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    Preadolescenti alla scoperta dell'ambiente

    A cura del «Coordinamento nazionale salesiano»

    (NPG 1987-08-74)


    NOTAZIONE PSICO-SOCIALE. LA SCUOLA ISTRUTTIVA

    Per l'introduzione progressiva del- l'individuo nella società, il sistema sociale si serve di varie istituzioni e organizzazioni, le quali si propongono «intenzionalmente» di educarlo attraverso l'interiorizzazione di valori.
    La scuola è, tra queste, una delle principali.
    Un modo frequente per identificare la preadolescenza è quello di chiamarla «l'eta della scuola media dell'obbligo».
    L'espressione però non è esatta. Infatti la fascia preadolescenziale include anche presenze alle elementari e alle superiori. Tuttavia il collegamento con l'esperienza scolastica (per lo piú quella della media inferiore) è assai indicativo. Alla scuola il preadolescente dedica molte ore della giornata, direttamente in classe o indirettamente sui compiti per casa; ed è attraverso la scuola che gli adulti caratterizzano il suo grado di impegno e la preparazione al suo domani professionale e sociale.

    Il preadolescente e la scuola: tra attese e pretese

    Ma come vive il preadolescente queste attese e queste «pretese»?
    Quanto all'utilità della scuola per il loro avvenire, i ragazzi cosí come ce li ha presentati l'indagine L'età negata (LDC), potevano segnalare due aspetti salienti, da individuare in un elenco di tratti caratterizzanti.
    Le loro risposte si sono fortemente concentrate anzitutto sulla motivazione «insegna cose nuove». Che questa dimensione colpisca i preadolescenti, è un fatto. Ma che essa esprima una presa effettiva sui loro interessi, sembra piuttosto incerto. In effetti sul parametro degli interessi spontanei si può supporre che, in soggetti di questa età, sia difficile trovare piacevole il rimanere a lungo sui banchi, il faticare per istruirsi. Per cui si deve dedurre che è la scuola che si presenta cosí al ragazzo, e non certo il ragazzo a configurarla nei suoi desideri con questa impronta.
    Mettendo a confronto la «desiderabilità» per il ragazzo, cioè un aspetto spontaneo, con l'istruzione «voluta», cioè un aspetto indotto, si ricava la netta impressione della limitata rispondenza dell'esperienza scolastica agli interessi reali del mondo del preadolescente.
    Forse è interessante accostare fra loro due altre facce del poliedro scolastico: quella della preparazione al lavoro/professione e quella di diventare uomo/donna. Ambedue proiettano il ragazzo nel suo futuro, ma in modo diverso.
    L'attività lavorativa ha un'importanza in prevalenza ambientale; il diventare uomo o donna ha un carattere personale. Allora, mentre nel guardare al suo avvenire un preadolescente può personalizzare solo in parte, lungo l'arco dai dieci ai quattordici anni, le sue aspirazioni socio-professionali, di fronte a quelle del diventare maggiormente se stesso, di crescere in direzioni che già ora urgono e lo galvanizzano, è inevitabilmente piú coinvolto. Pertanto si può ipotizzare che i ragazzi vivano la preparazione all'avvenire, offerta dalla scuola, in modo parzialmente personalizzato dall'inizio al termine di questa età e, viceversa, in modo progressivamente individualizzato la dimensione della loro maturazione personale. Ed è in questo ambito che i ragazzi sembrano ritagliarsi degli spazi di sviluppo individuale e sociale. Qui essi sentono ritagliarsi degli spazi di sviluppo individuale e sociale. Qui essi sentono crescere il loro «diventare» qualcuno; qui trovano, dopo cortile-strada-quartiere, l'opportunità maggiore di incontro con il mondo effervescente degli amici.

