(NPG 1989-09-45)
Quali modalità concrete di servizio educativo? Ogni servizio ha in sé una valenza vocazionale. Perché i giovani e gli educatori presenti potessero scegliere l'ambito più vicino alla propria esperienza, i coordinatori dei gruppi hanno presentato il significato dell'area di ricerca (cf traccia di riflessione).
L'area educativo preventiva accentua l'impegno di servizio educativo, tutto quello che concerne la crescita dei giovani.
L'area di animazione culturale nel territorio sottolinea l'impegno di trasmettere i valori cristiani nel contesto sociale in cui si vive.
L'area dell'impegno socio-politico approfondisce le modalità per educare i giovani a formarsi una mentalità che si faccia solidale con tutti e disposta a lavorare anche là dove si gestisce il potere.
L'area del volontariato missionario mette a fuoco, in modo particolare, che cosa significhi «servizio educativo» in un scelta missionaria.
L'area dell'emarginazione si impegna a verificare come ci si occupa di tutti, dei nuovi poveri, dei nuovi giovani a rischio.
L'area dell'animazione liturgico-catechistica si interroga, in modo particolare, come ci si preoccupa dell'educazione della fede nei gruppi, nella scuola, nello sport, nel tempo libero.
La prospettiva (area) affidata alla riflessione di ogni gruppo si deve intendere più come «dimensione» che attraversa tutta la vita, che come ambiente o attività. Tuttavia il lavoro è teso a:
- ricercare il possibile-progettuale
* non come mortificazione del sogno che dà speranza;
* neppure come appiattimento sulla realtà esistente;
* ma come tentativo di indicare strade da seguire per inventare vita nuova;
- a pensare l'impegno educativo
* come luogo di orientamento vocazionale;
* come propedeutico a un «impegno adulto».
I gruppi, nella loro ricerca, hanno puntato ed evidenziato le scelte rilevanti da operare nel proprio ambiente, per un servizio educativo ai giovani. Inoltre si sono sforzati di individuare alcune condizioni affinché il servizio educativo sia «occasione» di orientamento vocazionale, volontariato giovanile, in vista di un volontariato adulto.
L'educativo-preventivo
Non si educa come singoli, ma come comunità: comunità in relazione stimolante con le famiglie, dalle quali si trae lo stimolo e a cui si offre stimolo; comunità in dialogo con il tessuto del territorio, con cui occorre arrivare a un livello di accettazione vicendevole.
Per operare coralmente il gruppo di animatori deve avere un progetto. Un progetto da condividere può essere la soluzione a un eccessivo protagonismo o individualismo che possono sorgere all'interno del gruppo. Un tale protagonismo o individualismo sono oggetto di disturbo non solo per ragazzi, ma anche per il clima che si instaura tra gli stessi animatori. Un progetto, quindi, considerato come mezzo attraverso il quale gli animatori crescono in un clima di dialogo, di scambio, di confronto, costruiscono unità nel gruppo animatore. I ragazzi hanno così un esempio di unità e di comunità. Lo stile di animazione, che si attua nell'area culturale, sportiva, partecipativa, dovrebbe essere patrimonio di tutti gli ambienti, soprattutto dove si rileva carenza di iniziativa.
Nell'ambiente oratoriano è necessario che il gruppo animatore abbia alle spalle un progetto, una linea comune da seguire; crei un ambiente che accoglie e riesca a fare proposte differenti a seconda del cammino delle singole persone.
Nell'ambiente scolastico si propone di attivare la partecipazione agli organi collegiali, di dare spazio non solo alle attività scolastiche, ma anche a quelle extra-scolastiche, di organizzare il recupero scolastico, considerati i casi sempre più frequenti di abbandono della scuola.
Quali condizioni formative perché le esperienze di servizio possano essere un luogo di orientamento vocazionale? La comunità si faccia carico di offrire la proposta educativa a tutti, ma alla base ci sia la scelta ben precisa di offrire, parallelamente, una adeguata e profonda formazione agli animatori.
L'animazione culturale nel territorio
Partendo dall'esistente, si è rivelata la presenza di molte esperienze significative sia a livello ecclesiale che non.
Esse esprimono e richiedono la conoscenza aggiornata della realtà giovanile, la mentalizzazione al territorio, il sentirsi parte radicata nel territorio in cui si vive, e non semplici osservatori esterni nelle nostre strutture, la fiducia nell'intervenire al di fuori degli ambientali usuali, l'apertura e la cooperazione con altre realtà che già operano in forme diverse nel territorio. Ciò nasce dalla passione per tutto quanto è educativo e dalla capacità di essere un movimento trasversale che sa fermentare con una spiritualità tipica quelle forme di intervento e di servizio già esistenti.
Ulteriori caratteristiche consistono nella creatività, che diventa anche capacità di progettazione e competenza nella realizzazione di quanto si è progettato, capacità di sognare e creare il nuovo; nel tono di festa che nasce dal sentirsi parte di una comunità educante che vive la spiritualità giovanile nel servizio educativo come risposta ad una propria vocazione all'interno della Chiesa; nella popolarità delle iniziative con la capacità di essere semplici e concreti, che non significa fermarsi ai piccoli progetti, bensì sognare in grande anche partendo dalle piccole cose con la fiducia che aveva lo stesso don Bosco.
