Recensione e segnalazione
L'AUTORE
Nato nel 1976 e presbitero della diocesi di Milano dal 2002, è licenziato in Teologia Pastorale all'Università Pontificia Salesiana e in Teologia Spirituale alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. È stato direttore e presidente della Fondazione Oratori Milanesi, responsabile di Oratori Diocesi Lombarde e consulente ecclesiastico del comitato di Milano del Centro Sportivo Italiano.
Con Centro Ambrosiano ha pubblicato Istantanee dall'oratorio (2017), Fare casa. Giovani e vita comune (2021).
IL LIBRO
Il pellegrinaggio ha radici antiche, ricche di storia e di tradizioni, potentemente innervate nel cuore dell'umanità. L'identità stessa dell'uomo è una realtà dinamica, sempre in divenire, che non può prescindere dal movimento, dal mettersi in viaggio.
Ecco perché oggi vale ancora la pena proporre l'esperienza del cammino, quale condizione in grado di restituire all'esistenza la sua consistenza autentica e la sua densità ontologica. Un saggio di carattere spirituale che conduce per mano alla scoperta dei bisogni del pellegrino, in un viaggio interiore che implica l'apprendimento, la continua ricerca, la disponibilità a un modo di essere inedito, che ridefinisce completamente il nostro stare al mondo.
IL SOMMARIO
Prefazione
Introduzione
Capitolo primo
IL CAMMINO FA L'UOMO
1. Esperienza
2. Corpo
3. Sensi
4. Tempo
5. Spazio
6. Anima
Capitolo secondo
PASSO DOPO PASSO
1. Decidere
2. Prepararsi
3. Partire
4. Camminare
5. Arrivare
6. Ritornare
7. Raccontare
Capitolo terzo
LO SPIRITO DEI PIEDI
1. Essenzialità
2. Conversione
3. Discernimento
4. Fraternità
5. Sacrificio
6. Preghiera
7. Fede
Capitolo quarto
LA MERAVIGLIA DELLA STRADA
1. Riferimento evidente
2. Avventura avvincente
3. Pratica esigente
4. Esperienza conveniente
5. Memoria promettente
6. Gesto coinvolgente
7. Provocazione eloquente
8. Evocazione potente
9. Sintesi sorprendente
BIBLIOGRAFIA
Documenti
Opere complete e saggi
Articoli, contributi e riviste
LA PREFAZIONE
Peregrino, ¿Quién te llama?
¿Qué fuerza oculta te atrae?
Ni el Campo de las Estrellas, ni las grandes catedrales.
No es la bravura navarra, ni el vino de los Riojanos,
ni los mariscos gallegos, ni los campos castellanos.
Peregrino, Quién te llama?
¿Qué fuerza oculta te atrae?
Ni las gentes del Camino, ni las costrumbres rurales.
No es la historia y la cultura, ni el gallo de La Calzada,
ni el palacio de Gaudí, ni el Castillo de Ponferrada.
Todo lo veo al pasar, y es un gozo verlo todo,
mas la voz que a mi me llama la siento mucho mks hondo.
La fuerza que a mi me empuja, la fuerza que a mi me atrae,
no sé ni explicarla ni yo.
¡Sólo el de Arriba lo sabe!
(Don Eugenio Garibay)
Pellegrino, chi ti chiama? L'interrogativo con cui inizia il celeberrimo componimento poetico dipinto su un muro a Nájera, lungo il Camino de Santiago, attraversa l'intera riflessione di don Samuele Marelli. Egli, infatti, non accontentandosi della conclusione del poema – Solo Dio lo sa! – e avvalendosi di una grande quantità di testimonianze, propone una chiave di lettura di un fenomeno che negli ultimi quarant'anni ha assunto proporzioni sorprendenti. Ancora nel 1979 la cattedrale di Santiago registrava poco più di duecento arrivi all'anno; nel 2022, probabilmente, si supereranno di molto i 400.000 pellegrini. Senza contare la miriade di cammini più o meno religiosi – storici e non – che vengono di nuovo percorsi in ogni angolo d'Europa, la cui quantificazione purtroppo ci sfugge, per la mancanza, nei luoghi di arrivo, di servizi quali la compostellana Oficina del peregrino.
