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    Gesù, chi sei? Celebrazioni di preghiera



    (NPG 1975-02-39)

    Per i gruppi che sentono il desiderio di scoprire la persona viva del Cristo, attraverso il contatto con la Scrittura e nella preghiera, offriamo quattro celebrazioni. Contengono un arco interessante di sviluppo: dall'incontro con il Cristo alla riflessione sulla personale vocazione.
    Come al solito, il materiale è abbastanza informe, per costringere i destinatari ad un adattamento personale.

    A cura del Foyer Missionario di Sassuolo.

    1. IO SONO LA VITA

    Canto d'inizio

    Salmo 84 (a cori alterni)

    Canto a Dio Creatore (Isaia 40,10-17)
    Ritornello:
    T Benedetto colui che viene!

    Salmo 96 (a cori alterni)

    Lettura (Is 6,8-9; Col 1,15-17; Fil 2,6-9)

    L «E udii la voce del Signore che diceva:
    Chi manderò io? Chi andrà per noi?
    E risposi: Ecco manda mei Allora disse:
    Va e parla così a questo popolo.
    Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di tutta la creazione, perché in lui sono state fatte tutte le cose nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: tutto è stato creato da Lui e per Luì. Egli è prima dì tutte le cose e tutto sussiste in Lui.
    Egli pur possedendo la natura divina, non pensò di valersi della somiglianza con Dio ma preferì annientare se stesso prendendo la natura di schiavo e diventando simile agli uomini, e dopo che ebbe rivestito la natura umana umiliò se stesso ancor di più facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha sovranamente esaltato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome...».

    Meditazione

    Gesù è il salvatore; in lui dio incontra l'uomo

    Il Figlio di Dio fatto uomo viene presentato nel Vangelo con due nomi, e il nome nella Bibbia indica la missione di una persona, la sua stessa ragione di essere. Nella sua vita terrena il Figlio di Dio fatto uomo è presentato col nome di Gesù, nella sua vita di Risorto da morte viene presentato col nome di Signore. A noi interessa ora approfondire il significato del nome (missione, natura) di Gesù. In aramaico, Gesù significa Dio che salva, colui che porta la salvezza (anche gli apostoli quando compirono i primi miracoli lì fecero nel nome di Gesù: At 3,6-16; 4,7-12). La salvezza viene comunicata da Dio attraverso la manifestazione della sua «giustizia» e della sua «collera».
    Giovanni il Battista annunzia Gesù come colui che realizzerà il giorno di Dio nella sua giustizia e nella sua collera. Ma giustizia e collera di Dio hanno un unico scopo: quello di comunicare all'uomo la «misericordia» di Dio. Analizzando i vari fatti, le varie alleanze che Dio ha contratto con l'uomo vediamo il vero significato della misericordia divina. In ogni patto esistono tra i contraenti delle obbligazioni: la infedeltà di una delle parti comporta la rottura del patto. Non così per il patto che Dio stringe con l'umanità. Dio sa, al momento del patto, che l'uomo mancherà ai suoi impegni e ricorderà sempre Invece la sua fedeltà. L'uomo costata con l'esperienza del peccato che Dio gli rimane sempre fedele e rinnova «gratuitamente» senza contare su un suo contraccambio, il suo patto di amore.
    Così l'uomo comincia a capire la misericordia di Dio. E sempre più chiara la misericordia di Dio si manifesta verso i deboli, i piccoli, i peccatori.
    Poiché tenerezza, compassione rendono visibile che l'amore di Dio per l'uomo non è un sentimento, ma un atto diretto di Dio nella storia dell'uomo. Un intervento sempre più definito e atteso fino a prendere la figura di una promessa. «Concepirai un figlio e gli porrai nome Gesù» (Mt 1,21). Nella sua persona gli uomini potranno vedere, toccare, sperimentare, l'amore di Dio che chiama l'uomo ad una comunione con Lui e con tutta l'umanità (1 Gv 1,1-4).