    Scuola statale e non-statale: tratti di comportamento

    Il 7.83/4 dei soggetti del campione proviene da istituzioni scolastiche non statali. È sembrato interessante mettere a confronto le loro risposte con quelle degli allievi appartenenti alle scuole statali, per cogliere eventuali differenze e possibili condizionamenti.
    Analizzando anzitutto la provenienza per ceto sociale, emerge una composizione diseguale all'interno dei due tipi di scuola.
    Le scuole non statali raccolgono proporzionalmente quasi il doppio di allievi dai ceti alti, rispetto alle statali, e neppure la metà, rispetto a queste, degli allievi provenienti dai ceti bassi.
    A questo riguardo sono emerse varie differenze significative che si riferiscono a tratti di comportamento. Le raggruppiamo per praticità in alcune aree indicative.
    Il profilo differenziale che emerge del ragazzo della scuola non statale è il seguente.
    Per esso la scuola è il luogo prevalente per incontrare amici, piú che la strada, il quartiere, l'ambiente parrocchiale. È piú attento e sensibile alle possibilità di affermazione personale nella vita, per cui anche l'ambiente educativo della scuola e della famiglia è visto in collegamento con questa aspirazione. Appare piú avvantaggiato nella scolarizzazione: tende piú degli altri ad anticipare la scuola e va meno soggetto a ripetenze.
    Si dichiara piú soddisfatto dell'educazione ricevuta in casa e della stima che gli altri in genere dimostrano per lui. Sembra possedere maggiore sensibilità ai valori di fede, un indice piú elevato di pratica religiosa, ma un grado minore di frequenza alla parrocchia-oratorio (L'età negata, pp. 133-138).

    NOTAZIONE PEDAGOGICO-PASTORALE

    La scuola media, che frequentano i preadolescenti, si pone come terzo ciclo della scuola dell'obbligo e intende rispondere al principio democratico di «elevare il livello di educazione e di istruzione personale di ciascun cittadino e generale di tutto il popolo italiano, potenziare la capacità di partecipare ai valori della cultura, della civiltà e della convivenza sociale e di contribuire al loro sviluppo». È importante richiamare i principi e i fini generali della scuola media (decreto ministeriale 9.2.79, p. 15).

    Scuola media oggi: finalità

    «La scuola media, secondo la legge istitutiva, «concorre a promuovere la formazione dell'uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l'orientamento dei giovani ai fini della scelta della attività successiva».
    1. Scuola della formazione dell'uomo e del cittadino. La scuola media è formativa in quanto si preoccupa di offrire occasioni di sviluppo della personalità in tutte le direzioni (etiche, religiose, sociali, intellettive, affettive, operative, creative, ecc.). Essa favorisce, anche mediante l'acquisizione di conoscenze fondamentali specifiche, la conquista di capacità logiche, scientifiche, operative e delle corrispondenti abilità e la progressiva maturazione della coscienza di sé e del proprio rapporto con il mondo esterno.
    2. Scuola che colloca nel mondo. La scuola media aiuta pertanto l'alunno ad acquistare progressivamente una immagine sempre piú chiara ed approfondita della realtà sociale, a riconoscere le attività con cui l'uomo provvede alla propria sopravvivenza e trasforma le proprie condizioni di vita, a comprendere il rapporto che intercorre fra le vicende storiche ed economiche, le strutture, le aggregazioni sociali e la vita e le decisioni del singolo.
    Le esperienze e le conoscenze che la scuola media è tenuta a fornire offrono, in questo quadro, un ruolo di primaria importanza anche ai fini dell'orientamento.
    3. Scuola orientativa. La scuola media è orientativa in quanto favorisce l'iniziativa del soggetto per il proprio sviluppo e lo pone in condizione di conquistare la propria identità di fronte al contesto sociale tramite un processo formativo continuo cui debbono concorrere unitariamente le varie strutture scolastiche e i vari aspetti dell'educazione. La possibilità di operare scelte realistiche nell'immediato e nel futuro, pur senza rinunciare a sviluppare un progetto di vita personale, deriva anche dal consolidamento di una capacità decisionale che si fonda su una verificata conoscenza di sé.

