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    Recensione e segnalazione

    cop benzi

    LAS-Roma - pp. 174 - € 12,00


    PREFAZIONE

    Donatella Scaiola *

    Il presente volume si propone un obiettivo ambizioso: quello di riflettere sul trinomio Bibbia, giovani e discernimento, a seguito del recente Sinodo sui giovani. Il testo si articola in due parti, ciascuna suddivisa in sei contributi, che affrontano differenti aspetti del trinomio sopra ricordato. Dal momento che la struttura del volume e la sua suddivisione interna vengono presentate nell'Introduzione, non vi torneremo sopra in questa breve Prefazione, nella quale, invece, ci concentreremo su alcuni aspetti che hanno attirato in modo particolare la nostra attenzione durante la lettura dei vari capitoli che compongono il testo. Nelle righe che seguono intendiamo riflettere su alcuni temi che ritornano in diversi contributi e/o su sottolineature, anche problematiche, che sono emerse dalle riflessioni proposte dai vari autori. Speriamo di poter in tal modo offrire un contributo, anche se iniziale e parziale, all'importante riflessione elaborata nelle pagine del presente volume.
    Un primo nodo ruota attorno ai destinatari, in senso ampio, del libro, cioè ai giovani. Si tratta, in primo luogo, di una categoria difficile da definire, nativi digitali che manifestano una progressiva disaffezione nei confronti della pratica della lettura, oltre che una (generalmente) estesa ignoranza, nel senso etimologico del termine, di tutto ciò che ruota attorno a quello che noi chiamiamo "Bibbia". Come dice A. Matteo, citato nel volume, «I giovani evidenziano una profonda ignoranza della cultura biblica».
    Mancando di conoscenze previe, che tuttavia appaiono necessarie per accostare non solo la Scrittura, ma anche per apprezzare il significato che essa ha rivestito e tuttora riveste per la cultura italiana, l'obiettivo di introdurre i giovani alla lettura del testo sacro appare talvolta come una mission impossibile. La parola di Dio insiste sulla necessità dell'ascolto, che apre all'accoglienza del messaggio comunicato dal testo e ad una pratica di vita coerente, mentre la civiltà nella quale viviamo è caratterizzata dalla presenza dell'immagine e dalla progressiva atrofizzazione della capacità di ascolto. Si tratta, ovviamente, di generalizzazioni, che tuttavia non mancano di una certa plausibilità e che impongono all'educatore, formatore o animatore (biblico) il compito di ricostruire la grammatica elementare dell'ascolto umano, prima che si possa seriamente parlare di ascolto della parola di Dio.
    Una via per iniziare i giovani alla Scrittura passa, secondo uno dei contributi del volume, attraverso la testimonianza di persone convincenti, passa cioè attraverso testimoni più che maestri, sulla scia della felice intuizione di Papa Paolo VI. Oltre ai testimoni si può anche far riferimento ad alcune linee di educazione dei giovani alla Scrittura, tra le quali si menziona la lectio divina.
    Attorno a questa pratica di lettura ruota il secondo nodo di considerazioni che intendiamo proporre. Diversi autori parlano di "lettura orante della Scrittura", di lectio divina, di lectio divina semplificata per i giovani, ecc. Questa oscillazione terminologica trova riscontro anche in recenti documenti magisteriali e a questo proposito suggeriamo l'idea che sia meglio distinguere tra lectio divina, in quanto pratica di lettura orante della Scrittura, che appartiene ad una tradizione specifica e che presenta alcune caratteristiche peculiari, e altre forme di lettura spirituale della Parola, che propongono metodologie semplificate di accesso al testo biblico. Comunque sia, la lettura orante della Scrittura è caratterizzata, ancora una volta, da alcuni prerequisiti di carattere antropologico, più che spirituale. Si pensi alla dimensione del silenzio, non tanto esteriore quanto interiore, assolutamente problematico in una civiltà continuamente iperconnessa, o alla maturazione di decisioni, non solo etiche (decisioni che richiedono tempi più lunghi di quelli normalmente impiegati per chattare).
    Accanto a queste riflessioni aggiungiamo ancora una considerazione che può apparire in controtendenza con quanto finora ricordato. Nel volume si parla più volte dell'esperienza della scuola della Parola, organizzata dal card. Martini a Milano e di altre esperienze analoghe, descritte da M. Montaguti, che non sono sicuramente le uniche esistenti sul territorio italiano. Come spiegare il successo di queste iniziative alla luce della situazione rapidamente tratteggiata in precedenza? Forse queste esperienze si appoggiano sul carisma personale di qualcuno, o sono realtà di nicchia, anche se raggruppano decine di persone? Non abbiamo la competenza per rispondere a questa domanda, che tuttavia corregge l'impressione depressiva che si può ricavare da quanto detto più sopra.
    In conclusione, ci pare che i contributi proposti nel presente volume siano stimolanti e che suscitino domande interessanti, senza necessariamente fornire risposte esaurienti (ma ne possono esistere, dato il contesto attuale?).
    Emerge la necessità, tra l'altro, di preparare educatori, o animatori biblici, che siano autentici mediatori culturali, per riprendere la felice espressione presente in un contributo, testimoni competenti in grado di "rendere ragione della speranza che è in loro", e di favorire il processo di discernimento delle giovani generazioni.

