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    Quando il sale

    diventa insipido...

    Carlo Caffarra

    Ripercorriamo brevemente il cammino fatto finora. Siamo partiti contemplando la persona di Cristo luce del mondo, che illumina ogni uomo. Il suo discepolo incontrando Cristo e vivendo con Lui diventa egli stesso luce del mondo e sale della terra, costruendo la civiltà della verità e dell’amore. Questa costruzione esige che la luce di Cristo illumini il senso della vita, e il suo sale impedisca alla nostra libertà di corrompersi. Ma la sequela di Cristo avviene sempre in un contesto di lotta, di contrasto con poteri avversi alla luce di Cristo.
    Questa sera vogliamo riflettere sulla più tragica possibilità inscritta nella nostra libertà: quella del tradimento, dell’abbandono della sequela di Cristo. Se il sale perde il suo sapore? Ecco le gravi parole di Gesù su cui rifletteremo questa sera.

    1. Luce del mondo – sale della terra

    Riagganciamoci subito alla catechesi scorsa. Noi discepoli del Signore siamo esposti ad attacchi, siamo dentro ad una situazione di conflitto e di lotta perché siamo la "luce del mondo e il sale della terra". Il discepolo del Signore si trova ad essere dentro al mondo in una posizione assolutamente speciale ed inconfondibile. È il sale: l’unico sale di tutto il mondo; è la luce: non una fra le tante, ma l’unica luce. Della terra – del mondo: tipica espressione biblica per indicare l’intera umanità nella sua intera storia.

    È assai importante che riflettiate profondamente e lungamente su questa dimensione missionaria-universale della vostra fede in Cristo. La Chiesa non si è mai sentita come la Chiesa legata ad un popolo particolare: è tutto il mondo che ha nel discepolo del Signore la sua luce; è tutta la terra che ha nel discepolo del Signore il suo sale. Non solo tutti gli uomini, ma tutto l’uomo. Ogni frammento dell’umanità di ogni uomo trova la sua luce nel discepolo del Signore. È questa "una visione universalista che fa impressione. Fin dall’inizio la Chiesa non è sentita come se avesse una funzione limitata storicamente condizionata, settoriale. La funzione, il significato della Chiesa è universale: tutto il mondo ha la Chiesa come unica luce. Il che non significa che tutti gli altri vadano in perdizione. Il discorso è ben diverso! Gesù dice in positivo: il sale della terra siete voi" [U. Neri, il Discorso della montagna, Ancora ed. Milano 1998, pag. 34].
    Per capire bene ciò di cui parliamo questa sera, dovete avere ben viva questa consapevolezza della vostra grandezza, della vostra dignità di cristiani. Ma ne deriva che se diventate tenebre; se diventate insipidi, la tragedia è immane. Fatemi bene attenzione.
    Gesù nella sua parola non dice: "che disgrazia è per la terra quando voi che siete il suo sale, diventate insipidi". Non sta considerando le conseguenze sugli altri. Parla di che cosa succede quando il sale diventa insipido: questa persona diventa inutile e degna solo di disprezzo, perché non ha senso all’infuori della sua missione. E che cosa significhi essere sale lo abbiamo già detto. Lo stesso vale per la luce: non si accende una luce per poi coprirla. È un non senso.
    In sintesi. Non puoi essere cristiano, cioè luce del mondo, e nello stesso tempo non voler illuminare niente e nessuno: sarebbe come accendere una luce e coprirla. Non puoi essere cristiano, cioè sale della terra, e nello stesso tempo non voler impedire la corruzione dell’uomo: allora il sale che non sala deve essere semplicemente buttato via.
    Carissimi giovani: è un invito forte a non nascondere mai la vostra identità cristiana, in nessun luogo.

    2. Quando il sale diventa insipido

    È assai importante che sappiamo concretamente come e quando il sale diventa insipido e la luce si nasconde. Quando e come noi tradiamo la nostra identità cristiana. Mi limita a segnalarvi i principali rischi o insidie alle quali potete oggi essere esposti. Ciascuno poi rifletta su se stesso.