    L'aiuto a collocarsi nell'ambiente culturale e sociale

    Nello stesso decreto si propone la socializzazione come uno degli obiettivi della scuola.
    «Non minore importanza, rispetto all'educazione al conoscere, riveste l'educazione al vivere insieme, all'operare in spirito di solidarietà con gli altri nella costruzione del bene comune.
    La scuola media concorre alla formazione del cittadino sia mediante la proposta di prospettive culturali, offerta da tutte le sue discipline e da tutte le sue attività, che valgono a far cogliere il significato del contributo del singolo allo sviluppo sociale sia mediante concrete esperienze di cooperazione, a cominciare da quelle costituite dal procedimento didattico del lavoro di gruppo di cui, al di là di errate mitizzazioni, si deve utilizzare la funzione di stimolo all'operare insieme nel rispetto reciproco, avviando un utile tirocinio del comportamento democratico.
    Evidentemente il lavoro di gruppo dovrà essere attuato in modo da valorizzare il contributo di ciascuno e non sopprimere il momento della riflessione e dello studio personale».

    Per una scuola al servizio del ragazzo

    Per il ragazzo di scuola media il fatto «scuola» è carico di «significati ambivalenti»:
    - ambiente in cui il ragazzo riafferma il proprio desiderio di indipendenza dalla famiglia: la scuola per lui diviene momento importante di socializzazione e inculturazione;
    - ambiente di prolungamento delle figure dei genitori: qualche insegnante in particolare sarà visto dal ragazzo/a come prolungamento del padre o della madre; il ragazzo vi reagisce con una carica di amore-odio, a seconda della relazione instaurata con i propri genitori;
    - luogo di ricerca della propria identità: in un continuo confronto con i compagni: ricerca di valori da vivere in comune, di un linguaggio che sia comunicativo, di modi di agire e di comportarsi che lo facciano «accogliere» dai compagni.
    In un continuo confronto con gli adulti-insegnanti: selezione dei valori trasmessi dagli insegnanti a livello non tanto verbale, ma di vita; attrazione all'ideale di vita condotto da qualche insegnante (dimensione, questa, fortemente vocazionale: «da grande vorrei essere come quello là»).
    In un continuo confronto con le «materie», alla ricerca della chiarificazione dei propri gusti e inclinazioni;
    - momento di misurazione del proprio valore: da notare che i valori sono socialmente trasmessi: se i valori forti sono la competizione, la supremazia..., il ragazzo misura se stesso con tali «valori»; se i valori forti sono la collaborazione, l'utilità comune..., il ragazzo misura se stesso su questi altri valori.

    Abilitare a un giudizio critico sulla scuola

    L'animatore non può ridurre il suo intervento educativo a un discorso moraleggiante: comportati bene... sii bravo, studia...».
    La scuola è un fatto comune: affrontarlo e risolverlo insieme è crescita; uscirne fuori da solo è egoismo. L'educatore aiuterà i suoi ragazzi a cogliere gli aspetti socialmente piú rilevanti, per farsene un giudizio critico (aspetto base della formazione umana).
    1. In un certo tipo di scuola, si avverte una scollatura della scuola dalle domande di crescita della società, soprattutto giovanile: sembra che vi si voglia soltanto perpetuare il modello di cose passate mediante un travaso di nozioni.
    Tensione di rinnovamento: viene richiesto che la scuola sia un ambiente di formazione della persona (e non solo di informazioni), perché il cittadino possa inserirsi nella società in forma critica e attiva.
    2. In un certo tipo di scuola, gli insegnanti assumono un ruolo di «trasmettitori di cultura»: chi sa le cose le insegna a chi non le sa; questo è «misurato» secondo la quantità delle cose imparate, trasmesse da chi le sa («testo scolastico + insegnanti»).
    Tensione di rinnovamento: gli insegnanti, come animatori della ricerca, siano promotori di mediazione critica tra i valori del passato, i valori trasmessi dalle varie agenzie di socializzazione (cinema, radio, TV, giornali, gruppi...) e i valori emergenti dai diversi gruppi sociali e dalle diverse regioni o popoli.
    3. In un certo tipo di scuola, la scuola punta al primato del singolo. Da qui, vari stimoli: competitività, tensione verso il successo, premio ai «primi della classe», emarginazione di chi non ce la fa (tanto peggio per lui!); ognuno è responsabile di sé e della sua riuscita.
    Tensione di rinnovamento: si punta verso una scuola di analisi critica dei problemi della vita, che sono comuni, e quindi da risolversi in comune: i ragazzi piú gli insegnanti, piú i genitori, piú le forze sociali e culturali.
    Si passa quindi da una scuola del successo del singolo ad una scuola del primato del gruppo, in vista della ricerca comune di soluzioni a determinati problemi veri di vita.
    4. In un certo tipo di scuola, la scuola vorrebbe «preparare alla vita»: si studia per il domani. Il domani, poi, dovrebbe significare: promozione scolastica, uno sbocco in un posto lavorativo, con conseguente coscienza di essere situato in un determinato status sociale (divisione del lavoro e gerarchizzazione dei vari ruoli): quasi che si possa imparare una volta per sempre le cose che servono alla vita. Tensione di rinnovamento: la scuola è cosciente che ci sarà sempre da imparare, e - d'altra parte - il ragazzo già vive: ha esperienza della sua esistenza con i problemi connessi. Si vorrebbe che la scuola fosse un ambiente dove «si insegna a vivere l'oggi», e insieme si insegna ad imparare in modo da poter acquisire nuove conoscenze durante tutta la vita; si insegna a pensare in modo libero e critico, a realizzarsi nel lavoro creativo (cf Rapporto Faure sulle strategie dell'educazione, a cura dell'Unesco, Armando, Roma 1974, p. 137).

