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    Dal video box «fede-live» al «murales Gmg ambulante». Proposte di ascolto e non solo...

    Giacomo Ruggeri

    (NPG 2001-07-68)

    «La «via della vita», che riprende e rinnova gli atteggiamenti di Gesù, diviene la via della fede e della conversione. La via della croce, appunto. È la via che conduce ad affidarsi a Lui e al suo disegno salvifico, a credere che Lui è morto per manifestare l'amore di Dio per ogni uomo;
    è la via di salvezza in mezzo ad una società spesso frammentaria, confusa e contraddittoria;
    è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano; è la via che non teme insuccessi, difficoltà, emarginazioni, solitudini,
    perché riempie il cuore dell'uomo della presenza di Gesù; è la via della pace, del dominio di sé, della gioia profonda del cuore».
    (dal messaggio di Giovanni Paolo II ai giovani, in occasione della XVI Giornata Mondiale della Gioventù - 8 aprile 2001)

    Parlare di Gesù, di fede, di croce, di Cristo ai giovani non è affatto semplice. Ma non è impossibile. L’ottica dalla quale partire, il senso di questo articolo, è quella dell’«ascolto» che nel numero precedente è stato già anticipato e presentato con alcune iniziative, proposte concrete.
    Continuiamo su questa linea, prendendo spunto da un passaggio del messaggio del Papa ai giovani per la XVI Gmg 2001, che per quest’anno sarà celebrata nelle singole diocesi. La via della vita, nella via della croce.

    «Come una moneta e un amuleto»

    Alcuni giovani nel mettere la croce al collo dicono che fa «pendant»; altri ancora la indossano come porta fortuna, amuleto, per difendersi chissà da chi e che cosa; la moda e il mondo del pearcing la sta assumendo come simbolo; il tau, cosiddetto francescano, va per la maggiore.
    Ma al di là di tutto questo: i giovani cosa sanno e pensano della croce? che significato le attribuiscono? È per loro via di vita, come dice il Papa, o della morte?
    La scheda che segue non risponde direttamente a queste domande; invita a scendere in campo, ad andare verso i giovani, movendosi là dove loro sono … nel vero senso della parola.

    «Murales Gmg ambulante»

    Obiettivo
    Incontrare i giovani nei loro luoghi di ritrovo abituale:
    - pub;
    - piazzetta;
    - sala giochi;
    - giardinetti.
    Andare a loro senza preconcetti, senza vendere nessun tipo di prodotto, senza consegnare volantini o altro. Porsi in ascolto e chiedere loro di «dire la propria» su alcuni temi che si sono precedentemente scelti.
    Soggetti coinvolti
    - équipe educatori;
    - animatori di centri di aggregazione per adolescenti e giovani;
    - gruppo di giovanissimi e giovani ai quali rivolgere la proposta.
    Mezzi necessari
    - furgone con cassone aperto per poter predisporre i pannelli; oppure un semplice pulmino;
    - pannelli sui quali scrivere, disegnare, ecc...
    - struttura che sorregga i pannelli:
    - colori a punta grossa, bombolette spray.
    Operativamente
    Preparato il pulmino o furgone con i pannelli (facili da manovrare), inizia il tour verso i centri di ritrovo dei giovani. Arrivati sul posto, dopo una doverosa ed educata presentazione (il primo impatto è determinante: essere attenti nell’uso del linguaggio a volte troppo clericale, parrocchiale pur essendo dei giovani che parlano!), dire ai giovani che si sta svolgendo un’iniziativa che ha come fine raccogliere idee, opinioni, commenti dei giovani stessi sul tema della fede (la croce, può essere un tema da presentare).
    I pannelli sono a loro disposizione per esprimere ciò che hanno dentro e che nessuno osa chiedere. Il rischio di ritrovarsi con improperi e forti volgarità è quanto mai prevedibile. Ripeto: il 90% dell’iniziativa è posta sulla modalità di approccio e presentazione ai giovani del bar, di strada, piazzetta.
    Non è detto che tutti scrivano parole oscene; vi è nei giovani tanto desiderio di esprimersi in bene che non sempre emerge.
    Dar loro la possibilità di scrivere domande, riflessioni, commenti, richieste, bisogni, paure; possono fare dei disegni, murales in tema.
    Riconosciamo a questa iniziativa tutto il rischio possibile. Preparata bene nella progettazione e ben presentata al momento pratico, può essere una di quelle sorprese belle di cui i giovani sono capaci.

    Dietro le quinte… o i pannelli!

    Una chiesa «on the road», che sceglie di comunicare con chi non passa più nei circuiti classici della parrocchia o dell’oratorio, è una chiesa che ha futuro. Il futuro sarà dato dalla sorpresa dei giovani che sono in piazzetta, nei pub, nei giardinetti: si accorgono che vi è qualcuno che si interessa anche a loro, ai quali non propina messaggi confezionati, ma allunga una mano che dice: «ciao, come va!».
    Fa bene a tutti una esperienza di questo tipo.

    Fa bene ai giovani che organizzano…

    * perché si pongono a confronto con i loro coetanei (e non) con i quali da tempo, forse, non si parla più;
    * perché aprono e mettono gli occhi al di fuori della canonica, dell’aula per gli incontri settimanali;
    * perché la fede oggi, più che mai, si trasmette per contagio, con persone che hanno desiderio di dialogare;
    * perché fanno esperienza che essere «altri» e «differenti» alla logica del mondo non è impossibile e porta i suoi frutti!
    * perché la Gmg di Tor Vergata non è stata una bella foto di gruppo, ma un inizio di fuoco che attende di bruciare. Che aspetti?!

    Fa bene ai giovani del pub, della piazzetta, del muretto, ecc…

    * perché si sentono ri-accolti, ri-amati, ri-presi in considerazione da quella chiesa che ha dato loro i sacramenti come uno zaino da portare e poi chi lo condivide lungo il sentiero…?!;
    * perché avvertono che la salvezza non abita solo in chiesa o locali attigui, ma cammina lungo le strade, nei luoghi non codificati, sullo stile di un uomo di Nazareth che di cammino e di luoghi tutt’altro che formali, se ne intendeva…;
    * perché così facendo sperimentano il non sentirsi tagliati fuori, osservati con occhi diversi solo perché dei pearcing sono più appariscenti degli occhi o del volto stesso;
    * perché, per una volta tanto, non si vedono consegnare un foglio con un invito a pregare, riflettere, ecc… ma una mano che si tende, una persone disposta ad ascoltare: questo è quello che cercano e di cui hanno bisogno, ascolto più che mai.
    Le risposte nasceranno nel dialogo, senza averle in tasca come delle ricette confezionate;
    * perché il «tarlo» della Buona Notizia inizi a scavare nella loro vita, soprattutto per la forza che porta in sé, unitamente al ponte-mediazione dei coetanei che si fanno loro vicini. È questa la potenza del Vangelo!


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