Mario Pollo
(NPG 1995-5-3)
Statue di Madonne che piangono lacrime di sangue o normali. Opinione pubblica divisa ai suoi estremi tra coloro che credono nella miracolosità del fenomeno e coloro che pensano che si tratti una truffa, con al centro vari atteggiamenti che vanno dalla cautela nell'accettazione della veridicità di questi eventi all'indifferenza nei loro confronti.
Tuttavia mentre sono numerosi coloro che sono disposti a testimoniare sia a favore che contro il fenomeno della lacrimazione delle statue, sono assai pochi quelli che si interrogano sul perché vi sia stata in questi ultimi mesi l'esplosione di queste lacrimazioni.
Infatti coloro che sono certi che si tratti di una banale truffa non si interrogano solitamente sul perché proprio in questa fase della storia del nostro paese si verifichino queste lacrimazioni e a quali bisogni profondi, individuali e sociali, rispondano nelle persone che credono acriticamente ad esse. Al massimo vedono in esse il tentativo di riportare indietro l'orologio della storia. Allo stesso modo coloro che accettano come autentici questi fenomeni si interrogano assai superficialmente su che cosa essi vogliono comunicare all'uomo contemporaneo.
Ora, senza entrare nel merito della veridicità o della falsità di queste manifestazioni, in quanto non sono sufficienti i dati in possesso di chi, come chi scrive, ne è informato unicamente dai mass media, può essere utile, invece, tentare di capire, almeno in via ipotetica, che cosa esse possono significare nell'attuale vita sociale.
Occorre, infatti, tenere conto, che le lacrimazioni delle statuette della Madonna, anche se fossero truffaldine, per il solo fatto di essere state prodotte in questo momento della storia italiana, rispondono comunque ad un bisogno profondo, magari latente, di molte persone. A maggior ragione questa affermazione risulta vera se alcune di queste lacrimazioni sono vere.
Le ipotesi che si possono fare per cercare di capire quali sono i bisogni delle persone a cui le lacrimazioni danno una risposta sono molteplici. Tra di esse tre appaiono particolarmente interessanti.
La prima ipotesi, di carattere più generale, può essere quella che esse producono una riproposizione della dimensione del sacro che la società moderna e secolarizzata ha rimosso dalla propria cultura, ovvero dall'orizzonte della vita quotidiana delle persone che la abitano. Vi è, infatti, nel cuore di molte persone una nostalgia del sacro, nel senso che queste persone hanno una sete, non estinta, di cogliere al di sotto dei fenomeni naturali la presenza di un mistero trascendente in grado di farle sentire più prossime al Divino e che, nello stesso tempo, offra loro un significato meno banale alla vita quotidiana. In questo atteggiamento è indubbiamente presente una sedimentazione di antiche, e forse addirittura arcaiche, memorie di una religiosità popolare solo parzialmente intaccata dal cristianesimo.
La seconda ipotesi, per il fatto che quelle che piangono sono statue della Madonna, simbolo della più compiuta e inarrivabile maternità, che questo indichi l'esistenza nella nostra cultura di una maternità tradita. Di una maternità che è subordinata non al dono di nuova vita ma ai bisogni soggettivi, di autorealizzazione e gratificazione della madre. Non è un caso che la società italiana sia una delle meno feconde in assoluto e che la piaga dell'aborto, anche se in misura decrescente, la attraversi e la segni profondamente nel suo orizzonte etico.
La terza ipotesi è quella che le lacrimazioni rappresentino simbolicamente l'affiorare dell'orrore per la sanguinaria distruttività che attraversa in modo massivo alcune aree del mondo e, in modo, meno esteso tutto il resto del mondo. Non è un caso che le cronache nazionali ed internazionali siano attraversate da raccapriccianti episodi di violenza che non risparmiano bambini, donne ed anziani, la cui ferinità rimanda ad una condizione umana che non sembra emancipata dalla civilizzazione. Episodi che fanno prendere coscienza di come possano essere fragili e precari i fondamenti su cui poggia la civiltà umana, specialmente se essa è il frutto di atteggiamenti di autosufficienza e del non riconoscimento della finitudine radicale dell'uomo.
È indubbio che, ad una considerazione superficiale, queste ipotesi possano apparire plausibili solo nel caso della miracolosità del pianto delle statue ma che siano alquanto azzardate nel caso che questi sia di origine truffaldina. Tuttavia questo potrebbe non essere vero in quanto chi ha congegnato la truffa potrebbe essere stato il veicolo, inconsapevole, attraverso cui le inquietudini che le tre ipotesi svelano, e che sono presenti anche se rimosse nella coscienza sociale e individuale, emergono dall'abisso della rimozione alla consapevolezza, stimolate dal valore simbolico delle statue della Madonna che piangono sangue.
Per il credente questa affermazione potrebbe apparire meno fantasiosa, se è vero che Dio si serve anche delle debolezze umane per comunicare con l'uomo e aiutarlo a riscoprire il senso della sua salvezza nell'orizzonte della storia.
Ora se è pur vero che una Fede Cristiana matura non ha bisogno di queste manifestazioni per rivelare, a chi la vive nella Comunione di Cristo, la via che l'uomo deve percorre nella storia per la costruzione del Regno, è altrettanto vero che questa Fede matura è ancora alquanto rara e che la cultura sociale attuale e molto spesso lontana dall'orizzonte di senso cristiano. Questa constatazione comporta che le domande, le inquietudini i trasporti emotivi che il fenomeno delle Madonne pingenti provocano debbano essere considerate, con molta umiltà, come una occasione per avviare con queste persone un cammino che le aiuti a incontrare la Fede autentica ed a purificare la loro religiosità.
Ma forse questa riflessione è solo un delirio della ragione di chi non sa vedere il sacro nel paranormale.