    ELEMENTI DI SPIRITUALITÀ

    * Per l'animatore: spiritualità dell'incarnazione come spiritualità dell'orientamento.
    1. Parlare di incarnazione è riferirsi ad alcune coordinate entro le quali si sviluppa la vita di ogni uomo.
    Fondamentalmente ci si riporta a questi cinque fattori di vita: il tempo, lo spazio, la cultura, la solidarietà, la collaborazione.
    Ogni elemento su riportato ha il suo valore.
    Il tempo: si è uomini spirituali, secondo lo Spirito, quando non si scappa via dal proprio tempo per rifugiarsi in un passato ormai sorpassato, o in un futuro che è solo dentro i propri desideri irrealizzabili, nei sogni proibiti dalla storia concreta e quotidiana.
    Lo spazio: un detto comune nelle terre latino - americane si esprime cosí: «È vero che è l'uomo a fare la storia, ma è altrettanto vero che è la geografia a fare l'uomo». Al di là di ogni parola ad effetto, rimane la sostanza delle cose: l'inserimento in un ambiente e in un clima aiuta o ritarda la crescita, e sempre condiziona il cammino.
    La cultura: il modo complessivo di organizzare la vita di una comunità; il quadro generale dei sistemi di significato; la tradizione di cui si vive e che è sempre presente nel tessuto della società; le prospettive del futuro che si intendono realizzare; i processi di socializzazione che sono messi in opera: tutto questo induce una formazione particolare.
    La solidarietà: nessun uomo è un'isola e può pensare di far un cammino isolato dagli altri. Dal momento che tutti educano tutti, per ripeterla con una frase di Freire, sentirsi coinvolti con l'insieme, vivere la solidarietà è accettare alcuni processi educativi che orienteranno le scelte della vita.
    La collaborazione: è il postulato della solidarietà; è la risposta alla cultura che si va facendo a partire da quella che ci è stata affidata dagli altri; è il condividere le speranze e le angosce del proprio gruppo umano; è saper vivere l'esigenza del dare/ricevere contemporaneamente, senza credere che alcuni hanno il ruolo di dare ed altri solo quello di ricevere.
    2. Dalla descrizione precedente deriva che la spiritualità, perciò, è fare esperienza di vita, è fare della vita una scuola continua d'esperienza.
    Si tratta di assumere informazioni, di apprendere ruoli, di tessere rapporti, perché da tutto si impari ad orientarsi nelle scelte e nella costruzione della propria identità.
    3. «Uomini, voi dovete essere santi al mio cospetto». Come va tradotto per sé e per gli altri?
    La traduzione piú appropriata diventa: «umanamente santi al mio cospetto voi dovete essere».
    Non è possibile un discorso vero e serio di spiritualità al di fuori di una umanità ricca, la piú ricca possibile nelle situazioni concrete della vita, la piú impegnata e totale.
    Un uomo diverrà «santo» e «santo al suo cospetto» quando diventerà quello che è per vocazione interiore.
    Nel mondo futuro non mi si chiederà: «perché non sei stato Mosè?», ma piú semplicemente: «perché non sei stato Antonio, secondo il progetto scritto nella tua vita?».
    Apprendere dalla cultura in cui e di cui si vive è parte integrante della propria personalità e della risposta cristiana.

