Pietro Gianola
(NPG 1968-04-43)
«Le donne rivendicano, dove ancora non l'hanno raggiunta, la parità con gli uomini non solo di diritto, ma anche di fatto». Così il Concilio nel Decreto sulla Chiesa nel mondo, elencando «Le aspirazioni più diffuse dell'umanità» (n. 9).
C'è ancora molto, moltissimo da fare e da cambiare perché ci si avvii in questo tema all'attuazione sufficiente. Le difficoltà hanno molte origini non ultima il fatto che un grandissimo numero di donne e di ragazze non avvertono il problema con precisa visione, si lasciano irretire da mode e propagande, continuano a pagare il prezzo di qualche privilegio. Però si diffonde sempre più il senso del disagio, della rivendicazione, per la percezione spesso subconscia di un'offesa di molte esigenze profonde.
L'educazione, la pedagogia, la pastorale, devono affrontare un intimo rinnovamento, e poter portare un contributo per risolvere il più vasto problema.
UNA QUESTIONE MARGINALE?
Pare che così si considerino i problemi educativi della ragazza.
La psicologia generale, la pedagogia generale, in pratica intendono la loro generalità come preponderante attenzione alla personalità e all'educazione dei ragazzi. Raramente viene fatto riferimento al mondo femminile. Però si crede di riprendere il riferimento in sede di psicologia e pedagogia «differenziale», senza sentire molto in tale sede il bisogno di ripresa anche di una specifica psico-pedagogia maschile. Inoltre è argomento che solo raramente viene considerato con vasto interesse.
Così si trasportano o si perpetuano le differenze anche a livello di teoria e studio. Al contrario è mia impressione che gli aspetti differenziali della psicologia e della pedagogia femminile meritino oggi una considerazione assai maggiore. Se c'è un mondo che evolve rapido e profondo, è proprio il mondo femminile. Se c'è un pericolo di deviazione che può travolgere valori e costumi, famiglie e civiltà, proviene in parte rilevante dall'eventualità di una falsa soluzione del problema femminile. In realtà, per molte ragioni, l'uomo medesimo vi è coinvolto con molteplice implicanza: la ragazza e la donna sono le sue compagne di vita giovanile, sono oggetto di relazioni complesse affettive e morali, sono le sue madri e spose, sono le compagne di vita adulta in ogni momento e aspetto decisivo, hanno in mano gran parte dell'insegnamento e dell'educazione della gioventù, esercitano professioni e ruoli di assistenza, di relazione umana, partecipano alla conduzione della cultura, della vita spirituale e dell'azione pastorale...
Dunque non è una «degnazione» parlarne. È un contributo cordiale alla voluta parità.
I CARDINI DEL PROBLEMA
Ne indico solo due.
a) Essere donna (giovane, adulta in qualunque ruolo e condizione, anziana) è un modo d'essere persona umana. Nulla di più, nulla di meno. È eliminata alla radice qualsiasi pretesa superiorità dell'uomo sulla donna. È affermato il principio assoluto, che non può più patire violazioni, che la vita della donna, di ogni donna, in ogni condizione e ruolo, deve tradursi in una attuazione di tutto il patrimonio di umanità di creazione e di redenzione che Dio le ha donato, al pari di ogni altro uomo.
b) Perciò le differenze fisiche, psichiche; spirituali, sociali dell'uomo e della donna non costituiscono la base di nessuna reciproca superiorità e inferiorità sostanziale. Dimostrano invece, con la loro essenziale significanza di attrazione e di integrazione, che la comune umanità di fondo è chiamata per vocazione a sentire e vivere in totale e universale corresponsabilità e collaborazione maschile e femminile il destino della sua storia, della sua civiltà, del suo progresso, della sua cultura, delle singole vicende, della sua redenzione e salvezza.
L'umanità non è in tutto un fatto sessuale, come voleva in certo senso Freud, ma è in tutto un fatto sessuato, in quanto ogni sua espressione e conquista porta sempre il segno dei tratti maschili e femminili dei singoli soggetti, e tende in larghissima scala a non chiudersi nell'ambito di un solo carattere, ma a richiedere e impegnare il dialogo variamente intimo delle due serie di caratterizzazioni maschili e femminili, per una più armoniosa e ricca sintesi.
Il fatto che nel passato e nel presente non sia così anche là dove dovrebbe e potrebbe esserlo, dimostra quanto siamo ancora lontano dalla declamata parità, denuncia molte ingiustizie, e chiede delle soluzioni.
