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    La circolazione dei valori in un gruppo sportivo



    (NPG 1973-03-02)

    Lo studio che presentiamo risponde a due grossi interrogativi che martellano il cuore e l'intelligenza di tutti quegli operatori pastorali che credono allo sport come spazio per un intervento educativo, umano e cristiano.
    * Che cosa distingue un gruppo sportivo educativo dai tanti privi di questa «preoccupazione»? Se non certo l'abilità tecnica o le doti atletiche o i risultati conseguiti, che cosa?
    * Come giustificare la presenza di gruppi sportivi in un contesto pastorale? A quali condizioni c'è spazio, nelle strutture ecclesiali, per lo sport?
    Evidentemente i due interrogativi si sovrappongono in molti aspetti: l'uno richiama l'altro.
    L'articolo che segue dà una risposta precisa e stimolante.
    Il gruppo, si afferma, è educativo perché al suo interno si coltiva a fondo la «circolazione dei valori». Il termine, scelto a proposito, dice molto di più di «preoccupazione educativa», di «sforzo per la maturazione umana e cristiana». Parlare di circolazione significa affermare l'esistenza di una qualità diffusa, di un'atmosfera presente e involgente, in mille modi e in mille luoghi, tanto da afferrare tutti i membri del gruppo.
    Una lettura attenta dello studio può essere preziosa anche a risolvere un altro nodo della questione. Che ne facciamo dei gruppi sportivi? Li buttiamo fuori di casa, visto che la comunità ecclesiale sta riscoprendo sempre di più la distinzione tra lo specifico della sua azione e le molte opere di «supplenza»?
    Mettere in movimento questa «circolazione di valori» è fare opera decisamente pastorale, se il quadro è incorniciato nelle prospettive pastorali in cui la rivista si riconosce: l'educazione alla fede all'interno di un continuo processo di umanizzazione.
    In altre parole, a monte c'è una affermazione di principio che può essere condensata in queste battute: i gruppi sportivi hanno spazio nelle strutture pastorali a patto che in essi si respiri un'atmosfera densa di valori in circolazione. A questa condizione, essi sono preziosi, indispensabili. Proprio perché sono, spesso, l'unica possibile piattaforma d'incontro con molti giovani generalmente sordi a frettolosi discorsi d'impegno. Sono, insomma, almeno potenzialmente, una proposta di evangelizzazione a larga gittata.
    Tutto questo grosso discorso sta in piedi, se e sorretto da una adeguata conversione strutturale. Uno sport competitivo e selettivo mai potrà essere il luogo di circolazione di valori umani e cristiani. Su questo argomento si sofferma l'altro intervento presente in questo numero.
    (Elaborazione redazionale su una «proposta» di G. Negri).

    ESPERIENZA SPORTIVA O ESPERIENZA DI VALORI SPORTIVI?

    C'è differenza tra esperienza sportiva ed esperienza di valori sportivi? L'esperienza sportiva è comune a tutte le società ed a tutti i gruppi. Esperienza sportiva significa:
    * partecipazione alle attività sportive: il gioco, gli allenamenti, le discussioni preparatorie e conseguenti una partita, la partita, il confronto con altre squadre, il dialogo con il pubblico dei tifosi, il conflitto con l'arbitro e infine il successo o la sconfitta. Queste cose sono l'aspetto più esteriore della esperienza sportiva;
    * vi è poi l'insieme di interessi, di aspirazioni, di tendenze, di emozioni, di sentimenti, di stati d'animo che si intrecciano con queste situazioni;
    * vi sono poi i rapporti con i compagni, con i dirigenti, i tecnici, i tifosi, attraverso i quali si manifestano, si intensificano o si sdrammatizzano gli stati d'animo indicati.
    Tutte queste realtà sono conosciute ed esperimentate da tutti gli sportivi del mondo e costituiscono la materia comune della vita di tutti i gruppi e di tutte le società.
    L'esperienza dei valori sportivi è invece ad un piano più profondo della pura esperienza sportiva e non tutti discendono a questo livello. Come possiamo descrivere queste esperienze dei valori sportivi? E, ancor prima, che cosa sono questi valori sportivi dentro i fatti sportivi?