    Traccia di riflessione

    1. Cosa vuol dire, per me che sono un peccatore, che Dio è misericordioso nei miei confronti?
    2. Non ho mai pensato che è proprio nei momenti di abbattimento, di vuoto (in cui sperimento la mia debolezza e le mie infinite mancanze) che Dio mi è più vicino e disposto a cominciare tutto da capo e in modo nuovo? Pronto a dimenticare tutte le mie offese e chiamandomi a una comunione più profonda con lui?
    3.Mi sforzo anch'io di praticare la misericordia con i miei fratelli, specialmente i più piccoli che nessuno vede e che tutti abbandonano?

    Preghiera comunitaria
    (Canone IV della liturgia. Dall'inizio del Prefazio fino all'invocazione allo e Spirito Santo).

    Canto finale

    2. MAESTRO, DOVE ABITI?

    Canto d'inizio

    Salmo 119 (a cori alterni)

    Inno a Cristo primogenito della Chiesa (Col 1,12-20)
    Ritornello:
    T Gloria a Cristo, primogenito della Chiesa!

    Salmo 90 (a cori alterni)

    Lettura (Gv 1,35-51)

    Meditazione

    L'incontro personale con Cristo

    Il messaggio di Giovanni non è stato vano. Alcuni lo hanno accolto più profondamente e proprio per questi è riservato nel Vangelo il primo incontro personale (= a tu per tu) con Gesù: sono Giovanni l'Evangelista, Andrea e Simone, fratelli, Filippo e Natanaele, due amici veri, anche se diversi fra di loro.
    Un pomeriggio lungo il Giordano con i! Battista c'erano due discepoli: Andrea e Giovanni (il Vangelo non dice il suo nome, perché parla sempre di sé in terza persona). Mentre Gesù passa poco lontano il Battezzatore indicandolo ai due esclama: È Lui l'Agnello di Dio.
    I Profeti dell'A.T. quando parlavano del futuro Messia spesso avevano usato questo termine: l'Agnello dí Dio. I due vanno dietro a Gesù e così quel giorno, nel tardo pomeriggio, segna il primo incontro di Gesù con due dei suoi futuri apostoli.
    È interessante, bello, vedere la semplicità di questo incontro. Gesù si accorge di essere seguito, fa una domanda di occasione: «Che cercate?». I due non sanno cosa rispondere, tanto per cavarsi di imbarazzo chiedono a loro volta dove abita. Gesù non dà spiegazioni e li invita a vedere coi loro occhi.
    Non sappiamo nulla di quelle ore passate insieme a Gesù. Solo ne vediamo gli effetti: Andrea il giorno dopo conduce a Gesù suo fratello Simone. E il terzo giorno un altro incontro: Filippo.
    Anche per lui l'incontro con Gesù deve aver provocato qualcosa in profondità; si presenta tutto esuberante all'amico Natanaele: ha trovato il Messia! Natanaele è un tipo di intelligenza difficile: conosce bene la scrittura e prima di credere vuole vagliare tutti gli aspetti. Per quanto conosce sa benissimo che Gesù non può essere il Messia. Ma all'amico sicuro e gioioso dì aver fatto una grande scoperta, non si può dare nessuna delusione. Accontenta Filippo che esplodendo di gioia lo presenta a Gesù. Anche per Natanaele l'incontro con Gesù è sconvolgente. Prima non ci capisce quel gran che poi rimane preso completamente nella mente e nel cuore.
    Una prima caratteristica salta subito all'occhio leggendo questa pagina di S. Giovanni. C'è un gruppo di amici, cinque amici: stessi ìnteressi, pescatori; stessi problemi, aspettano il Messia e sono discepoli del battezzatore. Ognuno ha una sua caratteristica propria, non sono tipi tutti uguali, e per ognuno Gesù ha un trattamento particolare.
    Per caso uno ad uno si trovano a tu per tu con Gesù, spinti forse unicamente dalla curiosità: ne hanno sentito tanto parlare che volentieri vanno a «vedere», ma senza cercare nulla di preciso.
    Quello che ci meraviglia è che l'incontro ha una conclusione inaspettata: trovano quello che avevano atteso, ma che ín quel preciso momento non aspettavano. E ne rimangono entusiasti.

