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    Per una liturgia a misura di ragazzo



    Erminio De Scalzi

    (NPG 1975-05-81)

    Offriamo come avevamo promesso, la seconda parte dello studio di Erminio De Scalzi, in merito al «Direttorio» per la Messa dei ragazzi.
    Il lettore ricorderà che nell'intervento del mese scorso, sulle pagine di NPG fautore aveva presentato il primo capitolo del Direttorio a seguito di una ampia e ricca introduzione: «Come guidare i ragazzi verso la celebrazione eucaristica». Onesta seconda parte comprenderà a sua volta tre momenti, abbastanza esaustivi per una presa di coscienza di un Documento che non può rimanere sconosciuto e che ci porge una viva occasione a più riflessioni ed a pratiche attuazioni per ragazzi che abbiamo tra mano.
    A volte i «documenti» restano nel vasto e freddo repertorio degli «atti ufficiali». Senza un commento «pratico». O poco più. Crediamo che profondo compito dell'operatore pastorale, oggi soprattutto, sia di cogliere, oltre le norme scritte, lo spirito che le anima e di mentalizzarsi al punto di operare sempre in novità e di agire in creatività, mano a mano che cresce nei suoi ragazzi il prodigioso mistero della fede. Per questo crediamo che il servizio di De Scalzi sia prezioso. Per una totale e retta comprensione invitiamo i lettori a riprendere in mano le pagine di NPG dello scorso mese prima di iniziare la lettura di questo secondo intervento. Ne risulterà una comprensione d'insieme più apprezzabile e soprattutto più utile.

    A) MESSE CON LA PARTECIPAZIONE DI ADULTI, PRESENTI ANCHE I FANCIULLI

    Chiaramente la preferenza del Direttorio – nella celebrazione domenicale – è data alla Messa di tutta la comunità parrocchiale, con la partecipazione dei fanciulli.
    Questa scelta viene privilegiata se alla comunità adulta, partecipano gli stessi genitori dei bambini.
    La chiara preferenza è motivata dal fatto che «l'Eucaristia è sempre un'azione di tutta la Comunità ecclesiale» (n. 21) e dalla positività della interazione che si stabilisce fra l'impegno di testimonianza degli adulti e la partecipazione attiva dei piccoli; ciò può essere di stimolo agli adulti stessi e di invito a valorizzare i doni dei piccoli all'interno del popolo di Dio.
    Questa presenza dei ragazzi deve però essere «decisamente avvertita e convenientemente valorizzata».
    Negativamente «evitando con cura di lasciar trasparire anche la semplice impressione di trascurarli e, positivamente, facendoli partecipi a quanto in essa si fa e si dice.
    Occorre quindi tener conto della loro presenza:

    – Con una sistemazione atta a vedere l'azione liturgica.
    – Rivolgendosi direttamente a loro in particolari momenti, come possono essere le invocazioni.
    – Richiamando la loro attenzione durante l'omelia, con un discorso che obbedisca alle esigenze della Parola, ma anche a quelle del ragazzo. Una annotazione interessante, che, a prima vista, potrebbe sembrare utopica ed irrealizzabile praticamente, tanto da costringere il Direttorio ad un linguaggio carico di «se», «forse», «talvolta», dice, che si può svolgere la liturgia della Parola a parte, in un luogo distinto, per soli ragazzi ed inserirli poi, dopo l'omelia, nella Liturgia Eucaristica di tutta la comunità.
    La cosa, dal punto di vista dell'attualizzazione concreta, può lasciare perplessi, ma dice come nella liturgia, l'attenzione alla persona, l'adeguamento alla mentalità, all'età, è cosa non più trascurabile.
    – Affidando loro il servizio dell'altare e l'esecuzione dei canti.

