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    Famiglia all'oratorio



    Sara e Corrado Caiano

    (NPG 2014-06-64)


    La proposta del nostro parroco (e vicario episcopale per la pastorale) era stata un fulmine a ciel sereno: “Stiamo cercando una soluzione per l'Oratorio S. Anna dal prossimo settembre. Il vescovo vi chiede se come famiglia volete guidare la comunità educativa dell'Oratorio, e vivere nei locali anche fisicamente. Pensateci su, pregateci su e domenica prossima mi direte”.
    È il 16 giugno 2008 (queste date non si possono dimenticare), siamo sposati da poco più di un mese, con mille progetti per la testa, questa proprio non ce l'aspettavamo, di certo cambierebbe molto nel nostro stesso progetto matrimoniale.
    Ci siamo guardati e ci siamo “detti” (o lo abbiamo capito senza dircelo) che come cristiani e come salesiani cooperatori non potevamo rispondere di no.
    Così ci siamo affidati a Maria come sempre faceva don Bosco e siamo partiti.
    Ora sono quasi 6 anni che viviamo e lavoriamo in Oratorio in compagnia delle nostre figlie Chiara di 4 anni e mezzo e di Caterina di 18 mesi.
    Mettiamo per iscritto qualche sensazione e riflessione... piccole memorie di gratitudine e di nuovo impegno.
    Ogni giorno ci troviamo a confrontarci con bambini ragazzi giovani e famiglie che - pur arrivando da molti paesi - riescono ad avere importanti momenti di comunione e confronto. In effetti la multi-etnicità è la vera caratteristica del nostro oratorio ed è cartina di tornasole della città di Prato con le sue risorse e le sue fatiche. Abbiamo contato in questi anni 23 nazionalità differenti tra i ragazzi iscritti e con i quali siamo entrati in contatto attraverso le varie attività oratoriane.
    Forza fondamentale - senza la quale difficilmente si potrebbe essere educativamente significativi - è la comunità educativa, composta da giovani, adulti, famiglie, sacerdoti e laici che, con coraggio e gioia, negli anni ha portato un contributo essenziale per definire e portare avanti la proposta dell'Oratorio. La collocazione dell'oratorio nel centro storico della città fa sì che la frequentazione sia la più variegata e fantasiosa possibile, ma la centralità della proposta educativa cristiana rimane netta e definita nella volontà di accogliere tutti come d. Bosco ha sempre fatto con i suoi ragazzi.
    Il tentativo di riuscire a trasmettere anche un poco il grande amore che Gesù prova nei confronti di ognuno e di ciascuno rende l'esperienza quotidiana davvero qualcosa di unico. In ogni ragazzo, in ogni giovane, in ogni mamma o padre di famiglia che si avvicina, spesso caricati da molte sofferenze, c'è Dio che chiede di essere amato, senza distinzioni di genere, religione, cultura, lingua, colore della pelle.
    Siamo una comunità variegata, e ognuno col suo passo e con la sua misura di fede contribuisce al progetto: questo, nella sua semplicità, è il centro di tutto da cogliere ed accettare, senza pretese, ma con la gioia di condividere il bene e allontanare il male. Vero è che non è possibile parlare di oratorio senza la dimensione della missione fuori dell'oratorio, nei luoghi del quotidiano di tutte le persone, degli studenti, dei lavoratori, nelle case delle famiglie … Un oratorio che non accetta di far partire i suoi giovani per la vita non è un oratorio come lo voleva don Bosco. In questo senso ci sentiamo di curare questo aspetto con molta cura, anche alla luce di quanto è richiamato nel progetto di vita del salesiano cooperatore.
    Negli anni tante sono state le proposte fatte per aiutare anche i giovani a vivere la dimensione di Chiesa come qualcosa di arricchente e gioioso; penso ai campi in montagna, alle 9 settimane di Estate Ragazzi, alla GMG del 2011 a Madrid, al pellegrinaggio a Cracovia della scorsa estate e a quello che faremo nel prossimo agosto in Terra Santa accompagnati dal nostro nuovo Vescovo alla scoperta dei luoghi della nostra fede, dove andremo a pregare in quel Sepolcro che è davvero vuoto, perchè Gesù è risorto veramente... e su questo non c'è altro da dire!
    A settembre a Dio piacendo apriremo - in collaborazione con la Diocesi e la Caritas e con il supporto di alcune associazioni di volontariato del territorio - una casa di accoglienza per padri separati, una nuova povertà rispetto alla quale siamo sicuri che come cristiani e salesiani siamo chiamati ad occuparci.
    Non mancano certo le difficoltà; le famiglie attraversano con fatica questo periodo di crisi generale e molte volte i ragazzi chiedono quella accoglienza e quella struttura che in casa fanno fatica a trovare.
    Trovo congeniali le parole di Papa Francesco che ci invita ad uscire, ad avere addosso l'odore delle pecore, e penso che nostro compito oggi – rivisitando il Vangelo – sia quello di metterci alla ricerca delle 99 smarrite.
    Ciò sollecita al coraggio, a scelta anche difficile e magari controcorrente, peer stare davvero con i giovani e soprattutto quelli meno sicuri, meno protetti. Per dare loro non solo un possibile migliore futuro, ma di rendere il loro presente più bello.


    T e r z a
    p a g i n A


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