    * Biblista, laica, ha conseguito la Licenza e poi il Dottorato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Ronza (2000). Docente Ordinario presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana,, è membro di Presidenza dell'Associazione Biblica Italiana, e membro del Cauntraa~ Teologbe Italiane e del Settore Apostolato Biblico dell'Ufficio Catechistico Nzrionak dela CEI. È Direttrice della rivista Parole di Vita.

    INTRODUZIONE
    G. Benzi - F. Krasoń

    «Abbiamo riconosciuto nell'episodio dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35) un testo paradigmatico per comprendere la missione ecclesiale in relazione alle giovani generazioni. Questa pagina esprime bene ciò che abbiamo sperimentato al Sinodo e ciò che vorremmo che ogni nostra Chiesa particolare potesse vivere in rapporto ai giovani. Gesù cammina con i due discepoli che non hanno compreso il senso della sua vicenda e si stanno allontanando da Gerusalemme e dalla comunità. Per stare in loro compagnia, percorre la strada con loro. Li interroga e si mette in paziente ascolto della loro versione dei fatti per aiutarli a riconoscere quanto stanno vivendo. Poi, con affetto ed energia, annuncia loro la Parola, conducendoli a interpretare alla luce delle Scritture gli eventi che hanno vissuto. Accetta l'invito a fermarsi presso di loro al calar della sera: entra nella loro notte. Nell'ascolto il loro cuore si riscalda e la loro mente si illumina, nella frazione del pane i loro occhi si aprono. Sono loro stessi a scegliere di riprendere senza indugio il cammino in direzione opposta, per ritornare alla comunità, condividendo l'esperienza dell'incontro con il Risorto» [1], così comincia il Proemio del documento finale del Sinodo dei Vescovi I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Un testo del Vangelo di Luca, assai conosciuto, viene assunto per scandire i contenuti e le tre parti del documento: la prima «Camminava con loro» (Lc 24,15); la seconda «Si aprirono loro gli occhi» (Lc 24,31) e la terza «Partirono senza indugio» (Lc 24,33). Già questo indica una scelta di campo: i Vescovi, votando questo schema, hanno optato non solo di parlare della Bibbia [2], ma di parlare con la Bibbia, cioè di lasciarsi suggerire da un testo biblico i passaggi fondamentali che delineano il rapporto della Chiesa con i giovani.
    L'Istituto di Teologia Pastorale della Facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana di Roma non è nuovo ad una riflessione sull'«animazione biblica dell'intera pastorale» [3], anzi, sin dagli anni del postconcilio, e fedele alla propria prospettiva carismatica salesiana, è stata dedicata a queste tematiche una speciale attenzione nei vari curriculi dedicati alla Catechetica e alla Pastorale Giovanile [4]. Nello specifico campo degli studi biblici, si possono ricordare, tra altri, i nomi di Cesare Bissoli, Carlo Buzzetti, Mario Cimosa, Giorgio Zevini e Rafael Vicent [5]. Come ha scritto R. Sala [6] in una recente pubblicazione dell'Istituto dedicata a questi temi: «Non si tratta di aggiungere quantitativamente Parola di Dio nelle nostre liturgie, ma di cogliere come la Parola di Dio offra alla vita ecclesiale il suo elemento qualitativo proprio, perché offre l'accesso oggettivo, insieme alla Liturgia, al Cristo vivo e agente nella storia. Senza questa presenza trasversale, diffusa e ispirativa della Parola di Dio la fede diventa, per così dire, "anemica", manca di forza, e quindi è facile che i fedeli, indeboliti di questo "ferro" che irrobustisce e corrobora la fede, siano più facilmente soggetti a deviazioni e sofisticazioni della stessa» [7].
    Congiuntamente dunque all'indizione di un Seminario di studio sulla tematica Bibbia, Giovani e discernimento, nel febbraio 2019, l'Istituto di Teologia Pastorale ha promosso questa pubblicazione in cui si vuole riflettere – fedelmente al dettato del recente Sinodo dei Vescovi – sul trinomio Bibbia, giovani e discernimento vocazionale, si vuole cioè mostrare, sotto varie angolature e da diverse prospettive teologiche e pratiche, come l'animazione biblica della pastorale, soprattutto nell'ambito giovanile, possa offrire percorsi e strumenti a servizio del discernimento di vita anche in vista di scelte vocazionali in senso ampio ed in senso specifico. Il volume si compone di due parti, ciascuna suddivisa in sei contributi.