    Qualora ci fosse una prevalenza di ragazzi sugli adulti, l'omelia può essere indirizzata a loro, sicuri che, evitando il pericolo dell'infantilismo, essa servirà anche agli adulti.
    Con il consenso del Vescovo, si potranno inoltre introdurre gli ulteriori adattamenti che il Direttorio prevede per il secondo contesto, cioè quello delle Messe con la partecipazione dei fanciulli, presenti alcuni adulti.

    B) MESSE CON LA PARTECIPAZIONE DEI FANCIULLI PRESENTI ANCHE GLI ADULTI

    Sono le Messe dove l'assemblea convocata è fatta in prevalenza da ragazzi. II Direttorio non nasconde le sue preferenze per la Messa di tutta la comunità parrocchiale, alla quale partecipano con gli adulti anche i fanciulli.
    Sa tuttavia che questa scelta «non è possibile sempre e dappertutto».
    Suggerisce allora la opportunità (meglio «raccomanda») di fare durante la settimana celebrazioni di Messe per i soli fanciulli, con opportuni e «necessari adattamenti». Chiarissima però deve essere la finalità di queste Messe: al di là del loro valore intrinseco, non hanno altro scopo che quello di «condurre e guidare i fanciulli alle Messe degli adulti». Inoltre gli adattamenti non sono nella linea di un radicale cambiamento
    della struttura della Messa, che differisca troppo dal resto della celebrazione con il popolo, neppure però sono nella linea di una identità piena ed assoluta.
    Il Documento, invitando ad una partecipazione attiva e consapevole dei ragazzi, richiama con insistenza alla «partecipazione interna» e a questo scopo dà alcuni suggerimenti concreti.
    Una avveduta divisione dei compiti particolari di ciascuno nella celebrazione, che valorizzi la pluralità dei ministeri e dei ruoli tipici dell'atto liturgico.
    Si tratta di preparare l'ambiente e l'altare, svolgere l'ufficio di cantare nel coro, di suonare gli strumenti musicali, proclamare le letture, fare da interlocutore durante l'omelia, pronunciare le intenzioni della preghiera universale, portare i doni all'altare e a altri uffici del genere, secondo le consuetudini dei diversi popoli (n. 22-24).
    I suggerimenti si precisano ulteriormente: si fa appello alla capacità del sacerdote di creare una particolare atmosfera, dovuta alla sua interiorità, alla sua preparazione personale, come pure alla comunicabilità del suo modo di agire e di parlare. A tale scopo gli si chiedono: dignità, chiarezza, semplicità di gesti. 
    Deve cioè curare che il modo di parlare ai ragazzi sia molto semplice, senza cadere nel puerile; sono molte anche le monizioni che il rito affida alla sua libera iniziativa, purché non siano puramente didattiche o ripetizioni di invariate didascalie, nascano invece da una creatività e vengano proposte con incisività. Sono questi i momenti antecedenti l'atto penitenziale, l'orazione sulle offerte, il prefazio (dove si possono inserire motivi contingenti e particolari di rendimento di grazie), il Padre Nostro, lo scambio di pace e la comunione.
    Si fa inoltre accenno ad una presenza tipica degli adulti. Come nelle Messe per gli adulti con la presenza di ragazzi è importante coinvolgere nella celebrazione direttamente i ragazzi; qui la preoccupazione è per una attenzione inversa.
    È caratteristico il ruolo dato alla presenza di alcuni adulti, visti non tanto come «sorveglianti», ma «compagni di preghiera» (interessante notazione per i nostri educatori d'oratorio!).
    Di particolare rilievo e novità è la possibilità che un laico, dopo la lettura del Vangelo, rivolga ai fanciulli la parola, specialmente se il sacerdote riesce difficilmente ad adattarsi alla mentalità dei piccoli ascoltatori (n. 48).
    Per attuare questo si richiede:
    – l'assenso del Parroco o del Rettore della Chiesa;
    – l'osservanza delle norme della S. Congregazione per il Clero a tale proposito.
    Credo non si tratti di una vera e propria omelia, perché è compito precipuo del Sacerdote proclamare con ufficialità la Parola di Dio durante l'azione liturgica.
    Il suggerimento non è molto chiaro, perché oltre ad indicare la possibilità di questo intervento, il Direttorio non aggiunge altro.
    Sarebbe stato interessante invece approfondire questo «ruolo», questo «servizio» alla Parola e ai ragazzi, che un laico può assumere ed offrire durante la celebrazione Eucaristica. Non è infatti né una sostituzione del Sacerdote, né una conquista di spazio da parte dei laici; mi pare invece di doverlo leggere come una valorizzazione della capacità propria del laico, in particolare se si tratta di un educatore o di un genitore, di
    «situare» l'annuncio della Parola di sempre, nell'«oggi» del ragazzo, nella sua situazione di esperienza concreta di vita.
    Là dove questa apparizione di un laico fosse vista, oggi, come una indebita ingerenza, non sarà certamente il caso di insistere forzatamente; sarà invece opportuno attuare – ma questo anche nelle comunità dove il sacerdote «ci sa fare» con i ragazzi – un confronto tra sacerdote-educatori e genitori, finalizzato a una preparazione comunitaria della omelia. Il medesimo paragrafo 24 insiste ancora sul rispetto della diversità dei compiti e degli uffici, richiamandosi al motivo fondamentale, che l'azione liturgica è essenzialmente «azione comunitaria». Non è tuttavia disprezzabile l'accenno fatto che «grazie alla varietà di voci» si eviterà il tedio della monotonia. Viene da pensare a certe nostre liturgie che corrono sul filo di una esasperata monotonia!

