Virginia Di Cicco
(NPG 2005-03-2)
Non c’è primo piano. A vederla, così senza ragionare subito, sembra una foto senza primo piano. Poi, dopo un momento, ti accorgi di quello che la foto è, di quello che la foto riporta.
Sono in vacanza a New York, piove fitto fitto e qualche foglia resta impigliata tra le gocce, dalla finestra è tutto bellissimo. Anche New York, in questa stagione è tutta una foto, di quelle antiche, in bianco e nero, suggestive. Ma Giorgio cerca la mia attenzione e mi mostra questa foto, la foto senza primo piano. Mi dice che questa è la foto più bella che abbia mai visto. La foto più bella delle Torri Gemelle. La foto più bella della speranza. Si può fotografare la speranza?
Era la mattina del 7 agosto 1974, e Giorgio si trovava per strada, dalle parte del World Trade Center e rimase così, con lo sguardo appeso a guardare l’incredibile, una corda sospesa e un uomo che passeggiava sopra.
Dice Giorgio di essere rimasto a lungo senza respirare per timore di muoverla lui quella corda. Intorno una folla, tutta senza respiro.
Guardo con attenzione: è incredibile, un uomo minuscolo cammina su una corda sospesa tra una torre e l’altra. La terra è troppo lontana. Tutto è immerso nel cielo.
Si chiama Philippe Petit, è il più famoso artista della corda al mondo, ma come Giorgio anche molti altri non lo sapevano. Compresa me.
Di lavoro, Petit cammina da trentacinque anni su un cavo d’acciaio nel vuoto, senza cinture di sicurezza, e da trentacinque anni si sente dare del pazzo. Mi raccontano che più di una volta è finito agli arresti – come mettere in gabbia un uccello – e che si inviperisce ogni volta che qualcuno lo rimprovera di rischiare la vita da irresponsabile, senza coraggio.
Giorgio mi dice che ognuna di queste esibizioni è invece calcolata meticolosamente, tenendo in considerazione i venti, le correnti che potrebbero crearsi tra le strutture, la tensione più giusta da dare al cavo… a me continua a sembrare incredibile. Ma quali calcoli potrebbero mai fare da base a queste imprese? Ma come si calcola l’aria?
Fermo Giorgio e le sue spiegazioni piene di passione. Non mi interessano dati reali che mi tranquillizzino. Io trovo straordinariamente simpatico Philippe Petit e se dovessi incontrarlo, come prima cosa lo ringrazierei per tutto questo, che quasi mi commuove. Lo ringrazierei per quanto è piccino in questa foto, un uomo che cammina nel nulla, diritto, fermo, nonostante tutto cammina, verso un obiettivo che sembra irraggiungibile, troppo pericoloso per un essere umano. Cammina verso la speranza, la giustizia, la libertà e mangiare per tutti e dignità ovunque, e basta con la tortura e con l’uomo come lupo contro gli altri uomini, e invece diritti umani garantiti e tenerezza per i deboli e gli anziani rispettati e l’ambiente amato e tutelato, e basta con l’inquinamento sordo e cieco e le guerre che prevengono e non finiscono mai, e basta con lo sfruttamento e con la globalizzazione che continuando così dovrà fare i suoi conti senza il globo – e allora di che sarà globalizzazione?
Mi piace immaginare quell’uomo che continua a camminare anche quando le due torri sono diventate due crateri, continua a camminare implacabile per dimostrare a chi distrugge che niente distrugge i sogni e la volontà.
È per tutto questo che ho voluto dedicare a questa storia e a quest’uomo, piccolo in una foto, il mio primopiano.