    La Prima parte ha per titolo Leggere la Bibbia con i Giovani. In questa parte si cerca dunque di delineare il significato della presenza del testo biblico, in quanto tale, nei percorsi di pastorale giovanile. Un primo contributo del catecheta S. Currò [8] cerca di delineare la qualità «biblica» alla quale si deve ispirare qualsiasi percorso di pastorale giovanile soprattutto nella linea di una pastorale che assuma «la sfida dell'esperienza (la sfida antropologica)» con un rinnovamento fondativo della qualità relazionale della proposta cristiana. Il contributo si pone così come una ouverture esplorativa dell'intera tematica, dandone i fondamenti antropologico-teologici derivanti dalle stesse Scritture. Un secondo contributo, della prof.ssa E. Buccioni, si incentra invece sulla dimensione testuale, indagando le modalità di una traduzione biblica utilizzabile in ambito giovanile. Il terzo ed il quarto contributo, più marcatamente esegetici, a cura dei proff. G. Benzi e X. Matoses, mostrano invece come sia possibile rintracciare negli stessi testi della Scrittura (Antico e Nuovo Testamento), direttrici di senso per un corretto discernimento giovanile. Alla dimensione liturgica è dedicato il quinto contributo di E Krasoń: anche qui non si tratta di moltiplicare eventi e/o iniziative ma si tratta di «offrire ai giovani nella celebrazione l'esperienza dell'incontro con Dio che parla». L'ultimo contributo, del catecheta M. Scarpa, pone invece l'accento sulla dimensione educativa e catechetica «collocando l'intera dinamica dell'educazione dei giovani alla Scrittura all'interno di un itinerario che, coerentemente ai tre momenti catechistici di "Primo annuncio", di "Iniziazione cristiana" e di "Educazione permanente della fede", si propone dapprima di annunciare l'importanza della Scrittura in sé per poi veicolarne le potenzialità intrinseche lungo percorsi di iniziazione alle pagine bibliche e successivi approfondimenti sistematici».
    La Seconda parte ha per titolo Il discernimento giovanile a partire dalla Parola. Anche i questo casi i sei contributi vogliono delineare un percorso che sia di riflessione, ma anche in vista di un'azione concreta con i giovani. Un primo contributo, del biblista S. Puykunnel, mostra numerose figure bibliche «giovani», tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento. Ciascuna figura suggerisce in particolare una qualità vocazionale capace di interpellare il giovane e la giovane che le si accostano. Il secondo contributo, di U. Montisci, professore della Facoltà di Scienze dell'Educazione all'UPS, affronta un tema quanto mai importante: quale valore ha l'uso della Scrittura in un'azione di Primo annuncio ai giovani? Si tratta di concepire l'azione ecclesiale come costantemente aperta a coloro che non ne frequentano le proposte e, soprattutto in campo giovanile, neppure ne conoscono l'esistenza: «La rilevanza [del Primo annuncio] per la vita ecclesiale è oggi riconosciuta da tutti». Il pastoralista G. Cavagnari analizza, nel terzo contributo, il ruolo della Scrittura nelle scelte vocazionali: «La risposta di Cristo al Padre è criterio ermeneutico per definire ogni singola chiamata». Un quarto capitolo, del moralista S. Fernando, Direttore dell'Istituto di Teologia Pastorale, si concentra sul tema, attualissimo e assai problematico, del «discernimento morale dei giovani alla luce della Parola di Dio». Il testo si conclude con due contributi che, pur nella loro qualità riflessiva, ispirano già un orientamento pratico: J.M. Garda, professore di teologia spirituale, indaga il valore qualificante della preghiera nella vita dei giovani; il francescano M. Montaguti, biblista, offre una riflessione su di una proposta concreta - svolta in un grande Santuario - di Scuola della parola aperta a tutti i giovani.
    Sicuramente una tematica così importante, come quella che il volume si propone, potrebbe essere declinata anche attraverso ulteriori prospettive: ad esempio non vengono affrontate specificamente - pur se presenti nel Documento Finale del Sinodo [9] - l'identità e la formazione di operatori, animatori, catechisti e accompagnatori. Questa ed altre prospettive sono aperte, con la competenza e l'esperienza a tutti conosciute, nella Conclusione di C. Bissoli.
    Con la presente pubblicazione l'Istituto di Teologia Pastorale dell'UPS si augura di aggiungere un ulteriore contributo di studio alla riflessione in atto nelle comunità cristiane su come ascoltare, dialogare, educare le giovani generazioni: «La Bibbia ci dice che i sogni grandi sono quelli capaci di essere fecondi: i sogni grandi sono quelli che danno fecondità, sono capaci di seminare pace, di seminare fraternità, di seminare gioia, come oggi; ecco, questi sono sogni grandi perché pensano a tutti con il "noi" [...]. Se io dico che il contrario dell'egoismo è 'noi', faccio la pace, faccio la comunità, porto avanti i sogni dell'amicizia, della pace. Pensate: i veri sogni sono i sogni del "noi". I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita. E i sogni grandi, per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un Infinito che soffia dentro e li dilata. I sogni grandi hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza. Tu puoi sognare le cose grandi, ma da solo è pericoloso, perché potrai cadere nel delirio di onnipotenza. Ma con Dio non aver paura: vai avanti. Sogna in grande». [10]