ORIENTAMENTI PER L'EDUCAZIONE
Non tento neppure una storia del femminismo, una sua revisione odierna. Lasciando i grandi principi, vorrei proporre qualche riflessione su fatti e problemi molto concreti e quotidiani di educazione femminile.
1. Vogliono più fiducia
Da parte dei genitori, degli insegnanti ed educatori, sacerdoti e laici, parenti e... benefattori bene intenzionati, si manca soprattutto di fiducia nelle ragazze e nelle giovani. Esse ne soffrono come di un'offesa che le mortifica e ne stronca ogni slancio.
motivi? Sono giovani, sono solo (?) ragazze, sono inesperte, il mondo è tanto cattivo...
* Sono giovani. Qui la sfiducia raggiunge anche i ragazzi. Non si pensa che la fiducia, prudente e meritata, ma vera e comprensiva, è il più grande stimolo per impegnare l'io migliore che è in ciascuno, per meritare altra fiducia, per riacquistarla, per corrispondervi, per operare insieme anche chiedendo aiuto. La fiducia per i giovani ha la forza del sole nella prima estate.
La presunzione che i giovani non sanno far nulla, o nulla di buono, o con qualche indipendenza o rischio neppure calcolato, è l'atmosfera più deleteria di ogni ambiente e rapporto educativo. Ne segue ogni male.
* Sono solo delle ragazze. Ma è una colpa? Perché non si bada prima che ciò non è che una qualificazione della comune natura e soprannatura umana? Perché non si traduce nell'attenzione e nel riconoscimento dei caratteri positivi di personalità differenziale che comporta, per sé e in collaborazione con gli uomini? Al loro posto, una ragione come questa farebbe perdere le staffe a chiunque. Eppure è litania che molte ragazze devono sentirsi tante volte.
Invece proprio, a questo proposito, l'attuale movimento di parificazione ha dinanzi un grande problema: determinare nella personalità femminile e nei suoi tratti abituali, nei suoi ruoli pretesi o riconosciuti, nei suoi modi, ciò che è veramente natura, e ciò che invece è solo superstuttura di secoli di marcata diversità, di inferiorità, di isolamento, o anche di loro coltivazione civettuola e interessata, ma poco valida e produttiva. I tratti di vera femminilità sono tratti positivi. Ciò che non si dimostra valido è superstruttura di apparente utilità per esse o per altri, ma è incrostazione da superare.
* Se sono inesperte, c'è un motivo in più per fare esperienze personali, prudenti, progressive, guidate, con le debite premesse di maturazione e difesa interiore. Altrimenti si verificano le tragedie dei naufragi... per troppa virtù, o meglio per educazione intesa solo come preservazione e protezione. Proprio perchè il mondo «è tanto cattivo»!
2. Vogliono più larga libertà
Libertà da chi, verso che cosa? C'è chi abusa e sbaglia chiedendo ciò che nessuna autorità o responsabilità può concedere. Ma non è di questo e di queste che parlo ora. Parlo di quelle che soffrono per eccesso di protezione materna, o paterna, o di tutte e due, o di educatrici e ambienti d'educazione, o di direzione spirituale, di associazione...
Ripeto, e sia ben chiaro, nessun libertinaggio, e nessuna avventura nel campo di false libertà.
Però vale il principio che l'educazione è formazione della libertà, nella libertà, verso la libertà (libero impegno!).
Alla base sta la formazione della libertà. È l'obbiettivo primo della educazione: promuovere le condizioni interiori della libertà matura, della autonomia, della iniziativa, della risposta, del dialogo, dell'impegno personale nel bene. Tutto il resto è esterno, è marginale, è incompleto Poste sufficienti e prudenti premesse, ottenuto il consenso personale di fondo, la ragazza presto deve essere educata nell'esercizio della progressiva libertà, da una guida che veglia, interviene, partecipa, consiglia, corregge, ma non ritrae sempre, non sostituisce, non sta sempre in ansia; che invece sa anche calcolare il rischio e rimediare gli sbagli e le imperfezioni.
Il problema viene ampliato da altre osservazioni che seguono.