    Alcune precisazioni

    Il luogo della celebrazione

    Luogo primario e perciò normale è la Chiesa. C'è tuttavia la possibilità di una scelta all'interno di essa di uno spazio determinato (attorno all'altare, al Battistero, all'altare dell'Eucaristia?), scelto in corrispondenza al numero dei partecipanti e al trovarsi a loro agio. Non è mania di estrosità, come può dire qualcuno, ma è ripetere, fino alla noia, quanto dice il Direttorio, che è esigenza di una «liturgia viva e adatta all'età».
    Luogo occasionale e a volte «opportuno», può essere anche fuori da quello sacro, purché adatto e «degno di un così grande mistero».

    Il tempo della celebrazione

    Si scelga nella giornata il momento che meglio rientri nel ritmo di vita dei fanciulli», per avere «la massima disponibilità all'ascolto della Parola e alla celebrazione dell'Eucaristia». Questa osservazione che può apparire banale, dice ad esempio che non basta siano i sacerdoti a decidere, ma anche vengano sentite le necessità dei fedeli.
    Il Direttorio fa un accenno alle Messe celebrate in Collegi e internati. invita a non celebrare con «ritmo quotidiano» la S. Messa; occorre forse impegnarsi ed ottenere in intensità di partecipazione («più fruttuosa e can minor pericolo di noia») quello che la ripetizione quotidiana non darebbe. Suggerisce di intervallare la celebrazione, così da prepararla più accuratamente e dare la preferenza a volte alla preghiera comune, costruita anche con l'apporto dei ragazzi, alla meditazione partecipata e a qualche celebrazione della Parola.
    Questa preghiera è vista come «continuazione delle celebrazioni Eucaristiche precedenti e come preparazione più intensa a quelle che seguiranno» (n. 27).
    Interessante è pure l'annotazione sulla formazione di vari gruppi, distinti non secondo un criterio rigido di età, ma in base alla formazione religiosa e liturgica.

    Preparazione alla celebrazione

    Non è un richiamo irrilevante: si pensi a quanto tempo si dedica nei nostri gruppi alla preparazione del gioco, degli incontri e quanto poco alla preparazione della preghiera. Il Direttorio dà le caratteristiche di questa preparazione: sia fatta a tempo e con cura... Le cose fatte all'ultimo momento non sono certamente segno di fede nel mistero e di rispetto dei ragazzi. È bandita ogni «improvvisazione» mentre è prevista una «partecipazione alla formulazione delle orazioni, dei canti, delle letture, delle intenzioni della preghiera universale». Una cura particolare va data al luogo, al servizio dell'altare.