    Il significato di valore

    Occorre dare una certa nozione di valore in riferimento ad un fatto. Il termine parla già da sé: conosciamo il valore del denaro, perché ha un potere di acquisto di cose che ci soddisfano. Qui ci sono tre termini collegati: il denaro, come potere di acquisto; le cose che si acquistano con esso; la soddisfazione procurata da queste cose acquisite col denaro. Così comprendiamo che cosa è «valore»: è la qualità di una certa cosa di procurarmi soddisfazioni desiderate: un aumento di paga, quando sto per cambiare casa, ha un particolare valore, perché viene a proposito e mi procura la soddisfazione di poter fare acquisti, desiderati in modo particolare in quella circostanza.
    Ma oltre a desideri che si soddisfano con oggetti commerciabili, noi abbiamo desideri, tendenze, aspirazioni che si soddisfano con fatti non acquistabili con il denaro, ad esempio l'aspirazione ad essere ammirato dagli altri per le mie qualità. In questo campo il denaro non ha «valore», cioè potere di acquisto; ha invece valore una «rete» segnata con abilità; questo fatto mi fa subito acquistare prestigio agli occhi di chi mi osserva e in questo senso una «rete» segnata ha «valore». Dentro il segnare una «rete» (il fatto) vi è la soddisfazione di una tensione umana interiore (valore).
    Ma possiamo trovare un terzo senso del «valore», che è nel settore delle qualità morali. Un certo fatto che io vivo ha valore quando provoca in me questi movimenti dell'animo:
    * lo scegliere un motivo buono nel compiere quel fatto (ad esempio per incoraggiare un amico, per rendere contenti i compagni, per esprimere gratitudine ad un allenatore, per compiere una azione bella e perfetta, per dare un esempio di alta classe...);
    * l'affezionarsi di più ai motivi buoni scelti (amicizia, bontà, gratitudine, senso estetico, servizio sociale...);
    * l'intensificare e sviluppare ulteriormente questi «motivi buoni» finché a poco a poco diventano spontanei e predominanti;
    * l'indebolire per contrasto i molti motivi cattivi che premevano per essere scelti ed attuati «dentro e attraverso» l'esperienza sportiva.
    Quando gli indicati movimenti dell'animo sono coscienti, voluti liberamente, abbiamo esperienza di valore sportivo, poiché il fatto sportivo è stato come il trampolino di lancio con il quale si sono avvivate e realizzate le indicate qualità morali dell'uomo.
    Per riassumere, il valore sportivo è dato dal risvegliarsi e crescere dell'uomo dentro e attraverso lo sportivo.

    ASPETTO TECNICO E ASPETTO UMANO DEL FATTO SPORTIVO

    Non è male riscoprire le stesse cose anche da un altro punto di vista: nel fatto sportivo o nell'esperienza sportiva si può distinguere il lato tecnico e il lato umano.
    Il lato tecnico riguarda la rispondenza della prestazione di un atleta alle norme di rendimento fissate dai tecnici come norme standard e ideali: se ad esempio una curva di circuito stradale può essere affrontata ai 7500 giri con una due litri ed io la supero a 8000 giri ho compiuto un rendimento sportivo di altissima levatura tecnica; se sfoggio un dribbling tecnicamente perfetto, sono giocatore tecnicamente perfetto.
    Eppure posso essere nello stesso tempo odiato dai compagni di squadra per il mio modo di fare, posso insultare l'arbitro, offendere il pubblico, accanirmi nel mio dribbling per umiliare tutti, per inorgoglirmi, per ossessionarmi dello sport fino a dimenticare ogni altro interesse umano. Allora si dice che un giocatore è tecnicamente abile, ma umanamente fallito e negativo.
    Il lato umano della esperienza sportiva è dato perciò da un combinarsi di alcuni movimenti dell'animo:
    * la buona motivazione del proprio gioco o impegno sportivo;
    * il modo umanamente positivo, valido, fecondo nel senso che favorisce in tutti i circostanti il prevalere di sentimenti buoni e costruttivi.
    Vi può essere allora un giocatore che, povero di doti atletiche, giocherà in modo tecnicamente insufficiente, ma con una carica umana, con un modo, uno stile, un dialogo umano con tutti, che è profondamente valido e positivo.