Assolutamente indispensabile oggi è agire con metodo e con azione costante di intervento. In una società pluralista e complessa la cui molteplicità di proposte provoca crisi di identità, si rileva che spesso tra i giovani si tenta di nascondersi nell'anonimato pur sentendo la necessità di una identità, si è indifferenti alle proposte ed esposti alla noia che forse nasce dalla molteplicità di proposte, a volte banali.
Quali sono le scelte allora per operare nell'ambiente con un servizio educativo? Occorre proporre una personalità chiara e identità forti di fronte alla molteplicità di proposte banalizzanti della società, fare promozione culturale che è proposta di una identità, adeguarsi al linguaggio d'oggi dei mass- media, affiancare a iniziative culturali regolari altre forme di intervento nei luoghi di aggregazione spontanea, uscendo quindi dalle proprie case per inserirsi in un gruppo con proposte nuove. Bisogna dare nuovo impulso pastorale alla scuola cattolica, creando un luogo in cui i giovani possano entrare in dialogo con altri giovani, anche con quelli della scuola statale.
Una proposta concreta per quest'area d'impegno potrebbe essere l'istituzione di una scuola, anche a livello nazionale, per animatori culturali attraverso i mass-media, in modo da poter essere in grado di produrre e gestire spazi di intervento e inserirsi all'interno degli strumenti di comunicazione, da contare su persone preparate professionalmente, con uno stile educativo, in grado di gestire gli spazi delle strutture pubblico-private con particolari finalità ed ottica educative.
L'impegno socio-politico
Formarsi per l'impegno socio-politico è lo slogan sul quale si è lavorato. La formazione è necessaria e l'area socio-politica non ammette ignoranza. La formazione non è finalizzata a se stessa, è per l'impegno. Questi due poli non sono da considerare separati: da una parte la formazione e dall'altra lo sbocco, l'impegno nel territorio, nella politica. Accanto alla formazione c'è già l'impegno, l'impegno nel volontariato, che può essere visto come un tirocinio all'impegno socio-politico.
Alla luce dell'attenzione che anche tutta la Chiesa pone oggi alla formazione politica, occorre avere una particolare sensibilità al riguardo, favorendo alcune scelte operative.
Una prima scelta può essere quella di integrare corsi per animatori con interventi sull'area socio-politica, poiché tale dimensione non può essere slegata da altri discorsi di formazione. All'interno di tutte le comunità occorre poi sviluppare questa sensibilità, educare precisamente all'impegno socio-politico con l'ausilio di esperti. La scuola può essere un ambiente privilegiato per questo. Al suo interno ci sono gli organi collegiali: lo studente fa esperienza politica in quanto chiamato a vivere una dimensione della democrazia. Ci sono inoltre ore destinate alle assemblee scolastiche durante le quali gli studenti possono discutere i problemi della scuola e della società.
Ciò fa crescere nello studente la consapevolezza che il bene comune richiede l'apporto di tutti.
Merita maggiore attenzione la formazione degli universitari: spesso essi si trovano spiazzati e lasciano l'oratorio o altro perché non hanno un punto di riferimento. Si possono creare quin di gruppi di formazione socio-politica per universitari che tengano conto del loro livello culturale e dell'impegno anche a livello dirigenziale.
Infine sono tre gli ambiti in cui si può parlare di socio-politica: i gruppi culturali quali ambiti di dibattito; i gruppi degli obiettori di coscienza, valorizzando il significato politico di tale scelta; i luoghi del volontariato, come espressione di azione politica nella società.
Il volontariato missionario
In Italia il volontariato ha avuto inizio con uno stile specificamente cristiano, ma come esperienza individuale legata a oggettive possibilità finanziarie. Solo dopo il '67 emerge un volontariato politico che sconfessa la Chiesa, con la sua modalità di assistenza sociale.
In un terzo momento il volontariato assume forma istituzionalizzata: dai singoli organismi si passa alle confederazioni.
Ci si trova così di fronte al problema del rapporto tra volontariato istituzionalizzato e impegno gratuito. A coloro che compiono un'esperienza di formazione umana, comunitaria, in una prospettiva educativa, e che vanno all'estero, deve essere garantita la possibilità di inserirsi nuovamente con un sostegno anche economico. L'esperienza del volontariato missionario non deve tanto essere letta come opportunità di fare qualcosa per qualcuno, bensì come possibilità data ai giovani dei nostri ambienti di trovare un proprio ruolo nella prospettiva vocazionale all'interno della Chiesa.
L'impegno è di aiutare i giovani a trovare un loro spazio, un loro modo di portare speranza. Il gruppo missionario diventa allora una logica conseguenza di un cammino educativo che i ragazzi fanno già all'interno dei vari gruppi.