    Canto e musica

    «Il canto deve essere curato con il massimo impegno», data anche la predisposizione che i ragazzi denotano per esso. Possono essere di grande utilità gli strumenti musicali, specialmente se suonati dai ragazzi stessi». Occorre però osservare:
    – la musica non soffochi il canto,
    – non sia distraente,
    – sia adatta ai vari momenti della celebrazione.
    Si può introdurre anche musica riprodotta (dischi, registrazioni).
    Tutto il n. 32 sembra però pervaso da timore di pareri e reazioni discordi: in solo tre righe parla di «cautele, dovuta precauzione, particolare discrezione, attenzione alle norme stabilite dalle Conferenze Episcopali».

    I gesti

    Sono richiesti dalla liturgia stessa, che è «azione di tutto l'uomo», dalle esigenze psicologiche del fanciullo. Questi gesti sono molto legati, nella loro significazione, alle usanze particolari. Gesti significativi sono le processioni all'inizio, al Vangelo, prima dell'offertorio e della Comunione. L'adattamento tenuto valido per il «carattere particolare di un dato popolo», lo è anche per la situazione del mondo infantile.

    Elementi visivi

    Si devono riscoprire quelli che già sono patrimonio tradizionale della liturgia, come l'adorazione alla Croce, il cero pasquale, i colori e i diversi paramenti. Altri particolarmente adatti potranno essere introdotti, affermando che la «liturgia non deve mai apparire qualcosa di arido e di meramente intellettualistico» (n. 30).
    Essi possono essere immagini e disegni, preparati da fanciulli stessi, lavagne, cartelloni, slogans, ecc...

    Il silenzio

    È la riaffermazione dell'interiorità della partecipazione che si richiede ai ragazzi e la riconosciuta capacità di meditazione dei medesimi. I tre grandi momenti per i ragazzi dovrebbero essere: il momento della confessione, dopo l'omelia, e il ringraziamento dopo la comunione.

    Le parti della messa

    Le ultime parti del Direttorio e precisamente i numeri decorrenti dal 38 al 55 hanno delle osservazioni interessanti sulle parti fondanti la liturgia Eucaristica. Esse sono, per i ragazzi, la liturgia della Parola, quella eucaristica e alcuni riti di apertura e di chiusura della celebrazione stessa. Sono chiaramente le stesse parti per gli adulti. Viene comunque data la possibilità di adattamenti, ma all'interno di questa struttura generale della l'essa. Anzi si fa esplicito riferimento ad alcuni riti e testi che devono rimanere intoccabili.
    Sono le acclamazioni e le risposte dei fedeli ai saluti del sacerdote, il Padre Nostro, la formula trinitaria della benedizione eucaristica. Per quanto riguarda il Credo è possibile la formulazione di quello «Apostolico», riportato dal catechismo, sforzandosi di iniziare il ragazzo al Simbolo Niceno-Costantinopolitano.

    1. Riti introduttivi

    Elencandoli sono cinque, nelle messe per gli adulti e nel nostro Direttorio: l’introito il saluto, l'atto penitenziale, il Gloria, la colletta. Per i fanciulli è prevista la riduzione di alcuni momenti e una amplificazione di altri, mentre conclusiva e d'obbligo è sempre la «colletta» o «orazione sopra a popolo».
    A questo proposito per noi è di somma importanza riuscire a mettere il ragazzo nella situazione di maggior accoglienza del «dono di Dio» e per questo ci pare che l'elemento più importante sia quello penitenziale, che rende coscienti del bisogno immenso che ciascuno ha di Dio che ci invita ancora una volta a celebrare il suo Amore e insieme la nostra radicale per povertà.