    Separiamo l'umano dal tecnico?

    Non è esatto, però, separare troppo i due lati, quello tecnico e quello umano. Osserviamo al riguardo questi punti:
    * il «valore sportivo» parte senz'altro dagli aspetti umani dello sport, che elencheremo, ma implica subito anche l'impegno per l'aspetto tecnico del gioco. Qui l'aspetto tecnico è visto come impegno a sfruttare tutte le proprie doti e senza questo impegno non si può credere che vi sia realmente il lato umano. Le aspirazioni umane includono sempre la perfezione maggiore possibile di quanto si sta per fare, altrimenti c'è ipocrisia, c'è solo chiacchiera. L'impegno per il lato tecnico è qui segno della presenza reale del lato umano, è manifestazione del valore.
    * «Il valore sportivo» esiste, anche quando, nonostante il migliore impegno, non si raggiunge una grande perfezione tecnica, poiché allora ciò dipende solo dalla mancanza delle doti native. Sappiamo anzi che quando mancano queste doti e il giocatore si impegna più che può, il pubblico apprezza e valuta, cioè riconosce il «valore sportivo», anche se compatisce la mancanza di livello tecnico.
    * Nel «valore sportivo» il lato tecnico e il lato umano sono fortemente uniti, come anima e corpo, come lievito e pasta: il desiderio di rallegrare e rasserenare il pubblico con una bella partita (motivo umano) porta ad impegnarsi perché la partita sia tecnicamente bella (lato tecnico); ma questo avviene anche con un motivo cattivo (la voglia di schiacciare l'avversario) e allora comprendiamo come c'è valore sportivo quando il giocatore, pur curando sia il lato tecnico e sia il lato umano della sua esperienza si preoccupa maggiormente e fa più attenzione al lato umano, ai motivi umani, ai modi umani, alle qualità umane, che sono più favoriti e più pertinenti nel fatto sportivo.
    Diventa chiaro il compito di un gruppo sportivo «educativo» nel quale ciascuno si fa un punto di onore che questa prevalenza del lato umano sia sempre più reale e funzionante nei suoi amici e in se stesso. Tutti sono convinti che vale di più perdere tecnicamente, ma aver fatto un gioco umanamente splendido sia come correttezza tecnica e sia come impegno del lato umano, che non vincere tecnicamente sacrificando per questo i lati umani, lo sviluppo umano, implicito nello sport fatto bene. Siamo all'opposto di una concezione professionistica dello sport, nella quale gli interessi economici mettono al primo posto il successo a qualsiasi costo, travisando completamente la natura stessa della sportività. Per un atleta delle olimpiadi della Grecia nei primi tempi, quando vi era una concezione addirittura religiosa dello sport, l'idea di un premio in denaro per una vittoria sportiva sarebbe stata un insulto.
    E si comincia qui a delineare un quadro di «circolazione di valori» sia come promozione del lato umano di ogni fatto sportivo dentro la vita del gruppo e sia come promozione di questo lato umano nei contatti di ogni genere con altri sportivi e con individui e organizzazioni non sportive.

    ELENCO DI VALORI SPORTIVI-UMANI E UMANI-SPORTIVI

    Quali sono questi valori sportivi, ora definiti in generale? Quali sono i lati umani di un fatto sportivo, in altre parole? È il momento di farne degli elenchi. Ma bisogna subito dire che indicheremo solo quei valori umani che sono più connessi con l'esperienza sportiva.
    La cosiddetta «sportività» è come un insieme di qualità umane che vengono attivate proprio dal fatto sportivo e acquistano dall'esperienza sportiva ben condotta una spinta particolare, un certo risveglio che ha presa anche in tutti gli altri settori dell'esistenza: non si dice anche di fronte ad una difficoltà di altro genere «sii sportivo» oppure «prendila sportivamente»? Vediamo come dallo sport ben fatto nasce un certo modo d'essere uomini che vale ovunque, anzi che è un apporto positivo a tutti gli uomini come una qualità fondamentale, una «virtù» etica necessaria per vivere bene l'esistenza umana. E risulta così che la pratica dello sport da parte di molti giovani diventa un servizio all'umanità intera, poiché attraverso di essi fa «circolare la sportività», come modo umano di reagire a determinate circostanze della vita, in tutti gli strati sociali ed in tutti gli individui.