    NOTE

    1 SINODO DEI VESCOVI, XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Documento finale, LEV, Città del Vaticano 2018, n. 4; (d'ora in poi indicheremo questo documento con la sigla DF).
    2 Su come la Parola di Dio debba essere presente nei cammini di discernimento indichiamo nel DF i nn. 77; 105; 106; 108; 110 e soprattutto 133.
    3 Verbum Domini, 73.
    4 Per una attenta retrospettiva si veda U. MONTISCI, «L'evoluzione della "Specializzazione in catechetica" all'UPS», in ISTITUTO DI CATECHETICA, Studiare catechetica oggi. La proposta dell'Università Pontificia Salesiana, LAS, Roma 2018, 215-284, particolarmente 233.
    5 C. Bissoli si è occupato soprattutto della catechesi biblica; si può vedere, per esempio, C. BISSOLI, «Va' e annuncia» (Mc 5,19). Manuale di catechesi biblica, Elle Di Ci, Leumann (TO) 2006. C. Buzzetti è stato molto attivo nel campo delle traduzioni del testo biblico in diverse lingue, aspetto questo che riguarda direttamente il problema di come il testo biblico arrivi effettivamente al popolo cristiano. M. Cimosa ha sviluppato studi principalmente di Antico Testamento anche in prospettiva pastorale. G. Zevini si è occupato, tra altre questioni, della Lectio Divina. Rafael Vicent si è occupato di giudaistica e di lettura spirituale della Bibbia, si veda: R. VICENT, La vocazione nella Bibbia. Itinerari di trasformazione personale, LAS, Roma, 2015. Si possono inoltre ricordare i nomi di R. Tonelli e i suoi studi pastorali sulla narratività, pieni di riferimenti alla lettura pastorale della Bibbia, e di M. WIRTH con la sua opera La Bibbia con Don Bosco. Una lectio divina salesiana, 3 voll., LAS, Roma 2009, 2011, 2012.
    6 Non è pleonastico ricordare qui che il professor Rossano Sala, sacerdote salesiano, docente all'UPS e membro dell'Istituto di Teologia Pastorale, è stato nominato dal S. Padre Francesco, insieme al gesuita Giacomo Costa, Segretario speciale per il Sinodo del 2018, dedicato ai giovani.
    7. R. SALA, «Bibbia, pastorale, giovani. "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (Sal 119,105)», in G. BENZI - G. CAVAGNARI - X. MATOSES (edd.), La fonte dell'evangelizzazione. Fondamenti, ambiti ed esperienze di pastorale biblica, Queriniana, Brescia 2018, 89-110, qui 102.
    8 Il professore Salvatore Currò, sacerdote religioso e membro dell'Istituto di Teologia Pastorale, ha partecipato in qualità di esperto al Sinodo del 2018, dedicato ai giovani.
    9 DF, nn. 95-98.
    10 FRANCESCO, Dialogo del Santo Padre Francesco con i giovani al Circo Massimo. 11 Agosto 2018, in www.synod2018.va (novembre 2018).

    CONCLUSIONI E PROSPETTIVE
    Cesare Bissoli [1]

    La lettura del titolo di questo volume, tenuto conto del contesto spirituale in cui è nato e della sede in cui viene realizzato permette di coglierne novità e pregio, ed alcune esigenze operative che ne scaturiscono. Su ciò si muovono queste riflessioni.