3. Caduta di vecchi «stereotipi»
Sono l'insieme delle deformazioni, generalmente elaborate e imposte dall'interesse maschile e ingrandite dall'ingenuità femminile, che hanno fissato nell'uso e nella cultura la diversità come inferiorità: la donna non ha bisogno di studi, è fatta solo per fare la sposa e la madre, in casa sta tra la bambola da salotto e la serva di casa (per chi?), fin da ragazza tocca solo a lei lavare i piatti, sparecchiare, preparare, far pulizia,... così s'abitua ai suoi ruoli di adulta, mentre i fratelli maschi hanno già le abitudini dei futuri mariti, entro e fuori casa...
ce ne sono altri, di altra natura: le dive, le ereditiere sfaccendate, le cacciatrici di principi azzurri o di sciocchi ricchi, le amanti fedeli e le mogli infedeli, le massaie pettegole, le suocere scaltre ma anche insopportabili, la mamma di sempre più numerosa prole, le civette di ogni età e condizione, le studentesse carine e stupide o secchione, le ragazze che non capiscono nulla di serio e impegnativo, le pie donne, le educande dalle molte vite...
C'è in giro questa flora, purtroppo, e tuttavia gli uomini devono smettere di generalizzare e di credere di poter perpetuare tante sciocchezze. Ala le ragazze per prime devono dar battaglia per smentire con i fatti, per offrire ben altri nuovi modelli.
4. Bisogno di affetto, di comprensione, di stima
Esperienza e studio mi permettono di azzardare un giudizio: la maggior parte degli sbagli di ogni genere compiuti dalle giovani e loro poi tanto rimproverati, sono dovuti a mancanza di affetto, di comprensione, di stima individuale. Ciò porta a cercarne ad ogni prezzo al di fuori dell'ordine.
Queste tre cose le ragazze le chiedono prima di tutto ai genitori. Perché ne hanno il diritto, perché da loro le possono chiedere e avere con piena sicurezza, con abbondanza, con continuità, con quella forma che evolve e si trasforma in modi più maturi e indipendenti con il passare degli anni.
Questa vicinanza dei genitori ha due conseguenze. Esse non andranno a mendicare affetto, comprensione, stima, interessamento, dai primi estranei (amiche o amici), non si cacceranno in avventure, sapranno aspettare e maturare. E anche quando i loro orizzonti si amplieranno, avranno con sé sempre l'appoggio dei genitori, procederanno senza fretta, con quel ritmo che permette di conseguire una vera crescente formazione. Altrettanto chiedono agli educatori, alle educatrici, agli insegnanti, alle dirigenti di movimenti e gruppi; poi anche alle compagne, e quindi ai compagni, agli amici.
Ce ne deve essere per tutte, non solo per le preferite dai genitori, per quelle che natura ha meglio dotate (non sempre di realtà, spesso solo di vitalità apparente); anzi ce ne deve essere di più per chi più ne ha bisogno, per chi ne riceve meno altrove. Ce ne deve essere moltissimo per chi ha sbagliato, per chi ritorna, per chi ha sofferto abbandono e mancanze.
5. Bisogno di dialogo leale, aperto, valido
Le ragazze sono ciarliere? Può darsi. Ma amano anche ascoltare, o meglio parlare, essere ascoltate, ascoltare. Purché ci sia vero dialogo. Purché sentano e trovino fiducia e comprensione, stima e guida.
Quanto bisogno hanno di chi offra loro queste possibilità, di parlare con lealtà e apertura dei propri problemi.
Sono molti, sono seri, almeno per ciascuna i propri problemi sono seri. Perciò hanno bisogno di molte diverse persone che entrino in dialogo con loro: genitori (ora mamma, ora papà), parenti, fratelli, amiche, amici, insegnanti, medici, psicologi, persone di cultura ed esperte della vita, sacerdoti, orientatori, gruppi di coetanei, molti gruppi di diverso interesse... Amano dialogare sui problemi vivi della loro vita, sui problemi delle giovani, dei ragazzi, di ciascuno, di fede e morale, di cultura, e del circolo degli interessi più femminili.
Ma soprattutto amano comunicare con qualcuno che le comprenda, che le ascolti, che le aiuti a capire e a capirsi, prima di giudicarle, poi giudichi pure, ma ancora per aiutarle a far meglio... Hanno bisogno di chi ascolti i loro progetti indulgendo alle fantasie e ai desideri, dando giusto peso agli impegni seri, aiutando a tradurli in atto. Amano essere trattate con cura, con qualche importanza per la loro personalità, anche molto giovane. Amano anche dialogare per aprire gli occhi verso nuove prospettive meno «femminili» in senso distorto.
6. I rapporti con i ragazzi
Qualche adulto in vena di ascetismo ha spesso rimproverato il buon Dio a causa del mondo femminile. Forse non è mai venuto in mente a nessuna donna di rimproverarlo in senso contrario. Tutte sanno troppo di averne bisogno per la loro stessa vita.