    * Per il preadolescente: per una spiritualità dei preadolescenti che si aprono attraverso la scuola alla cultura del proprio tempo.
    1. In una sola parola si potrebbe dire che ciascun ragazzo, insieme con gli altri coetanei, deve imparare a vivere il tempo della scuola dell'obbligo non solo come momento in cui si è costretti a fare qualcosa con gli altri (per esempio i compiti scolastici), ma come l'occasione a lui offerta per un sicuro orientamento nella vita.
    Descrivo di questo orientamento alcuni aspetti da realizzare nella semplicità di tutti i giorni.
    2. Orientamento non è cercare lo straordinario, l'eccezionale, l'eroico ad ogni costo.
    È invece imparare a riconoscere nella realtà quotidiana, rettamente vissuta, il servizio e l'aiuto offerti da Dio per crescere. Il quotidiano costituisce il principale e primo impegno di ciascuno. La «piccola via» rappresenta senz'altro una rivoluzione sia dal punto di vista spirituale che ascetico. Non è «piccola» perché si è impegnati con preadolescenti, ma perché è accessibile a tutti, rappresenta quel punto di partenza che non seleziona e non costruisce élites farisaiche.
    Orientamento è saper trovare il tesoro della riuscita e del compimento della propria vita nel luogo in cui ci si trova abitualmente.
    Quel Dio che continuamente sollecita l'uomo con le sue esigenze, quel Dio che continuamente realizza la pienezza dell'esistenza di ciascuno non è nascosto, non è reperibile chissà dove mai, in quale posto sicuro e... perciò inaccessibile, ma là dove mi trovo.
    Il luogo in cui cielo e terra si toccano, si trova su questa terra, lí dove ognuno vive collocato da Dio attraverso le mille mediazioni, piccole e grandi.
    Con parola piú impegnativa si può affermare che non ci si può avvicinare al divino tentando di andare oltre l'umano. Soltanto diventando l'uomo in vista del quale siamo stati creati, allora ci approssimeremo al divino.
    3. Spiritualità dell'orientamento comporta lavorare su tre piste in particolare.
    - Orientarsi nel tempo. La scuola ha una grande funzione in sintonia con questo tipo di orientamento. Ponendo a contatto con la storia e con la cultura dei predecessori, aiuta a collocarsi nel mondo. Non ripetendo e ripercorrendo la strada degli altri, ma inventando la propria. Non lasciandosi ammaliare dagli eroi, per non trovare la forza (mettendo cosí in pace la propria coscienza) di fare quel piccolo che viene richiesto momento dopo momento, ma riconoscendo il proprio limite quale spinta piú efficace a camminare senza fermarsi.
    - Orientarsi nello spazio. La scuola, ancora una volta, ha un compito speciale e specifico: introdurre in un servizio richiesto, aiutare a dare risposte a domande presenti, riflettere nelle proprie preoccupazioni i problemi del territorio.
    Gli obiettivi frequentemente presentati ai ragazzi nella scuola, quali la competitività, il successo, il primato sugli altri hanno talvolta trasformato la scuola in una palestfa di egoismo, di chiusura agli altri, di conquista di spazi a scapito degli antagonisti. Non si è fatto della scuola lo spazio e il terreno d'incontro delle esigenze di tutti e particolarmente dei meno dotati, di quanto si va realizzando attorno e nel quartiere, di solidarietà in altre parole, ma l'occasione dell'affermazione di sé. L'orientamento si trasforma cosí in autocontemplazione e autoaffermazione.
    - Orientarsi nel futuro. La scuola ha opportuni strumenti per aiutare il ragazzo a guardare il domani con speranza e con serenità.
    Il preadolescente ha, innanzitutto, l'occasione di un confronto, allargato con i suoi amici e con i suoi educatori. Al di fuori dell'ambito familiare scopre mentalità diverse, esperienze molteplici, realizzazioni varie, possibilità impensate. È un primo modo di guardare al futuro con gli occhi della novità.
    Inoltre, la comunità educativa scolastica ha una funzione molto significativa nel processo di apertura all'esistenza che il preadolescente viene costruendosi. Impara l'attenzione a tutti, valorizza la solidarietà con i piú poveri, scopre l'efficacia della collaborazione.
    Infine, l'accostamento delle figure adulte, insegnanti ed educatori, operatori scolastici e volontari in territorio, rende visivamente possibili le molte strade che si aprono di fronte al preadolescente. La vocazione non è piú un termine astratto, ma ha elementi di concretezza che personalmente può accostare e incominciare a vivere, nel desiderio e nella realizzazione.