    1. Partiamo dal contesto che è intenzionalmente il recente Sinodo dei giovani. Da esso proviene chiaramente l'esigenza di discernimento per realizzare una genuina comunicazione della Parola di Dio attestata dalla Sacra Scrittura o Bibbia. Leggendo il Documento finale del Sinodo si possono contare una cinquantina di citazioni bibliche esplicite ed implicite. Di queste, due sono centrali: il racconto di Emmaus (Lc 24,13-35) che fa da filo conduttore per ciascuna delle tre parti, e Gesù la cui la proposta di fede ai giovani si snoda come cammino a diretto contatto con Lui e in stretta relazione con la comunità (n. 4). Gesù dunque, col suo vangelo, frequentemente nominato, resta protagonista, intelligente e gradito compagno di viaggio. Si delinea così l'impegno «a offrire itinerari continuativi e organici che sappiano integrare: una conoscenza viva di Gesù Cristo e del suo Vangelo, la capacità di leggere nella fede la propria esperienza e gli eventi della storia, un accompagnamento alla preghiera e alla celebrazione della liturgia, l'introduzione alla Lectio divina e il sostegno alla testimonianza della carità e alla promozione della giustizia, proponendo così un'autentica spiritualità giovanile» (n. 133). La visione degli articoli proposti mostra sostanzialmente l'adesione a questa proposta.
    Un ulteriore importante indicatore affermato dal Sinodo recente è racchiuso nel termine discernimento (cfr. Parte II, c. IV: L'arte di discernere). È entrato a far parte del titolo del volume. E di esso si fa applicazione nella seconda parte: «Il discernimento giovanile a partire dalla Parola». Qui viene interpretato in maniera piuttosto semplificata come applicazione concreta della Parola di Dio ad aspetti della condizione giovanile. In verità la pratica di esso richiede l'attenzione a diversi elementi. Nel Documento sinodale si legge: «La Chiesa, come ambiente per discernere», la partecipazione del «cuore» (coscienza), la «familiarità con il Signore» con la preghiera. Tale familiarità si nutre in particolare con «l'ascolto e la meditazione della Parola di Dio, la Lectio divina nella comunità» (n. 110).
    La Bibbia è in se stessa, nella sua natura, kerigma meditato per essere trasmesso, e ciò avviene con una operazione di discernimento dentro la vita della comunità sotto la guida dello Spirito. Il doppio prologo di Luca 1,1-4 ed Atti 1,1-5 ne è una esemplare attestazione. Si tratterà di evidenziare sempre di più l'operazione di discernimento che ha dato il via alle Scritture per farne continuazione nell'esistenza credente di oggi. Accogliamo da questo volume almeno il primo passo per l'azione di discernimento grazie alla coniugazione di esegesi, spiritualità e indicazioni pastorali.

    2. Se il Sinodo determina il contesto delle idee, vi è da considerare il contesto storico attuale dove il volume è stato progettato e composto: il Curriculo di Pastorale Giovanile (PG) nella Facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana. Ciò comporta diversi aspetti: la volontà di nutrire sostanziosamente la pastorale giovanile con il riferimento esplicito e ben condotto alla Bibbia come Parola di Dio, così come il Libro Sacro la propone; un adeguato, alto livello di competenza nel trattare l'argomento, che non è solo esegesi, e nemmeno uno studio sul rapporto Bibbia e giovani a sé stante, ma tale rapporto centrale e complesso – sui cui ritorneremo – è realizzato con le risorse di una facoltà universitaria in una Università che per sua natura si dedica al mondo giovanile con la finalità educative di san Giovanni Bosco, autore fra l'altro di una Storia Sacra (1847) a favore della gioventù, che conobbe 64 edizioni! Si può dire che l'Istituto di Teologia Pastorale dell'Università Salesiana ritiene come vocazione (per usare un'altra qualifica sinodale) lo studio approfondito ed insieme l'elaborazione pratica di una pastorale biblica giovanile. Teniamo presente che nel suo lavoro l'Istituto può avvalersi della collaborazione della Facoltà di Scienze dell'Educazione e la Facoltà di Scienze della Comunicazione. Più specificamente, del contributo degli Istituti di Catechetica e di Spiritualità.

    3. Un altro lineamento del volume è racchiuso nel binomio "Giovani e Bibbia". È in sé il nucleo più impegnativo dell'azione pastorale. Poniamo qui alcune riflessioni che provengono anche dalla personale esperienza:

    1. Una varietà di riferimenti
    Sottolineiamo anzitutto come i diversi articoli del volume hanno nel titolo il termine 'giovane' con una varietà di relazioni. Sono catalogate in due parti:
    – leggere la Bibbia con i giovani: come la Scrittura motiva una pastorale giovanile; quale traduzione della Bibbia sia più adeguata ai giovani; la dimensione profetica della Pastorale giovanile; quale discernimento si apprende dalla Bibbia; celebrare la Parola di Dio (biblica) tra i giovani; educare i giovani alla Scrittura;
    – il discernimento giovanile a partire dalla Parola (Bibbia): discernimento vocazionale; discernimento catechistico; discernimento morale; discernimento della fede; la scuola della Parola come formazione al discernimento.

