S. Giovanni in Laterano
Motivi di un pellegrinaggio giubilare
A cura di Maria Rattà
San Giovanni è la casa della Chiesa di Roma. Fu costruita come la prima basilica dove tutti i cristiani romani potessero riunirsi, e da allora è stata la cattedrale, il luogo dove il vescovo di Roma presiede alla sua comunità Diocesi. Qui il presbiterio romano celebra il giovedì santo e la consacrazione dei sacri olii col suo vescovo, il Papa; qui il Pontefice ordina i sacerdoti romani; qui la chiesa di Roma si incontra con lui. In occasione del Giubileo del 2000, per la prima volta nella storia, Giovanni Paolo II aprì la Porta Santa di questa sua cattedrale nei secondi vespri del Natale 1999; aveva chiesto che contemporaneamente tutti i vescovi aprissero le porte giubilari delle loro cattedrali, nelle diocesi del mondo. Questo simbolo forte ed esplicito avrebbe sottolineato che, attraverso la porta giubilare del perdono, si entra nella Chiesa, nella comunità dei salvati, e che questa Chiesa è costituita in ogni Diocesi del mondo dove i vescovi presiedono alle loro chiese locali. Un segno espressivo della comunione col Papa e la realtà di Chiesa di ogni Diocesi.
ONORARE LA CHIESA
Con profondità Paolo VI, celebrando sul sagrato di San Giovanni il Giubileo della Chiesa di Roma, disse:
«Facciamo attenzione al duplice significato di questa parola "Chiesa". Chiesa significa, innanzi tutto, in questa circostanza, l’edificio sacro, davanti al quale ci troviamo. Questo edificio è insignito del titolo di basilica, cioè di edificio regale, titolo attribuito fin dai primi tempi del cristianesimo, alla casa destinata al culto sacro per la comunità gerarchicamente costituita. È da notare questa essenziale funzione dell’edificio religioso nel cristianesimo, quella cioè di accogliere nel suo interno il popolo orante, a differenza degli edifici sacri pagani, nei quali solo coloro ch’erano destinati a funzioni sacerdotali potevano entrare, mentre la folla rimaneva fuori, donde la qualifica di "profana", cioè di gente che non era ammessa ad entrare nel tempio, e sostava, mentre si svolgeva il rito sacro, davanti al tempio stesso, al fanum, che era piuttosto che un aula per il popolo, un’edicola dedicata alla divinità…
A noi preme ora notare come l’edificio sacro prese comunemente la qualifica di "chiesa", cioè di comunità cristiana che in quell’edificio aveva il suo luogo di riunione e di culto. L’onore perciò tributato all’edificio, e fu onore particolare fin dai primi anni della vita pubblica riconosciuta alla religione cristiana, si riverberò sulla comunità che lo aveva costruito; e l’uno e l’altra furono chiamati, e ancora oggi lo sono: chiesa. Chiesa l’edificio, chiesa la comunità; l’uno per l’altra, restando a questa seconda, la comunità, la pienezza di significato e di finalità.
Onoriamo dunque nella basilica del Santissimo Salvatore, detta comunemente di San Giovanni in Laterano, commemorando la sua originaria destinazione, cioè la sua "dedicazione", al culto cattolico e alla dimora primaria del vescovo di Roma, il Papa, successore dell’apostolo Pietro, e perciò pastore della Chiesa universale; onoriamo, fratelli e figli carissimi, questa santa Chiesa Romana: santa per la sua origine apostolica e per la sua vocazione missionaria e santificatrice; santa per la testimonianza di eroismo e di fede, che essa nutrì e propose al mondo ad esempio ed a conforto; santa per la sua ferma e perenne adesione al Vangelo e alla missione di Cristo nella storia e nella vita di questa Sede Apostolica, che è in Roma, e di quante Chiese, sorelle e figlie, le furono unite nella fede e nella carità; santa per la sua destinazione escatologica, di guida dei suoi figli cattolici e degli uomini tutti, che ne accolgono la parola di verità e di amore, verso i destini ultimi dell’umanità sulla terra; e santa perché vuole essere prima, anche celebrando questo Giubileo, a riconoscere il proprio dovere di penitenza e il proprio bisogno di riconciliazione con Dio e con gli uomini» (Paolo VI, Omelia, 9 novembre 1975).