    Il primo rischio o insidia è l’incoerenza nel pensiero. Esistono due tipi di incoerenza, l’uno più evidente e l’altro più subdolo. Esiste un incoerenza fra il credere e il fare: è chiaro ciò che questo significa. Non ne voglio parlare. Non perché non sia un tema importante: è importantissimo. Ma su di esso potete riflettere agevolmente senza nessun aiuto.
    Ma esiste anche un’incoerenza fra il credere e il pensare. È un’incoerenza assai subdola, ma che quando è presente in un discepolo del Signore, egli diventa sale insipido e luce messa sotto il moggio. In che cosa consiste questa incoerenza? Provate a prestare un po’ di attenzione alla vostra vita. Voi, come ogni persona ragionevole, non vi limitate a vivere le vostre esperienze. Voi avete anche un pensiero, un modo cioè di "considerare" ciò che vivete e ciò che accade nel mondo: avete un modo di "giudicare". Faccio due esempi. Quando cominciate a voler bene ad un ragazzo/a e cominciate a costruire un rapporto che via via si muove verso il matrimonio, voi vi "fate un’idea" di questa esperienza: ci riflettete sopra, la giudicate positiva o negativa. Oppure, tutti siamo molto turbati dal fenomeno del terrorismo; ne abbiamo sentito parlare e ne abbiamo parlato. Il S. Padre ne ha parlato varie volte. Orbene, la domanda che vi faccio è la seguente: voi pensare il vostro amore con un ragazzo/a; voi riflettete sul problema della violenza alla luce della vostra fede in Cristo? È la vostra fede in Cristo che ispira il vostro modo di pensare? Oppure credere e pensare sono due atteggiamenti separati? Se la vostra fede non genera il vostro pensare, voi ponete la luce sotto il moggio. La nostra vera, grande disgrazia è che noi non pensiamo come Gesù Cristo: non abbiamo, direbbe S. Paolo, la mente di Cristo.
    È la fede che apre la nostra mente alla luce che è Cristo; che innesta la nostra ragione nella verità che è Cristo. Se l’innesto è riuscito, la ragione produce pensieri che sono la luce di Cristo nel mondo.
    Abbiamo cominciato a fare i "laboratori della fede" proprio per aiutarvi a compiere l’innesto della vostra ragione nella verità di Cristo.
    Il secondo rischio o insidia è lo scoraggiamento. È questo oggi un rischio molto presente. Per scoraggiamento intendo quell’attitudine dello spirito per la quale non sono convito fino in fondo che il cristianesimo sia interamente vero e quindi vado alla ricerca di qualche altra risposta ai problemi della mia umanità. È una sorta di "sfiducia" nella potenza invincibile della grazia di Cristo: "è vero" pensa chi vive in questo stato "ciò che dice Cristo, però …". C’è sempre un "sì, ma però …": il sale diventa così progressivamente insipido e la luce è posta sotto il moggio.
    Si comincia così ad avere tanta confusione nella testa: si confonde fedeltà a Cristo con l’intolleranza verso gli altri; si va alla ricerca di un minimo comune denominatore su cui tutti, cristiani e non, sono consenzienti, ma che il cristiano paga al prezzo di mettere fra parentesi la sua fede.
    Notate: non ho detto che la nega. La mette fra parentesi: è come se non fosse cristiano. Sono sempre più convinto che i mali del mondo dipendono in larga misura da questa "dimissione" dei cristiani.
    Il terzo rischio o insidia è figlio dei due precedenti. Ho conosciuto tanti giovani che sono stati fedeli discepoli del Signore fino a quando sono entrati nelle due fondamentali esperienze della vita: l’amore [fidanzamento-matrimonio]; lavoro. Da quel momento la loro partecipazione alla vita della Chiesa è andate sempre più raffreddandosi. Hanno ceduto all’insidia di considerare l’incontro con Cristo un’esperienza del "dopo-lavoro": un momento che si colloca fuori della vita, quella vera. La luce è stata posta sotto il moggio.

    Conclusione

    Carissimi giovani, abbiamo riflettuto assieme su un grande tema: una parola drammatica detta da Gesù.

    Egli vi dona una pienezza di vita che vi fa essere, se non lo rifiutate, luce e sale. Ma messi come siete dentro ad un mondo che cerca di opporsi alla costruzione di una civiltà della verità e dell’amore, siete ogni giorno insidiati a non essere più luce né sale.
    Rimanete con Cristo nella sua Chiesa: è questa che vi educa quotidianamente a pensare la realtà come la pensa Cristo.

    Catechesi dei giovani: 16 febbraio 2002

     


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