    2. Giovani e Bibbia
    Non è un incontro automatico, ancora più esplicitamente non è produttivo un tolle et lege, prendi in mano la Bibbia e avrai un risultato positivo. Non lo può essere, se non apparisse chiaro che si tratta non di un contatto con un libro per quanto rilevante, ma di un incontro con le persone che fanno il Libro Sacro, ultimamente la persona di Gesù protagonista di entrambi i Testamenti.
    Sarebbe un errore teologico-pedagogico cadere nella visuale ora denunciata. Ma vi sono altri ostacoli da menzionare perché tra giovani (adolescenti) e Bibbia l'esperienza sia costruttiva. Ecco alcuni dati di fatto, sempre in rapporto ad adolescenti. Ne nomino tre:
    • Generalizzata è l'assenza, in Italia, di una vera 'scuola di Bibbia' nell'insegnamento della religione e nella catechesi fin dall'infanzia. Ciò porta al risultato di un'estesa ignoranza e confusione riguardo a termini e concetti nelle età successive. Non parliamo dell'AT, ma della stessa persona ed opera di Gesù. Si deve parlare di carenza culturale.
    • Ancora più grave è l'insignificanza esistenziale che la Bibbia riveste agli occhi di giovani. Intendo dire che non si può parlare nemmeno di opposizione ateistica Non voglio leggerla'), ma di irrilevanza nell'ordine della verità e dei valori (`perché devo leggerla?'). Qui si può parlare di carenza di senso. Una variante di questo atteggiamento sarebbe la comprensione riduttiva, puramente orizzontale, per cui il fattore della fede e della realtà soprannaturali è emarginato. Si tratta di una comprensione funzionale e demitizzante. Si manifesta a riguardo della stessa persona di Gesù, grande uomo, ma solo uomo.
    • Ma la verità non è tutta qui. Vanno considerati altri due dati in un'ottica positiva. Dove vi è una proposta religiosa più incisiva (si pensi all'uso della Bibbia in movimenti giovanili), la Bibbia viene accolta, soprattutto grazie alla concentrazione sulla figura di Gesù, e insieme alla fondamentale mediazione dell'animatore (accompagnatore, educatore). Forse una certa attenzione prevalentemente cristologica rischia la riduzione della ricchezza del Libro Sacro, ma certamente arriva al cuore di esso.
    • Un altro tratto promettente viene dall'insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana, notoriamente basato sulla Bibbia come fonte primaria. Una recente indagine sul reale apprendimento dei contenuti di questa disciplina nei diversi livelli di scuola, dalla primaria alla secondaria superiore porta al giudizio di Sergio Cicatelli, direttore della ricerca: «A nostro parere quella biblica è la tematica sviluppata in maniera più sistematica, con una progressione verticale decisamente accentuata ed esigente che giustamente viene a colmare qualche lacuna biblica nonostante qualche attesa forse eccessiva, da commisurare comunque all'età degli alunni, c'è da augurarsi che sia data effettiva attuazione a questi indirizzi» [2].

    3. Mediazioni necessarie
    Dall'indagine sopra citata ho elaborato un'ulteriore riflessione: la Bibbia è un libro generato dalla fede, che ha comportato la produzione di 72 volumi lungo dieci secoli, innervato da testimonianze non solo di dottrina e racconto di fatti, ma di esperienze fondamentali di persone singole e di popolo, animate da una concezione viva dell'azione di Dio nella storia grazie alla quale quelle persone hanno messo in gioco il loro destino. Oggi si parla di umanesimo biblico, che si traduce ad un servizio all'uomo su misura di Dio [3]. Questo orizzonte, che apre all'identità totale e profonda del Libro Sacro, dovrebbe essere ben acquisito da una pastorale della gioventù che intende dare alla Sacra Scrittura il ruolo fondativo, in quanto segno primario tra i segni della Parola di Dio. In questa prospettiva, Dei Verbum del Vaticano II e Verbum Domini del Sinodo sulla Parola di Dio (2008) vanno attentamente letti, discussi ed applicati da tutta l'équipe di PG, anche da chi non scrive di Bibbia.
    A questo punto il discorso si porta sulle persone che fanno animazione biblica. La relazione giovani e Bibbia è tale – cioè non facile, perché in se stessa complessa e avvertita come estranea – per cui si richiedono assolutamente adulti che facciano da mediazione testimoniale dotati di competenze richieste. Ricordo che all'inizio del 2000, il Settore Apostolato Biblico dell'Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, su domanda di tanti operatori di gruppi biblici, avvertì la necessità di fare un convegno sull'animatore biblico. Allora ed anche oggi viene chiamato così. Oggi si parla anche di mediatore culturale e di accompagnatore. In ogni caso si cercò di raccogliere le competenze del buon animatore biblico e pubblicarle in un testo. [4]

    A. L'animatore biblico è una figura «ministeriale» nella comunità, analogamente al catechista od operatore pastorale. Si definisce per le competenze del suo ufficio, ossia per le qualificazioni interiori e per le abilità operative che viene ad assumere.
    • Secondo un modulo ampiamente utilizzato nella formazione degli operatori pastorali, si deve parlare di un «essere - sapere - saper fare» l'animatore biblico.
    Si tratta dunque di disporre di un bagaglio di conoscenze, di farsene una mentalità, di interiorizzare un ruolo, per giungere – ed è lo scopo ultimo – ad un pratico esercizio di animazione sul campo.
    • Animatore in senso pieno, non è dunque uno che serve la Bibbia dall'esterno o parzialmente, ad esempio procurando e diffondendo il Libro Sacro, nemmeno chi fa un corso di esegesi biblica ad un gruppo di persone, o chi insegna certe tecniche di lavoro...
    Animatore è colui che, pur in collaborazione con altri, realizza la globalità di compiti formativi per cui il cristiano, come gruppo e come singolo, è reso capace di incontrare la Parola di Dio nella totalità delle sue esigenze: ne conosce il senso letterale e il significato esistenziale, opera un approccio orante, sa tradurla in fatti di vita, si fa capace di comunicarla alle persone cui è legato (famiglia, scuola, gruppo...).
    • Per questi obiettivi l'animatore si esprime realmente nell'incontro con il gruppo, personalizzando il rapporto, aiutando i singoli, insomma operando da «anima ad anima», toccato egli per primo dal vigore dello Spirito Santo che, tramite lui, perviene ad animare il gruppo.
    All'animatore biblico corrisponde una spiritualità tipica che coniuga frequentazione assidua della Parola nello Spirito di Gesù e amore fedele alla Chiesa, alla quale e per la quale presta servizio ai propri fratelli e sorelle.