    Traccia di riflessione

    I discepoli sono amici fra loro. Seguono le indicazioni del loro maestro o dei loro amici. Spinti da curiosità. Nella semplicità e nella spontaneità. È stata una esperienza superiore alle loro aspettative: hanno riconosciuto (trovato) quello che aspettavano. È diventato normale farlo incontrare con i loro amici, presentare lui a loro e loro a lui.
    Li troviamo entusiasti per aver trovato un amico.
    1. Cosa mi aspetto da un incontro personale con Gesù?
    2. Gli amici mi aiutano a realizzare un incontro con Gesù? In che modo?
    3. Posso dire anch'io di aver «trovato» il Messia?
    4. Cosa ho trovato in Gesù?

    Preghiera comunitaria (Salmo 42; 63)

    Come una cerva anela
    a sorgenti di acque vive,
    così l'anima mia
    a te anela, mio Dio,
    Dio, Dio mio ti cerco.
    La mia anima ha sete di Te.
    II mio essere ti desidera
    come una terra bruciata,
    come un deserto senz'acqua.
    La mia anima ha sete
    del Dio che mi dà la vita:
    quando potrò vedere
    il tuo volto, Signore?
    Ti voglio contemplare
    nel cuore della tua casa:
    voglio vedere, Signore,
    la tua gloria e la tua potenza.

    Canto finale

    3. ABBIAMO TROVATO UN AMICO

    Canto d'inizio

    Salmo 114 (a cori alterni)

    Canto della fedeltà (Deut 32,1-12)
    Ritornello:
    T È Dio il Padre che ci ha generato.

    Salmo 62 (a cori alterni)

    Lettura (Gv 2,1-25; 4,4-38)

    Meditazione

    Comincia l'amicizia con Gesù

    C'è un momento nella vita degli Apostoli poco conosciuto. Si tratta dei mesi che vanno dal loro primo incontro personale con Gesù alla «chiamata» ufficiale a «lasciare le reti».
    Questa tappa, importante per preparare la chiamata, potremmo definirla: «Momenti di vita insieme col Maestro».
    Infatti li vediamo che continuano ad essere discepoli di Giovanni, esercitano la loro professione di pescatori e solo in alcuni momenti li troviamo assieme al loro «nuovo amico». Si, proprio come ci si comporta con un amico.
    Questa amicizia cresce a poco a poco fino a prendere completamente. I fatti che il Vangelo riporta di questi mesi sono pochi, ma con un crescendo sorprendente. A Cana di Galilea (Gv 2,1-12) Gesù è invitato a nozze.
    Qualche settimana più tardi troviamo il gruppo di amici insieme a Gerusalemme per la Pasqua (Gv 2,13-17).
    Intanto anche Gesù ha iniziato il suo peregrinare come Maestro. E durante uno di questi viaggi invita i suoi amici con Lui: è la prima esperienza di apostolato che fanno (Gv 3,22).
    A Cana scoprono un aspetto molto importante in Gesù: il miracolo che li fa credere in Lui come Messia.
    A Gerusalemme assistono alla lite coi Farisei per il culto divino al tempio. Durante l'incontro con la Samaritana (Gv 4,27) intravvedono il suo modo del tutto personale di esercitare la funzione di maestro.
    Se dal primo incontro con Lui (Gv 1,35-51) erano tornati entusiasti per aver incontrato un nuovo amico, ora dopo alcuni mesi di amicizia lì troviamo «confermati» sicuri) che il loro amico è il Messia: colui che era atteso, quello che restaurerà il vero culto al Signore, senza limiti né di luogo né di razza.
    Accettando con semplicità la Persona del loro amico hanno potuto capirne la missione.
    Il Maestro ne approfitta per indicare che alla sua missione intende far partecipi i suoi amici.
    È tempo di mietitura.
    Voi siete ì continuatori degli antichi profeti. lo vi ho scelti. Andate! (Gv 4,35-38).

