Problemi a dibattito
Riccardo Tonelli
(NPG 1968-04-97)
• due affermazioni
il Rettor Maggiore dei Salesiani un gruppo di dirigenti laici
• e qualche riflessione
DUE AFFERMAZIONI SULL’ORATORIO
Il Rettor Maggiore dei Salesiani
«L'Oratorio sia messo de facto come opera primaria della Congregazione.
Noi abbiamo quindi l'obbligo serio di realizzare questo richiamo che è grave, specialmente in questo momento. Ce lo chiede anche la Chiesa. Ancora qui al Sinodo vari Vescovi e Cardinali mi chiedevano proprio questo: la nostra azione sugli Oratori.
Ora a distanza di qualche anno dal Capitolo Generale, qua e là si nota che su questo punto si sta fermi, si segna il passo.. Si dice che non abbiamo personale. Ma questo sarà sempre vero finché non ci convinciamo veramente che l'opera dell'Oratorio è primaria veramente. Se è primaria, infatti, dobbiamo provvedere con azione primaria all'Oratorio e subordinatamente alle altre opere. Ma, í ben guardare le cose, non dovrebbero esservi, oggettivamente, gravi difficoltà; il punto mi pare stia qui: convincersi seriamente di questo valore che è interesse salesiano ed ecclesiale.
Quindi nel ridimensionamento portate questa visione e questa coscienza e agite con coraggio. Perché è vero che ci sono difficoltà e spesso psicologiche, ma ci sono interessi ben grandi da salvare, per cui vale la pena impegnarsi a superarle.
Allora: sensibilizziamo i Confratelli; dimostriamo di voler provvedere mettendo nell'Oratorio gente all'altezza dei compiti; studiamo le necessarie e convenienti ristrutturazioni.
Con questo coraggio cerchiamo di aver una visione larga e un po' lontana della Congregazione. Dobbiamo evitare il pericolo che fra 10-20, anni si debba dire: "Dinanzi a quei problemi si usò allora il rallentatore, mentre era il caso di usare l'acceleratore". Speriamo che questo non avvenga mai!».
(alla riunione della C.I.S.I., ott. 1967)
Un gruppo di laici, dirigenti di un Oratorio Salesiano italiano
Non basta essere preti per poter educare dei ragazzi. Il direttore, dell'oratorio non può essere un funzionario sempre e da chiunque sostituibile e in qualunque momento.
L'educazione richiede un rapporto di amicizia fra sacerdote e ragazzo, rapporto che nasce dalla consuetudine del vivere insieme, dalla conoscenza dell'ambiente familiare, scolastico, cittadino in cui si svolge la vita del ragazzo, dal possedere adeguati strumenti di penetrazione psicologica e pedagogica.
Il direttore dell'oratorio è il parroco nella comunità oratoriana, è l'elemento di unità e di continuità nella rapidissima evoluzione giovanile. In genere non ha strutture burocratiche cui appoggiarsi; il suo lavoro è sempre diverso perché sempre diversi sono i giovani: in ogni atto deve, da adulto rendersi giovane fra i giovani perché il suo compito non è insegnare dall'alto, ma' essere amico, confessore, collaboratore.
Il direttore dell'oratorio non può essere un, prete qualunque, ma un prete dotato di una particolare vocazione e di una adeguata preparazione!
Da quanto abbiamo premesso segue che, come è irragionevole sostituire in una famiglia il padre, in una parrocchia il parroco, altrettanto irragionevole è sostituire il direttore dell'oratorio. Soprattutto con quell'alternarsi vertiginoso al quale stiamo assistendo. Qual, è la media di permanenza negli ultimi dieci anni? In effetti, è doloroso dirlo e ripeterlo, mentre a parole l'oratorio è l'opera prima della congregazione salesiana, in realtà l'oratorio si è troppo spesso dimostrato come una occasione di, 7 esperienze improvvisate per preti giovani. Esperienze che lasciano il loro negativo segno nell'animo dei ragazzi e dei sacerdoti. Ma anche ammettendo che i cambiamenti del direttore dell'oratorio, pur essendo in se stessi negativi, siano necessari alla logica della congregazione salesiana, chi mai può affermare che il normale avvicendamento debba essere improvviso, fuori uno dentro l'altro, nello spazio di tempo: fissato dalla lettera di obbedienza?
(Abbiamo riportato il testo integrale, anche se siamo consapevoli che qualche affermazione risente di ardore giovanile, talvolta esasperato da particolare situazione di tensione).
E QUALCHE RIFLESSIONE
1. Con un paradosso: «Il nostro primo, essenziale "direttore" è il giovane con cui siamo in contatto per volere storico della Provvidenza. La sua mentalità, la sua esistenza, la sua presenza personale condiziona il nostro intervento educativo».
Questo ci pare significhi prima di tutto, per un educatore, essere attento alla lettura dei segni dei tempi.
Afferma il Concilio (Gaudium et spes, n. 26): L'ordine sociale e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, giacché nell'ordinare le cose ci si deve adeguare all'ordine delle persone e non il contrario, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato.
2. È constatazione molto facile che i confratelli e i giovani che vivono negli oratori soffrono il complesso dell'opera prima tanto spesso teorizzata a tutti i livelli e che raramente scende alla vita, nella valutazione di una gerarchia di valori, nella disponibilità di personale, fondi, voce attiva ed ascolto, ambienti, soluzione di problemi.
I giovani più vicini e più sensibili e i confratelli interessati credono che «la possibilità del "rilancio" effettivo dell'oratorio passa attraverso il rinnovamento della mentalità di tutti gli interessati in relazione alle idee e ai principi di metodo pastorale oratoriano. Occorre una rinnovata fede nell'opera di evangelizzazione, e tale spirito deve fermentare i singoli e i gruppi fino a fare dell'oratorio un'autentica comunità missionaria»:(Documento sugli Oratori della C.I.S.I., n. 3). E purtroppo essi si sentono spesso condizionati da una serie di strutture che continuano a vivere lontane dall'ideale definito. E l'entusiasmo si sfalda, lentamente ma inesorabilmente, fino a far, incrociare le braccia in gesto di arresa, o continua nei sottobosco accettato di un silenzio reciproco di compromesso.
Tutti sono consapevoli che un ridimensionamento di mentalità esige un lento scorrere di tempo; ma alcune sovrastrutture potrebbero essere scalfite molto velocemente – anche se, con carattere di provvisorietà per lasciare più spazio al respiro personale.
3. L'ora della Chiesa post-concilare e della Congregazione 'dopo il capitolo generale... è l'ora dei laici: è un luogo comune ormai, tanto è pacifica affermazione.
Eppure spesso, i laici che vivono gomito a gomito con l'educatore, nella stessa prospettiva apostolica, hanno una voce debole, affannosa, talvolta debbono gridare, per costringerci ad ascoltarli. E sono posti continuamente nell'urgenza di un parere superiore, che magari deciderà su di loro, senza la loro consultazione.
Una conduzione, attuata col consiglio corresponsabile dei collaboratori, comporta dei rischi: ma la fiducia nel dialogo li fa superare e rifiuta una facile e sicura pianificazione monocorde.
La Redazione di Note di Pastorale Giovanile è grata a chiunque voglia donare il proprio contributo di parere e riflessione, inviando interventi. Le affermazioni formeranno oggetto di dibattito ve di studio da parte di competenti, sulle pagine della Rivista.