(NPG 1969-10-04)
LA CRISI DI FEDE ADOLESCENZIALE
Ad un certo momento qualche adolescente ha un terribile scossone nella sua fede: mette in dubbio tutto e non si sa allora dove appigliarsi. Tutto ciò che noi abbiamo appreso in teologia dovrebbe essere spiegato loro in brevissimo tempo, ma il materiale è troppo vasto e non si sa proprio dove incominciare. Desidererei sapere, se è possibile e nel modo che credono più opportuno, come comportarsi in casi di questo genere, dove incominciare e come rispondere, come impostare il lavoro di ricostruzione (cioè presa di coscienza) della propria fede.
(a. g. - Sassello)
Occorre distinguere lo diverso motivazioni che producono questa crisi di fede in età adolescenziale (si veda in Catechesi, aprile '68, fasc. D, l'articoletto: Il tormento delle mani alzate).
A seconda delle diverse tensioni interiori e causanti la crisi, si opera con diversi itinerari.
Si osservino bene le seguenti particolarità:
1) La messa in questione globale e totale può derivare o da sviluppo spontaneo dell'intelligenza o della coscienza storica o da uno choc di tipo sociale (malesempio di persone prima stimate) o individuale (preghiere non esaudite, difficoltà morali).
2) La crisi di fede non va risolta sul piano di chiarezze intellettuali soltanto, perché l'individuo non è ancora determinato principalmente da chiarezze intellettuali, ma va appoggiata da un clima di amicizia, da un inserimento in gruppi o in incontri con gruppi, dove sono sperimentate forti personalità di fede.
3) D'altra parte l'apporto ecclesiale va completato con il dialogo intellettuale e qui occorre distinguere: se c'è una adesione di fondo si chiarisce solo l'aspetto che scandalizza; se c'è crisi di fondo, si fanno successivamente passare i segni persuasivi (molto servono le meraviglie non più della pura natura, ma della scienza: Ravalico, Natura e Creatore; molto serve Bournique, La pedagogia dell'eroe, cioè il contatto con biografie vive di giovani credenti; molto serve cogliere [Catechismo olandese] l'essere al sole dl Dio tutta l'umanità nei suoi progressi di civiltà, nono I pur con tutti i difetti).
4) Infine occorre lavorare di autocritica, cioè far rilevare le immaturità di pensiero, di comprensione, per concludere che non bisogna lasciarsi prendere dalla prima decisione, ma bisogna cercare onestamente e seriamente (ascetica della ricerca: il barare che vi è nel dilettantismo). A questo punto è bene mostrare la provvidenziale utilità di queste crisi come appelli, chiamate a cercare, scavare: due sorta di uomini sono onesti, cioè coloro che possiedono la verità e coloro che la cercano. Ciò implica una riorganizzazione dell'uomo anche nell'esercizio fisico (sport, attenzione, contemplazione, critica del sentimenti, ecc.) (si veda: Prudence, Ho diciott'anni; Tilmann, Dialogo con gli altri; Joly, Che cos'è credere?).
5) Si rende necessaria una nuova teologia sul tipo del Catechismo Olandese o del Catechismo degli increduli di Sertillanges, ma occorre soprattutto non perdersi nei particolari e portare il giovane alla logica delle precedenze-conseguenze: si risale ai punti centrali e di fondo, ammessi i quali, l'impostazione dei punti critici seguenti non può non tenerne conto. Quando invece si ha l'impressione che le cose siano un po' complicate si batte la strada indicata nel punto 4.
Giancarlo Negri