In particolare si avanzano queste proposte: le comunità aiutino i singoli a crescere promuovendo le loro potenzialità; siano elaborati degli itinerari educativi, per fasce di età, anche in vista dei campiscuola in missione.
L'emarginazione
Un primo punto da analizzare è il significato e la natura dell'emarginazione. L'emarginazione occupa un campo vastissimo, che va dalla devianza all'handicap, dalla disoccupazione giovanile alla tossicodipendenza, dalla emarginazione feriale alla terzo-mondialità. Tutto questo richiede spiegazioni e interventi differenziati per ogni settore. L'emarginazione coinvolge sicuramente tutta la realtà giovanile. Un altro problema sta nell'ambiente in cui si deve agire. Esistono diversi ambienti in cui una certa forma di emarginazione può essere provocata dalla struttura, come la scuola, che tende a diventare selettiva. Lo stesso sistema scolastico peraltro può emarginare se è interessato a creare più tecnici che ad essere attento alle persone, per cui i ragazzi culturalmente svantaggiati restano di fatto emarginati.
Il secondo livello di intervento sta immediatamente al di fuori delle mura dell'oratorio e il terzo livello è il territorio, uno spazio educativo in cui agire sempre, dove ci sono spazi particolari da privilegiare. Le periferie urbane sono tipicamente luoghi di grande emarginazione; poi le zone in cui non esiste il servizio religioso, non servite da una parrocchia, né da un oratorio o da altra istituzione religiosa, infine la terzomondialità, ossia tutte quelle persone che giungono dal Terzo Mondo e fanno parte ormai della nostra società.
L'iniziativa deve passare dall'individuo alla comunità, dalla comunità al territorio. Inoltre l'iniziativa deve essere collocata in un progetto.
L'emarginazione lancia delle sfide: una sfida verso la cultura del diverso, intesa come educazione più pluralista, più aperta al confronto delle proposte. Occorre pertanto cercare una metodologia di aggregazione per le varie for me di emarginazione, soprattutto nel settore educativo, e creare un ambiente libero e aperto, per tutti gli emarginati.
Le nostre scelte vanno nella direzione di creare una mentalità aperta per essere animatori della strada, in strutture molto fragili ma sensibili, essere cioè degli animatori volanti; impegnarci nel recupero del criterio oratoriano come prassi ordinaria del carisma salesiano dovunque e comunque, nel superamento delle divisioni che esistono tra scuola e lavoro, nel prevedere per il volontariato, anche una rimunerazione (per esempio: le persone che lavorano all'interno di cooperative ricevono in cambio un minimo di stipendio per vivere).
Una maggiore attenzione nell'accoglienza degli handicappati, all'interno dei nostri ambienti, può esser di stimolo per lo stesso ambiente.
Infine l'orientamento vocazionale nel servizio dell'emarginazione impegna a partire dagli emarginati, da quelle persone che, grazie all'aiuto salesiano, hanno lasciato l'emarginazione per poter essere a loro volta promotori di aiuto nei confronti di coloro che si trovano nella stessa situazione.
Per questo bisogna prestare particolare attenzione nella formazione. In conclusione le proposte sono tre: recupero del criterio oratoriano, superamento della divisione scuola-lavoro, ripensamento dell'azione pastorale in modo tale che si collochi in un'ottica più missionaria.
L'animazione liturgico-catechistica
Si sente oggi una grande esigenza di partecipazione e di qualificazione sia del messaggio che della persona che lo propone.
La preparazione liturgico-catechistica non deve essere solo una conoscenza concettuale ma vertere soprattutto sulla padronanza del messaggio e del modo con cui presentarlo. Un catechista deve essere anche un animatore. L'animazione è uno stile per educare e fare catechesi.
Lo scopo della catechesi non può essere solo la semplice preparazione ai sacramenti, ma una formazione lungo tutto l'arco della vita.
La catechesi non si deve fermare dopo la cresima, ma deve protrarsi durante le varie età. Occorre rivedere il rapporto tra catechesi tradizionale e gruppo, per riformulare il metodo di trasmissione all'interno di un discorso comunitario. Spesso manca dei nostri ambienti la proposta della catechesi, manca così la base. Eppure si constata molta volontà di partecipazione da parte dei giovani.
Anche per la liturgia e la sua animazione si sente l'esigenza di qualificazione per dare ai giovani una maggiore sicurezza e voglia di partecipazione. La buona volontà non basta, occorre competenza. Ci sia quindi un procedere non frammentario, ma secondo un progetto unitario che formi delle personalità forti.
Quanto agli educatori salesiani, ci vuole capacità di fare proposte nuove, fatte in modo tale che la catechesi risulti veramente importante per la vita. La nostra catechesi oggi è forse troppo verbale, occorre trovare altre forme di linguaggio per comunicare, modelli comunicativi nuovi, perché i ragazzi possano arrivare a conoscere Cristo realmente. Si faccia scoprire l'importanza del ruolo di catechista: il lavoro di catechista è impegno di vocazione, quindi da assumere come cosa personale e seria.