    La sportività

    La sportività e lo spirito sportivo è dunque il primo valore da elencare come una qualità preferenziale e tipica del mondo dei valori sportivi. Essa ha molti contenuti: riferendoci ad una sconfitta della vita, essa significa un certo comportamento dignitoso e ammiratore delle abilità del vincente, nonostante l'amarezza della sconfitta; il «saper perdere», in parole povere. Se si pensa alla quantità di insuccessi e di sfortune che punteggiano l'esistenza umana, appare chiaro quanto bisogna che «circoli nella società umana» questa sportività a beneficio di tutti.
    Da un altro punto di vista la sportività è mentalità antieconomica nell'uso del tempo e delle qualità fisiche e volitive di un uomo e questo aspetto della sportività, che tanto accosta lo sport all'arte, all'estetica, ha un valore enorme per l'educazione dell'umanità intera soprattutto in tempi così sfacciatamente consumistici come sono quelli attuali. Si può dire che lo sport con la sua sportività è come l'educazione all'estetica e al disinteresse a livello di masse.
    Infine la sportività riguarda lo sforzo e la fatica dell'allenamento da una parte e la tensione a «migliorare la propria forma» dall'altra. Se combiniamo questi due elementi con l'elemento della gratuità e del non interesse economico, troviamo un altro concentrato di qualità umane tutto orientato alla libertà dell'uomo, libertà da interessi economici, libertà di disporre del proprio talento non solo per il lavoro e il guadagno, ma per valori superiori e spirituali e troviamo allora quel vivere in libertà e per la libertà, che non può essere totale, ma che dovrebbe avere sempre più spazio nel tempo libero in rapporto al tempo lavorativo.
    Se viene tolto il grave svisamento dello sport, dovuto al professionismo sportivo, la «sportività» descritta è presente in germe in ogni fatto sportivo, ma ci sono due cose da notare:
    * Se non la coltiviamo di proposito, la sportività rimane allo stadio di germe, presto soffocato.
    * Se non viene curata espressamente la circolazione dei valori sportivi
    come la sportività, essi non si trasferiscono da soli ad altri momenti della vita umana, arricchendoli del loro contributo umano e morale; la psicologia ha rilevato che il «transfert» difficilmente avviene in questo settore senza un aiuto preciso e deciso.

    I valori umano-sportivi

    Occorre tener presenti anche i valori che chiamiamo «valori umano-sportivi», intendendo quelli che sono propri di tutti i giovani nelle loro più vaste tendenze: l'amore, la libertà, la scelta di un lavoro, l'impegno politico, il problema religioso specifico, i rapporti con la classe adulta, la contestazione al sistema consumistico... Usiamo la denominazione «umano-sportivi» semplicemente per considerare questi valori nel momento in cui essi emergono nell'ambito della società sportiva e della esperienza sportiva. È inevitabile che i rapporti con altri atleti e dirigenti diventino occasione di discorsi, scambi d'esperienze, discussioni riguardanti valori di per sé extrasportivi. Per il fatto che questi discorsi avvengono nell'ambito dell'esperienza sportiva, essi risentono di tutte le caratteristiche che tale esperienza crea e matura e da ciò abbiamo come uno stile sportivo di affrontarli. Si pensi ad esempio ad un ragazzo piantato dalla sua ragazza, per toccare un problema molto frequente che può diventare valore o disvalore a seconda della reazione del soggetto: ora il saper capire la situazione dolorosa verificatasi con uno stile sportivo può essere il miglior modo per trasformarla in valore umano e tale reazione si matura appunto per il fatto di trattare quel valore umano nell'ambiente sportivo, nella circolazione di valori che si effettua negli ambienti sportivi del gruppo. Il discorso si amplia se pensiamo alla riflessione sul problema di Dio, sul problema morale, professionale, coniugale, politico, compiuta nelle modalità, nell'atmosfera, nelle suggestioni fornite dai valori più propriamente sportivi, di cui prima si è parlato. È, come si vede, una originalità educativa totale, un modo educativo, che si matura «dentro e attraverso» l'esperienza sportiva.