    ALCUNE METE DA PERSEGUIRE

    Il nostro è un itinerario educativo, che tende alla maturazione «vocazionale» di ciascun ragazzo, orientandolo a ricercare con passione la verità, a collaborare con tutti coloro che condividono questa passione e a prepararsi professionalmente, per prendere consapevolmente il suo posto nella chiesa e nella comunità degli uomini.
    Il nostro impegno è di:
    - illuminare i ragazzi, dando senso alla realtà scuola, come luogo di ricerca appassionata della verità;
    - trasformare in «festa» questa ricerca, realizzandola in un clima di accoglienza, di rispetto, di crescita di vita;
    - orientare all'azione, spingendo a trasformare la realtà scuola in un ambiente umanizzato, in cui emerge non il primato delle cose da fare, ma delle persone che vivono e fanno.
    * Conoscenze da acquisire.
    - Conoscere la situazione reale della scuola, con i suoi protagonisti: lui, i suoi compagni, gli insegnanti, i genitori, i non docenti...; con le sue strutture: immersa in un quartiere a servizio di tutti i ragazzi; le attrezzature (libri, banchi, sedie, mezzi didattici) a servizio di tutti; le sue deficienze: non partecipazione, individualismo, competizione piú che collaborazione, luogo di nozioni piú che di analisi critica delle esperienze della vita;
    - conoscere i principi e i fini generali del progetto educativo della scuola media italiana: scuola della formazione dell'uomo e del cittadino; scuola che colloca nel mondo; scuola orientativa.
    * Atteggiamenti da interiorizzare.
    - Capacità di avvertire la scuola come luogo di incontro, di dialogo, di crescita, passando dal fare le cose, preoccupandosi soltanto del voto, a lavorare insieme, curando anche l'amicizia reciproca e i legami affettivi;
    - capacità di accorgersi delle necessità dei propri compagni piú deboli o indietro nello studio e di intervenire con opportune iniziative personali e di gruppo;
    - capacità di cogliere con diligenza, accogliere con amore, senza pregiudizi e senza presunzioni ogni forma di solidarietà, di ricerca della pace, di attenzione agli ultimi con la disponibilità a collaborare perché il vero, il bello maturi, ovunque sia e da chiunque proposto;
    - capacità di vedere le buone qualità dei propri compagni e ringraziarne il Signore: essere lieti per tanti doni elargiti.
    * Comportamenti da assumere.
    - È capace di lavorare in gruppo, dando il proprio contributo originale;
    - è capace di impiegare del tempo per fare ripetizione a qualche compagno o a qualche ragazzino piú piccolo;
    - è capace di collaborare per rendere piú accogliente e piú bella la aula scolastica: è luogo di incontro di persone che si aiutano reciprocamente;
    - sa industriarsi per la riuscita di festicciole scolastiche, nella gioia comune; o per la riuscita di iniziative a livello di classe o di scuola; ricerche, collegamento con le classi parallele, visite nel quartiere, tavole rotonde, incontri con i genitori.

    ATTIVITÀ PER I DIVERSI MOMENTI

    Presentiamo alcuni suggerimenti operativi, distinguendo fra i diversi momenti della tappa. L'animatore poi penserà a riorganizzarli in relazione alla situazione concreta del gruppo.

    1. Leggiamo la vita

    Si tratta di aiutare i ragazzi a prendere coscienza che la scuola interessa loro in prima persona, non come fatto individualistico, ma come necessità di crescita comune: o si cresce insieme o la scuola aiuta a formare dei perfetti egoisti.