    B. Non basterebbe una persona di buona volontà per fare l'animatore biblico. Oltre ad una limpida e solida scelta di fede secondo la mens del Vaticano II, occorrono il mandato della Chiesa ed una preparazione specifica.
    • Parliamo di un «pentagono di attenzioni» o competenze, quelle che strutturano e fanno funzionare il rapporto Bibbia-destinatario-animatore.
    • L'attenzione alla Bibbia letta nella fede della Chiesa, esige una competenza teologica: conoscenza della Bibbia nelle linee essenziali, conoscenza del mistero della Parola di Dio che fa la Bibbia. Concretamente si tratta di fare una buona assimilazione della Costituzione conciliare Dei Verbum.
    • L'attenzione alla Bibbia in se stessa richiede una competenza esegetica: è la capacità di pervenire al senso del testo, quello anzitutto inteso dall'autore (senso letterale) per giungere poi al senso pieno o globale, quello che è dalla Bibbia intesa alla luce del mistero di Cristo e della Chiesa (senso spirituale).
    • L'attenzione alla Bibbia proposta come pane di vita, esige competenza ermeneutica: è la capacità di fare attualizzazione del senso del testo, di coglierne cioè la rilevanza esistenziale, la «Parola per noi, per me, oggi».
    • L'attenzione ai destinatari richiede competenza comunicativa: è la capacità pedagogica di arrivare a contatto con le persone giovani perché possano realizzare una esperienza retta e fruttuosa della Bibbia, secondo la sua identità, ossia in relazione alle tre competenze precedenti.
    • L'attenzione a questa quadruplice competenza assunta dall'animatore determina un suo atteggiamento interiore, fatto di convinzioni, motivazioni, ed anzitutto di assidua frequentazione e personale assimilazione sotto la guida dello Spirito Santo: la chiamiamo spiritualità dell'animatore biblico.

    NOTE

    1 Sacerdote salesiano, docente emerito di Bibbia e catechesi (pastorale) all'Università Pontificia Salesiana di Roma. Responsabile per diversi anni dell'Apostolato Biblico presso l'Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana. Autore di molti scritti in materia.
    2 C. Bissoli, «I risultati di apprendimento: il sapere biblico», in S. CICATELLI - G. MALIZIA (edd.), Una disciplina alla prova. Elle Di Ci, Torino 2017, 186.
    3 lbid., 187-188.
    4 C. Bissoli (ed.). L'Animatore biblico. Identità, competenze e formazione, Elle Di Ci, Torino 2000, 199.

    INDICE 

    Indice
    Prefazione (Donatella Scaiola)
    Introduzione (G. Benzi - F. Krasoń)

    Parte prima
    LEGGERE LA BIBBIA CON I GIOVANI

    1. Per una pastorale giovanile secondo le (S)scritture (Salvatore Currò)

    Premessa
    1. La problematica pastorale e culturale della Sacra Scrittura e delle scritture dell'esistenza
    1.1. La riscoperta della Sacra Scrittura in pastorale: necessità di un cambio di registro
    1.2. Il contesto culturale: il ritrarsi e l'imporsi della scrittura
    1.3. L'intreccio delle (S)scritture
    2. Ritrovare le (s)Scritture: compito culturale e cristiano. Aperture sulla pastorale
    2.1. Scrittura e oralità: l'esteriorità irriducibile all'interiorità
    2.2. Il significato attuale e fenomenologico di alcune pratiche cristiane
    2.3. Una pastorale giovanile secondo le (S)scritture?