    LA MECCANICA DELLA CIRCOLAZIONE DEI VALORI NELLA SOCIETÀ SPORTIVA

    La cosa più importante è impadronirsi della meccanica con cui circolano i valori «dentro e attraverso» l'esperienza sportiva.

    Una circolazione sbagliata e da evitare

    Vi è innanzitutto una prassi da correggere. Essa consiste nell'approfittare del fatto che lo sport ha raccolto dei giovani in un determinato ambiente cattolico per inserire nel programma della società discorsi, celebrazioni, conferenze, ritiri sui valori cristiani ed umani.
    In sostanza qui vi è, pur con la migliore buona fede, un ricatto morale: ti offro le comodità e le attrezzature sportive di un certo ambiente, ma a patto che tu partecipi alle iniziative pastorali di esso. Tale ricatto è discutibile anche perché i giovani interessati allo sport sono inizialmente molto lontani da interessi religiosi o sociali, per cui avvertono di più la non spontaneità da parte loro degli impegni religiosi richiesti e perché, per sua natura, l'impegno sportivo non si apre direttamente verso interessi religiosi, per cui una circolazione di valori cristiani o etici nella forma indicata appare molto contraria ad uno spontaneo processo di maturazione umana d'un individuo.[1]

    La circolazione occasionale dei valori

    Si tratta di entrare nel delicato meccanismo di una libera circolazione di valori «dentro e attraverso» le esperienze sportive.[2]
    Si accennava più sopra a due livelli presenti nel fatto sportivo: il livello esteriore, tecnico (interesse e azione di sport) e il livello interiore, umano (motivo dato da tendenze profonde). Il discorso tecnico si ferma al livello esteriore ed esecutivo (impegno, prestazione, forma, interesse del giocatore) fino a sostituire alle volte un nuovo incentivo (il denaro) al posto dello spontaneo motivo interiore-umano.
    Il discorso educativo, invece, si muove sul piano interiore-umano, cominciando dal fatto che se il giovane ha interesse per lo sport, vuol dire che egli trova in questa esperienza la soddisfazione e realizzazione di qualche sua tendenza profonda.
    Vi è sempre in atto una tendenza profonda: un bisogno di essere forti o costanti o ammirati o dominatori o belli o vittoriosi o collaboranti con altri. Queste tendenze sono gioiosamente (soddisfazione) accontentate «dentro e attraverso» l'esperienza sportiva. Nella esperienza sportiva vi è perciò una qualche circolazione spontanea di valori, in quanto le tendenze profonde attinte sono quelle che fanno l'uomo, la persona. Ma tale circolazione è talmente intima, talmente debole, talmente sporadica, che può restare nascosta (perciò vaga e informe) se non viene aiutata.
    Come fare ad attivare questa circolazione di valori «dentro e attraverso» l'interesse-impegno sportivo?
    - Partire dai motivi spontanei dell'interesse sportivo, cioè da quelle tra le tante tendenze umane, che dal profondo provocano e muovono l'interesse sportivo. Tali tendenze motivanti sono più facilmente rese coscienti allo sportivo «dentro e attraverso» l'esperienza che egli svolge e gli appaiono spontanee.
    - Amplificare, intensificare, servire questo timido vibrare di una tendenza profonda, in modo che questa si rafforzi e diventi ben cosciente, ben avvertita, ben riconosciuta allo sportivo, che alle volte si troverà nella condizione di chi si riconosce in uno specchio. L'educatore è praticamente questo specchio, poiché nel suo dialogo non fa che rivolgere la coscienza distratta del soggetto a questi delicati movimenti profondi, che erano avvertiti appena, che non avevano nome e non erano presi in considerazione per la prepotente dominanza dell'aspetto tecnico.
    Facciamo un passo avanti.
    Questa presa di coscienza dell'uomo «dentro e attraverso» lo sportivo, provoca delle modifiche di comportamento: un gioco più convinto, un minore orientamento a soddisfazioni secondarie o fasulle e invece un maggiore orientamento a migliorare la soddisfazione della tendenza profonda, conseguente miglioramento dello stile tecnico e del modo umano di giocare. Insomma, si preferisce giocare umanamente bene, e quindi anche tecnicamente bene, invece di giocare in modo da avere a tutti i costi un successo tecnico.
    Anche queste trasformazioni comportamentali, derivate da una prima coscienza umana dello sport, vanno aiutate, amplificate, confermate dall'educatore sempre servendo la mossa spontanea, in modo che risultino più solide e consistenti.

