita di un giovane che si sta spendendo in prima linea? Marco “il giovane” risponde: “Noi ci teniamo che al centro estivo tutti possano partecipare, svolgendo un servizio per tutte le famiglie. Una delle esperienze più significative è sicuramente poter garantire anche a ragazzi con difficoltà economiche e di disabilità di poter partecipare alle attività estive. Grazie anche alle associazioni che ci sono intorno, lavorando in rete, questo è possibile. Dal mio punto di vista, riuscire a formarsi e a fare esperienze di gestione di una impresa è stata una possibilità unica. A 23 anni con solo la laurea triennale ho avuto la possibilità di interfacciarmi con un mondo che mi ha sempre interessato e affascinato e verso il quale ho indirizzato i miei studi, la soddisfazione più che dagli eventi capitati perché abbiamo tutti i progetti aperti, stiamo ancora imparando, è dal punto di vista personale è riuscire a presentarsi da un assessore, riuscire a scrivere e presentare un progetto, pensare come l’impresa possa avere un impatto sociale e non solo essere commerciale, è appassionante dal momento in cui ogni azione deve avere un risvolto sociale, ogni attività deve essere fatta da impresa sociale. È stimolante, è una esperienza che mi sta formando per il Terzo Settore”.
Marco Giachini, invece, racconta la sua prospettiva da un altro punto di vista: “Io ho 52 anni, non mi occupo della gestione diretta delle attività, ma è bello scoprire di lavorare con giovani entusiasti che però scoprono come portare avanti un sogno e una passione sia faticoso, così come acquisire competenze e professionalità. Però dà gusto alla vita, è una prospettiva che mi sembra di qualità. Vedo in questi giovani una consapevolezza nuova, cominciano a essere persone mature che stanno facendo una scelta che dà soddisfazione”. Una dimensione, questa, che richiama l’accompagnamento salesiano: “Si recupera – aggiunge don Francesco - l’esperienza di Don Bosco di accompagnamento alla formazione lavorativa, lasciando che i ragazzi sbaglino, ma guardandoli da lontano, senza perderli di vista”.
E Marco Core aggiunge: “Sentirmi accompagnato dagli adulti in questa esperienza per me è stato tanto importante, il fatto che ci fosse una parte della CEP che si preoccupasse di EA Giovani, ci ha permesso di lavorare in un ambiente sicuro, che ha seguito e attutito i nostri errori, permettendoci di sbagliare”.
E quindi da che parte inizia la realizzazione di un “laboratorio di costruzione del futuro dei giovani”? Tutti e tre sono d’accordo: “Dalla relazione, dalla vicinanza, dall’accompagnamento”. E spiegando loro che la gratuità e la condivisione possono diventare l’architrave di una vita piena, costruita per il bene comune.
* Ufficio comunicazione sociale Salesiani in Italia e Ufficio stampa Salesiani per il Sociale