    2. Traghettare la Parola nel mondo giovanile: quale traduzione? (Emanuela Buccioni)
    1. Rivelazione-comunicazione-trasmissione della fede
    2. Ruolo della traduzione in questi processi
    3. Quale Bibbia?
    4. La relazione col testo resa possibile dalla traduzione

    3. Giovani, profezia e discernimento (Guido Benzi)
    1. Ali di profeta
    2. Giovani, Parola e vocazione
    3. Quattro giovani figure «profetiche» e Maria

    4. Fallire il discernimento (Mc 10,17-31) (Xavier Matoses)
    1. Sviluppo delle scene
    2. La difficoltà dell'uomo ricco
    3. Accompagnare il discernimento

    5. Celebrare la Parola di Dio nel contesto dei giovani (Franciszek Krasoń)
    1. Che cosa significa "celebrare" la parola di Dio?
    2. 0,66-ire ai giovani nella celebrazione l'esperienza dell'incontro con Dio che parla
    3. L'ascolto liturgico della parola di Dio
    4. Comunità ecclesiale come ambiente naturale dell'ascolto della parola di Dio
    5. Conclusione

    6. Educare i giovani alla Scrittura (Marcello Scarpa)
    1. Annunciare la "Scrittura"
    2. Iniziare i giovani alla "Scrittura"
    3. Approfondire la "Scrittura"
    4. Conclusione

    Parte seconda
    IL DISCERNIMENTO GIOVANILE A PARTIRE DALLA PAROLA

    7. «Nessuno disprezzi la tua giovane età...» (1 Tm 4,12).
    Modelli biblici per riconoscere il potenziale dei giovani nel loro discernimento e accompagnamento vocazionale (Shaji Joseph Puykunnel)
    1. Giuseppe che salva Israele durante una carestia
    2. La sorella di Mosè (Miriam) che nutre il liberatore
    3. Davide che combatte il Filisteo nel nome del Signore
    4. La schiava della moglie di Naaman – l'aralda di Dio
    5. Giosia – il restauratore della Legge e della Pasqua ebraica
    6. Geremia – un profeta fin dalla sua giovinezza
    7. Daniele – la fedeltà di un giovane al suo Dio
    8. Maria – la madre adolescente del Redentore
    9. Il ragazzo con cinque pani d'orzo e due pesci
    10. Timoteo – giovane collaboratore di Paolo
    Conclusione – Riconoscere il potenziale dei giovani

    8. Il primo annuncio ai giovani: il «luogo» della Scrittura (Ubaldo Montisci)
    1. L'urgenza del primo annuncio
    2. Il mondo giovanile, le sue provocazioni e le opportunità per le comunità cristiane
    3. Il "ruolo" della Bibbia nel primo annuncio
    Conclusione

    9. La Bibbia nei processi vocazionali dei giovani. Riflessioni a partire dal cammino pre-sinodale (Gustavo Cavagnari)
    1. Per una pastorale giovanile vocazionale
    2. Scelte vocazionali
    3. Fede, discernimento, vocazione... e Bibbia
    3.1. I racconti vocazionali nella Bibbia
    3.2. La meditazione della Parola nella Bibbia
    a) La lectio divina
    b) La scuola della Parola
    c) Le catechesi bibliche
    3.3. La Bibbia nella vita di chi accompagna

    10. Discernimento morale dei giovani alla luce della Parola di Dio (Sahayadas Fernando)
    1. Premessa
    2. Alcuni criteri morali dalla Parola di Dio
    2.1. L'amore del Creatore e il valore del creato
    2.2. La dignità e il significato della diversità sessuale
    2.3. Il dono e impegno della libertà umana
    2.4. La misericordia di Dio e il peccato dell'uomo
    2.5. Un essere con e per altri
    2.6. Opzione per i poveri e gli emarginati
    2.7. Vita nella comunità socio-politica
    2.8. Vita di Gesù Cristo, il criterio e modello dell'agire cristiano
    2.9. Mistero pasquale, il fondamento della morale cristiana
    2.10. Nuova vita in Cristo
    2.11. Verità biblica incarnata nelle storie di fedeltà
    2.12. Chiesa e il discernimento morale biblico
    3. Conclusione

    11. Preghiera e discernimento nella vita dei giovani (Jesús Manuel Garcia Gutiérrez)
    1. Introduzione
    2. Presupposti
    2.1. Decidersi a pregare
    2.2. Uscire da sé
    2.3. Essere se stesso
    2.4. Voler ascoltare
    2.5. Gustare il silenzio
    2.6. Accettare la lotta e la disciplina interiore
    3. Dinamismi
    3.1. Dalla dispersione al raccoglimento
    3.2. Dal sentirsi protagonisti all'essere ricettivi dell'azione di Dio
    3.3. Per raggiungere la trasformazione nell'amore
    4. Esercizi
    4.1. Pregare con la Parola
    4.2. Pregare davanti alle icone
    4.3. La preghiera di raccoglimento
    4.4. Pregare con il corpo
    5. La vita del giovane è criterio di verifica della sua preghiera

    12. Una scuola della Parola con i giovani (Mirko Montaguti)
    1. Che cos'è una scuola della Parola?
    2. Una scuola della Parola per giovani a Longiano
    3. Alcuni criteri guida

    Conclusione e prospettive (Cesare Bissoli)
    1. Una varietà di riferimenti
    2. Giovani e Bibbia
    3. Mediazioni necessarie


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