    La circolazione sistematica dei valori

    La circolazione dei valori di cui si è parlato finora avviene occasionalmente: nella preparazione o nella verifica di una partita, di un allenamento...
    Ma questo amplificato lato umano dell'esperienza sportiva a poco a poco si impone all'individuo nel senso che costui sente il bisogno di pensarci su con più calma. Nasce così, sempre con una spontaneità amplificata, il bisogno di un esame e di una considerazione più approfondita e più organica di tutto il risvolto umano della esperienza sportiva.
    Ciò è occasionalmente accentuato da eventi particolari: una cocente sconfitta o un'esaltante vittoria, la particolare fatica d'un allenamento, la scorrettezza tecnica di un compagno o avversario...
    Naturalmente a questi eventi non si reagisce con la ricerca di un approfondimento maggiore dei motivi umani dello sport se non esiste quella diffusa circolazione di valori, quell'atteggiamento e amplificazione di cui si parla nella circolazione occasionale prima descritta. Ma se tale base esiste, gli eventi indicati provocano lo spontaneo orientarsi a considerazioni più sistematiche dei motivi umani dell'impegno sportivo.
    Occorre ora approfondire tutto il sistema organico dei motivi umani, poiché essi sono tra loro collegati e ciascuno si apre verso gli altri e verso il profondo in una rete di forze che ricorda un poco un sistema molecolare ingrandito. L'insieme di esse ha un nome: è l'io libero, è il proprio volto personale, la personalità. Ed a mano a mano che il giovane vi presta attenzione, nasce un interesse, una curiosità, un impegno a conoscersi.
    Naturalmente questo fatto è complicato da componenti psichiche negative (conflitti, deformazioni più o meno colpevoli, storture, complessi inconsci, turbe affettive) di tipo psicoterapeutico.
    Questo organismo di tendenze, aspirazioni, inclinazioni profonde crea come il gioco della «ciliegia che tira l'altra» e fornisce alla circolazione di valori due grandi possibilità:
    - Dal lato umano dello sport si passa all'uomo nello sport e poi all'uomo semplicemente, ma colto in questa sua profondità e in queste sue tendenze, che lo rendono persona se attuate, che lo maturano al gusto di essere uomo in ogni sua altra espressione di vita.
    - Da una tendenza si giunge rapidamente alla tendenza più profonda e centrale, essendo il sistema delle tendenze a schema centrale o, se si vuole, a cono rovesciato, dove vi è un vertice, un punto primario, assoluto, terminale, che chiamiamo genericamente tendenza religiosa verso un trascendente per ogni valore umano vissuto e scoperto.
    Stranamente l'esperienza e l'interesse sportivo hanno una particolare possibilità di aprire rapidamente alla scoperta e alla considerazione di questa tendenza religiosa o all'assoluto vertice di ogni valore, che attrae l'uomo, poiché è proprio dello sport puntare sempre verso il meglio, verso il vertice, il primato, il superamento della quota precedente in una prestazione sempre più perfetta, in una forma sempre più classica.
    In questo caso parliamo di una circolazione di valori sportivo-umani giunta alla sua pienezza. Dopo queste prese di coscienza su se stesso, tanto più convincenti quanto più sono avvenute amplificando, approfondendo lo spontaneo affiorare alla coscienza di interessi e motivi, ogni volta che si vive un interesse sportivo nello sforzo agonistico, nella durezza d'un allenamento che ricerca un nuovo primato, circola nello spirito:
    * la memoria di questi lati profondi della propria umanità, così legati al semplice interesse sportivo e con la memoria;
    * la scelta rinnovata di essi;
    * l'impegno per essi, che fiorirà poi in riunioni, attività adatte per passare dalla scelta alla realizzazione.
    Parliamo di circolazione «dentro e attraverso» l'esperienza del proprio interesse sportivo, quale elemento di fondo. E ciò porterà all'abitudine di pensare e ripensare il proprio profondo e gli oggetti corrispondenti alle proprie tendenze profonde (Dio, la responsabilità, l'impegno, il gusto di fare bene le cose, la bellezza del vivere impegnato, il rapporto fecondo con il prossimo, la sfida con se stessi, la voglia di superare ostacoli...) sempre con un iter mentale particolare, con una serie di passaggi mentali, con uno stile, una caratteristica che abbiamo sintetizzato dicendo: «dentro e attraverso» l'esperienza sportiva.