    2. Liturgia della parola

    Il direttorio dedica ben nove numeri, dal 41 al 49, a trattare della «Lettura e spiegazione della parola di Dio».
    Affermazione categorica è questa: «Nelle messe per i fanciulli mai deve mancare la lettura biblica».
    Ci si fanno alcune domande concrete: quante devono essere, quali, come?

    – quali? Si può operare una «scelta motivata»: quelle del giorno o altre più facili, tratte dal Lezionario o direttamente dalla Bibbia, tenendo conto del tempo liturgico. Il n. 43 auspica un lezionario per le messe dei fanciulli.
    Criteri validi per la scelta sono:
    • la qualità non la quantità,
    • la rispondenza alla mentalità del fanciullo più che la brevità...
    • l'utilità spirituale che la lettura stessa può recare ai ragazzi.

    – come proclamarle? Senza alterare il senso del testo e senza svisare il pensiero o lo stile del testo sacro si possono omettere quei versetti che risultano difficili e complicati per il ragazzo. Mai però parafrasare. Siano previsti degli opportuni interventi per favorire la chiara comprensione nel testo (monizioni). È prevista la lettura in forma drammatica, come si fa nella lettura della Passione del Signore durante la Settimana Santa. L'omelia talvolta può essere dialogata.
    È però sempre un «ascolto» che può farsi talvolta «dialogo».

    3. Le orazioni presidenziali

    Perché il Sacerdote senta uniti a sé nella preghiera i fanciulli, perché i fanciulli considerino queste preghiere «espressioni della loro vita e della loro esperienza religiosa» il Direttorio dà ampia possibilità di scegliere dal Messale Romano e di adattare le orazioni. L'adattamento ha come unica restrizione la conservazione del fine e della sostanza delle formule eucologiche e del genere letterario dell'orazione presidenziale.

    4. La Liturgia Eucaristica

    Riaffermato l'obbligo di usare solo e sempre preci eucaristiche attualmente in uso per le messe degli adulti, il Direttorio pare alimentare la speranza circa una «futura preghiera Eucaristica» su misura dei fanciulli. Il testo dice «per il momento» (interim)... finché (donec) e anche nella formulazione oltre che nella visione di insieme di tutto il Direttorio, lascia pensare che è ormai tempo di arrivare anche a questo traguardo. Credo non si debba più parlare di «concessioni» di «strappare» questa o quella riforma... ma è esigenza dei tempi e di credibilità di un Direttorio che esce proprio per far comprendere, nel rispetto delle leggi psicologiche dell'età e nel modo consentito ai fanciulli, il Mistero della Fede.

    5. Riti prima della Comunione

    Sono tre gli elementi da conservare: il Padre Nostro, la frazione del Pane, l'invito alla Comunione.
    Come si vede lo spazio di monizioni libere e non legate al testo della Messa degli adulti è molto, e credo possa lasciare spazio a molta creatività.

    6. Comunione e riti conclusivi

    Si sottolinea molto opportunamente il raccoglimento, la tranquillità con cui il fanciullo si deve accostare all'Eucaristia. Il vero momento del ringraziamento è quello che fa seguito alla Comunione, e non occorre trattenere i ragazzi a celebrazione ultimata, ma farli sostare durante il silenzio (n. 37).
    Questo silenzio può significare: «silenzio» oppure esecuzione di un canto o anche ascolto dell'organo durante il quale il fanciullo medita su alcuni spunti che trova ciclostilati o sul suo libro o scanditi al microfono da una voce guida.
    È di grande importanza nella Messa per i fanciulli, la monizione che precede la benedizione finale: prima di essere congedati, essi hanno bisogno che con brevissime parole si ripeta loro e si applichi alla loro vita quanto hanno ascoltato..È questo soprattutto il momento di sottolineare il nesso tra liturgia e vita.

    C) ALCUNE OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

    Il Direttorio visto nelle sue linee portanti e nelle aperture che reca in campo liturgico, oltre ai principi già esposti nei paragrafi dall'8 al 19, da occasione di leggere tra riga e riga alcune osservazioni, a mio avviso, pastoralmente importanti.

