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    Un’altra storia



    Nicoletta Grieco

    (NPG 1999-08-08)


    Quando finisce l’estate si è sempre tristi, sembra che qualcosa muoia dentro e con esso i nostri momenti più belli.
    Io, invece, voglio raccontarvi un’altra storia, o meglio da un altro punto di vista.
    Sono un’adolescente normale e ho passato una splendida estate come tutte quelle di cui ho memoria ma, a differenza degli altri anni, in cui le prime foglie autunnali mi provocavano fiumi di lacrime, quest’anno i miei ricordi, le immagini di questa estate di cui ho pieni i miei giovani occhi saranno la compagnia migliore per affrontare l’inverno.
    Durante le serate invernali, quando fa buio prestissimo ed avrò davanti a me una montagna di compiti da fare, mi basterà chiudere gli occhi per ricordare quella sera d’agosto in cui, con i miei amici del mare, abbiamo organizzato una festa sulla spiaggia.
    Basterà poco per sentire l’odore della salsedine penetrare le narici, per sentire il suono della musica come sottofondo delle nostre danze, e per vedere il cielo buio puntellato di stelle sulla mia testa.
    Nelle domeniche invernali, quando la pioggia tintinna contro le finestre e non avrò voglia di uscire dalle coperte, mi accoccolerò ancor più sotto, ma sarà il calore del sole di quest’estate a riscaldarmi: con gli occhi socchiusi rivedrò le corse sulla spiaggia e i tuffi nell’acqua limpida, i giochi in circolo tutti insieme, le corse in bicicletta giù per la discesona.
    Quando mia madre mi chiamerà la mattina per andare a scuola immaginerò che mi sta chiamando per fare colazione in veranda, tutti insieme mentre il sole filtra tra l’edera, e la giornata è ancora tutta davanti piena di presagi e cose belle da fare.
    Nelle sere fredde, quando mi prenderà la solitudine e la malinconia, penserò a quella passeggiata sulla spiaggia; io e Marco che ci allontaniamo lentamente dal gruppo, e non parliamo più. Ogni tanto, di sottecchi, ci scambiamo uno sguardo veloce, poi lui, timidamente, mi prende la mano e me la stringe forte.
    Non ci sono più rumori se non quello del mare e quello dei nostri cuori che sembrano sbattere contro il nostro petto, quasi a scoppiare di felicità.
    Sono ancora piccola ma già conosco la nostalgia, solo che ho deciso che la nostalgia, se vissuta intensamente, può dare piacere attraverso il ricordo.
    Come diceva la prof. mentre spiegava Leopardi l’anno scorso, il passato, essendo più «vago» sembra ancora più bello, e allora, visto che sono giovane e mi aspettano tante bellissime estati tutte splendidamente diverse, perché ricordare una cosa bella dovrebbe farmi soffrire?
    Voi che ne pensate?


    T e r z a
    p a g i n A


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