Come mai, in epoca di galoppante secolarizzazione, in cui tutti gli indicatori religiosi tendono vistosamente al ribasso, è rinato in modo dirompente un fenomeno che assai più di altri sembrava morto e sepolto, relegato tra i prodotti più datati della religiosità popolare? E, ancora: che cos'è esattamente rinato? Si tratta di una semplice riproposizione oppure c'è stata – e c'è – una sostanziale rivisitazione di questa prassi devozionale, che ha conosciuto i suoi fasti nell'età di mezzo? Che cosa si è conservato di quei tempi perigliosi ed esaltanti nell'epoca delle carte di credito, delle attrezzature hi-tech, della connettività pervasiva?
Tali domande non rivestono solamente un interesse accademico – sul versante della sociologia religiosa – ma hanno importanti ricadute pastorali per chi, come don Samuele, si è trovato a proporre l'esperienza del pellegrinaggio a piedi ai giovani. Comprenderne le dinamiche consente, infatti, di aiutare chi parte a vivere al meglio il proprio cammino, senza perdere ciò che è davvero importante. Non avere contezza di ciò che oggi accade (o può accadere) alle persone che decidono di mettersi in marcia lungo un itinerario della tradizione cristiana è spesso causa di scelte sbagliate a tutti i livelli: personale, ecclesiale, pastorale, politico, commerciale... La storia recente è purtroppo costellata di siffatti errori di prospettiva, che hanno comportato la perdita di opportunità di crescita, la trascuratezza di possibilità di evangelizzazione, lo spreco di denaro pubblico e privato.
L'itinerario ermeneutico che don Samuele Marelli propone si articola fondamentalmente lungo due direttrici, mai distinte in modo netto nella trattazione: la prima si fonda sull'antropologia e sulla teologia del pellegrinaggio; la seconda è decisamente fenomenologica, andando a cogliere e ad analizzare i momenti e le dimensioni dell'esperienza dei pellegrini di oggi. Si tratta evidentemente di punti di vista complementari: il pellegrinaggio del terzo millennio non è un'invenzione; esisteva da tempo, in diverse tradizioni e culture, con precise caratteristiche sia sul piano dell'esperienza umana sia su quello dei significati religiosi.
D'altra parte, il pellegrinaggio di oggi è qualcosa di diverso da quello delle origini o dei secoli d'oro; viene interpretato entro orizzonti antropologici e teologici mutati, i quali danno luogo a prassi in cui a fatica un uomo del XII secolo potrebbe riconoscersi; mentre il pellegrino del XXI secolo non accetta più certi modi di fare dei suoi antichi predecessori. Ad esempio, quanti oggigiorno sentono il bisogno di lasciare il proprio testamento prima della partenza, mettendo in conto la possibilità di non tornare più indietro? Fattori di rischio esistono sempre, ma in misura incomparabilmente minore rispetto a setto-otto secoli fa.
La cosa non deve meravigliare; anzi, è probabilmente la chiave del sorprendente successo contemporaneo della pratica del pellegrinaggio. Una prassi antica, ricca di storia e di tradizioni, e potentemente innervata nell'umanità, viene rivisitata per rispondere a bisogni interiori nuovi e diversi, che assumono l'antico e lo rendono adatto a fornire risposte. La trattazione, assai ben documentata, di don Samuele Marelli, potrà offrire numerosi spunti di riflessione soprattutto a quegli operatori pastorali – animatori d'oratorio, educatori, sacerdoti... – che intendono mettersi in cammino con i propri ragazzi lungo un percorso della fede. Li potrà aiutare a valorizzare al massimo l'esperienza, potenziandone le dinamiche virtuose ed evitando di innescare prassi problematiche.
+ Paolo Giulietti
Arcivescovo di Lucca
Assistente della Confraternita di San Jacopo di Compostella