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    Obiettivi della pastorale della Chiesa nel campo dell'educazione



    Documento della Conferenza Nazionale dell'Episcopato Brasiliano

    (NPG 1968-08/09-85)

    La pubblicazione di questo documento del Segretariato Nazionale dell'Educazione corrisponde a una tappa dell'applicazione del Piano di Pastorale d'insieme della Conferenza dei Vescovi del Brasile, piano approvato per un quinquennio.
    Il Documento è d'interesse non solo per i sacerdoti e i religiosi brasiliani che si trovano nella situazione di studiarne l'applicazione, ma per tutti i sacerdoti e i religiosi che possono riflettere seriamente sul senso cristiano e missionario delle scuole loro affidate.
    Per ragioni di spazio vi trascriviamo solo alcuni paragrafi del capitolo 30 che riguarda soprattutto le scuole cattoliche e la presenza in esse di sacerdoti.
    (Nostra traduzione dal testo ufficiale pubblicato nel Dossier P. G.)

    Di fronte a tali principi, nei prossimi cinque anni, il Segretariato Nazionale dell'Educazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile considera come obiettivi pastorali e della Chiesa nel campo dell'educazione:
    1. Dare un deciso e coraggioso appoggio all'educazione in tutta la sua dimensione umana e sociale, in questo momento dello sviluppo brasiliano, considerando azione educativa ogni azione capace di integrare i valori umani e trascendentali in un processo globale di sviluppo dell'essere in comunicazione con gli altri e con l'Assoluto. Le esigenze fondamentali di questo processo educativo sono: la promozione dell'uomo
    per una crescita della sua coscienza; l'esercizio della libertà e responsabilità; la comunicazione fra le persone in un dialogo universale. Ne consegue che la missione specifica della Chiesa nel campo educativo è una presenza capace di muovere l'uomo ad assumersi il processo della propria realizzazione affinché possa incontrarsi con gli altri uomini in una comunione universale e, contemporaneamente con Dio, per mezzo di Cristo, in una visione soprannaturale che informi e orienti tale sviluppo.
    2. Esprimere la sua vera preoccupazione per la democratizzazione dell'educazione: la Chiesa eliminerà qualsiasi esclusivismo e discriminazione che la possano identificare con gruppi privilegiati e cercherà di inserirsi in questo immenso sforzo voluto dalla nazione a beneficio dell'educazione del popolo brasiliano.
    3. Presentare il Messaggio del Signore a tutti gli uomini, nella consapevolezza che l'evangelizzazione non potrà prescindere da un'azione educativa pre-evangelica presso gli uomini che non credono o i cristiani che non hanno completato la propria conversione a Dio.
    4. Coordinare le attività educative del Popolo di Dio basandosi sulla collaborazione di tutti i suoi membri: i fedeli, i laici, i religiosi, i sacerdoti e collaborando anche con i piani dello Stato e con altre iniziative dell'educazione: la Chiesa brasiliana vuole servire gli obiettivi comuni dell'educazione in Brasile.

    I. PARTECIPAZIONE DEI RELIGIOSI

    Nel campo dell'educazione affiorano per i Religiosi nuove dimensioni e prospettive:

    a) In stretta articolazione con piani pastorali della gerarchia, offrano
    i Religiosi la loro collaborazione personale nelle parrocchie e nelle scuole pubbliche e private per la catechesi, i movimenti liturgici e biblici, e le altre attività apostoliche.

    b) L'équipe degli educatori di una scuola cattolica deve domandare' costantemente:
    1. La figura di Cristo si trasmette da noi agli alunni?
    2. Come équipe di religiosi portiamo nella nostra scuola lo spirito delle beatitudini?
    3. La nostra scuola è in sintonia con le realizzazioni conciliari o vive «come isola» estranea al momento storico mondiale, alla realtà brasiliana attuale?
    4. Stiamo realmente preparando i nostri alunni a vivere in una atmosfera di dialogo, in una comunità «socializzata» e «pluralistica»?
    5. Che qualità di uomini per la nazione e di cristiani per la Chiesa stiamo preparando oggi?

    c) La nota dominante di una scuola cattolica dovrebbe essere il clima di fraternità e amore, clima normale di famiglia unita ove è bello vivere, clima basato nella fiducia e comprensione reciproca, senza paternalismo né autoritarismo, clima che renda possibile allo studente la formazione alla responsabilità attraverso l'esercizio adeguato della libertà. Nell'ambito delle sue mura le scuole cattoliche devono essere modelli di libertà cristiana nella sua amministrazione, nell'insegnamento, e specialmente nelle relazioni personali tra professori, alunni e genitori.

    d) Infine spetta alle congregazioni docenti, per il loro compito di specializzazione che devono assumere nella rinnovazione dell'azione educativa, offrire alla gerarchia il loro contributo specifico. Le loro tradizioni siano messe continuamente a confronto dei cinque principi di rinnovamento: imitazione di Cristo nel vangelo, indole e missione propria dell'istituto, iniziative e intenzioni della Chiesa, condizioni umane dell'epoca, necessità della Chiesa (Conclusioni della settimana di Studi sui documenti del Vaticano II per il rinnovamento della vita religiosa, promossa dalla Conferenza Regionale dei Vescovi di Rio de Janeiro, marzo 1966).