La libertà di "scegliere": attraversare la "porta stretta"
Il pellegrinaggio alla Basilica di San Giovanni in Laterano può avere inizio procedendo attraverso la Porta Santa, anticamente detta Porta Aurea, così come la Basilica stessa Lateranense, Constantiniana et Aurea. La liturgia di apertura della suddetta e l’approfondimento del segno di essa presero avvio storicamente proprio nella Basilica Lateranense. Come Giovanni Paolo II si è espresso:
«Al pellegrinaggio si accompagna il segno della porta santa, aperta per la prima volta nella Basilica del Santissimo Salvatore in Laterano durante il Giubileo del 1423. Essa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: "Io sono la porta" (Gv 10, 7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo Suo. Questa designazione che Gesù fa di se stesso attesta che Egli solo è il Salvatore inviato dal Padre. C'è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a Lui si può applicare con piena verità la parola del Salmista: "È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti" (Sal 118, 20). L'indicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in Lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. È una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cfr. Mt 13, 44-46)».
Nell’atrio la Porta Santa è l’ultima a destra, non quella centrale, ma la più stretta, la porta dell’ovile, attraverso la quale saremo condotti alla redenzione, ci dice infatti Gesù: "se uno entra attraverso di Me sarà salvo" (Gv 10, 9). È il nostro ingresso nella "dimora di Dio con gli uomini", la Chiesa viva che ci concederà l’indulgenza per i nostri peccati.
Fare memoria di essere stati accolti nella Chiesa
Il pellegrinaggio alla basilica lateranense è occasione di memoria dell’altissimo onore di essere stati accolti nella Chiesa. Visitandone il battistero (sito in una costruzione esterna, ma attigua alla Basilica), il primo battistero pubblico in Roma, rievocheremo i sacramenti del battesimo e della cresima, inizio e conferma della vita in Cristo; celebrando l’Eucarestia nella basilica riceveremo il nutrimento eucaristico: sono i tre sacramenti con cui la Chiesa "inizia", partorisce e nutre i suoi figli. La Chiesa è veramente Madre che genera alla vita divina. Essa trasmettendoci tutto ciò che essa è e crede, ci unisce a Cristo e al suo mistero pasquale. La Lumen Gentium ha così parlato della stupenda necessità della Chiesa:
«Il Santo Concilio insegna, appoggiandosi alla sacra Scrittura e alla Tradizione, che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza, perché il solo Cristo, presente in mezzo a noi nel suo Corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza, ed Egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Mc 16, 16; Gv 3, 5), ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta. Perciò non possono salvarsi quegli uomini i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, fondata come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare».
La teologia giubilare, esplicitata da Giovanni Paolo II nella Bolla di indizione del Giubileo del 2000, l'Incarnationis Mysterium, n. 10, ricorda come il "tesoro della Chiesa" venga da Cristo: «ma poiché noi apparteniamo a Lui, anche ciò che è nostro diventa Suo e acquista una forza che risana… La Rivelazione insegna che, nel suo cammino di conversione, il cristiano non si trova solo. In Cristo e per mezzo di Cristo la sua vita viene congiunta con misterioso legame alla vita di tutti gli altri cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico. Si instaura così tra i fedeli un meraviglioso scambio di beni spirituali, in forza del quale la santità dell’uno giova agli altri ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. Esistono persone che lasciano dietro di sé come un sovrappiù di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità che coinvolge e sostiene gli altri. È la realtà della "vicarietà", sulla quale si fonda tutto il mistero di Cristo. Nondimeno fa parte della grandezza dell’amore di Cristo non lasciarci nella condizione di destinatari passivi, ma coinvolgerci nella sua opera salvifica e, in particolare, nella sua passione. Lo dice il noto brano della lettera ai Colossesi: "Do compimento a ciò che manca ai patimenti di Cristo nella mia carne a favore del suo corpo che è la Chiesa" (1, 24)…
Pregare per ottenere l’indulgenza significa entrare in questa comunione spirituale e quindi aprirsi totalmente agli altri. Anche nell’ambito spirituale, infatti, nessuno vive per se stesso. E la salutare preoccupazione per la propria anima viene liberata dal timore e dall’egoismo solo quando diviene preoccupazione anche per la salvezza dell’altro. È la realtà della comunione dei santi, il mistero della "realtà vicaria", della preghiera come via di unione con Cristo e con i suoi santi».
FONTI
Andrea Lonardo, La Basilica di San Giovanni in Laterano, https://www.gliscritti.it/approf/luogiub/lugcap3.htm#_Toc514781587