    Modalità di intervento.
    * Tu che ne pensi?
    Si mettono i ragazzi di fronte ad alcune domande provocatorie.
    - Ma insomma, questa scuola ci aiuta o non ci aiuta a crescere?
    - Tante materie da studiare solo per essere promossi a fine anno?
    - Tutto si riduce a far contenti genitori e professori?
    - Se andassi a lavorare e guadagnar soldi non farei meglio che scaldare i banchi?
    - Lo «studente modello» dicono che sia quello che è il primo della classe. Ma è proprio vero?
    Tra le domande, se ne sceglie qualcuna, facendo reagire i ragazzi... Le medesime domande possono costituire materiale di conversazione comune con i genitori dei ragazzi e qualche insegnante disponibile.
    * Caccia ai motivi.
    «Vado a scuola per...»: si invitano i ragazzi a scrivere su un foglio di carta, in forma anonima, un motivo per cui vanno a scuola. Si raccolgono i fogli, piegati in quattro, si mescolano, si leggono le risposte, si annotano. Poi si discute.
    * Cartellone.
    In due gruppi, i ragazzi costruiscono un cartellone ciascuno: il primo gruppo ha come argomento: «Vi presentiamo la scuola cosí come ci appare». Il secondo gruppo: «Cosí vorremmo la nostra scuola».
    * Fumetti cercasi.
    Analisi su alcuni fumetti: si esaminano i personaggi, secondo una ricerca-chiave, per es.: «Per questi ragazzi a cosa è servita la scuola?»; «Perché non si parla di scuola?»; «Come si parla di scuola?».

    2. Confrontiamoci con Gesú

    È urgente aiutare i ragazzi a non fermarsi alla superficialità dell'analisi, ma procedere sino a trovare un significato, uno scopo umanizzante al loro andare a scuola, convinti che è un luogo dove agisce lo Spirito del Signore Gesú.
    Modalità di intervento.
    * La crescita di Gesú adolescente. Lc 2,41-51: a confronto con i «maestri» della legge e nel suo ambiente di vita.
    * La parabola dei talenti. - Lettura di Mt 25,14-30;
    - commento libero dei ragazzi;
    - rifacimento della parabola, da parte dei ragazzi, in termini odierni, in riferimento all'ambiente scuola;
    - ritraduzione in un cartellone, o in una serie ordinata di foto.
    * Ricerca-confronto con Domenico Savio.
    Il libro di riferimento è la Vita di Domenico Savio scritta da Don Bosco. Don Bosco si sofferma spesso sulla vita scolastica del Savio:
    - a scuola a Murialdo (cap. 2);
    - a scuola a Castelnuovo (capp. 4-5);
    - a scuola a Mondonio (cap. 6);
    - a scuola a Torino (cap. 9).
    Savio si è fatto discepolo di Gesú e suo testimone nella vita quotidiana, mediante l'adempimento diligente dei suoi doveri: il suo santo biografo non cessa di ripeterlo.
    Caratteristiche di Domenico scolaro:
    - vivo desiderio di studiare, per un fine grande: essere di aiuto ai ragazzi (Savio si sente anche chiamato al sacerdozio);
    - con tenacia supera le difficoltà di luogo e di tempo, e le difficoltà procurategli da compagni discoli e divagati;
    - nell'ambiente scolastico si fa difensore e aiuto dei «poveri»: compagni tardi di intelligenza, pericolanti nel loro avvenire scolastico, discoli e perciò maggiormente soggetti ad essere emarginati dalla scuola;
    - il vivo desiderio di studiare si traduceva nell'adempiere con diligenza ciò che era richiesto per acquistare la scienza.
    Savio chiama tutto questo: «compiere il proprio dovere». In tali caratteristiche è avvenuto nel Savio un crescendo: se prima distingueva i compagni in amici, indifferenti, da non frequentare; poi si è fatto aiuto degli indifferenti e solidale e apostolo dei ragazzi piú difficili.
    Domande utili per la ricerca-confronto con la vita scolastica del Savio.
    - Domenico cosa pensava della scuola? a cosa doveva servirgli?
    - Perché l'insistenza a «compiere i propri doveri»?
    - Era un secchione appartato o era interessato a trasformare l'ambiente scolastico? In che modo?
    * Scuola: vocabolo di Dio Padre.
    Costruire un grande cartellone murale: da una parte, alcuni momenti rilevanti della vita scolastica: sia aspetti positivi, che negativi; dall'altra scrivere ciò che quel momento rilevante può significare secondo Dio Padre o il Signore Gesú. Si veda l'esempio riportato alla pagina precedente.
    * Confronto con testimonianze di ragazzi.
    Testimonianze dal vivo: si invitano adolescenti che abbiano già dato un significato cristiano alla loro presenza nella scuola.
    * Fuoco di fila.
    Una domanda a genitori, insegnanti, sacerdote, operaio, contadino, impiegato: «Secondo lei, qual è la cosa piú importante che si dovrebbe imparare a scuola?».
    Confrontate le risposte, mettendo in ordine secondo l'importanza dei motivi. Ricerca critica: su che base diciamo che un motivo è piú importante di un altro?