    – Innanzi tutto pare abbia la consapevolezza che la liturgia, giustamente nata per la Comunità adulta, debba porsi anche al servizio di tutti gli altri componenti la Comunità Cristiana – piccoli compresi – perché una Comunità non è tale, se qualcuno dei suoi membri ne rimane escluso.

    – Il Direttorio si propone di portare tutti e ciascuno ad una «autentica partecipazione al Mistero».
    Non «si assiste» a nulla nella Chiesa, tanto meno nella Messa; «si partecipa»: e questa partecipazione inizia più da lontano della celebrazione medesima.
    È un invito allo studio di tutta una nuova pastorale di quest'età, per collocare in essa una liturgia più attenta alle istanze psicopedagogiche dei piccoli. L'educazione liturgica, ribatte il Direttorio, fa parte di un progetto
    di educazione globale.

    – Nel Direttorio la preoccupazione della liturgia si sposta dal rito alle persone.
    Ciò che più conta nella liturgia – a livello di partecipazione al Mistero – è lo spirito con cui si partecipa e le persone, in vista delle quali il rito è riformato e adattato.
    Cade ogni conservatorismo destinato a difendere un rito che non significhi più nulla all'uomo d'oggi.

    – Ogni progetto di educazione liturgica, come è quello sotteso al docu-mento, non può prescindere da questo iter: dall'esperienza esistenziale del fanciullo, alla celebrazione liturgica, alla vita vissuta in modo coerente a quanto si è celebrato.
    La celebrazione Eucaristica perché sia «segno efficace di ciò che significa», deve assumere la storia e la vita dei ragazzi, altrimenti rimane gesto cultuale e sacrale, che la società secolarizzata rifiuta.
    Tutta la vita è liturgia, ma purtroppo non tutta la liturgia è vita!

    – La liturgia deve però essere rispettosa della natura propria dell'atto liturgico; cioè, se non deve essere «misteriosa» deve tuttavia essere fedele al Mistero che celebra, nello sforzo di rendere la Messa comprensiva e vicina alla vita del ragazzo; occorre tuttavia non dimenticare di conservare quel clima sacro, di rispetto e di adorazione dell'irriducibile Mistero dell'Amore di Dio.

    – Le aperture previste non devono sconfinare nell'arbitrio.
    Tra l'anarchia e chi reclama una «restaurazione liturgica» c'è uno spazio per una grande creatività ed invenzione richiesta da una liturgia «a misura di ragazzo».

    – Ogni riforma, anche piccola, non ha mai il carattere della «definitività».
    Il Documento lascia spazio ad una «riforma permanente» con possibilità di esperimentazioni ed invita ad esprimere, dentro il contesto comune, la ricchezza e la varietà delle singole comunità liturgiche.

    – Viene riaffermato il principio della «novità nella continuità».
    Ci saranno subito quelli che si lanceranno nelle «fughe in avanti», ma il Direttorio opta per un cambiamento nella continuità e non per una radicale trasformazione.
    La tradizione non è «riproduzione ripetitiva», ma una novità che nasce dal meglio del passato.

    – Le esperienze di liturgia di gruppo sono viste come mediazione alla liturgia della grande comunità.
    Unica ragione della «diversificazione» è una più intensa e consapevole partecipazione alla liturgia di tutta la comunità Parrocchiale.

    – Viene sottolineato il bisogno di una celebrazione – preliturgica –per i ragazzi e di un aggiornamento teologico per gli educatori.

    – Per alcuni la riforma liturgica è finita nel folklore, nell'apprendimento di canti nuovi, in lavori di muratura, per girare altari e cose simili.
    Occorre ritornare ad un serio studio del trattato De Eucaristia, ad una seria catechesi su di esso e convincerci che non c'è vera iniziazione all'Eucaristia, senza liturgia di iniziazione.