    II. PARTECIPAZIONE DEI SACERDOTI

    a) I sacerdoti quando partecipano direttamente all'opera educativa mirino al bene dei figli di Dio, e si sforzino di dedicarsi con impegno all'azione pastorale di tutta la diocesi e della Chiesa universale cercando di non vivere isolati nella loro scuola ma legati all'azione pastorale della diocesi.

    b) Ai giovani a loro affidati, i sacerdoti che lavorano nella scuola devono dare esempio particolarmente vivificante di una équipe unita da una fraternità intima che spontaneamente e liberamente si manifesti attraverso l'aiuto reciproco, spirituale e materiale, pastorale e personale, in comunione di vita, lavoro e carità.

    c) Nelle loro scuole e opere di educazione, i sacerdoti mediante la loro condotta quotidiana, devono mostrare il volto del ministro veramente sacerdotale e pastorale ai fedeli e agli infedeli, ai cattolici e ai non-cattolici. A tutti devono dare testimonianza di verità e di vita. Come pastori buoni si preoccupino anche di coloro che sebbene battezzati nella chiesa cattolica, si allontanarono dalla pratica dei sacramenti, o peggio, abbandonarono la fede.

    d) Sarebbe desiderabile che i sacerdoti che lavorano nei seminari minori, ne rivedessero la struttura, per rendere possibile agli adolescenti uno sviluppo pienamente umano, iniziando da una migliore integrazione sociale. Non va dimenticato che 1'80% di tali seminaristi non giungono al sacerdozio, ed hanno quindi bisogno di una formazione cristiana per esercitare l'apostolato come laici.
    Il corso accademico dei seminari deve aprire ai seminaristi la conoscenza della realtà e del pensiero attuale. Le attività extrascolastiche devono collocare il seminarista in contatto sociale, culturale, apostolico con la comunità geografica locale, con le organizzazioni studentesche.

    e) Pare importante che il sacerdote nella sua missione di assistente in una scuola o facoltà diventi elemento integrante di tutta l'équipe degli educatori e non soltanto degli incaricati dei movimenti spirituali. Deve partecipare attivamente, in ciò che gli compete, alle adunanze, discussioni e riunioni degli alunni, insegnanti e genitori. Non può il cappellano essere ridotto ad un semplice amministratore di sacramenti, al margine della realtà educativa della scuola.

    f) Il sacerdote in una scuola deve assumersi preferibilmente le funzioni di sua competenza. Questo è voluto dalla ridistribuzione del clero e dal principio di sussidiarietà secondo cui è necessario lasciare che i laici compiano le funzioni di loro competenza.
    In una nazione così povera di sacerdoti come la nostra e di fronte alle immense necessità della educazione, sarebbe strano che un sacerdote educatore di un collegio o seminario, non si preoccupasse profondamente dei tanti ragazzi che vivono accanto a lui, nello stesso rione, e non sono in maggior parte neppure battezzati, vivono praticamente ignari di Dio, senza un'apertura spirituale, senza un contatto con Dio.
    Sarà necessario riesaminare i criteri seguiti fin'ora, circa l'utilizzazione più proficua delle forze a disposizione e chiedersi, fra l'altro, se si è sempre curato la miglior distribuzione del clero per eliminare le sproporzioni... Se si è sempre osservato un oculato impiego del clero in attività strettamente apostoliche.
    Di fronte a tanta penuria di clero non sarà ragionevole un concentramento di sacerdoti in poche scuole e seminari, per un così ridotto numero di alunni...?
    In questo contesto per molte scuole cattoliche si impone con urgenza un ripensamento delle proprie strutture. Forse in alcuni casi si potrebbe formare una équipe di sacerdoti educatori a servizio di vari collegi (confessionali o no, pubblici o privati) responsabili di compiti veramente sacerdotali e pastorali, per testimoniare meglio Cristo con la loro presenza e azione evangelizzatrice nei vari ambienti di educazione.
    I sacerdoti incaricati delle scuole devono partire dalla scuola per arrivare alla comunità trasformando la stessa scuola in centro culturale, sociale e spirituale della comunità, per conservare e dilatare la presenza della chiesa nel mondo di oggi: partire dai ragazzi per raggiungere le famiglie; partire dall'educazione scolastica per arrivare agli altri ambienti e forme di educazione.
    Nelle scuole medie converrebbe pensare alla possibilità di lasciare gradualmente che i laici insegnino le materie profane e assumano gli incarichi meramente amministrativi in modo che i sacerdoti si possano impegnare principalmente nella evangelizzazione dei loro alunni, e nella preparazione e formazione su larga scala degli insegnanti di religione a tale livello.
    Questa affermazione non vuole dichiarare invalida la vocazione scientifica o tecnica per il sacerdote. Essa però deve essere autentica ed esercitata con tutta la serietà di preparazione che caratterizza il tecnico e lo scienziato.


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