Onesto bisogno, negli anni della giovinezza, si traduce in processo di esplorazione e scoperta dell'esistenza, della natura, del significato del inondo maschile. Prima spontanee e inconsce pulsioni e in seguito precisi interessi e sentimenti, portano le giovani verso il mondo dei giovani.
C’è del nuovo anche in questo campo, oggi? È superfluo rilevarlo.
I n parte anche le giovani sono vittime della caduta dei valori e della sensibilità, vittime di false prospettive di rinnovamento radicale. Ma fondamentalmente non è così. Senza saper precisarlo, tutte e nei particolari, essi sentono che qualcosa è veramente cambiato nell'ambito dei loro rapporti con i giovani.
La presunzione del passato era basata sulla convinzione che le differenze avessero segno di naturale separazione, da prolungare al massimo e da di fendere come valore in sè. Ora invece è chiara la considerazione diversa che fa di esse la base di un crescente processo di richiamo, di incontro e integrazione. Ciò vale anche per la giovinezza.
S'aggiunga poi l'altra presunzione che riteneva il solo incontro di ragazze e ragazzo o un peccato in sé o almeno occasione prossima di peccato e perciò da evitare con cura. Anche questa presunzione oggi può facilmente cadere.
Oggi il costume e tante circostanze portano in altra direzione. Ma da soli non bastano. Sarebbe solo un cedimento. E bisogna dire che la stragrande maggioranza degli incontri sono o inutili, o banali, o pericolosi o già guasti. Però oggi può, sempre più facilmente, non essere così.
Oggi, sempre più, è possibile attuare i presupposti psicologici, sociali, morali, pedagogici per incontri non solo non nocivi, ma validi e utili per la formazione e per l'azione. I giovani e le giovani di famiglia cristiana, di associazioni e movimenti cristiani, di istituti cristiani, dovrebbero costituire il nerbo di questa nuova esperienza giovanile. Tocca a loro dimostrare con i fatti che tra ragazzi e ragazze non c'è solo il flirt o l'amore, che la mutua conoscenza è legittima e utile, che l'incontro può attuarsi in maniera sana e valida attorno a impegni comuni, a ideali comuni, umani e cristiani, scolastici, sociali, e pastorali, che anche il contorno ricreativo non pregiudica la sanità degli incontri, che la reciproca personalità maschile e femminile non ne riceve nocumento, anzi ne ricava vantaggio di definizione, di formazione, di orientamento per la vita, che si può coltivare un'amicizia di gruppo operativo, che non è necessario e inevitabile incretinirsi a vicenda o appiccicarsi in fatue relazioni.
Gli educatori mantengono un ruolo importante, soprattutto perché alla base non vi può essere che la leale reciproca collaborazione per creare e sviluppare le condizioni e le prudenti modalità richieste.
Credo però che molte ragazze sono disposte a impegnarsi.
7. Preti e chiesa
E credo che la gioventù femminile stia cercando e trovando un suo posto più definito e maturo anche nella Chiesa, per ricevere, ma specialmente per vivere, per lavorare e dare in forma attiva e missionaria. Al clero anziano chiedono: più fiducia e più libertà d'azione. Al clero più giovane, generalmente incaricato della gioventù maschile e un po' anche di loro, chiedono interessamento, cura e guida, negli oratori, nelle scuole di religione, nelle associazioni, nei gruppi.
A tutti: a) cura pari a quella dedicata ai ragazzi, anche se per mezzo di dirigenti laiche e religiose, ma tradotta in ambienti, iniziative; b) formazione e guida di gruppo e personale nel giusto mezzo tra la paura e la troppa confidenza, badando più alla sostanza; c) perciò una buona direzione spirituale, per chi la chiede, ma non fatta di lungaggini e con il tono di una schiavitù, di una dipendenza affettiva o ascetica, bensì diretta a promuovere la vera indipendenza in un senso e nell'altro, al più presto; d) la chiamata alla collaborazione pastorale e missionaria, per conoscere, per studiare, per provvedere, per adattare, per promuovere, per verificare e fare meglio, per raggiungere e interessare i lontani. Così può ricostruirsi la comunità cristiana dei giovani e delle giovani, in dialogo attivamente corresponsabile con i genitori, con tutti gli adulti, con i sacerdoti, per il migliore andamento della città degli uomini e della città di Dio.
Ecco qualche idea. Non pretendo la compiutezza. Ognuno ripensi e completi.