    L'articolo prospetta una linea ottimale di cammino per realizzare quella difficile circolazione di valori «dentro e attraverso» il gruppo sportivo, che sta certamente a cuore ad ogni operatore pastorale.
    Per rendere più concreto il discorso e dare una mano con suggerimenti contenutistici più vicini alla mischia del quotidiano, offriamo un tentativo di sintesi di «valori da mettere in circolazione».

    Quali aspetti di Cristo vanno evidenziati?

    1) Innanzitutto Cristo come Dio Creatore, dal quale riceviamo «la vita, il movimento, l'esistere» (Atti 17,25). Il Creatore davanti a tutte le energie create costatava e costata che erano «valde bona». Sviluppando questa attenzione al Creatore lo si scopre quasi, si permetta l'espressione, a guardare ogni sportivo ed a «far tifo» per lui dicendogli «cresci, domina tutta questa terra» (Gen. 1,28).
    2) Il Cristo, che si chiama «figlio dell'uomo» (uomo autentico, uomo per eccellenza). L'incarnazione trasfigura ogni valore umano perché Dio lo ha assunto, lo apprezza, lo ama, lo vuole, lo promuove. L'incarnazione come vicinanza di Dio, che ha esperimentato un corpo, la tensione dei muscoli, e capisce e comprende l'energia che li sollecita. Sviluppando questo tema si portano i giovani a rivolgere un «perché» a Cristo. Che intenzioni, che piani hai? Che cosa vuoi fare di questo corpo, di questo «umano» che hai fatto tuo?
    3) Il Cristo delle beatitudini. Egli ha un piano, sa dove vuole arrivare: «entra nel gaudio del tuo Signore», vuole dirci. I valori sportivi hanno senso se si rapportano a questo piano divino, se portano l'uomo verso questi destini fissati da Cristo. Il «dominare la terra» (godimento dei valori sportivi) ha senso se matura in noi il figlio di Dio, che gode dei beni del padre, che capisce i beni creati come Colui che li ha creati e poi assunti e li gode secondo il piano di Dio.
    4) Il Cristo «morto per distruggere la nostra morte e risorto per riparare la nostra vita». Attenzione alle «ferite del peccato» in tutto ciò che è umano: unione a Cristo nel morire per distruggere le ferite e unione a Cristo per far risorgere l'umano a vita nuova e più mirabile. La ferita può essere l'eccesso di attività sportiva o la mancanza di interesse per lo sforzo sportivo. La resurrezione può essere una attività sportiva più accordata con il lavoro, con l'amore, con la solidarietà tra uomini, con l'umiltà.

    Quali aspetti dello sport vanno evidenziati?