    1987-08-81

    3. Facciamo festa insieme

    È necessario aiutare i ragazzi a intendere la preghiera come momento in cui presentiamo a Dio Padre con Gesú Cristo la nostra quotidiana esperienza scolastica, con le sue fatiche, riuscite e fallimenti.
    L'eucaristia sarà vera nella misura in cui sarà vera la fatica scolastica, lo sforzo di fare gruppo e di essere di reale aiuto all'altro, la volontà di migliorare i rapporti con i compagni, gli insegnanti...
    Modalità di intervento.
    * Nella scuola provo la gioia di scoprire.
    (Ragazzi in preghiera, LDC, p. 210).
    * Nella scuola provo la gioia di crescere insieme.
    (Ragazzi in preghiera, LDC, p. 212).
    * Parlo a Gesú della mia vita scolastica.
    Si invitano i ragazzi a esprimere per iscritto un dialogo con il Signore Gesú sulla propria vita scolastica. Con i vari dialoghi si può strutturare una celebrazione...
    * Una eucaristia fatta di scuola.
    Valorizzare i momenti di espressione dell'assemblea, per parlare al Padre della nostra vita scolastica e offrirla a lui:
    - riti penitenziali;
    - riti di lode a Dio Padre, Figlio, Spirito Santo;
    - comunicazione reciproca dopo la lettura della Parola;
    - preghiera universale (scolari di tutto il mondo, vi presentiamo al Padre);
    - preparazione offertoriale;
    - grande offerta di Gesú e nostra (dopo la consacrazione);
    - mangiamo i sentimenti e il modo di essere di Gesú;
    - la «missione» al termine della messa.

    4. Impegnamoci nella vita

    Non ci potrà essere vero itinerario di crescita senza la volontà di trasformare l'ambiente, gli atteggiamenti, il modo di fare..., sullo stile di Gesú. Tutto ciò non può essere lasciato semplicemente al «proposito» del singolo ragazzo; ma deve essere preso come obiettivo operativo del gruppo stesso. Gli altri devono accorgersi che i ragazzi appartengono a un gruppo che si impegna e... qualcosa cambia.
    Modalità di intervento.
    * Strategia di intervento.
    Come gruppo, impegnarsi a vivere e a lavorare insieme (vedi la socializzazione):
    - far ripetizione a compagni che ne abbiano bisogno;
    - far partecipare alla vita della classe i propri genitori;
    - cominciare a dire grazie agli insegnanti, ai compagni, ai bidelli...
    * Religione sí, religione no!
    Si tratta di raccogliere le diverse motivazioni pro e contro e metterle a confronto richiamando i fini della scuola media.
    Elaborare poi delle modalità, insieme con l'insegnante, in modo che le ore di religione diventino una cosa seria (se già non lo fossero!).
    * Organizziamo la festa dell'amicizia con i compagni/e di scuola.
    Per motivare, programmare, eseguire, valutare la festa dell'amicizia sono insieme ragazzi e insegnanti: chi suona? chi invitiamo? chi organizza? che cosa è importante per noi in questa festa? cosa vogliamo dirci con i canti, la musica, i brani letterari?...
    * Scambio di libri.
    Il gruppo dei ragazzi può diventare un centro di circolazione libraria: sono «i beni» messi in circolazione.


    Letti 
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    T e r z a
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