    – Una liturgia così va preparata, non si improvvisa.
    Non c'è posto per l'improvvisazione. Esigerà molto più tempo la preparazione che la celebrazione.
    Accanto ad una preparazione prossima, cioè a quella immediatamente precedente la celebrazione, occorre se ne affianchi anche una remota. Essa è fatta di:
    • «catechesi atmosferica» è quella che avviene in famiglia; in essa l'accento più che sui contenuti è posto su un certo clima e su una impostazione generale di rito che introduce il ragazzo, quasi inconsapevolmente, a comprendere il Mistero di Dio;
    • «momenti di preghiera in famiglia»: prima e dopo i pasti, a sera, il mattino, ecc., sono tutti istanti che possono «far presentire in qualche modo il mistero dell'Eucaristia» (10);
    • celebrazioni propedeutiche alla celebrazione vera e propria (13-14);
    • liturgia della parola, letta, meditata in sede appartata da quella degli adulti (17);

    • ritrovo settimanale, per meditare insieme, nel gruppo o in famiglia, anzitempo, le letture.

    – Continuità tra Messa e vita: una celebrazione ben fatta si prolunga nella vita del ragazzo.
    La Messa per i ragazzi è punto di arrivo, ma soprattutto è assunzione di piccoli impegni (vedi monizioni prima del congedo).
    Dice il C.d. fanciulli: «Iniziare i fanciulli all'Eucaristia significa aiutarli a scoprire il rapporto che esiste tra la Messa e la vita» (pp. 107-113).
    C'è il pericolo che il ragazzo consideri la presenza alla Messa come un fine. Egli deve comprendere, come verità importante, che non si vive per andare a Messa, ma si va a Messa per vivere, per essere cristiani.
    Il Direttorio impegna a «rivitalizzare il linguaggio ed il simbolismo liturgico».
    «Il segno sia segno»!: per spiegarci quanto sta a significare, dovrebbe venirci in aiuto la fede; invece per la significazione «in quanto significazione», non dovremmo far ricorso all'ermeneutica, ma al segno stesso.

    – Il Direttorio è un «impietoso invito» alla Comunità Cristiana per un serio esame di coscienza sulla sua partecipazione liturgica.
    Dopo quanto si è detto, qualcuno potrebbe chiedersi se tiene ancora l'obbligatorietà dell'adempimento del precetto festivo, posto dalla norma attorno all'età di 7 anni.
    La discussione è riaperta dall'insistenza del Direttorio che parla spesso di «attività e consapevole partecipazione». Pur riaffermando una capacità di attiva e consapevole partecipazione, relativa alla età dei ragazzi e a misura della loro età, tuttavia mi pare si debba dire che il precetto, più che fare appello alla responsabilità morale del ragazzo, a questa età, si rivolga con obblighi di responsabilità ancora più gravi, alla intera comunità e in particolare ai genitori. Vale per l'Eucaristia quanto il C.d. fanciulli dice circa il Sacramento della Riconciliazione: «Non mandiamo i fanciulli a confessarsi: celebriamo la Penitenza insieme a loro» (p. 130).
    Resta vero però, che a volte, si educano i fanciulli «più piccoli» alla Messa, non portandoli a messa, ma partecipando con loro a liturgie della parola, familiari o comunitarie.
    Fa meraviglia e suscita stupore il silenzio con cui gli organismi preposti allo studio, alla divulgazione e alla promozione di concrete applicazioni del Direttorio, hanno accolto questo Documento.
    Credo sia dovuto soltanto a motivi di priorità di attenzioni circa altre problematiche liturgiche più urgenti.
    Si spera tuttavia che questo Direttorio venga presto conosciuto e attuato, secondo le norme prescritte e faccia sorgere iniziative nuove per animare questo importante aspetto della vita cristiana dei ragazzi, che, se disatteso o mal celebrato, finisce per essere all'origine di quei meccanismi di rifiuto che si manifesteranno poi in età più avanzata.


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