    1 ) L'impulso allo sport. Inizialmente i giovani si sentono sollecitati da questo o quest'altro «gioco», esercizio, attività, che si matura nella struttura dello sport. Occorre far riflettere su «che cosa ti attira?», «che cosa si sveglia in te davanti alle proposte sportive?». Si va alla radice degli impulsi, si scoprono e vi si trovano tendenze validamente umane di dominio, di superamento, di tendenza al successo, di volontà d'affermazione. Tutte queste tendenze fanno capo al Creatore! Diventa allora quasi religioso ossequio a Dio il dare il via a questi impulsi, il seguirli, accontentando il nostro Creatore.
    2) La fatica dello sport. Questa esperienza va riveduta e ripensata finché la si ritrova in continuità con Cristo che soffre e muore per ottenerci il «tempo libero» della resurrezione e dell'eternità. Il cercare di raggiungere una perfezione sportiva attraverso la sofferenza dello sforzo agonistico ci avvicina a Cristo che muore per ottenere al nostro corpo la perfezione della resurrezione. Questo culto del corpo, che si evidenzia proprio in ragione delle fatiche, evita le deviazioni morbose e anormali, per inserirsi nel culto, nella promozione della vita e dei «talenti», realtà che noi troviamo in Gesù Cristo.
    3) La disciplina individuale e sociale dello sport. Le leggi sportive esprimono la necessità di «ordinare» lo sforzo, di armonizzarlo con altri per giungere alla prestazione qualificata. Vi è qui la scoperta dell'ordine che Dio ha dato alla vita, poiché queste leggi sono annunciate dagli allenatori, ma create da Dio stesso.
    Obbedire a questa disciplina è allora obbedire a Dio, ed occorre aprirsi a questa nuova dimensione dello stesso atto disciplinare, ampliandolo, così, valorizzandolo, immergendolo in un più vasto e ricco «ordine» che è il Piano della salvezza.
    4) Le soddisfazioni dello sport. Queste esperienze di trionfi, di successi, o anche solo di «bel gioco», di arte, di cenestesi nel gioco dei muscoli o nel gusto dello stile o nella sensazione dell'unità della squadra appartiene al mondo della resurrezione, della «gloria», dell'amore. Sono parte dei beni messianici, partecipazione all'opera di liberazione, sviluppo ed elezione dell'uomo. Questa nuova coscienza impedisce alle soddisfazioni sportive di banalizzarsi o di diventare inautentiche perché le rilancia in una prospettiva di «cieli nuovi e terre nuove».


    NOTE

    [1] È bene avvertire il rapporto tra spontaneità e libertà. Questi termini non sono sinonimi, ma non si giunge a provocare libere scelte in un determinato senso, se non procedendo gradualmente per successivi passaggi spontanei, prima di una spontaneità molto aiutata e sollecitata dall'esterno e poi sempre meno sollecitata, a mano a mano che il risveglio di profondi interessi rende autonoma la decisione di partecipare alla discussione o alla celebrazione di un determinato valore.
    [2] Occorre per questo conoscere un poco lo spontaneo meccanismo di motivazione che ogni uomo possiede attivo in se stesso, poiché la circolazione giusta che si intende intensificare nell'ambiente sportivo prende le mosse appunto dal meccanismo di motivazione con cui ognuno agisce nella sua esistenza.
    La motivazione si può brevemente descrivere così: 1) La partecipazione al gioco, come ogni altra partecipazione, avviene per interesse. 2) Tale interesse proviene da un motivo, non è semplicemente la reazione nervosa ad uno stimolo. 3) Il motivo e movente, punto centrale del meccanismo, è dato dalla soddisfazione che il gioco promette ad una tendenza profonda dell'animo umano.
    Noi quindi siamo sempre «mossi» da tendenze profonde, ma alla nostra coscienza appare per lo più solo l'interesse, creato da questo impulso profondo: i giovani si sentono «interessati» ad un determinato sport, sanno che questo ha un perché, un motivo profondo, ma non ci pensano, non vi prestano attenzione, occupati come sono per la forza dell'interesse a fare attenzione all'esecuzione esterna del gioco.


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