    Traccia di riflessione

    1. Sento che Gesù è mio Amico? Cosa vuol dire per me questo?
    2. Che incidenza ha il fatto che Gesù è mio Amico col rapporto di amicizia fra me e gli altri?
    3. Ci sono momenti particolari in cui i miei amici ed io «sperimentiamo» la nostra crescita in amicizia con Gesù? Quali?
    4. Cosa mi colpisce di più nella persona di Gesù in questa amicizia con Lui?
    5. Cosa mi spinge nel mio impegno verso gli altri?

    Preghiera comunitaria

    O Dio che vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità, manda nella tua messe operai che annuncino con piena fiducia la tua parola: e il tuo messaggio si diffonderà e avrà gloria e tutti i popoli conosceranno te, unico e vero Dio e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo, Tuo Figlio e Signore nostro che vive e regna con Te nei secoli dei secoli. Amen.

    Canto finale

    4. È L'ORA DELLA MIETITURA: ANDATE

    Canto d'inizio

    Salmo 42 (a cori alterni)

    Canto della Nuova Alleanza (Ez 36,24-28) 
    Ritornello:
    T Metterò in voi il mio spirito.

    Salmo 40 (a cori alterni)

    Lettura (Lc 9,57-62; Lc 14,25-35)

    Meditazione

    Vivere con Gesù per diventare come Gesù

    I discepoli, dopo essere stati preparati all'incontro con il Salvatore, l'hanno conosciuto e hanno visto dei fatti straordinari compiuti da lui. Sono diventati suoi amici vivendo assieme alcune esperienze, fino ad arrivare alla convinzione che veramente Gesù è il Messia che Israele attendeva. E proprio Lui a questo punto propone loro di seguirlo.
    Lo seguono senza tanti problemi: è una cosa normale abbandonare tutto, anche il primo maestro Giovanni Battista.
    In fondo anche il nuovo Maestro aveva lasciato la sua casa allontanandosi da Nazaret (Mt 4,13).
    In questo ambiente israelitico è cosa normale che dei giovani abbandonino tutto e tutti per diventare discepoli di un Rabbi: ne scelgono uno e con lui fanno vita comune per alcuni anni imparando una dottrina.
    C'è qualcosa di nuovo però, delle diversità che il Vangelo ci racconta:
    – anzitutto non sono i discepoli a scegliere ìl Maestro, ma è Gesù stesso che fa loro la proposta di seguirlo.
    – A loro non importa conoscere la dottrina (vedi Natanaele); ciò che a loro interessa è la persona di Cristo.
    – Infine i rapporti tra discepolo e Maestro sono molto diversi rispetto a quelli di un Rabbi dell'AT o dei filosofi.
    Ora iniziamo a vivere insieme con ìl maestro 24 ore su 24, sempre. Scoprono più profondamente la fisionomia di Gesù:
    – uno che ha autorità (Mc 1,27)
    – superiore agli spiriti maligni che gli obbediscono (Mc 1,27)
    – ha potere sulle malattie (Lc 4,40)
    – la sua preghiera e la chiara visione della sua missione.
    Capiscono cosa vuoi dire seguire il Maestro, come abbiamo letto nel Vangelo. Cominciano a vivere con lui, come lui (liberi dalla legge) e vengono difesi da Cristo stesso dagli attacchi dei Farisei. E contro ogni regola è chiamato perfino un Pubblicano, Matteo, come suo discepolo (Mc 2,13-28).
    Oltre a vivere con Lui è venuto il momento di fare anche qualcosa con Gesù. Collaborare con il Maestro per diffondere la Buona Novella tra gli uomini perché è l'ora della mietitura, ìl gregge è senza pastore (Mt 9,36). Allora: «Andate» (Lc 10,3).

    Traccia di riflessione

    1. Cosa vuol dire per me essere chiamato a diventare discepolo di Cristo? In che cosa si concretizza da parte di Cristo e da parte mia?
    2. Come concretizzo io «essere insieme col maestro sempre»?
    3. Quali sono le condizioni che Gesù vuole che io segua per essere suo discepolo?
    4. La vita con lui mi rende libero?
    Da che cosa?
    Ho dei rimpianti, delle nostalgie, quali?
    5. In che misura mi sento interessato alla «mietitura»?

    Preghiera comunitaria (Gv 17,20-26).

    Canto finale


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